[2016] – Guerra all’Isis

Giannuli_card_FBGUERRA ALL’ISIS. GLI ERRORI CHE ABBIAMO FATTO, PERCHÈ RISCHIAMO DI PERDERLA, CHE COSA FARE PER VINCERLA / Aldo Giannuli

[2016] Ed. Ponte alle Grazie, 236 p.; euro 13,5

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Le “carte” dell’Isis: la strategia della  “Fitna” e l’operazione “Daquib”.

“Guerra all’Isis”: chi era Al Zarqawi, stratega della Jihad

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Un’inchiesta sull’Isis: un mostro che tutti dicono di voler combattere, alcuni cercano di pilotare a proprio vantaggio (finanziandolo o contrastandolo timidamente) e, soprattutto, pochi dimostrano di aver compreso a fondo. Dopo quindici anni di guerre e centinaia di morti, la “coalizione dei volenterosi”, guidata dagli Usa a partire dal 2001, ha ottenuto il paradossale risultato di rafforzare o addirittura trapiantare lo jihadismo in tutti i teatri in cui, a vario titolo, è intervenuta. Ne è derivata una centrale del terrorismo internazionale che sembra essere stata partorita dalla mente di un romanziere eccentrico. Un soggetto “liquido”, in grado di passare dalla clandestinità al governo di uno Stato nel volgere di pochi anni; di rompere gli steccati fra le nazioni per fare proseliti ovunque, persino nei paesi occidentali; di promuovere una sofisticata guerra psicologica fatta di atrocità reali e suggestioni simboliche; e di inserirsi a pieno titolo nel “gioco dei troni” che contrappone potenze maggiori e minori nello scacchiere mediorientale. Capire l’effettiva natura di Daesh, i suoi obiettivi strategici di fondo come i suoi ripiegamenti tattici, significa fare fronte al rischio, sempre più tangibile, di una sua catastrofica vittoria. Questo volume vuole suggerire il necessario cambio di rotta di una lotta che interessa tutti, dall’uomo comune al decisore politico; una lotta in cui, se oggi è troppo presto, domani sarà troppo tardi.

Comments (2)

  • La Guerra all’Isis di Giannuli è una lucida e approfondita analisi delle forze e delle dinamiche politiche e culturali presenti sullo scacchiere del vicino oriente.
    Analizzato il problema e accertta la pericolosità dell’Isis, ne viene fornita anche la soluzione politico-militare, con il relativo piano di riserva.
    La capacità dell’autore di padroneggiare la dovizia degli elementi e la capacità di sistematizzarli in una visione aggiornata rispetto ai problemi costituisce il proprium dell’opera.
    Logicamente Giannuli si chiede se è stato utile combattere per primi Saddam, Assad e Gheddafi. In assenza di una visione americana di insieme sull’assetto generale del vicino oriente, ognuno degli attori ha giocato sottocoperta in proprio e in danno degli altri.
    Tuttavia, sia pure all’interno di un quadro di eccelenza, non possono essere trascurati alcune criticità, sopratutto di forma, che talvolta diventano di sostanza.
    L’uso dei termini Europa, europei, occidente, occidentali, crociati, è fatto come genus o come metonimie e sineddochi, lasciando al lettore la fatica di individuare il termine celato.
    Bisogna aspettare pagina 54 per legge qualcosa del patto Sykes – Picot e pagina 176 per leggere della” ininterrotta serie di errori e crimini politici che Inghilterra e Francia prima e USA dopo, hanno compiuto in questo secolo”.

  • Gentile Professor Giannuli, leggo nel capitolo “Cosa vogliono gli Jihadisti?” che prima del ’91 non si registrano attentati di matrice islamista, tanto che si potrebbe pensare che quelli successivi a quella data abbiano carattere reattivo.
    Tuttavia ho letto che prima del ’91 in Francia ci sarebbero stati attentati di matrice islamista legati alla questione algerina ed a Fiumicino sia nel 1973 che nel 1985 sigle terroristiche palestinesti colpirono anche l’Italia.
    Anche in questi casi si può parlare di jihadismo islamista oppure no?
    Grazie e buon lavoro.

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