Nella crisi ucraina Putin entra sconfitto, ma da sconfitto non vorrà uscirne

Sono giornate molto intense e purtroppo non riesco a rispondere a tutti coloro che mi scrivono ne a dedicarmi a tutto ciò su cui sarebbe interessante intervenire. Con grande piacere e gratitudine però, pubblico il contributo di Lorenzo Adorni sulla crisi ucraina, che offre, come sempre, svariati punti di riflessione ed approfondimento. Buona lettura!

Nella crisi ucraina Putin entra sconfitto, ma da sconfitto non vorrà uscirne
Di Lorenzo Adorni

I balaclava coprono i volti dei giovani soldati russi d’istanza in Crimea. Soldati che in queste ore ultimano l’occupazione dei centri nevralgici della penisola, aiutati da alcuni “volontari” locali. Ironia della sorte, i copricapi che nascondono i loro volti portano il nome dalla città di Balaklava, oggi parte della municipalità di Sebastopoli. Teatro in passato di un’importante battaglia della guerra di Crimea.

Battaglia che registrò la sconfitta dei russi. In una guerra che, non a caso, vide coinvolte le medesime regioni oggetto dei confronti odierni fra le potenze del XXI secolo e la Federazione Russa: il Mar Nero, il Caucaso, il Baltico, l’Est Europa.

Regioni che trovano spazio nei libri di storia, e nella cronaca, ogni qual volta viene posto in essere il tentativo di contenere la Russia, e con essa i propri interessi strategici, entro i “propri confini”. Confini che ogni potenza, ha percepito, e percepisce, come differenti. Secondo i propri interessi. Ogni qual volta una o più potenze occidentali da un lato, e la potenza russa dall’altro, hanno deciso di sconvolgere, o viceversa, di tentare il consolidamento degli equilibri strategici consolidatesi in queste regioni, hanno frequentemente fallito. Ottenendo, talune volte, risultati catastrofici. Opposti alle rispettive aspettative iniziali.

Accadde durante la guerra di Crimea. Accadde con le iniziative politiche e diplomatiche antecedenti le due guerre mondiali. E’ accaduto in parte durante la guerra fredda. Nonché successivamente al crollo dell’URSS. E’ appena accaduto con l’espansione frenetica ad est, effettuata dall’Unione Europea negli anni duemila. E accade oggi.

Con la differenza che il colpo che si è tentato di assestare alla Russia, con l’inclusione nell’orbita occidentale ed europea dell’Ucraina, ha tutta l’aria del colpo definitivo. Inaccettabile per Mosca.

Molti si ricorderanno la “Rivoluzione Arancione”, iniziata nel 2004. Esperienza terminata con la coabitazione ai vertici dello stato fra i due leader rivali Yanukovich e Juscenko. Le recenti vicende di piazza Maidan sembravano molto simili a quelle del decennio scorso. A tratti speculari. Eppure il risultato è stato assai diverso, con il degenerare di un crisi che è parsa fin da subito inevitabile.

Oggi, a differenza di allora, la crisi è sfociata in una occupazione militare ad opera della Russia. L’instabilità ha varcato i confini nazionali ucraini, ora rischia di diffondersi, destabilizzando l’intera regione. Le motivazioni di ciò sono diverse, ma alcune evidenti e di facile individuazione: oggi, a differenza di allora, lo scenario globale è cambiato.

Dall’inizio della crisi economica, sono andate sempre più consolidandosi nuovi interessi e nuove alleanze strategiche. Alleanze che agli inizi del decennio scorso si intravvedevano appena.  Terminato definitivamente il tentativo unipolare dell’America di Bush, il mondo è andato dividendosi. Sono aumentate le potenze regionali in competizione fra loro per il controllo di aree strategiche, economiche e commerciali.

In questo contesto, la strategia obamiana prevede un rapido ridispiegamento, attraverso una riduzione drastica dell’eserciton statunitense e la creazione di due zone di libero scambio, una Trans-Pacifica (TPP) e l’altra Trans-Atlantica (TAP).  Un ridispiegamento, della potenza americana, che lascerà molti spazi liberi sullo scacchiere mondiale. Spazi che altre potenze regionali tenteranno rapidamente di colmare.

L’Europa si trova la centro di uno di questi spazi. L’Unione Europea “potrebbe” scegliere fra la possibilità di adesione al nuovo disegno obamiano delle aree di libero scambio, attraverso la TAP, o alternativamente valutare la possibilità di apertura e consolidamento delle relazioni con la Federazione Russa. Conseguentemente anche con il Caucaso, l’ Asia Centrale e poi l’intera regione euroasiatica.

Ma per l’Est europeo l’amministrazione Obama ha piani ben precisi. Ereditati dalle precedenti amministrazioni e che si sostanziano nell’attività di contenimento della Federazione Russa.  Da un lato attraverso lo scudo antimissilistico in fase di dislocamento nei paesi dell’Est e , dall’altro, attraverso l’adesione, degli ex paesi europei del blocco socialista, alla NATO. Favorendo lo spostamento del “confine politico” dell’Unione Europea, e dei paesi che ruotano nella sua orbita, a ridosso dei confini giuridici della Federazione Russa. Eliminando ogni governo filo-russo che si interponga fra questi confini giuridici e i “confini politici” dell’Unione. Un disegno fondamentale per gli interessi americani, funzionale all’inclusione dell’Unione Europea nell’area di libero scambio Trans-Atlantica. Un disegno che si scontra con la percezione russa dei propri “confini”, mai individuati come un limite statico, ma come un limite dinamico, a seconda dei propri interessi. Un disegno, quello americano, che ha ottenuto il sostegno favorevole di numerosi stati europei.

In questo contesto, il tentativo di sottrarre l’Ucraina alla sfera di influenza russa, ha sconvolto un equilibrio che aveva profonde radici storiche. Inoltre, la Federazione Russa ha percepito il tentativo di passaggio dell’Ucraina nella sfera europea e occidentale, come un passaggio potenzialmente definitivo e irreversibile. Come una minaccia senza precedenti.

L’ipotesi di vedere, nell’arco di un decennio, lo stato ucraino come un partner consolidato della NATO, dotato dello scudo antimissilistico americano, schierato lungo i confini con la Russia, è apparsa a Putin come uno dei peggiori incubi. Al quale si sarebbe aggiunto la perdita della Crimea, con il conseguente venir meno del controllo esercitato sul Mar Nero.

Di fronte all’eventualità di questi cambiamenti radicali, Putin non poteva restare a guardare. Ma, nel medesimo tempo, si è trovato senza alternative. Ha dovuto optare per una reazione forte. L’utilizzo della forza militare. Oggi in Ucraina, come ieri in Georgia.

Ma non si tratta di un punto di forza a suo favore, come molti credono. Anzi, si tratta dell’evidente dimostrazione che la Russia di Putin è sprovvista di validi strumenti di politica estera, diversi dall’uso della forza e dall’esercizio del ricatto energetico. Ricatto che può attuare solo in parte, necessitando dei proventi economici ottenuti dalla commercializzazione degli idrocarburi.

Si tratta quindi di una Russia caratterizzata da una manifesta debolezza. Non in grado di esercitare nessun “Soft Power”. Obbligata ad aggrapparsi all’uso della potenza militare. La quale, a sua volta, non garantisce la possibilità di esercitare una influenza continuativa. Non garantisce nemmeno la stabilità interna, nel medio periodo, delle aree sottoposte a questa influenza. A ciò si aggiunge il fatto che il ricorso alla forza può essere esercitato solo per periodi limitati, all’interno del contesto occidentale, pena la marginalizzazione dallo scenario internazionale. Quindi, uno dei vantaggi di Puntin, ovvero il fatto che l’Ucraina non ha un esercito degno di questo nome, non può esser sfruttato pienamente.

Putin ne è consapevole e per questo la sua strategia odierna si protrae lungo tre direttrici.

L’occupazione militare della Crimea, al fine di mantenere inalterati i vantaggi strategici che la penisola offre, compresa l’egemonia navale russa nel Mar Nero e sul Caucaso. Occupazione che Putin spera di consolidare con il “referendum” previsto per fine mese. “Referendum” che si limiterà a confermare una indipendenza da Kiev già sancita nei fatti. Si tratta inoltre di una occupazione che svolge una funzione di “sfogo” parziale delle tensioni e di riassetto, a favore della Russia, dopo il crollo dell’equilibrio precedente.

Il secondo obbiettivo, in realtà di primaria importanza per Putin, è la destabilizzazione interna dell’Ucraina. Senza realizzare occupazioni estese ad ampie regioni del territorio. Destabilizzazione da realizzarsi semplicemente mantenendo una presenza militare minima, anche indiretta, ma accompagnata da una minaccia costante di un impiego massiccio della forza. Alcune zone si proclameranno indipendenti da Kiev, Mosca ne garantirà l’ “indipendenza”, senza la necessità di intervenire in forze all’intero del territorio ucraino.  L’intento di Putin è quello di impedire al governo di Kiev di consolidarsi. Sia all’interno del territorio ucraino stesso, sia come partner credibile nei confronti dei paesi europei.

Questi due aspetti sono funzionali ad uno scopo ben preciso: poter esercitare maggior peso durante le trattative con la Germania e l’Unione Europea, volte alla risoluzione della crisi. Trattative in cui Putin si aspetta di ottenere quante più garanzie possibili sul futuro dell’Ucraina, sul ruolo che la NATO avrà in questo paese. Così come punta a veder riconosciute ampie garanzie sugli spazi di manovra che Mosca vorrà riservarsi, come prerogativa, sul futuro ucraino.

Tuttavia Putin, in queste trattative, parte perdente. Questo Putin lo sa, chiaramente. Il suo sogno di fare della Federazione Russa un nuovo centro strategico nei confronti di stati e potenze minori è fallito. Naufragato ad occidente, con pochi superstiti. Uno di questi è la Bielorussia, ormai rimasta sola, con un semplice salvagente che non le permetterà di restare a galleggiare di fronte ai prossimi cambiamenti europei.

Fallito perché ancora una volta Mosca è dovuta ricorrere ai suoi blindati, alla forza, la forza bruta. Uno strumento, quest’ultimo, che può anche risultare funzionante nell’immediato, ma che usato nel contesto occidentale contemporaneo appare sempre più come uno strumento vecchio, un “ferro arrugginito”. Soprattutto se  viene visto nelle mani chi voleva fare del proprio paese una potenza, dotata di una valida capacità attrattiva nei confronti di altri stati della regione euroasiatica. L’uso della forza oggi, da parte di Mosca, appare come una mannaia nelle mani di un chirurgo. Allontanerebbe chiunque. Esattamente ciò che sta accadendo in queste ore. In molti stati minori, all’interno dell’orbita della Federazione Russa, si registrano preoccupanti reazioni di fronte alla vicenda Ucraina. Di fronte al fatto, evidente, che la propria libertà finisce dove gli interessi della Russia hanno inizio.

Il Presidente russo è già stato sconfitto. Il suo progetto, il suo disegno del ruolo che la Federazione Russa avrebbe dovuto ricoprire nel mondo, agli inizi del XXI secolo, è fallito.  Il suo paese non è in grado di esercitare nessuna pressione differente da quelle derivanti dal ruolo di semplice fornitore di risorse energetiche, materie prime e armi. La Russia non ha espresso nessun modello economico e culturale alternativo e, al tempo stesso, attrattivo nei confronti di altri stati. Lo “spazio russo” rappresenta semplicemente un’alternativa per gli stati che non essendo integrati, o integrabili, in aree strategiche di altre potenze, non vogliono restare soli nel nuovo scenario internazionale.

Putin ha perso l’Ucraina. Anche se dovesse riconquistarla interamente con l’uso della forza. Cosa che, quasi certamente, si guarderà bene dal fare. Tratterà quindi una soluzione con la Merkel, ma tratterà da perdente. Putin, in queste condizioni, può solo puntare al raggiungimento di un momentaneo pareggio, illusorio.

A molti osservatori è sfuggito il fatto che questa è la più grave crisi europea dal dopoguerra ad oggi. Probabilmente, la più grave, dal punto di vista internazionale, dalla crisi dei missili di Cuba. A molti è anche sfuggito il fatto che i fattori per una ulteriore destabilizzazione regionale, e un ulteriore deterioramento della crisi, ci sono tutti. Una grande potenza in declino, obbligata ad affidarsi all’uso della forza, lo scenario internazionale frammentato, una grave crisi della legittimità nel contesto internazionale, una crisi del multilateralismo, la crisi dell’ordine nella società internazionale, una crisi economica con pochi precedenti. E un leader non incline a compromessi.

Il Presidente russo è già stato sconfitto. Non serve umiliarlo. In queste condizioni è logico offrire a Putin un pareggio, dietro al quale possa nascondere l’irrecuperabile sconfitta. Offrire alla Russia una soluzione accettabile. Al più presto.

Lorenzo Adorni

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Aldo Giannuli

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Comments (50)

  • Malgrado questo articolo abbia una sua logica, tuttavia soffre di un errore complessivo, di volere giudicare esclusivamente il comportamento della Russia, come se ci fosse un certo ordine mondiale definito e certo tale da richiedere alla Russia di trovarsi un posto adeguato in tale contesto.
    A me non pare che le cose stiano così. Basta riflettere sul fatto che lo stesso passaggio dalla logica bipolare ai tempi dell’unione sovietica a quella unipolare dopo la sua caduta, implica automaticamente un ruolo più modesto della Russia sullo scenario mondiale.
    Una volta che lo schema unipolare è caduto, è ovvio che la Russia richieda per sè un ruolo più attivo, ed anzi mi pare conseguente che la stessa caduta del modello unipolare sia una vittoria della Russia.
    D’altra parte, mi pare che le sconfitte USA in Iraq prima ed in Afganisthan poi, il fallimento in Libia e in Siria, le forti difficoltà a svolgere un ruolo chiaro in Egitto, dimostrino che sono proprio gli USA a uscirne profondamente ridimensionati, anche a causa della concomitante crisi economica epocale.
    In sostanza, credo che l’autore di auesto articolo dia per scontato che il quadro USA ci sia e vada tenuto come riferimento immodificabile, mentre a me pare che questo quadro sia fondato sul nulla, che è iniziato per gli USA un periodo di declino inarrestabile che naturalmente non implica svolte improvvise, ma la capacità di influenzare la politica mondiale da parte di Obama sono a zero oggi. Lo sono in medio oriente, lo sono in America latina, , lo sono nell’estremo oriente, soprattuto per il crescente ruolo svolto dalla Cina e per la svolt a adestra avvenuta in Giappone e che richiederebbe una maggiore attenzione.
    Se noi inforchiamo le ristrette lenti dell’Europa, allora possiamo appassionarci per le dinamiche nei rapporti tra Obama e la Merkel, ma, diciamoci la verità, l’Europa non solo da tempo non è più il centro del mondo, ma sta diventando sempre più marginale a livello globale.
    Trovo quindi errato considerare il ruolo di Putin rispetto ad equilibri regionali, prescindendo dall’aspetto globale. Putin sta svolgendo in Ucraina un gioco nei confronti degli USA, mostrando che si può sfidare anche con i carri armati gli USA, che poi rimane l’unico modo effettivo per fare diplomazia: senza una dimostrazione di forza, non si può contrattare niente.
    Da questo punto di vista, il fatto che Putin non abbia dovuto sparare un solo colpo, risulta un enorme successo, mostrarsi forte senza vedersi addebittare atti di violenza e morti, cosa poteva fare di meglio?

  • e l’europa che modello economico e culturale alternativo sa offrire oggi?
    austerità, lacrime e sangue!
    se guardate il PIL pro-capite in russia è raddoppiato nell’era putin, nonostante le enormi ricchezze saccheggiate dagli oligarchi e prezzi dell’energia tenuti bassi dalla crisi…

  • Non sono molto d’accordo con questa analisi, sembra partire dal presupposto che la rivoluzione in Ukraina sia stato un sottile gioco politico, come se ci fosse stata un’elezione vinta o al limite un colpo di stato, invece i primi ad usare la forza sono stati gli ameicani, andando a cacciare con le armi il primo ministro in carica, non armi dirette, ma sempre armi sono. Inoltre mi sembra che nella regione ci siano in gioco soprattutto il gasdotto e le miniere di carbone, che avrebbero fatto gola alle industrie europee per una delocalizzazione nell’area, ma se il tutto si dovesse risolvere con una spaccatura del paese e toccare alla federazione russa la parte con le risorse che interese ci sarebbe per europei e americani ad avere nella propria orbita un ovest ukraina improduttivo e povero? Mi sembra che dopo la sconfitta di Obama nella crisi siriana, il governo americano abbia cercato un nuovo scontro con la russia in uno scenario in cui l’europa non potesse esimersi dall’appoggiarlo, e che le cose non stiano andando tanto bene neanche in questo caso.

  • Professore devo proprio dirglielo: torni ad ospitare e/o produrre questo genere di contributi, di qualità e interesse maggiori e abbandoni il mood grillino che non le si addice.
    Con rispetto,

    H.

    • heraclio: nella vita bisogna fare un po’ di tutto, in ogni caso fra un mesesso dovrei ristrutturare il sito e troverà più articoli di questo benere perchè spero di fare una rubrica apposita

  • Posso far sommessamente notare che “maidan” significa “piazza” e che scrivere “piazza Maidan” significa scrivere “piazza Piazza” ma soprattutto significare dimostrare un qual certo dilettantismo?

  • credo che un’altro fattore da non sottovalutare sia quello economico, non solo per quanto riguarda la svalutazione del rublo di ieri, ma soprattutto per la prevedibile svalutazione degli asset russi in tutto il mondo (già solo quelli ucraini sono un problema). in un giorno c’è già stato un costo netto di un aumento del 2% dei tassi di interesse, e se si inizia così mi sa che non è finita.
    se si considera poi l’enorme debito pubblico dell’ucraina si capisce perfettamente come andrà a finire: putin non se lo accollerà mai, ha detto che non lo farà e in effetti non può. l’unica opzione è tenersi la crimea e provare a fare piccoli putsch locali per garantirsi ulteriori accessi al mare. ma si sa benissimo che le armi chiamano altre armi, e che non viviamo più in un epoca in cui basta che metti i soldatini e va tutto liscio come l’olio, sennò gli usa avrebbero vinto almeno 4 guerre in questi ultimi decenni, mentre invece le hanno perse tutte. e un putin che si mette a fare come bush* fuori tempo massimo non può che uscire sconfitto.

    tra parentesi bush quando vide putin lo guardò negli occhi e gli parse di “leggere l’anima” del presidente russo a cui fu sempre legato, nello sfregio più totale degli interessi geopolitici statunitensi.

  • Vincenzo, le vicende che lei descrive sono complesse, avrei dovuto trattare alcuni aspetti che lei richiama. Ma per ovvi motivi di spazio non ho potuto. Non mi pare di aver scritto che il quadro USA sia non modificabile. Mi pare di aver scritto l’esatto opposto. Allo stesso tempo, le ricordo, che al declino di una potenza non corrisponde per forza di cose l’affermarsi di un altra. Declino e ascesa molto spesso non sono processi lineari e costanti.

    Pierfrancesco, non sono entrato nel merito preciso delle vicende interne.Non c’era spazio per trattarle. Mi sono limitato ad una analisi delle relazioni fra stati. Entro certi limiti le influenze esterne nella politica interna mi sembrano già chiare.

  • Giandavide, le sue sono osservazioni molto interessanti. Avrai anche voluto parlare della borsa di Mosca che ieri ha segnato gravi perdite. Purtroppo lo spazio è limitato, e l’argomento ne avrebbe richiesto parecchio.

    Soldato Kowalsky, la ringrazio per la precisazione. La necessità di ridurre, cercare di essere più immediati e diretti, ogni tanto spinge a tralasciare termini importanti.

  • @Adorni
    Innanzitutto, grazie della cortese interlocuzione.
    Mi pare che sia sorto un equivoco tra noi da cui non ne usciremo se non chiariamo alcuni punti.
    Lei dice che Putin ha perso perchè ha dovuto usare la forza. Non mi pare in verità che l’abbia usata, ha usato sì le forze armate, ma finora soltanto in funzione minacciosa, credo che ci potremmo accordare sul fatto che si usa la froza quando si spara e non quando si mostra il fucile.
    Ma a parte questo dissenso lessicale, io non riesco a capire perchè egli abbia perso. Definire il perdente, dovrebbe credo comportare la chiara contemporanea individuazione del vincitore, ed io con tutta la mia buona volontà, di vincitori non ne vedo.
    L’iniziativa, anche su questo credo che potremmo convenire, è stata degli USA e dei suoi alleati locali. Putin mi pare abbia fatto una mossa che blocca questa iniziativa. Mi pare che sia pienamente riuscito a bloccarla a un prezzo davvero basso, e quindi ancora non riesco a capire in che senso ha perso.
    Mi sembrerebbe piuttosto che gli USA siano rimasti come un bimbo che stava rubando la marmellata dal barattolo e che deve fermarsi quando ancora non ha messo il cucchiaino in bocca.
    Anche sulla gravità della crisi, non posso concordare, non mi pare che abbia nulla a che spartire con la crisi di Cuba, sono pressocchè certo che l’Ucraina sarà spartita magari dopo aver indetto un referendum, in modo che ogni regione possa decidere che fine fare, se ad occidente o ad oriente. Visto che gli USA non hanno interesse alcuno ad impegnarsi nell’ennesima missione militare, non vedo chi possa essere interessato a forzare la situazione.
    Naturalmente, l’occidente così guadagna mezza Ucraina alla sua zona di influenza, ma che il capitalismo USA abbia una forte capacità attrattiva è scontato, meno scontato è come riuscirà a gestire tutto questo, visto che non riesce più neanche a gestire il proprio territorio.
    A me pare che il conflitto che scoppierà temo più presto di quanto pensiamo, scoppierà sotto forma di guerra civile, interna cioè ai singoli stati, anche perchè sono convinto che il modello di stato sovrano sia entrato in profonda crisi, il che implica anche il depotenzializzarsi della carica di conflittualità interstatale.

  • Post vergognoso:

    “Regioni che trovano spazio nei libri di storia, e nella cronaca, ogni qual volta viene posto in essere il tentativo di contenere la Russia” Contenere la Russia? Putin vuole destabilizzare l’Ucraina? Putin perdente?

    Questo è veramente troppo.

    Gli U$A e la U€ destabilizzano un governo democraticamente eletto ci mettono a governare dei NEONAZISTI e bisogna leggere queste aberrazioni!!

    Non c’è più limite al pudore.

    Questa è un’aggressione alla Russia, ai Russi e a quello che rimane della cultura Europea NON NEOLIBERISTA.

    I DEMOCRATICI SONO VICINI AI RUSSI e pregano Iddio che fermino l’avanzata dei fascisti tedeschi, polacchi e neocons USA.

    Questo è troppo da leggere su un blog di un trotzkijsta!!!!!!!!!!

    Adorni: la sua propaganda fascista filoatlantica ce la risparmi. I russi vi hanno già fermato una volta e lo rifaranno. Noi stiamo con loro.

    http://aurorasito.wordpress.com/2014/03/04/chi-sono-i-nazisti-nel-governo-ucraino/

  • Questa sicumera che Putin sia già sconfitto mi lascia un po’ perplesso perchè:
    1) è da escludere che il golpe ucraino lo abbia preso completamente alla sprovvista. L’operazione portata avanti dalla Nato a Kiev non nasce certo ieri, era risaputa da noi, figuriamoci dai servizi russi. L’invio dei soldati in Crimea è probabilmente solo una dimostrazione di forza, di pura facciata; la contromossa di Putin sarà tuttavia quella di un giocatore di scacchi, non quella istintiva ed improvvista di chi è caduto dalle nuvole.
    2) Siamo così sicuri che Putin non abbia altre armi? Attenti perché chi di golpe ferisce, di golpe perisce. La Russia non è la Libia. Ha uomini, capitali, strutture informative. Occhio quindi ai Balcani (Serbia, Bulgaria, Montenegro, Macedonia) e al Medio Oriente (dove Putin ha già dimostrato di aver la forza per porre dei paletti all’espanasionismo occidentale).
    3) La nostra opinione pubblica ha un’immagine assolutamente distorta di queste e altre vicende, ma non dobbiamo pensare che tutti in giro nel mondo siano così disinformati. Dove a spadroneggiare non sono Mentana e De Benedetti, i fucili delle truppe paramilitari golpiste sono finiti in televisione, e la telefonata della Nuland (“gli europei si fottano”) ha fatto notizia, a differenza che da noi. Se anche Putin volesse riprendersi l’Ucraina con i t-72, insomma, l’opinione pubblica internazionale lo capirebbe molto meglio che la nostra. Fomentare un colpo di Stato in maniera così spudorata, appoggiando apertamente un esercito di neonazisti, può rivelarsi un boomerang di immagine per la Nato, ancora più che per Putin.

    D’accordissimo invece sul fatto che si tratta probabilmente della più grave crisi europea degli ultimi decenni, potenzialmente ben più devastante di quella jugoslava degli anni ’90. Qualcuno avvisi i nostri “giornalisti”.

  • Aldo, molto interessante l’articolo di Adorni, però ci piacerebbe anche sapere la tua personale opinione in merito alla vicenda (e sono sicuro che ne hai una e ben fondata).

  • Cari Amici,
    Vediamo insieme alcune risposte alle questioni che avete posto. Con una premessa, di tipo metodologico:

    Questo intervento si occupa della crisi ucraina dal punto di vista internazionale, inteso come relazioni fra stati sovrani. Tralasciando gli aspetti politici interni. Vi chiederete se sia possibile farlo. In determinati casi è possible. Se così non fosse dovremmo estromette dalle biblioteche interi scafali e un numero infinito di volumi.

    Detto questo, non si vuole sostenere che gli aspetti internazionali siano totalmente indipendenti dagli aspetti interni. Almeno in questa sede,in questa tipologia di analisi, sarebbe errato sostenerlo.

    Venendo ai dettagli:

    Il concetto di uso della forza nella politica internazionale non è esattamente coincidente con l’uso che si da del medesimo concetto nelle situazioni di politica interna. L’uso delle forze armate per occupare un territorio è un tipico uso della forza.
    La semplice minaccia dell’uso della forza è, in politica internazionale, un argomento complesso. Un argomento molto differente dai concetti che può richiamare nelle situazioni di politica interna di uno stato.

    Ritengo Putin perdente perchè è fallito il suo progetto. Prima ancora del fatto che abbia perso il controllo, parziale, sull’Ucraina.

    Agli Usa non interessava prendere il controllo immediato dell’Ucraina. Ma impedirne il controllo immediato a Putin. Due situazioni differenti.

    Non credo che la situazione attuale dell’Ucraina sia stabile, quindi eviteri di fare spartizioni definitive fra Europa e Mosca. Anche perchè gli interessi di Mosca e una parte degli interessi europei sono coincidenti.

    Sulla gravità della crisi si potrebbe discutere a lungo. La mia opinione è legata al grado di importanza che questa rottura dell’equilibrio precedente riveste. Al fatto che nella regione non esistono, al momento, valide soluzioni che potrebbero garantire un riequilibrio della situazione senza provocare una grave sconfitta per una delle parti. Non dimentichiamo poi il ruolo della NATO. E’ anche basata sul fatto che durante la crisi georgiana gli Stati Uniti hanno valutato l’opzione di bombardare direttamente le truppe russe. Lascio immaginare i sucessivi sviluppi. Ovviamente, nel testo, intendevo dire dopo la crisi Cuba.

    L’uso della forza da parte di Putin, in un contensto come questo, non è una minaccia credibile. In parte mi sembra di averlo spiegato. E non è nemmeno una minaccia funzionale agli obbiettivi che Putin si è posto, al suo disegno riguardo al futuro della Federazione Russa.

    Vorrei far notare inoltre come il tracollo della borsa di Mosca, avvenuto ieri, abbia riportato i blindati nelle caserme. La guerra finanziaria è una minaccia credibile per un paese occidentale. Molto più credibile di un T-90.

  • trovo questa lettura superficiale e soprattutto figlia di una visione troppo di parte, probabilmente anche inconsapevole. leggere la crisi ucraina fuori dal contesto globale degli ultimi anni è assurdo. la visione deve essere globale perchè solo cosi assume il suo vero significato. sono i colpi di coda del fu impero americano, un impero che ormai ha perso forza soprattutto al suo interno, primo passo al dissolvimento in tutti gli imperi della storia. stanno cambiando gli equilibri mondiali da anni ma in modo multipolare e putin è solo uno degli attorie credo faccia molto bene il suo mestiere nella sua nicchia.

  • in realtà non capisco le polemiche per delle affermazioni così pacifiche come quelle di adorni: forse vi sembra che la russia di oggi predichi un credo diverso da quello del neoliberismo americano? massimo copetti vede dei novelli fidel castro che mandano avanti presunte rivoluzioni rosse in siria, o che casomai riportino tito in jugoslavia? sono suggestioni interessanti per un b-movie, ma se bisogna attenersi alla realtà, il “sogno russo” non è molto diverso da quello americano: l’unica differenza è che si tratta di un modello in cui la ricchezza è ancora più concentrata (anche perchè il numero totale dei russi continua a scendere da un pò di anni a questa parte, chissà come mai). la grossolanità dell’atteggiamento russo sta proprio in questi approcci obsoleti in cui uno stato più forte offre la sua “protezione” ad uno stato più piccolo in cambio della sua libertà. l’atteggiamento americano è invece molto più subdolo, tendendo soprattutto ad un’egemonia a livello economico (per tutto il resto c’è il libero mercato), piuttosto che minacciare interventi armati salvo poi rimangiarsi tutto dopo la reazione delle borse. per adesso putin può puntare al massimo a un compromesso temporaneo che gli garantisca degli sbocchi a mare, cosa che avrebbe ottenuto facilmente anche senza un intervento militare annunciato. ma per il resto è facile che questo intervento militare inconsulto si riveli controproducente ed avvicini maggiormente alla nato i paesi che la russia voleva influenzare, sui quali fa certo più appeal la rampante polonia puttosto che l’improbabile ossezia.

  • insomma non è che se una pugnalata alle spalle è cattiva, una raffica di mitra da davanti è buona: le categorie morali in questi casi non servono a nulla

  • In via definiti tre chiarimenti:

    – Credo che non si possa ritenere un successo, nell’attuale contetesto globale, caratterizzato da una pluralità di potenze in concorrenza fra loro, il modello di potenza creato da Putin. Questo non comporta automaticamente un elogio delle altre potenze. Cosa che non mi pare di aver fatto.

    – Non comporta nemmeno però, che il grado di fallimento del progetto putiniano sia quello che individuo io. Potrebbe essere minore per alcuni, senza escludere che potrebbe essere considerato maggiore nell’opinione di altri.

    – L’analisi che ho effettuato si basa, per la quasi totalità, sull’ opinione di analisti russi. Compresi alcuni alti ufficiali.
    Questi analisti sono stati frequentemente presenti in europa, in diversi centri studi e di ricerca, proprio al fine di favorire un’apertura in europa verso il modello russo. Un’apertura culturale orientata anche alla diffusione di un certo “potere di influenza” in ambito accademico e mediatico.
    Ed è prorpio qui, confrontando le loro intenzioni, i loro obbiettivi, in particolar modo quelli emersi nel corso degli ultimi due anni, con i risultati raggiunti e con gli eventi delle ultime ore, che emerge il grado del fallimento del progetto di Putin.

    Un ultimo chiarimento, scollegato dai chiarimenti precedenti e orientato al dibattito caratteristico del blog:

    Sono stato particolarmente critico, forse anche più del dovuto, per favorire anche lo sviluppo di un certo dibatitto. Che in una certa parte c’è stato. Ben volentieri ho risposto alle critiche di chi è entrato nel merito delle questioni. Alcune di queste critiche sono state molto corrette ed apprezzabili. Li ringrazio.

    Dall’altro lato, è stato piuttosto infelice, a mio giudizio, un altro aspetto. Ovvero vedere che, a sinistra, c’è chi pur di contrastare e criticare il “modello occidentale” è disposto a difendere leader quali Putin. Perchè credo che fra il modello espresso da Putin e i valori espressi storicamene dalla sinsitra, l’inconciliabilità sia totale.

  • Xsantinumi
    notevole il pensiero di puttin. speriamo non sia solo propoganda. risulta incredibile che sia amico di B. , ma si sa l’amicizia ha un fattore irrazionale.

  • Sceso il fuoco polemico rimane una semplice questione: o si è a favore o si è contro al regime ideologico occidentale. Perché si parla di ideologia: proprio come quella nazifascista o quella comunista.

    Sono un socialdemocratico è sono contro il totalitarismo tout court: l’ideologia occidentale dominante che è da tempo PENSIERO UNICO, non solo per motivi partitici ma per motivi culturali, ci sta portando ad un dispotismo “deresponsabilizzato dalla teocrazia ordoliberista” per cui rimpiangeremo anche un totalitarismo collettivista.

    Il grande potere anglosassone ha perso la cosmesi socialdemocratica mantenuta durante la guerra fredda, non ne ha più bisogno: hanno iniziato a destabilizzare (quindi “stabilizzare” per gli interessi colonialisti) tutta l’aree calde del mondo: si son fatti tutto il filotto del nord africa, del medio oriente, in Turchia, in Ucraina, (in Italia…), ci stanno provando in Venezuela… senza frontiere (cari i miei internazionalisti…), senza multipolarità, senza senso idetintitario (Vietnam e Afghanistan ricordano qualcosa?) l’aggressività di questa ideologia ANTIUMANA, in cui il lavoro torna ad essere merce, e la distruzione dello spirito, l’omologazione verso il basso, permetterà la definitiva vittoria nella lotta di classa da parte dei soliti centri di potere.

    L’Europa è già fottuta.

    Ma qualcuno si è letto l’intervista di Putin? L’analisi che fa sugli liberistissimi “diritti cosmetici” (quelli che Bobbio chiamava di quarta generazione…): famiglia, omosessualità, senso identitario? La sostituzione illusoria dei diritti civili a quelli sociali… (Ovviamente tutto ciò che sta a destra del Duce in Italia è diventato assolutamente red & radical: la Boldrini ne è degno esempio)

    Mentre la guerra finanziaria inizia anche contro Mosca, da tempo contaminata dalla corruzione liberoscambista, Putin FA CAPIRE AL MONDO INTERO che al genocidio finanziario in atto può essere contrapposta solo una Resistenza culturale fondata sull’UMANESIMO. Un’analisi che, per tutti i don cammilli e i pepponi, corre parallela a quel gesuita di Papa Francesco.

    (In tanto gli atlantisti neoliberisti hanno già dato il loro avvertimento in Cina, facendo saltare i civili… ai miei cari €uropeisti suggerirei di ricordare i nostri cari morti e feriti nei “misteriossimissimi” attentati italici, per capire con chi abbiamo a che fare)

  • Capiamoci, non è che esista un neoliberismo americano, esiste piuttosto un gruppo di potere finanziario transnazionale che dei governi se ne frega allegramente, incluso quello USA e quel buffone di Obama. Il problema oggi è questo attacco alla democrazia tramite la predicazione di un internazionalismo che pretende di comandare imponendo false soluzioni tecniche.
    Da questo punto di vista, per quanto possa apparire impresentabile il regime russo o quello cinese, e perfino direi quello iraniano, tuttavia è ragionevole constatare che questi regimi sono oggettivamente un ostacolo al disegno del liberismo globale.
    Qui, non si tratta di schierarsi da una parte o dall’altra, tanto siamo del tutto insignificanti a livello globale, ma da semplici osservatori, prendere atto che le resistenze alla politica predominante stanno lì, e ciò malgrado i nostri pii desideri di immaginare che esista un movimento proletario nel mondo che dovrebbe opporsi: non c’è traccia di questi movimenti, e prima ce ne accorgiamo e meglio sarà.

  • @ vincenzo cucinotta e santinumi

    trovo ridicola questa difesa ad oltranza di putin soprattutto in un punto: quando si dipinge la russia come un’alternativa al neoliberismo. cosa porta a fare affermazioni così fuori dalla realtà? cosa ha fatto putin per la socialdemocrazia? sapete ricordare qualcosa al riguardo, qualche dato? perchè se uno si limita a ricordare solo che gli usa sono cattivi(e qua nessuno ha parlato bene degli usa, quindi si sta nel superfluo abbondante) e poi si mette a fare spregiudicate fellatio al berluschino in versione postsovietica qualche dubbio potrebbe pure venire, anche perchè è risaputo che esiste una folta schiera di influencer più o meno prezzolati perchè parlino a favore delle brillanti performances della dirigenza postsovietica (la stessa cosa che nel caso usa).
    altro che resistenza ai modelli economici dominanti: putin è a favore dell’euro forte (che gli garantisce una valuta forte in cambio del suo gas), e quindi è a favore delle neoliberiste politiche di austerity, senza contare shroeder che riduce le protezioni salariali e poi entra in gazprom. di che stiamo parlando? ma la cosa più stupida è quella della socialdemocrazia russa: ma che cazzo dici? in russia non ci sono opzioni socialdemocratiche, dato che qualsiasi cosa diversa dall’autoristrismo nazionalista viene vista come una devianza eltsiniana. anzi a dirla tutta non ci sono opzioni politiche in generale )e non ci potrebbe essere un blog come questo dato che saremo tutti dietro a delle sbarre per periodi più o meno lunghi delle nostre vite).
    insomma trovate argomenti migliori dato che questi sono proprio imbarazzanti.

  • @leopoldo

    E’ certamente propaganda ed è proprio lo stile russo, che fa appello allo Spirito e al “carattere nazionale”: propaganda che ha permesso in tempo di Soviet di resistere ad ogni tipo di privazione con tutto il mondo “libero” con le bombe H puntate.

    Infatti i russi sanno già che tra un po’ non troveranno più la carta igienica nei supermercati.

    Il punto è che il modello “ideologico” che viene contrapposto nasce da analisi che in Occidente non esistono tra i rappresentanti delle istituzioni: Putin sta giocando la carta di mostrare al mondo intero di svelare la mostruosità che si nasconde dietro l’ipocrisia democratica di UE e USA. Questo è il senso di “Snowden”.

    Sta dicendo: «Io sono un ditattore, un sanguinario del KGB: ed è palese» – «Il cartello di interessi che domina in Occidente è più subdolo, feroce e promuove i suoi interessi con un’ideologia assolutamente distopica e antiumana»

    Condivido ciò che sostiene Vincenzo ma, come ho dovuto imparare a mie spese, la lotta di classe non può essere disgiunta da quella “etnico-familista”: per questo l’internazionalismo fa SEMPRE e SOLO gli interessi del capitale.

  • @ giandavide
    “massimo copetti vede dei novelli fidel castro che mandano avanti presunte rivoluzioni rosse in siria, o che casomai riportino tito in jugoslavia?”
    Ma gli interventi degli altri li leggi o scrivi cose a caso? In caso contrario, potresti spiegarmi quale passaggio del mio intervento ti ha fatto pensare che io sia un idiota che ha scambiato la Russia di oggi per l’Unione Sovietica degli anni 20?
    La Russia è una grande potenza che persegue i propri fini nazionali, sia dal punto di vista economico che da quello militare, usando gli stessi mezzi che usano tutti gli altri. Come la Nato ha destabilizzato e destabilizza governi e regimi, lo stesso può fare Putin (chi c’è dietro il colpo di Stato in Egitto contro Morsi, islamista filo-occidentale tanto caro ad Obama? te lo sei mai chiesto?).
    Quando parlo dei Balcani, mi riferisco ai gruppi ultranazionalisti, neofascisti, ortodossi e filo-russi. Con i quali i servizi segreti russi hanno rapporti che non nascono certo ieri (pensa a Seselj e a Zirinovski, solo per fare due nomi, se sai chi sono). Regioni nelle quali la mafia russa, tra l’altro, possiede grandi investimenti e capitali. Parliamo di Paesi che hanno in’importanza strategica enorme per l’Europa e gli Usa, ma nei quali la disoccupazione è al 30% e dove circolano quantità spropositate di armi. Paesi fortemente instabili (pensa alla Bosnia), vere e proprie bombe sociali. Io parlo di colpi di Stato, destabilizzazione, guerra a bassa intensità. Eppure tu ti sei convinto che io parli di “rivoluzioni”. Vabbè, non mi strapperò certo i capelli, il problema è tuo.
    P.S.: i russi vedevano Tito come fumo negli occhi; lo odiavano allora, perché dovrei pensare che lo rivorrebbero adesso?

  • Giandavide e Santinumi mi hanno messo in mezzo nelle loro diatribe, finendo con l’attribuirmi opinioni che, come si può agevolmente leggere, non ho mai espresso.
    Chiedo loro la cortesia di leggermi con un minimo di attenzione, che poi mi pare il minimo del rispetto che è dovuto a chiunque, e sennò, continuino pure ad alimentare le loro personali polemiche: amen!

  • @Adorni

    Senta: non provi a prendere per il naso chi sa di cosa parla. Soprattutto eviti di farlo su Internet: qui non ci sono ricercatori che “ricercano” un posto al sole, proni a qualsiasi diktat silenzioso del barone di turno. E non è neanche a Report.

    Se c’è un demonio che è allergico a qualsiasi ideologia è il sottoscritto: mi fa estremamente imbestialire ciò che reputo “disonestà intellettuale”: le sue analisi sono OVVIAMENTE viziate da interessi di parte.

    Ma quali analisti russi? Ma prende anche in giro? Il dato oggettivo per chi si occupa di queste cose non sta nel giudizio “su Putin”. Questa è un’opinione e, come tale, in funzione del punto di vista può essere giusta o sbagliata: ma il fatto di esprimerla è già una presa di posizione che manipola il processo cognitivo dell’auditorium. Cioè si fa PROPAGANDA.

    La mancanza di obiettività delle analisi si evince dalla semplice, obiettiva constatazione CHE NON ESISTE nessun RIFERIMENTO ad altre fonti di analisi. Altro che fantomatici “analisti russi”!! (Che, se esistessero, si chiamerebbero “collaborazionisti”… ma sorvoliamo).

    Lei propone un’analisi senza uno straccio di documentazione: infatti tutti gli analisti al di fuori dal regimo mediatico dicono esattamente l’opposto.

    Qui nessuno promuove un “modello putiniano”: le persone intelligenti (ma, soprattutto, LIBERE) sono consapevoli che ogni popolo ha diritto ad autodeterminarsi politicamente e culturalmente e che il diritto internazionale è, semplicemente, il diritto del più forte.

    Il modello occidentale che potevano invidiarci nel mondo era quello del welfare, delle democrazie costituzionali pluriclasse: quello che le persone che, DE FACTO, lei promuove stanno smantellando pedissequamente.

    Saluti.

    • santi numi= temo che tu stia polemizzando fuori misura: Lorenzo è la persona più lontana che si possa immaginbare da quelli che cercano un “posto al sole” all’ordine del barone di turno che non capisco chi dovrebbe essere

  • @Vincenzo Cucinotta

    Vincent, credo che stai leggendo “diatribe” di qualcun altro… :O)

    Ho genericamente “condiviso” le tue analisi (quindi facendo cut&paste è difficile non riportare fedelmente l’opinione dell’autore) integrandole con il concetto di “conflitto etnico-familista” come ulteriore spunto di riflessione anti-internazionalista. That’s it.

  • @ massimo copetti. prendo atto del fatto che il tuo è un discorso sensato, ma tendo comunque a derubricare al rango di “dispetti” le possibili reazioni russe data l’enorme dissimmetria esistente con gli usa: per quanto riguarda l’egitto, ad esempio, non mi risulta che gli usa abbiano sospeso le loro sovvenzioni all’esercito egiziano, che guarda caso è salito al potere (e non è assolutamente detto che la situazione duri per molto); quella egiziana è una situazione molto complessa e credo che l’influenza americana sia così ramificata da essere presente in modo trasversale in ogni schieramento vincente e le possibilità di manovra per la russia sono molto ridotte, anche a causa del fatto che la prospettiva escatologica russa che vede la russia come il baluardo dell’occidente è molto meno adatta al contesto egiziano del ben più collaudato impianto ideologico americano.
    credo quindi che queste opzioni militari siano poco probabili e tutto sommato osteggiate dall’establishment russo, che è ben conscio del fatto che i suoi successi in politica estera sono legati agli accordi bilaterali di natura commerciale raggiunti con i singoli stati, e non alla mobilitazione dell’apparato bellico, che è sempre da considerare come l’ultima risorsa. abbiamo quindi casi di successo come le isole fiji che riconoscono l’indipendenza di abkazia ed ossezia di fronte alla comunità internazionale, e quyesti casi sono basati su accordi di tipo economico. mentre le opzioni militari tendono invece ad avere un rapporto costi benefici insostenibile: basti pensare alla georgia, che ancora oggi è il principale ostacolo alla tanto agognata entrata della russia nel wto.

    @ vincenzo cucinotta. in effetti non è stato molto corretto metterti insieme a santinumi, dato che, sebbene non sia d’accordo con le tue affermazioni che vedono nella russia odierna un’alternativa al modello neoliberale, è evidente che comunque rimani critico nei confronti di suddetto modello, cosa che non si può certo dire per quel’altro.

  • che poi a volte le cose alla base sono più semplici di quel che sembra. putin stampa moneta? se non sbaglio è ancora uno dei pochi al mondo che lo può fare.

  • Professore, mi riferivo ai commentatori non ad Adorni e metaforizzavo di converso le occasioni in cui gli interlocutori non esprimono il dissenso (che Lei definisce “polemica”): un caso sono le trasmissioni di regime (es: Report) un altro caso è l’ambiente universitario, dove miglia di persone con competenze tacciono di fronte alle menzogne dei “Baroni” o sono sostenitori del regime perché temono di essere esclusi dalla comunità scientifica.

    (Anche se devo ammattere che pensare ad un ossimorico “barone trotskjista” mi dà il buon umore… :o)

    Questo è troppo: io sarò duro, aggressivo, ma MOTIVO le prese di posizioni, fornisco link e ho una posizione oggettivamente falsificabile.

    In Ucraina c’è gente che soffre: ci sono dei carri armati stranieri che occupano la loro terra da una parte e dall’altra hanno le istituzioni occupate da banditi nazisti e la troika pronta a schivizzarli ad libitum. Non si può dire la qualunque senza un minimo di riferimento, una nota a piè di pagina… e senza un po’ di viva passione difendendo le proprie analisi.

    (Se l’autore del pezzo, da quello che intuisco, è uno studente… effettivamente sarebbe peccato veniale e io ho posizioni troppo rigide e radicali)

    Tolgo il disturbo, così il dissenso sarà più “moderato”…

    grazie comunque

  • nun ce lassà santinumi, che sennòci si diverte di meno. ad esempio non avevo mai sentito nessuno vantarsi di avere “posioni falsificabili”. contento tu…

  • Aglieglie Bratsorf

    Tutte le affermazioni fatte in questo articolo possono essere ribaltate al loro inverso. La trovo un’analisi congetturale molto vacua, sembra molto un “wishful thinking”. Con alcune espressioni tendenziose piuttosto banali. Per esempio:
    “la Federazione Russa ha percepito il tentativo di passaggio dell’Ucraina nella sfera europea e occidentale, come … una minaccia senza precedenti”: ha percepito? Questa È una minaccia, e pure CON precedenti: più volte espressa e confermata dagli USA e dalla NATO negli ultimi 25 anni.
    “L’ipotesi di vedere … lo stato ucraino come un partner consolidato della NATO, dotato dello scudo antimissilistico americano … è apparsa a Putin come uno dei peggiori incubi”: Putin si sveglia adesso, dal sonno di perdente in Ucraina, con un nuovo incubo missilistico? Sono 12 anni che Putin ripete in ogni occasione che lo scudo missilistico USA ai confini russi è la principale e più grave sfida e minaccia geopolitica al suo paese.
    “Si tratta quindi di una Russia caratterizzata da una manifesta debolezza. Non in grado di esercitare nessun “Soft Power”. Obbligata ad aggrapparsi all’uso della potenza militare.
    “Si tratta quindi di una Russia caratterizzata da una manifesta debolezza. Non in grado di esercitare nessun “Soft Power”. Obbligata ad aggrapparsi all’uso della potenza militare.” Quindi gli USA che si aggrappano alla potenza militare più della Russia sono più deboli della Russia. Se poi Putin non è in grado di esercitare il “Soft Power” alla Victoria Nuland “facendo” il governo in Ucraina più che debolezza mi sembra rispetto della sovranità.
    “Il secondo obbiettivo, in realtà di primaria importanza per Putin, è la destabilizzazione interna dell’Ucraina.”
    La destabilizzazione interna dell’Ucraina non può più essere un obiettivo: è un fatto compiuto, e gli USA, NATO e UE lo hanno raggiunto non appena Yanukovich ha firmato l’accordo dei 15 miliardi con la Russia.
    “L’intento di Putin è quello di impedire al governo di Kiev di consolidarsi. Sia all’interno del territorio ucraino stesso, sia come partner credibile nei confronti dei paesi europei.” L’Ucraina non è MAI stato un partner credibile per nessuno: né per Putin né per l’UE, né con Timoshenko né con Yanukovic. Crede che Yatseniuk sia un partner credibile per l’UE? Al massimo lo può essere Klitschko, ma non ce lo vogliono gli USA. C’è poco da squalificare e consolidare: l’intento di Putin è tenere la NATO lontano dai confini russi.
    “Il Presidente russo è già stato sconfitto. … La Russia non ha espresso nessun modello economico e culturale alternativo e, al tempo stesso, attrattivo nei confronti di altri stati.” A Putin e alla Russia (in questo e in molte cose i due soggetti si identificano) non interessa nulla di “esportare” modelli e renderli appetibili; lo sforzo suo, sempre riaffermato in tutti i discorsi (ne ho letti parecchi) è quello che la Russia deve seguire il proprio modello e non quello dell’occidente.
    “Una grande potenza in declino, obbligata ad affidarsi all’uso della forza, lo scenario internazionale frammentato, una grave crisi della legittimità nel contesto internazionale, una crisi del multilateralismo, la crisi dell’ordine nella società internazionale, una crisi economica con pochi precedenti.” Ma questa è la Russia o gli USA? Allora c’è stato un errore di stampa: c’è scritto Putin ma in realtà è Obama. Quel “perdente” che non bisogna umiliare è il peggior presidente della storia degli USA, che sta pigliando scoppole a destra e a manca da mesi…

  • Domanda ingenua: il puntare così diretto e scoperto alla sola Crimea, anche se importantissima sul piano strategico, non è già una ammissione di sconfitta? Non è come considerare già perso il resto della Ucraina?
    Piccola considerazione ingenua:non mi hanno mai entusiasmato le “primavere arabe”e non ho mai condiviso gli entusiasmi di chi si schierava con una fazione piuttosto che con un’altra. Questa tragi-ridicola “primavera ucraina” non fa eccezione.
    A suo tempo, allo zar di tutte le Russie, ha fatto comodo che Usa e Ue si voltassero dall’altra parte mentre perpetrava il genocidio dei ceceni.

  • Secondo me, finirà con la formazione di due stati distinti, quello orientale filorusso (o forse integrato nella russia) e quello occidentale aggregato sotto qualche forma alla UE.
    Deve necessariamente finire così, tutto il resto mi sembra solo propaganda senza costrutto.
    Facciano l’accordo di indire un libero referendum nelle differenti regioni in modo che ognuna di questa possa liberamente scegliere a quale stato aggregarsi.
    Come dice Giandavide, c’è liberismo sia ad occidente che ad oriente, e proprio per questo credo che non dovremmo parteggiare per nessuno dei due schieramenti, sono entrambi impresentabili, da sovvertire quanto prima possibile.

  • Non capisco perché Adorni metta tra doppie virgolette la parola Referendum, riferendosi alle consultazioni indette dalla Regione Autonoma di Crimea. A quali accorgimenti tipografici ricorreva in passato, quando scriveva delle elezioni in Irag e l’Afghanistan? Triple? Quadruple? Il doppiopesismo è evidente.

    Inoltre non vedo in che modo si possa tacciare di brutalità il dispiegamento di truppe legittimamente di stanza in Crimea, a difesa di una popolazione, a stragrande maggioranza russa o russofona, oggetto di minacce da parte del nuovo “governo” (virgolette doppie).

    Magari ha ragione, caro Giannuli, a voler ospitare, su un suo sito rinnovato, contributi di giornalisti. Ma io preferisco gli studiosi: riescono a mascherare meglio l’urgenza di mostrare da che parte stanno. Cioè, in questo caso, dalla parte del più forte.

  • a dispetto di questo articolo che da la russia come decotta è finita, cosa che riguarda solo la sua fase URSS. i russi si stanno dimostrando scaltri è ben preparati, come se avessero studiato la situazione a tavolino e previsto quando correre e quando mollare. credo che la soluzione dei 2 stati non sia possibile poiche chi vive in crimea preferisce essere russo a tutti gli effetti. più che altro c’è il problema dei gassodotti e delle armi nuclueari, che i russi vorranno controllare. è possibile una scissione, bignorà vedere di quali proporzioni?

  • il blocco BAO ha attaccato durante i giochi di Sotchi; la Russia ha cominciato a rispondere adesso, credo che darà scacco matto.
    saluti a tutti.

  • Questo articolo, pur nella sua esposizione di una verità oggettiva, è ambiguo, non serve a niente ed anzi aumenta la confusione a chi intende prendere posizione.
    Non ci dice neppure da che parte starebbe l’autore. Che la Russia abbia delle gradi difficoltà nel percorrere la sua geopolitica lo sappiamo benissimo, ma sappiamo altrettanto bene che non ci sono alternative e che il nemico principale, non solo della Russia, ma dell’uomo, è l’Occidente mondialista e il suo braccio armato statunitense.
    In Ukraina è talmente evidente che l’Occidente ha giocato sporco, ha provocato fino al limite dell’intervento armato, proprio per spingere la Russia, ad azioni di forza.
    Il fine è quello di isolarla, metterla in quarantena con lo scopo di far cadere Putin dall’interno dietro la spinta di tutte quelle realtà, economico ideologiche che lo sostengono con riserva. Fino ad ora Putin è potuto rimanere in sella, perché in Russia si sono tutti resi conto che di fronte all’accerchiamento, anche militare, non ci sono alternative. Ma la Russia non è estranea ai grandi circuiti economico finanziari dell’Occidente e quindi il ricatto è forte. Specialmente dopo che l’Occidente non ha digerito il mancato “passi” a fare carne di porco e strage della Siria.
    Putin, che conosce i suoi polli, non per nulla viene dalle fila del KGB, fino ad ora ha giocato a scacchi, mosse e contromosse, minacce e ritiro della mano. Non poteva fare altro. E la sua strategia di risposta, nel limite della situazione, è una strategia, al momento vincente, non perdente, perché l’occupazione militare avrebbe fatto il gioco dellì’Occidente.
    Salvo altri colpi di coda e provocazioni, in Ukrain si deteminerà una situazione di stallo, ma mentre la Russia si assicurerà le zone strategie della Crimea, e le aree industriali ad oriente, agli Ukraini smaniosi di entrare nei circuiti usurocratici della EU, resteranno la capitale Kiev e i sassi desertici. Potranno andare avanti solo con gli “aiuti” da strozzini dei grandi organismi mondialisti, FMI, e bancari, che purtroppo poi, dovremo pagare tutti noi.
    L’autore, oltre a produrre questa analisi, ripeto, pur oggettivamente corretta, ci dovrebbe dire quale alternativa propone alla Russia di Putin, solo allora si potrà esprimere un giudizio più esaustivo.

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