I problemi di Mattarella.

Mattarella è persona equilibrata e non è un docile passacarte, su questo abbiamo abbastanza fiducia, ma si troverà in una situazione molto imbarazzante entro un mese. Come si sa, a breve la Camera voterà la versione definitiva dell’Italicum. In teoria il voto contrario di Fi, congiuntamente a quello della sinistra Pd potrebbe affossare la legge, ma, se sulla prima cosa si può ragionevolmente sperare, sul secondo non c’è da fare molto affidamento.

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Il nazareno è risorto?

Il Cavaliere annuncia che, nonostante lo schiaffo preso per il Quirinale, lui starà ai patti e continuerà sul cammino delle riforme istituzionali. Dunque, evviva: il Nazareno è risorto! E’ davvero così? Direbbe un noto personaggio storico “Ma quante divisioni ha il Cavaliere?”. Forse fare l’inventario dei danni subiti potrebbe essere utile al Napoleone di Arcore.

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Mattarella Presidente: vincitori e perdenti nella battaglia del Quirinale.

Come era facile prevedere sin da ieri, Mattarella è stato eletto Presidente. Facciamo ora il bilancio di questa tornata presidenziale dando la “pagella” a ciascuno dei giocatori:

Renzi= è il vero vincitore, anche se non ha colto a pieno i suoi obiettivi, in primo luogo perché avrebbe voluto una conferma del Nazareno, che invece si incrina, in secondo luogo perché questo, per lui, è un candidato di compromesso e non quello che avrebbe preferito. Sicuramente Fioroni, Veltroni, Chiamparino, Pinotti, Franceschini, Fassino gli sarebbero stati più congeniali. E questo è il quinto di bicchiere vuoto. In compenso:

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Il Nazareno è morto? No, ma sta proprio male.

Forse conviene passare alla moviola gli ultimissimi giorni per capire cosa è successo e dove stiamo andando. Già dai primi giorni della settimana scorsa, Renzi aveva detto che avrebbe fatto un nome secco e solo sabato. Questa ostinazione nel tenere segreto il nome non dipendeva da una qualche passione per il trhiller, ma, molto più semplicemente dal fatto che il nome non c’era, perché mancava l’accordo con Berlusconi. E Renzi l’accordo lo voleva solo su quell’asse.

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Quirinale: alla vigilia.

Non avevamo previso male, a dicembre, quando sostenemmo che lo scontro sul Quirinale si sarebbe incentrato sulla questione del Nazareno: da una parte l’alleanza strategica fra Renzi e Berlusconi (con l’umile codazzo centrista), dall’altro gli oppositori del Nazareno esterni ed interni a Pd e Fi.

Non si tratta solo dell’elezione del Presidente, ma anche degli sviluppi della politica italiana per i prossimi anni e, forse, per il prossimo decennio. In primo luogo l’elezione di un Presidente del Nazareno significa che la legislatura andrà avanti sino al 2018, salvo eccezionali incidenti di percorso.

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Dopo le dimissioni di Giorgio Napolitano: si decide lo sviluppo delle nostre istituzioni.

Con le dimissioni di Giorgio Napolitano (che certo non rimpiangeremo) si apre una fase decisiva per lo sviluppo delle nostre istituzioni. Ciascuno dei Presidenti che si sono succeduti in questo settantennio ha interpretato il proprio ruolo in modi molto diversi: più “notarile” e super partes De Nicola, Einaudi, Leone, Ciampi, più “interventista”, con gradazioni diverse, Gronchi, Segni, Saragat, Pertini, Cossiga, Scalfaro. In particolare da Pertini in poi la tendenza ad un Presidente “interventista” è costantemente cresciuta, salvo la parentesi di Ciampi.

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