Bassolino, Emiliano, Vendola, Poli Bortone, Lombardo, Micchichè: tutti insieme appassionatamente nella lega sud?
Bassolino, Emiliano, Vendola, Poli Bortone, Lombardo, Micchichè: tutti insieme appassionatamente nella lega sud?
Sulla stampa (Sole 24 ore del 5 luglio) si dà notizia di una voce che già da tempo girava: una serie di esponenti politici dei due poli starebbe pensando di uscire dai rispettivi partiti per dar vita ad una “Lega sud”. Secondo tali voci, interessati all’operazione sarebbero il presidente della regione Campania Antonio Bassolino, quello della Puglia Nichi Vendola, quello della Sicilia Raffaele Lombardo, il sindaco di Bari Michele Emiliano, l’ex sindaco di Lecce e ministro Adriana Poli Bortone, il forzista Gianfranco Micchichè. Peraltro ciascuno intenzionato a fare le scarpe agli altri.
Considerando i recenti successi di Lombardo, Poli Bortone, Emiliano e Vendola nelle rispettive zone d’influenza, molti pensano ad una forza che partirebbe già da un 10-15% nel sud, pari ad un 6-8% nazionale, con ulteriori prospettive di crescita. Al progetto, peraltro guarderebbero con interesse diversi esponenti del Pd nazionale –come Massimo D’Alema- pensando ad una operazione simmetrica a quella che vede alleati PdL e Lega Nord. Già qualche anno fa si parlò per qualche settimana di una Lega Nord di “sinistra” promossa da Filippo Penati, Sergio Chiamparrino, Riccardo Illy.
Magari, mettendo insieme anche l’Udc, l’Idv, la coalizione potrebbe sperare di vincere.
Diciamo subito che la cosa non ci convince nemmeno un po’ e per mille ragioni. In primo luogo, questa sommatoria appare di problematicissima attuazione. Conoscendo per esperienza diretta il notabilato meridionale, la cosa più probabile è che di Leghe Sud ne nasceranno almeno quattro e si elideranno a vicenda, mentre qualcuno dei personaggi menzionati resterà saggiamente nel partito di appartenenza. Peraltro non sappiamo quale contributo elettorale potrebbero portare personaggi impresentabili come Bassolino e Micchichè: può anche darsi che abbiano qualche seguito personale, ma considerando i voti che la loro presenza farebbe perdere, il risultato finale difficilmente avrebbe il segno più.
Va detto che alcuni personaggi in questione, come Emiliano e la Poli Bortone, sono persone degne di stima, ma non si capisce bene cosa abbiano in comune. Alcune fortunate esperienze amministrative non bastano a giustificare questa insalata di ex missini, ex Dc, ex Rifondazione, ex Pd, magistrati democratici, non fosse altro perché non di una lista amministrativa si sta parlando, ma di una aggregazione politica per il Parlamento nazionale. D’altro canto, se è vero che le copie sono sempre peggio dell’originale, tenuto conto che l’originale è la Lega di Bossi immaginiamo con raccapriccio cosa ne sarà la riedizione meridionale.
Ma quello che più conta, sono le dinamiche che la Lega Sud metterebbe in moto qualora avesse successo. E’ del tutto evidente che la nascita di un omologo speculare alla lega bossiana radicherebbe stabilmente la lena di frattura territoriale nella politica nazionale e questo, insieme alla riforma federalista appena varata, sarebbe il miglior carburante per ogni spinta secessionista. Infatti, è prevedibilissimo che la Lega Sud non potrebbe caratterizzarsi che per un esasperato rivendicazionismo territoriale subito rintuzzata dalla Lega Nord. I due partiti maggiori non potrebbero che appoggiare il rispettivo alleato e questo innescherebbe una gara al rilancio che oscurerebbe ogni altro tema. Ogni piano di opere pubbliche, ogni programma di sgravi fiscali alle aziende, ogni ripartizione di risorse fra regioni o università, ogni decisione sulla allocazione delle reti televisive o persino la decisione della città in cui ospitare un summit internazionale, una gara sportiva mondiale o qualsiasi evento internazionale, diventerebbe l’occasione di una ordalia.
Che il federalismo –in tutte le sue forme- faccia bene al Nord è tutto da dimostrare e noi non ci crediamo, di sicuro fa male allo stato nazionale e fa malissimo al sud. I meridionali lo sanno e, infatti, hanno opposto una valanga di no nel referendum sul federalismo del 2006 promosso e subito tradito dal Pd.
D’altro canto, la classe dirigente del Pd non perde occasione di dar prova del suo profondo opportunismo. I Veltroni, i D’Alema, i Franceschini, i Bersani sono sostanzialmente indifferenti a temi quali il federalismo, il sistema elettorale o il presidenzialismo, giudicano solo in base al vantaggio elettorale di brevissimo periodo che può venirgliene. Che poi le elezioni passino e gli ordinamenti statali restino e che, quello che oggi può dare un piccolo vantaggio, darà un grandissimo svantaggio dopodomani, non è cosa che li interessi. Se un sondaggio li convincesse che gli elettori vorrebbero che l’Italia uscisse dalla Ue per fare una federazione con il circo Togni ed i marziani, si affretterebbero a dichiarare che “sin da tempo non sospetto il nostro partito proponeva il miglioramento delle relazioni diplomatiche con Marte, e pensa ad un allargamento della federazione a Venere”.
Aldo Giannuli, 8 luglio ’09
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