Tag: obama

La Crisi Irachena e l’Avanzata dell’ISIS in Kurdistan

La situazione sul terreno nel centro nord dell’Iraq.

Di Lorenzo Adorni.

Quando analisti ed esperti si riuniscono per discutere il ruolo della distribuzione della forza militare nell’area mediorientale, fra valutazione di sistemi d’arma, capacità di offesa e deterrenza, può accadere che a qualcuno sorga un dubbio: “Ma, nel caso di una crisi, sono disposti a combattere?” Domanda tutt’altro che banale.

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Il vuoto strategico americano.

Quando crollò l’Urss, e con essa l’ordine mondiale bipolare, le valutazioni furono in generale assai ottimistiche e molti si spinsero a prevedere che tutto ciò avrebbe portato ad un crollo nelle spese militari, non essendoci più alcuna gara negli armamenti, dirottando ingentissime cifre verso investimenti sociali. Si parlò addirittura di un incombente “Nuovo Rinascimento”. Non pare che le cose siano andate in questo modo: dopo un relativo calo nei primi anni novanta, la spesa militare è invece sensibilmente aumentata, a danno di quella sociale e, quanto al “nuovo Rinascimento”, chi lo ha visto?

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Ma che succede in Germania?

Cappuccino, brioche e intelligence n° 49

Nel giro di pochi mesi sono arrivate diverse notizie dalla Germania che meritano di esse considerate insieme. Nei primi mesi dell’anno, la crisi ucraina –soprattutto dopo l’annessione della Crimea-  c’è stato il pressing americano per le sanzioni alla Russia. Inopinatamente, la Germania si è schierata a favore delle sanzioni e con un certo fervore piuttosto sospetto. L’attenzione è subito caduta sulle esportazioni di gas e sul connesso problema di Southsteam, mentre meno attenzione è stata riservata al blocco dei conti russi nelle banche occidentali (ovviamente conti di grandi magnati, società di esportazione ecc.). Fra i paesi in cui esisteva (e supponiamo esista ancora) una delle massime concentrazioni di capitali russi c’è naturalmente la Germania, per via del fittissimo import-export fra i due paesi: la Germania è il maggiore partner commerciale della Russia sia in entrata che in uscita.

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Ma perché Renzi non piace agli americani?

Matteo Renzi non piace agli americani, che non perdono occasione per farlo notare: Obama, nell’incontro, fu freddissimo, limitandosi ad apprezzamenti sull’ “energia” del nostro Presidente del Consiglio (ben più calorosi erano stati i giudizi su Enrico Letta), poi, nel momento peggiore della crisi di Crimea le note del Dipartimento di Stato evitavano ostentatamente di citare l’Italia a differenza di Francia e Germania, poi è venuto lo schiaffo del D-Day e del G7. Insomma, l’ometto non suscita entusiasmi sul Potomac. Capita, ma perché?

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Mappa del potere mondiale: la svolta irakena.

L’offensiva di Al Quaeda in Irak sembra trovare ostacoli inconsistenti e le forze armate governative non in grado di fermarla. Per gli americani è un disastro senza precedenti: 10 anni di guerra in Irak ed altri 13 in Afghanistan, costati un pozzo di soldi, per ritrovarsi con un fondamentalismo islamico più forte di prima ed un Irak a pezzi. Appare assai dubbio che l’esercito irakeno possa farcela da solo a recuperare il controllo della situazione senza un appoggio americano. Ma l’idea di tornare a impantanarsi nell’eterno conflitto irakeno è cosa da far rabbrividire Obama ed i suoi: dove trovare i soldi per un nuovo sforzo bellico? Si potrebbe provare a dare ai governativi una forte copertura aerea, ma, a parte il fatto che anche questa costa, non è affatto detto che funzioni, per le caratteristiche dello scenario di guerra. E, per di più, va presa inconsiderazione l’ipotesi di una fusione della crisi irakena con quella siriana: ad esempio, i quaedisti potrebbero usare la Siria come linea di arretramento, pronti a tornare all’attacco una volta esauriti i raid aerei.

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La Defenestrazione Eccellente del Principe Bandar

Come sempre, ringrazio Lorenzo Adorni per la collaborazione ed i contributi preziosi che aricchiscono questo blog. Oggi si concentra su una “defenestrazione eccellente” che potrebbe avere conseguenze molto più rilevanti di quanto si pensi. Buona lettura!

Disegnate una linea. Breve, molto breve. Su di essa disponete, in ordine, quattro elementi: l’Arabia Saudita, il suo Ministro della Difesa, l’Ambasciatore saudita a Washington e gli Stati Uniti. Agli estremi avete uno dei maggiori stati acquirenti di armi e aerei, l’Arabia Saudita, e uno dei maggiori stati produttori di sistemi d’arma e aeromobili, gli Stati Uniti. Nel mezzo trovate, per l’appunto, Sultan bin ‘Abd al-Aziz, il Ministro della Difesa saudita e il principe Bandar bin Sultan, Ambasciatore saudita a Washington. Il primo è il padre del secondo. A questo punto, sotto i vostri occhi, avete un sistema perfetto. Un sistema che per anni ha funzionato egregiamente, producendo scambi commerciali per miliardi di dollari.

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Nella crisi ucraina Putin entra sconfitto, ma da sconfitto non vorrà uscirne

Sono giornate molto intense e purtroppo non riesco a rispondere a tutti coloro che mi scrivono ne a dedicarmi a tutto ciò su cui sarebbe interessante intervenire. Con grande piacere e gratitudine però, pubblico il contributo di Lorenzo Adorni sulla crisi ucraina, che offre, come sempre, svariati punti di riflessione ed approfondimento. Buona lettura!

Nella crisi ucraina Putin entra sconfitto, ma da sconfitto non vorrà uscirne
Di Lorenzo Adorni

I balaclava coprono i volti dei giovani soldati russi d’istanza in Crimea. Soldati che in queste ore ultimano l’occupazione dei centri nevralgici della penisola, aiutati da alcuni “volontari” locali.

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Il caso Datagate: allontaniamoci dal quadro per vederlo tutto

Cappuccino, brioche e intelligence n°41

Divertente il caso Datagate: c’è chi si sbalordisce e cade giù dalle nuvole scoprendo che (orrore!) gli americani ci spiano. “Chi l’avrebbe mai detto!?  Delle persone così per bene!” Poi c’è chi fa il super cinico e dice: ”Ma di che stiamo parlando? Tutti spiano tutti: non lo sapevate? Tutto normale”. Di istinto, daremmo ragione ai secondi sghignazzando dei primi. Ma le cose non sono così semplici.

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Siria: quegli occhiali che non servono più

Al tempo della guerra fredda, la sinistra (e quella legata al Pci ed all’Urss in particolare) leggeva la realtà mondiale attraverso lenti rigidamente bipolari: di qua ci sono l’Urss con i suoi alleati ed i paesi del Terzo mondo in lotta contro l’imperialismo americano, dall’altra parte ci sono gli Stati uniti ed i paesi capitalisti. Ovvio che i primi avessero sempre ragione ed i secondi sempre torto ed era facile “leggere” la realtà internazionale alla luce di questa “analisi di classe” (sic!). Ogni intervento americano era un’aggressione contro cui mobilitarsi, mentre ogni intervento sovietico (compresi quelli in Ungheria, Cecoslovacchia, Afghanistan) era necessitato dall’esigenza di contrastare un qualche piano imperialista.

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La Bonino ed il caso Snowden

Del caso Snowden torneremo a parlare a breve, ma nel frattempo non possiamo lasciare inosservata la dichiarazione di Emma Bonino sullo spionaggio Usa nei confronti dei paesi europei, Italia in prima fila.  “Spiarsi tra alleati non è carino: ma basta leggere qualsiasi spy story per capire che se ne sono sempre viste di tutti i colori…. Aspettiamo risposte (ma) siamo fiduciosi… Fra Stati uniti ed Europa c’è spirito di collaborazione ed amicizia”. Insomma: non lo fate più che non è educato. Credevamo che l’ambasciatore Usa in Italia fosse mister David Thorne, ma prendiamo atto che c’è un rappresentante ancora più deciso di Washington.

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