Bolivia: la netta vittoria di Morales e il cuore energetico del Sudamerica

Mentre in Brasile la caduta improvvisa di Marina Silva e un serratissimo ballottaggio tra Dilma Rousseff e Aecio Neves hanno scompaginato tutti i sondaggi, le elezioni boliviane li hanno confermati appieno. Dall’Argentina, Dario Clemente.

Evo Morales e il suo Movimiento Al Socialismo non erano infatti mai scesi sotto il 50% di intenzioni di voto, serenamente avviati alla vittoria al primo turno, un esito scontato. Ciononostante, i termini del terzo trionfo elettorale del primo presidente aymara della storia del paese hanno acquisito una dimensione imponente. Non solo Morales e il suo partito sono lontani dal dare qualsiasi segno di cedimento, attestandosi su di un 60,06% di suffragi (e i due terzi dei seggi parlamentari) che poco si discosta dal 62,51 ottenuto nel 2009, con un aumento effettivo di 140.00 voti. Ma annichiliscono una opposizione nulla, a più di 35 punti di distacco, il 24,98% di Samuel Medina, che anche in una virtuale alleanza con il terzo candidato, l’ex presidente Jorge Quiroga, raggiungerebbe appena un terzo dei consensi totali.

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#SaveKobane

Alcuni amici mi segnalano questa campagna che sostengo con convinzione ed invito tutti a diffondere attraverso i social network. A.G.

#SaveKobane

Nasce la rete spontanea #SaveKobane per sostenere la resistenza di Kobane e sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto sta accadendo.

A Kobane – città siriana a maggioranza curda – si resiste contro l’ISIS da più di trenta giorni. Le bandiere nere dello Stato Islamico si sono arrestate grazie alla resistenza del popolo curdo, che ha organizzato una lotta con una forte partecipazione femminile contro il fondamentalismo islamico. Il popolo curdo ha organizzato negli ultimi due anni forme innovative e progressiste di autogoverno, nel difficile contesto della guerra civile siriana, creando un’area “di pace”, indipendente tanto dal governo di Assad quanto dall’opposizione islamica e estremista.

Oggi c’è bisogno del nostro supporto affinché Kobane non sia più isolata.

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Uruguay, il partito di Mujica verso la vittoria senza maggioranza propria.

Intervista a Rosario Touriño, redattrice del settimanale di sinistra “La Brecha”. Dall’Argentina, Dario Clemente

A venti giorni dal voto (26 ottobre) il Frente Amplio guidato dall’ex presidente Tabarè Vazquez conduce i sondaggi, quali sono le sue previsioni sul risultato delle elezioni?

Lo scenario più probabile a mio avviso è che il Frente Amplio si confermi al potere vincendo al secondo turno, senza raggiungere però la maggioranza parlamentare di 50 deputati per uno o due.

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Liar’s Dice. Un film realista sull’India di oggi.

Molto volentieri segnalo l’articolo dell’amico Angelo Zaccaria, attento osservatore di America Latina ma anche di India ed oriente: una recensione del film “Liar’s dice”, di Geetu Mohandas, che offre uno spaccato efficace della società indiana su cui nelle prossime settimane potremmo stimolare una risposta anche dal nostro Daniele Pagani, che ormai avete imparato a conoscere da New Delhi. Buona lettura!

Per l’idea che ho del cinema indiano più commerciale, è un cinema molto stereotipato, patinato seppure col suo stile inconfondibile, e che omette quasi totalmente quella che è la realtà ancora oggi prevalente nel paese, nonostante i tanto celebrati tassi di crescita di queste epoche recenti, ed i pare cento milioni di appartenenti ad una “presunta nuova classe media”.

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Bergoglio e i linciaggi: intervista con Ariel Pennisi

Dall’Argentina, Dario Clemente

Ariel Pennisi è docente alla Università Nazionale di Avellaneda (Buenos Aires), saggista, editore, coordinatore del master in Estetiche Contemporanee Latinoamericane. In un libro (1) in uscita il mese prossimo in Argentina, curato assieme a Adrián Cangi e incentrato sui casi di linciaggio avvenuti nei mesi scorsi nel paese sudamericano, Pennisi si è soffermato in particolare sulle parole del Papa, pronunciatosi in occasione dell’assassinio del diciottenne David Moreira da parte della folla inferocita a Rosario, nel marzo scorso.

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Presidenziali 2014: il futuro dell’integrazionismo sudamericano passa da Brasilia.

Dall’Argentina, Dario Clemente.

Avrebbe dovuto essere la solita corsa a due fra PT (Partito dei Lavoratori) e PSDB (Partito della Social Democrazia Brasiliana), la sfida che ha caratterizzato tutto il periodo democratico nel Brasile post-dittatura. I ’90 neoliberali di Cardoso, il nuovo millennio di “sviluppismo nazionale” a tinte socialdemocratiche, marchiato Lula da Silva e ora Dilma Rousseff. Invece nella campagna per le elezioni presidenziali del 5 ottobre prossimo è entrato a forza un nuovo contender, sconvolgendo il quadro politico che si andava commentando da diversi mesi: è Marina Silva, la candidata del PSB, il Partito Socialista Brasiliano.

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Che Storia serve oggi?

Di Martino Iniziato, Associazione Lapsus.

Nelle settimane scorse si è tenuto su questo blog un interessante scambio di opinioni tra Aldo Giannuli e Danilo De Biasio in merito alla “Storia per anniversari”. Avendo collaborato con Danilo De Biasio per la realizzazione del progetto “Autista Moravo”, ed essendo uno dei collaboratori del Prof. Giannuli, mi sono sentito chiamato in causa dalla discussione a cui vorrei dare un contributo, anche alla luce dell’esperienza e delle riflessioni maturate in questi anni con l’Associazione Lapsus di cui faccio parte. Questo intervento nasce dunque con l’intento di aggiungere degli elementi a quanto sin qui emerso, alla luce di riflessioni di lungo corso, ma anche di quanto sta accadendo nel mondo in questi giorni.

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La Repubblica Popolare di Donetsk e l’ombra nera di Aleksandr Dugin

Da oggi inizia la collaborazione con il sito anche Jacopo Custodi, amico e studente brillante, nonchè collaboratore dell’interessante sito East Journal. In particolare oggi ci occupiamo di Ucraina, passata in secondo piano in questi giorni in cui ci si è occupati solo di Iraq. Grazie a Jacopo per la collaborazione e buona lettura!

La Repubblica Popolare di Donetsk e l’ombra nera di Aleksandr Dugin.

Di Jacopo Custodi.

Nella foto, Aleksandr Dugin e il leader di Jobbik, il partito neofascista ungherese.

La Repubblica Popolare di Donetsk è stata fondata il 7 aprile 2014 dai separatisti ucraini filo-russi in lotta contro il governo centrale di Kiev ed è oggi la loro principale roccaforte; insieme alla vicina Repubblica Popolare di Lugansk forma la Repubblica Federale di Nuova Russia (Novorossiya), stato che non è riconosciuto internazionalmente. I separatisti sono stati identificati più volte da vari esponenti italiani di sinistra come dei “partigiani”, degli “antifascisti”, in lotta contro il governo di destra di Kiev.

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Uruguay: l’ombra di Monsanto dietro la legge sulla marijuana

Dario Clemente torna a scriverci dall’America Latina, con un pezzo sull’Uruguay. Seguitelo anche sul suo sito e buona lettura!

L’immagine del presidente uruguayano Pepe Mujica in Italia si divide tra due opposte e monolitiche narrazioni. Viene attaccato, da destra, con il tipico argomento riservato per anni a Chavez: populista, utopista romantico, rottame di una sinistra ormai tramontata. Fino al killeraggio mediatico dallo scarso spessore analitico e dal molto livore ideologico. Per la sinistra e’ invece una specie di santo socialista. Ex-guerrigliero Tupamaro, lider pacato di un piccolo paese di 3 milioni scarsi di abitanti, la democrazia piu’ resistente del sudamerica, candidato al nobel per la pace dal quotidiano inglese “The Guardian”.

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La Crisi Irachena e l’Avanzata dell’ISIS in Kurdistan

La situazione sul terreno nel centro nord dell’Iraq.

Di Lorenzo Adorni.

Quando analisti ed esperti si riuniscono per discutere il ruolo della distribuzione della forza militare nell’area mediorientale, fra valutazione di sistemi d’arma, capacità di offesa e deterrenza, può accadere che a qualcuno sorga un dubbio: “Ma, nel caso di una crisi, sono disposti a combattere?” Domanda tutt’altro che banale.

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