Russia e Francia: nemici-amici?

Torna a farci visita Giuseppe Gagliano, Presidente del Centro di Studi Strategici Carlo de Cristoforis. Buona lettura! A.G.

La Russia è certamente un paese chiave per gli attori economici francesi. Total e Vinci mantengono strette relazioni con gli oligarchi russi, assumendo così una certa vicinanza al Cremlino, nonostante le controversie su argomenti come la Siria o la posizione del Presidente Putin nei confronti della estrema destra europea. La distanza politica mostrata dai capi francesi è credibile? Gli interessi economici possono essere separati- e lo devono essere- dalle opinioni politiche.

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Lo scontro sulle terre rare: solo una questione economica?

1- I metalli rari e le loro particolarità fisiche…e non solo.

Le cosiddette Terre rare sono diciassette elementi, quindici dei quali della famiglia dei lantanidi (Lantanio, Cerio, Praseodimio, Neodimio, Promezio, Samario, Europio, Gadolinio, Terbio, Disprosio, Olmio, Erbio, Tulio, Itterbio, Lutezio) il littrio e lo scandio. Essi hanno particolari proprietà: per cui esercitano un magnetismo resistente anche alle alte temperature. Per questo sono indispensabili nei prodotti tecnologico di nuova o recente generazione: dagli hard disk dei pc ai satelliti, dal laser alle macchine fotografiche digitali, dalle leghe per batterie ai sistemi d’arma computerizzati, dai catalizzatori per auto alle macchine a raggi x  alle lampade fluorescenti, dai cellulari agli iPod, dai motori elettrici ibridi alle fibre ottiche, dai proiettili teleguidati ai radar di ultima generazione ed il  loro uso è destinato a crescere per effetto dell’ eco-industria . Si parla molto meno dell’uso militare delle terre rare, tuttavia è uno degli aspetti fondamentali della questione: le terre rare sono indispensabili per le “armi a energia diretta” che rappresentano l’ultima frontiera delle nuove armi.

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Quante belle cose si fanno con l’oro (fisico).

Come si sa, l’oro è il bene rifugio per eccellenza: quando infuria la crisi, si investe in oro, che sale di valore. E’ il motivo per cui, quando sale il prezzo dell’oro (segno di crisi), cala quello del petrolio (che invece sale quando le cose vanno bene e si produce). L’idea è che l’oro può anche perdere di valore, dopo che l’hai comprato, ma non si riduce mai a zero, un valore lo ha pur sempre e qualcosa salvi del patrimonio. Mentre le azioni o le obbligazioni bancarie, se chi le ha emesse fa fallimento, si riducono a zero. Però, c’è oro ed oro.

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Verso la tempesta perfetta? E l’oro che fa?

Il 2016 si è presentato e, dal punto di vista finanziario, non è una gran bella presentazione. In dieci giorni tre avvenimenti hanno mandato in tilt le borse di tutto il mondi: la frenata cinese, la crisi iraniano-saudita e l’annuncio della bomba coreana. Ciascuno di questi avvenimenti merita una riflessione a sé e, nei limiti del tempo a disposizione, cercheremo di farlo, per ora accontentiamoci di una rapida visione di insieme.

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Il prezzo del petrolio basso è una minaccia o un’opportunità?

Di Lamberto Aliberti. Un turbine si è recentemente abbattuto sul mondo, sulla sua fragile incerta ripresa economica, dopo 5 anni di crisi nera: il crollo del prezzo del petrolio. E dopo un primo momento, in cui gran parte degli economisti, senza troppo rifletterci sopra, si stracciavano le vesti, diventa utile, per non dire necessario, porsi una domanda: il petrolio a basso prezzo è un’opportunità o una minaccia per la crescita? Magari tenendo conto di un consuntivo, a 7 mesi dalla svolta. Servendoci di strumenti rigorosi: un modello  dinamico, e che altro? E partendo da un quadro statistico adeguato. Più avanti, in prossime puntate, la domanda successiva: quanto durerà il basso prezzo?

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La Russia sempre più a est: grossi accordi con l’India.

“Più che una collaborazione classica questo è un nuovo livello di cooperazione: è la creazione di un nuovo settore industriale”. La dichiarazione, rigorosamente in russo, di Vladimir Putin si riferisce all’accordo sul nucleare firmato ieri con il governo indiano. L’intesa prevede una joint-venture tra le due nazioni, volta alla costruzione di nuovi reattori nucleari in India.

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Fine del progetto Southstream: il conto lo paga Renzi?

Ancora il 15 novembre, la Mogherini (fa un certo effetto pensare che sia la “lady Pesc” della Ue) dichiarava di ritenere strategico il progetto di Southstream per la sicurezza energetica del continente, Ed altrettanto aveva detto Renzi qualche giorno prima. Dopo neppure due settimane, il progetto è saltato: prima è stata l’Eni a chiamarsi fuori, dopo la stessa Gazprom. Requiem per un gasdotto. Cosa ha determinato questo collasso?

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