Tag: pdl

Ma siamo proprio sicuri che Berlusconi vincerà ancora?

“Indagato per Concussione e Minacce. Silvio accusato di tutto: manca solo l’abigeato”
(“Il Giornale” martedì 16 marzo 2010 p. 1)

“Perchè non hanno cercato bene”
(Aldo Giannuli 16 marzo 2010)

Alcuni lettori di questo blog mi hanno chiesto una possibile spiegazione del perchè Berlusconi –nonostante sia il personaggio che ben conosciamo- vinca le elezioni. Lo farò a breve, ma, prima di tutto chiediamoci se la domanda sia corretta: Berlusconi ha vinto in diverse occasioni, certo, riuscendo a galleggiare come un tappo di sughero anche quando sembrava aver subito rovesci definitivi, ma siamo sicuri che non sia iniziato il suo tramonto definitivo?
E non parlo di un futuro lontano, ma di qualche settimana.

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Il Carnevale delle liste.

Il Carnevale delle liste.

Al momento in cui scriviamo (2 marzo) non è affatto chiaro come finirà la questione delle liste respinte dagli uffici elettorali circoscrizionali ( Pdl Roma e Lombardia, radicali e verdi in altri centri), però possiamo già fare delle considerazioni che vanno al di là dell’eventuale riammissione.
Innanzitutto, perchè? E ci sembra che ci siano sostanzialmente tre ragioni:
a- in nessun paese  del Mondo ci sono 6 diversi sistemi elettorali, uno per ciascun livello istituzionale (comune, regione, provincia, Camera, Senato e Parlamento europeo) con differenze a volte decisive, a volte minime, ma che contribuiscono a favorire errori di ogni tipo;
b- i partiti si sono dissolti lasciando il posto ad “organismi di plastica” i cui dirigenti, attivisti e manutengoli sono solo dilettanti allo sbaraglio che non sono nemmeno capaci di presentare una lista;
c- errori ce ne sono sempre stati (e si ricordi che successe 5 anni fa sempre in Lazio) ma la Magistratura aveva passato la mano leggera; oggi, forse anche a causa del difficile rapporto fra politica e giustizia, i magistrati fanno più attenzione e, dato che gli errori sono ancor più grossolani, il risultato è quello che si vede.

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Di Pietro, Pennisi, Bertolaso, Verdini: una nuova stagione dei veleni?

Di Pietro, Pennisi, Bertolaso, Verdini: una nuova stagione dei veleni?

Non si può dire che la politica italiana si faccia mancare il suo scandalo settimanale: prima abbiamo cominciato con le rivelazioni su Di Pietro, ad una incollatura è partito il caso dell’assessore milanese Pennisi, poi sono arrivati gli arresti alla Protezione civile che hanno aperto il caso Bertolaso, poi l’inchiesta si è rapidamente allargata ed ha coinvolto Verdini, l’amministratore del Pdl. Sono dei complotti? Sono coincidenze casuali? Al solito le cose sono sempre un po’ mescolate. Ci mancano molte informazioni, ma ragioniamo su alcune evidenze, iniziando da Di Pietro:
1- il libro di Mario di Domenico, con le sue rivelazioni al cianuro, può essere frutto del rancore di un amico che, a torto o a ragione, può essersi sentito tradito. Ma le foto chi gliele ha date? Non ci risulta che i paparazzi girino liberamente per le caserme dei carabinieri per cui, dato che la foto è scattata nella mensa di una caserma della Benemerita, di fronte a commensali in bella posa, l’unica deduzione logica è che a scattarle sia stato una carabiniere. Ed è altrettanto logico che la foto ricordo sia finita nei cassetti degli ufficiali ritratti con l’illustre ospite. Ed è forte il sospetto che sia uscita da qualcuno di quei tiretti.

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Una nuova Assemblea Costituente?

Una nuova Assemblea Costituente?

La repentina svolta seguita allo strano attentato a Berlusconi ha tirato fuori dalla naftalina l’idea di una riforma organica della Costituzione. Negli ultimi venticinque anni se ne è parlato a più riprese e sono state costituite anche diverse commissioni bicamerali (Bozzi, Iotti, D’Alema…) che, però non sono mai approdate a nulla ed il discorso era finito nel cassetto. C’erano state sporadiche e pasticciate riforme unilaterali in tema di federalismo (quella voluta dal centro sinistra nel 200-2001 e quella varata dal centro destra nel 2005 e poi bocciata dal referendum popolare del 2006), ce ne è stata una ancora più pasticciata bipartisan in materia di federalismo fiscale nell’ultimo anno. Ma una riforma organica era rimasta fuori dell’agenda politica. Con la crisi seguita al Lodo Alfano, il Cavaliere aveva dichiarato di voler procedere alla riforma della Costituzione –anche unilateralmente- per quanto attiene all’ordinamento giudiziario.

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Come è difficile essere italiani al tempo di Berlusconi e Bersani.

Come è difficile essere italiani al tempo di Berlusconi e Bersani.

Giorni fa mi è capitato di andare a Lisbona per fare una relazione ad un incontro sulla strategia della tensione. Alla fine, mi sono intrattenuto con i diversi ricercatori italiani che lavorano lì e, chiacchierando del più e del meno, il discorso è finito su Berlusconi. Tutti (dico tutti, compresi quelli che simpatizzavano per la destra) lamentavano l’imbarazzo di essere italiani: “Devi giustificarti ogni giorno per le gaffes di Berlusconi… Finisci per non essere preso sul serio perchè ti mettono sul conto tutte le figuracce di Berlusconi… Ci dicono che siete il paese di Pulcinella”.

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Elezioni a primavera?

Elezioni a primavera?

Se qualcuno si prendesse la briga di sfogliare gli articoli precedenti di questo blog scoprirebbe che tutto quello che sta succedendo era già ampiamente prevedibile e (quasi) previsto.
Il 2 luglio, scrivevamo che il momento critico per il Cavaliere sarebbe stato il G8, superato il quale sarebbe scattata la sua controffensiva:
“ rimpasto di governo (con punizione di quanti non lo hanno difeso, a cominciare dalle ministre), purga interna contro i finiani, poi attacco alle opposizioni, magari condito da qualche scandalo, forte pressing sull’Udc per assorbirlo nella maggioranza, “ritocco” agli organigrammi dei servizi (qualcuno forse pagherà…), pressing sulla Corte per far passare il lodo Alfano…”

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Dopo la bocciatura del lodo Alfano.

Berlusconi ha perso: benissimo! Però adesso prepariamoci all’urto frontale.

Con un insperato sussulto di dignità (mancato nella precedente occasione del Lodo Schifani) la Corte Costituzionale ha cancellato il “Lodo Alfano”, stabilendo, una volta per tutte, che le immunità possono essere stabilite solo con revisione costituzionale. Benissimo: brindiamo!
Però, appena vuotata la coppa di champagne, passiamo a riflessioni più sobrie e facciamo un bilancio realistico dell’accaduto.

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Bassolino, Emiliano, Vendola, Poli Bortone, Lombardo, Micchichè: tutti insieme appassionatamente nella lega sud?

Bassolino, Emiliano, Vendola,  Poli Bortone, Lombardo, Micchichè: tutti  insieme appassionatamente nella lega sud?


Sulla stampa (Sole 24 ore del 5 luglio) si dà notizia di una voce che già da tempo girava: una serie di esponenti politici dei due poli starebbe pensando di uscire dai rispettivi partiti per dar vita ad una “Lega sud”.  Secondo tali voci, interessati all’operazione sarebbero il presidente della regione Campania Antonio Bassolino, quello della Puglia Nichi Vendola, quello della Sicilia Raffaele Lombardo, il sindaco di Bari Michele Emiliano,  l’ex sindaco di Lecce e ministro Adriana Poli Bortone, il forzista Gianfranco Micchichè. Peraltro ciascuno intenzionato a fare le scarpe agli altri.

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A BERLUSCONI NON BASTA VINCERE. DEVE STRAVINCERE. ALTRIMENTI PERDE.

A BERLUSCONI NON BASTA VINCERE. DEVE STRAVINCERE. ALTRIMENTI PERDE.

Se il Pdl dovesse avere il 40,3% dei voti che molti sondaggi gli attribuiscono, registrerebbe una avanzata del 3% secco. Berlusconi potrebbe cantare vittoria, ma in realtà avrebbe perso.

Dopo la vittoria a valanga dell’anno scorso, il Pdl è passato di successo in successo conquistando Roma, l’Abruzzo, la Sardegna, è riuscito a conquistare quasi tutta la Rai, ha votato il federalismo fiscale ecc. Ma il vento potrebbe cambiare molto prima di quanto non si pensi: la crisi economica è tutt’altro che risolta, il banco di prova sarà fra settembre e gennaio, quando il pessimo ricordo del governo Prodi (che sin qui è stato il migliore atout di Berlusconi) sarà scolorito.

laula della Camera dei Deputati
l'aula della Camera dei Deputati

Dopo pochi mesi si voterà per le regionali e i risultati potrebbero essere assai meno favorevoli di oggi, tenendo anche conto che le elezioni amministrative solitamente sono meno favorevoli alle liste berlusconiane.

L’armonia della coalizione sarebbe messa a dura prova da una Lega che, ottenuto il federalismo fiscale, potrebbe non essere più tanto interessata a seguire l’alleato lungo questa discesa. Né è detto che l’amalgama fra gli ex di Fi e gli ex di An sia molto ben riuscito.
Ragionevolmente tutto questo non basterebbe né a far saltare la coalizione né a mandare prematuramente in crisi la legislatura, ma potrebbe avviare una fase di logoramento –come nella legislatura 2001-06- durante la quale la sinistra potrebbe riorganizzarsi. Berlusconi non nasconde le sue aspirazioni di salire al Colle appena possibile, essendo scarsamente plausibile  un nuovo quinquennio come Presidente del Consiglio dopo il 2013, quando sarà assai prossimo agli 80 anni. Non c’è dubbio che con l’attuale Parlamento avrebbe ottime probabilità di farcela, ma, come si sa, il mandato di Napolitano scade nel 2013, dopo la fine della legislatura e –per quanto il Pd si stia liquefacendo- nessuno può garantire che il prossimo Parlamento abbia ancora una maggioranza di questo tipo. Di qui la forte tentazione di cogliere un pretesto qualsiasi ed andare ad elezioni politiche, sin quando dura il favore dell’elettorato, magari nel 2010.

Questo consentirebbe di arrivare alla scadenza delle presidenziali con un Parlamento a maggioranza di destra. Peraltro, elezioni ravvicinate coglierebbero la sinistra in piena fase di rimescolamento delle carte dando a Berlusconi la possibilità di imporre alla Lega un patto leonino o escluderla senza troppi problemi dalla coalizione. E questo consentirebbe di mettere mano alla riforma della Costituzione senza dover fare i conti con le bizze leghiste in tema di riforma del potere giudiziario.
Dunque, oltre che spianare la strada verso il Quirinale, questa strategia consentirebbe a Berlusconi di trasformare durevolmente il paese ed i suoi assetti istituzionali.

Ma tutto questo è possibile solo a condizione di ottenere un successo senza precedenti. Il leader della destra ha bisogno di portare a casa un risultato che renda la Lega ininfluente in caso di elezioni politiche: fra il 43 ed il 45%. Il ragionamento è molto semplice: se il Pdl da solo raggiungesse il 44%, questo significherebbe che non ci sarebbe coalizione in grado di sfidarlo: ipotizzando la lista comunista fra il 3 ed il 4% e Storace intorno al 2%, più un 2% alle liste di dispersione, una eventuale coalizione Pd-Lega-Udc-Di Pietro-Vendola-Radicali partirebbe da un ipotetico 47-48%, ma che credibilità avrebbe un simile minestrone? Il semplice confronto fra un caravanserraglio del genere e un singolo partito dotato –bene o male- di una sua linea politica e di una sua coesione costituirebbe per il Pdl un vantaggio non rimontabile.
Immaginiamo, invece, che il Pdl si attesti sul 40 e la Lega sul 10: complessivamente, la coalizione avrebbe un incremento del 5%, ma, essendo vincenti i due partiti, le rivalità interne si acuirebbero. Per di più, la Lega mostra una notevole aggressività e non sembra volersi accontentare del 10. E segnali di nervosismo vengono già ora: la mossa di Berlusconi sulla riduzione dei parlamentari (tema caro da sempre alla Lega) appare con ogni evidenza come una mossa per arginare l’offensiva leghista e passare al contrattacco. La stessa decisione di sostenere il referendum elettorale depone sul tentativo di stringere la Lega nell’angolo e distruggerne il potere di interdizione.

Dunque, un “misero” 40 o 41% non metterebbe affatto al sicuro il Cavaliere, che potrebbe tentare la carta delle elezioni anticipate nel 2010 ma a prezzo di dover concedere moltissimo alla Lega o esporsi al rischio di una sconfitta contro un cartello Pd-Udc-Di Pietro, con la Lega da sola.
E, dunque, la manovra sarebbe fallita.

Dunque: stravincere o perdere. Tertium non datur.

Aldo GIANNULI, 28 maggio 2009

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