Tag: gianfranco fini

Sfiducia: l’inventario dei danni.

I giornali dell’opposizione si rallegrano che Berlusconi abbia vinto per soli tre voti: fanno molto male: a questo giro, quello che contava era vincere, anche per un solo voto dato per sbaglio. Dopo si apre un’altra pagina, nella quale il Cavaliere può sbattere sul tavolo dieci posti da ministro e sottosegretario (aumentabili ad libitum ) più posti di sottogoverno. Ma quello che più conta, ha a suo favore il vantaggio psicologico della vittoria: ha dimostrato di venirne fuori ancora una volta, mentre i suoi oppositori, una volta di più, hanno dimostrato la loro inconsistenza: un’armata variopinta ed inconcludente  di cui si può parlare solo per ridere.

Continua a leggere

Le prospettive del giovane Fini.

Ci fu un periodo in cui Achille Occhetto –già segretario della Fgci- era indicato come la giovane promessa del partito, il futuro segretario chiamato costantemente “il giovane Occhetto”. E giovane, l’Achille, lo rimase sino alla soglia dei cinquanta. Poi divenne effettivamente segretario:  fu un disastro senza precedenti.
Mi sembra che Fini (che ormai è all’alba dei sessanta, una età non propriamente giovanile) stia percorrendo la stessa strada: era il delfino di Almirante, poi non fece in tempo a diventare il re del suo partito che, dopo pochissimo, divenne di nuovo delfino, questa volta di Berlusconi. E lo rimase sino al 2007, quando iniziò a dare segni di insofferenza. Peraltro subito rientrati con le elezioni del 2008 che lo videro rientrare all’ovile berlusconiano per sperare di tornare ad essere il delfino.

Continua a leggere

Gianfranco il Temporeggiatore.

Sin dall’autunno, avevamo previsto che Fini non avrebbe fatto la scissione prima delle regionali: il timore di immediate elezioni anticipate e la speranza di un tonfo elettorale del Pdl gli suggerivano di temporeggiare.  E prevedemmo anche le possibili mosse successive: scissione, accordo con Udc e Pd (benedetto da Napolitano) per un governo tecnico che durasse un anno in modo da : a- riformare la legge elettorale, b- fare la legge sul conflitto di interessi, c- aspettare le sentenze su Berlusconi d- organizzare il suo partito e le sue alleanze in modo da andare al voto in condizioni ottimali e sconfiggere una volta per tutte il Cavaliere.
Però, avevamo detto, tutto questo sarebbe stato possibile ad una condizione: che le regionali segnassero una sonora sconfitta per il Pdl. Infatti, è evidente che un successo del Pdl (in un momento in cui i governi occidentali sono puniti dagli elettori) avrebbe scoraggiato molti seguaci del Presidente della Camera, consigliando una più prudente navigazione nella flotta berlusconiana.

Continua a leggere