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Napolitano e il bacio della morte.

Nel 2010, Napolitano iniziò l’assedio del Cavaliere con l’appoggio di Gianfranco Fini (Presidente della Camera e co-fondatore del Pdl) che indusse ad uscire dal Pdl, ma tenendolo nel suo ruolo istituzionale. Cosa che fu esiziale per Fini che trascurò di organizzare il suo partito. Morale: alle politiche Fini non è rientrato in Parlamento ed è sparito dalla scena. Stesso discorso per Pisanu che faceva parte della combriccola quirinalizia e di cui oggi non sappiamo più nulla.

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Renzi ce l’ha fatta sulla Mogherini. Ora si apre la partita del rimpasto.

Contro le previsioni iniziali, Renzi ce l’ha fatta a portare la Mogherini sulla poltroncina di Mister Pesc. Certamente hanno giocato i veti incrociati, probabilmente i dati economici negativi della Germania, sui quali hanno pesato seccamente le contro-sanzioni di Putin. Per cui è proprio la Germania a non gradire in quella posizione un ”falco dell’Est”, ed ha ritenuto preferibile, per l’incarico, l’altro paese “morbido” con la Russia, appunto l’Italia, anche perché difficilmente avrebbe potuto proporre un suo candidato.

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Ma quante possibilità di risorgere ha Berlusconi?

L’assoluzione in appello per il caso Ruby ha galvanizzato il Cavaliere e la sua ciurma che progettano apertamente l’ennesima resurrezione dell’uomo di Arcore, le cui tappe dovrebbero essere:

-ricompattamento di Fi e riforma del Senato ed elettorale a braccetto con Renzi

-riavvicinamento ad Alfano ed alla Lega

-abolizione della legge Severino oppure grazia, magari in cambio di un voto favorevole al governo

-campagna antifisco per recuperare i consensi perduti

-nuova egemonia del Cavaliere sul polo di centro destra che tornerebbe ad essere competitivo con il Pd nelle prossime elezioni.

Vediamo cosa può esserci di vero e quanto stia nel libro dei sogni.

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Ma che gioco sta facendo Renzi?

Renzi ha annunciato che, se la riforma del Senato non dovesse passare, si dimetterebbe. In sé non pare una minaccia tale da convincere schiere di senatori a votare la sua riforma, se non fosse che lui la carica di sinistri avvertimenti : “Se la riforma non passa si vota”, che mi sembra tanto l’”ordigno fine di Mondo” del dottor Stranamore. Iniziamo con due calcoli sulle possibilità che la riforma passi al Senato,  così come è, senza alcun ritocco perché il motto della nobile casata fiorentina de’ Renzi è “Prendere o lasciare”.

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Primi sondaggi sulle europee: ragionandoci su, per quel che serve…

Sappiamo che i sondaggi (in particolare in Italia) presentano sempre aspetti discutibili per gli aspetti metodologici e dubbi sulla correttezza di chi li effettua, ma, soprattutto quando come ora, si è in presenza di un 40% di astenuti nelle precedenti elezioni e di un 32% di indecisi dichiarati. Detto questo, prendendo i sondaggi con le molle ragionarci su non è inutile. Un po’ perché influenzano il comportamento degli elettori, un po’ perché i politici ragionano in base ai sondaggi e questo può spiegare i loro comportamenti, un po’ perché alcune tendenze si colgono senza troppo sforzo, soprattutto se si tengono presenti alcune regolarità di comportamento nei sondaggi.

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Metodo Renzi e squadrismo Cgil: ma che sta succedendo alla sinistra?

Scriveremo dell’”Operazione Renzi”, fra qualche giorno, quando, con la formazione del governo i giochi saranno un po’ più chiari. Per ora non è inutile qualche riflessione sul come questa strana crisi si sta sviluppando. In primo luogo l’opacità che avvolge ormai regolarmente la politica di questo paese: come mai Napolitano ha ritirato il suo patronage a Letta? C’entra qualcosa il siluro Friedman? E, a proposito, come mai Forza Italia si è astenuta sulla messa in stato d’accusa?

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Sussurri e grida: il tramonto inglorioso della seconda repubblica

L’infelice seconda repubblica non riesce più a vivere, ma non sa neppure morire. Come i suoi partiti che non riescono a stare uniti ma non sanno neppure dividersi: si è scissa Scelta Civica, ma i due tronconi non sanno dove andare, sordi boati vengono anche dal M5s, si è diviso anche il Pdl, dopo un lungo travaglio, ma i toni sono surreali e si mette in conto di rimettersi coalizione alle prossime elezioni. Divisi, ma non troppo. Ed i sussurri dei corridoi di Palazzo dicono che non di una scissione si è trattato ma di una sottile mossa di Silvio, che così avrebbe spiazzato gli avversari, sottraendosi al peso di sostenere un governo sempre più impopolare senza però beccarsi l’accusa di averlo irresponsabilmente fatto cadere in un momento difficile e, così, scaricando sul Pd l’onere delle scelte fiscali.

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La scissione del Pdl: che prospettive ha?

Non se ne poteva più, fra indecisioni, annunci, ripensamenti, nuove rotture, ricuciture, mediazioni, rinvii.. era diventata una telenovela; finalmente siamo arrivati allo sbocco finale: la scissione c’è ed Alfano se ne va per i fatti suoi. Ancora non sappiamo con quanti parlamentari, ma si parla di una trentina di senatori ed altrettanti deputati. Non moltissimi, ma sufficienti a mandare avanti Letta, anche senza i voti della nuova Fi. Allora cerchiamo di capire che si profila all’orizzonte.

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Governo Bersonti o Monsani?

Il quadro è ancora confuso: non sappiamo che fa Monti, Berlusconi ormai cambia idea ogni sei ore, non si sa se si candiderà Berlusconi o Alfano, se la Lega va da sola o con Pdl, né si sa se prederà vita il cd quarto polo (che per la verità sarebbe il quinto se si presentasse da solo ed il primo se si  presentasse sotto l’ombrello del Pd), Di Pietro è dato per disperso ecc. Comunque, una cosa sembra molto probabile (e quasi certa, se dovesse prendere piede la lista Monti): che al Senato non ci sarà alcuna maggioranza. A proposito, consentitemi una piccola digressione: non esiste nessun paese con sistema elettorale maggioritario che abbia anche il bicameralismo perfetto, proprio perché una piccola variazione di voti può produrre il fenomeno di maggioranze diverse nei due rami del Parlamento, con conseguente paralisi. Ma noi abbiamo una classe politica di dilettanti allo sbaraglio, unita soprattutto da una cosa: l’odio per lo studio. Tornando al punto precedente, che si fa in caso di un Senato senza maggioranza?

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