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#Aldo_Giannuli_Leaks: gli Usa


Terza puntata della trasmissione condotta da Danilo De Biasio su Radio Popolare. Oggi abbiamo parlato di Stati Uniti, della presidenza Obama, e delle strategie americane con l’interessante intervento del Prof. Alessandro Colombo.
Ecco il video di parte della trasmissione e l’audio completo della puntata.

Ascolta l’intera puntata! (attendere qualche secondo per lo streaming)

Nella prossima puntana parleremo di Italia, Europa ed euro. Non mancate!

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2012 in arrivo: facciamo due conti

Ogni tanto vale la pena di fare due conti facili facili, come la signora Maria di Voghera, quando, a fine giornata, fa i conti della spessa e vede quanto resta in cassa per il resto del mese.
Ed allora: nell’anno prossimo, fra titoli sovrani, obbligazioni di enti pubblici minori, corporate bond (debiti d’impresa), obbligazioni bancarie, scadono titoli per 11.000.000.000.000 (undicimila miliardi) di dollari. Faccio grazia degli spiccioli. Ve l’ho scritto con tutti i 12 zeri per farvi apprezzare la cifra in tutta la sua imponenza: si tratta di poco meno di un sesto del Pil mondiale e di circa l’11% dell’intero debito mondiale. Come dire che, se ogni anno avessimo scadenze di questa entità, in nove anni dovremmo rinnovare l’intero debito mondiale, compresi i titoli ultraventennali.  E, per di più, nei due anni seguenti, le scadenze saranno solo di poco inferiori.

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Tira proprio una brutta aria…!

Cappuccino, brioche e intelligence n°33

Spigolando sui giornali delle ultime due settimane:

1- L’università militare tedesca ha approntato un piano per il caso in cui la Germania dovesse decidere un repentino passaggio dall’Euro ad altra moneta (il Marco? il Neuro?). Si sa che gli stati maggiori militari -e le loro accademie- spesso elaborano piani teorici con l’augurio di non doverli mai mettere in pratica e che, nella grandissima maggioranza dei casi (per fortuna) restano sulla carta. Dunque, anche questo potrebbe essere (e ce lo auguriamo) uno di quei piani. Però la notizia merita di essere commentata per due ottime ragioni: primo, perchè la semplice notizia dell’apprestamento di un piano del genere ha in sè un notevole  potere di dissuasione nei confronti dei riottosi alleati europei, destinato a pensare nelle trattative in corso. Ed il semplice fatto che essa sia stata fatta filtrare fa pensare esattamente questo.

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Il fallimento americano

Obama ha evitato di misura il default, ma non ha avuto il tempo di brindare: le borse sono entrate lo stesso in fibrillazione e Standard & Poor’s ha declassato il debito americano dalle tre A a due A+.
Naturalmente, ne è seguita una sarabanda di attacchi all’agenzia di rating che si sarebbe sbagliata, come dimostrerebbe il fatto che le altre due hanno confermato le tre A. Ed in effetti, S&P si è sbagliata, ma non perchè avrebbe fatto mal i calcoli per circa 2.000 miliardi di dollari, ma, al contrario, perchè la sua valutazione è troppo generosa. Diciamoci la verità, se non si trattasse degli Usa, ma di un qualsiasi altro paese, con quel tasso di indebitamento governativo e quel tasso di debito aggregato, con quel deficit statale e quella scarsa flessibilità della spesa pubblica, ecc. le agenzie di rating, si e no, concederebbero CC-.

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Default americano?

Gli americani pretendono:

a- di mantenere intatto il loro livello di consumi, anche se la disoccupazione è quasi al 10% ed i salari sono in flessione

b- di avere un volume di spese militari pari o superiore a quello di tutto il resto del Mondo, producendo un costante disavanzo pubblico peraltro alimentato dagli interessi su un debito che ormai supera abbondantemente il pil annuo

c- di avere il più alto livello di debito aggregato del Mondo ma di mantenere il livello di rating AAA e di pagare interessi sul debito sovrano quasi pari a quelli sui titoli tedeschi

d- di emettere in scioltezza quantità enormi di dollari ma di confermare  il dollaro come moneta di riferimento internazionale

e- di mantenere un livello di tassazione intorno al 30% (quando quello europeo è al 40) ed anzi, possibilmente, diminuirlo.
C’è modo di ottenere tutte queste cose insieme? Credo di si: nominando segretario al Tesoro la Madonna di Lourdes.

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Ma davvero Berlusconi sta preparando un colpo di Stato?

Cappuccino, brioche e intelligence n°29

Il numero dell’”Espresso” che è in edicola attribuisce al Presidente della Repubblica Napolitano queste frasi:

<<Quell’uomo non mollerà ed è capace di tutto. Temo che nelle prossime settimane possa perfino succedere qualcosa di brutto…>>

Ed, a proposito della sceneggiata di Berlusconi che ferma Obama per dirgli che in Italia c’è una dittatura dei giudici di sinistra:

<< Non sia superficiale: quell’orrenda figuraccia  in favore di telecamera non si spiega, in effetti. A meno che quella scena non serva a dire al Presidente degli Stati Uniti e al mondo intero: guardate, in Italia siamo in una condizione di anomalia democratica, non vi stupite se tra un mese succederà qualcosa di serio. Uno scossone, un botto…>>

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Adesso i referendum, dopo cerchiamo di non buttare via la vittoria.

Sapevo (e mi auguravo) di suscitare un vespaio parlando dei difettacci della sinistra -su cui dovremo tornare per motivare il perchè di certi giudizi- però, adesso godiamoci un attimo la vittoria. Niente ozi di Capua, ma ogni tanto occorre anche sapersi fermare per apprezzare quello che la vita ci offre, vi pare? E la vita, questa volta ci ha fatto un gran bel regalo: Milano è importante e non vincevamo da 18 anni, però sapevamo tutti che non di sola Milano si parlava ma di ben altro. Dobbiamo riconoscere che Silvio ha superato sè stesso (la sceneggiata da accattone fatta da Obama e Medvedev è stata solo la ciliegia sulla torta) e Letizia ci ha allietati con  una serie di fesserie da Guinness dei primati.

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La morte di Osama Bin Laden: le pentole, i coperchi e la nebbia di guerra.

Cappuccino, brioche e intelligence n°26

Le stravaganze della versione ufficiale sulla morte di BinLaden sono tali e tante da far dubitare che il morto sia effettivamente lui, ma anche che la Cia non sia più in grado di fare un’operazione decente (se l’aggettivo si può usare in un contesto di questo tipo).
Va bene: il delitto perfetto non esiste e il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, ma qui si esagera: possibile che non fosse possibile ricomporre il cadavere e fare una foto presentabile? E perchè tanta fretta di ucciderlo e disperdere il corpo in mare?  E poi tutte quelle versioni aggiustate, pasticciate, smentite, rabberciate!
Troppi errori in una volta sola.
A meno che il morto non sia lui e questa non sia una sceneggiata.

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L’uccisione di Osama bin Laden come conseguenza di un accordo fra Stati Uniti e Pakistan

di Lorenzo Adorni

Mandato di arresto 127288 / 1998 e fascicolo riservato 20232 / 1998. Questi due codici identificano dei documenti catalogati all’archivio dell’ Interpool di Lione. Entrambi riguardano Osama bin Laden. La stranezza è che la richiesta di arresto sia stata inoltrata all’ Interpool dalla Libia e non dagli Stati Uniti. Infatti è vero che a  partire dal 1993 Bin Laden aiutava gruppi terroristici libici a compiere azioni volte a rovesciare il regime di Gheddafi ma, è altrettanto vero che prima del 1998 Bin Laden aveva già portato a termine una serie di attacchi contro obbiettivi statunitensi.
Volgendo lo sguardo agli eventi delle ultime ore, con l’operazione che ha portato all’uccisione di Osama bin Laden sono emerse informazioni molto interessanti. Sia per quanto concerne i cambiamenti politici nella regione, sia per alcuni aspetti emersi dall’operazione condotta dai Navy Seal.

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Cappuccino, brioche e intelligence n°24. La morte di Osama Bin Laden: posso dire che non mi convince per niente?

Mai come questa volta il titolo della rubrica è quello giusto: questa  mattina ero proprio al bar davanti al cappuccino, però senza giornali (non usciti per la festa del 1 maggio), quando una delle persone che incontro abitualmente e con la quale commento le notizie del giorno (un simpaticissimo signore piuttosto anziano, ma curioso di tutto come un quindicenne) mi ha portato la notizia della morte di Bin Laden. La morte di uno stragista non può certo addolorare uno come me che ha speso 20 anni della sua vita per studiare le stragi italiane, per cui non ne sono stato affatto addolorato, ma via via che il mio amico mi dava  i particolari appresi dalla Tv, iniziava a farsi strada una crescente incredulità. Troppe cose non quadravano e poi, se c’era un momento adatto per la morte del capo di Al Quaida, più opportuno di così non poteva essere.

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