Siete pronti al Pur (Partito Unico Renziano)?

Come avevamo detto, la frattura del Nazareno non era simulata ma realissima, perché si sbriciolava uno dei due assi portanti: Forza Italia. Renzi non sa cosa sia la lealtà, è un tattico ed è velocissimo. Ricordiamocelo sempre. Se cambia alleato, dopo non si lascia nemici alle spalle, ma punta in breve a radere al suolo l’ex alleato. E lo sta dimostrando con Berlusconi, che ha trovato uno peggiore e più cinico di lui.

In poche ore, dopo la rottura ufficiale del Nazareno, gli ha assestato una raffica di cazzotti da atterrare un bisonte: improvviso sblocco della questione dei diritti sul digitale (50 milioni di Euro da versare da parte della Mediaset), annuncio dello “scouting” fra i senatori di Forza Italia e Gal, cambio di posizione sul falso in Bilancio. Vedrete che rispunterà anche il conflitto di interesse e, neanche a dirlo, la mano sarà pesantissima sul caso Mediolanum che si lega al problema della Consulta.

Il Cavaliere vuol ricorrere alla Corte Costituzionale per la questione Mediolanum: la Banca d’Italia gli ha imposto di vendere il 24% delle azioni in suo possesso per aver perso i requisiti di onorabilità a seguito della sentenza per il falso in bilancio, altro effetto parallelo della legge Severino che, se dichiarata non retroattiva, consentirebbe al Cavaliere di tenersi la Mediolanum e di recuperare la candidabilità. Ne consegue che il Cavaliere abbia interesse vitale ad eleggere almeno un giudice della Consulta. Ora i posti da riempire sono due: uno per effetti delle dimissioni di Mattarella, l’altro perché pendente sin da settembre:  era stato riconosciuto a Forza Italia, e poi non eletto proprio per le sue fratture interne che avevano triturato candidati uno dietro l’altro. Non so se Forza Italia sia in grado ora di trovare l’intesa che era mancata 4-5 mesi fa, ma, anche se fosse, dubito molto sinceramente che Renzi insista nell’offerta. E le motivazioni di un cambio di cavallo ci sarebbero tutte: il polo di destra non esiste più, dopo il distacco di Fratelli d’Italia e della Lega e, come partito singolo, Fi ha meno seggi del M5s e non si capisce perché abbia più diritti di questo ad avere il giudice costituzionale; soprattutto, non c’è più il patto del Nazareno.

Tuttavia Renzi un problemino lo ha: per eleggere un membro della Corte c’è bisogno del 60% dei voti dei componenti del Parlamento in seduta comune (952 membri) e, per quanto egli stia assorbendo i rimasugli centristi e rubacchiando qualcosa a Fi ed al M5s, sembra difficile che arrivi a 571 voti. Vero è che su Mattarella ha messo insieme 665 voti (di cui una buona dose di delegati regionali), ma non è affatto sicuro che fittiani e Sel tornino a votare secondo ortodossia renziana, inoltre Alfano sta avendo abbandoni verso destra, poi il gruppo parlamentare Pd è sempre in ebollizione e non c’è da fare affidamento su tutti; infine gli assenti contano come voti contrari. Allora, il fiorentino ha due scelte: offrire uno dei due seggi alla Lega o al M5s, per mettere insieme la maggioranza necessaria. In ogni caso, lascia il Cavaliere a bocca asciutta.

Vedrete che finirà così. E per il Cavaliere potrebbe profilarsi un futuro molto nero, magari con il sole a scacchi, dato che la sua disfatta incoraggerebbe anche le iniziative penali esistenti o da venire. Non vorrei essere nei suoi panni.

Tornando all’asse centrale del nostro ragionamento, quale è il senso della strategia renziana denominata Partito della Nazione?  Una sorta di super-Dc, che tiene dentro il grosso della minoranza Pd (Bersani-Cuperlo, ovviamente molto ridimensionati al momento di formare le liste), frange di Sel, tutta l’ex area di centro (Scelta Civica, Alfano e Casini) ed anche fette della fu Forza Italia. Praticamente, lascerebbe fuori solo il polo di destra riunito intorno alla Lega ed il M5s che avrebbe funzione di polo di sinistra. Quanto ai resti di Sel e Rifondazione, a Civati e gruppi minori, il problema potrebbe non porsi per l’effetto combinato della legge elettorale e del “voto utile” che potrebbe lasciarli fuori del Parlamento o ridurli a una piccolissima pattuglia del tutto irrilevante.

Scommetto già da ora sul trasloco di un’altra fetta di Sel nel Pd. Neanche a dirlo, le due ali non sarebbero coalizzabili fra loro e così il corpaccione di centro potrebbe candidarsi a governare il paese per una vita. Anche perché Renzi, da buon democristiano, ha già iniziato l’occupazione del potere e va giù a rullo compressore, come la vicenda della “riforma” delle Banche popolari sta insegnando.

Poi, con la riforma del bicameralismo, il controllo su Quirinale, Csm e Corte Costituzionale sarebbe completo e la riforma del titolo V assicurerebbe il guinzaglio alle Regioni.

Insomma, una concentrazione di potere che la Dc dei tempi migliori non si sognava nemmeno. Questa strategia ha, però, diversi “buchi neri”. In primo luogo il problema è la rappresentatività di un simile partito. Un po’ di parlamentari in fregola di rielezione -sia ex Fi che ex Sel – li si può anche mettere insieme: è gente di mondo che si adatterebbe a qualsiasi cosa, pur di tornare sui banchi di Montecitorio; però non è detto che la relativa base sociale sia disposta a seguirli. Il pubblico impiego vuole la conservazione delle sue garanzie e, soprattutto, l’illicenziabilità e non vuol sentir parlare di tagli alla spesa, i lavoratori autonomi vogliono che cali la pressione fiscale, i pensionati vogliono mantenere il loro potere d’acquisto, gli utenti dei servizi pubblici vogliono servizi almeno un po’ più decenti e a prezzi più o meno attuali, i lavoratori dipendenti vogliono retribuzioni accettabili, giovani vogliono trovare lavoro, i risparmiatori vogliono la garanzia sui titoli di Stato e interessi appetibili e, tutti insieme, vogliono una sanità efficiente ed a costi non demenziali. Ma, Renzi dove trova le risorse per soddisfare una simile domanda politica? La Dc privilegiava i lavoratori autonomi ed il pubblico impego a scapito dei lavoratori dipendenti dell’industria, consentiva una evasione fiscale selvaggia ma aveva uno stato sociale  molto meno costoso, apriva i cordoni della borsa per lavori pubblici inutili (che producevano insieme occupazione e tangenti), ma comprimeva le pensioni e, soprattutto, aveva la gallina delle uova d’oro del debito pubblico in ascesa che apriva praterie vastissime per la raccolta del consenso. Renzi, non solo non ha la possibilità di alimentarsi con nuove emissioni di bond, ma deve pagare la super tassa degli interessi sul debito accumulato ed un po’ di nuovo debito può servire si e no al pagamento degli interessi. Perché, quello di Renzi, prima ancora che delle Nazione, è il partito delle banche. Inoltre, il paese è in recessione (non fatevi ingannare dalla momentanea miglioria dovuta al petrolio a buon prezzo ed all’Euro debole sul dollaro, che dà un po’ di fiato alle esportazioni) e, realisticamente, il gettito fiscale diminuirà piuttosto che aumentare. Stretto fra una economia che soffoca e il rigore del fiscal compact e del pareggio di bilancio, Renzi può solo ripetere la disperata ironia di Nino Taranto, che, indicando il mare di cambiali sul tavolo e l’ufficiale giudiziario alle spalle, diceva: “E cu’ stu mare annanz e ‘stu sciandino areta, Cameriè: acqua e anice e ‘na foto a colori formato gabbinetto!”.

Di fatto, la sommatoria di ceti politici non si tradurrà in una coalizione sociale, sia perché la coperta è troppo corta e mancano le risorse necessarie alla raccolta del consenso, sia perché si tratta di un ventaglio di interessi troppo eterogeneo: gli interessi delle banche, il potere di acquisto dei pensionati, le aspettative dei giovani, la protesta antifiscale degli autonomi, il salario dei dipendenti privati ecce cc. E c’è anche troppa disomogeneità culturale: se per un elettore di centro potrebbero non esserci problemi a convivere in un partito con Pierluigi Bersani e Denis Verdini, un elettore di destra potrebbe ritenere inaccettabile la presenza del primo e uno di sinistra del secondo. Nonostante l’annacquamento delle culture politiche di questo trentennio, in Italia restano zolle di elettorato fortemente caratterizzate come di destra o di sinistra. Ne consegue che la liquefazione dei partiti tradizionalmente percepiti come destra (Forza Italia, Alleanza Nazionale) crea un vuoto che la Lega non riesce a riempire, perché percepita come troppo “estremista” e territorialmente delimitata e, perciò stesso, non competitiva con il partito di Renzi. Similmente, sul fianco di sinistra il collasso della cd “Sinistra Arcobaleno” e il crescente malcontento della residua base ex Pci nel Pd, crea un bacino elettorale inespresso, che non è disposto ad andare nel M5s, ma non prende neppure in considerazione l’ennesimo pateracchio elettorale fra Sel, Rifondazione ecc, magari con la Fiom. Sia l’area degli insoddisfatti di destra che quella di sinistra si dirigono piuttosto verso l’astensione che si ingrossa ed ormai sfiora il 40%. Una situazione che non può durare indefinitamente e che, prima o poi, “precipiterà” condensandosi su un nuovo soggetto politico.

Oggi il lavorìo per la nascita di un potenziale nuovo partito di centro destra è particolarmente accentuato a destra (ci stanno provando Benetton, Della Valle ma soprattutto Passera), ma, per lo più, si tratta di stanche repliche dell’imprenditore che “scende in campo”: un film già visto che non eccita più nessuno. Peraltro, il cadavere del Cavaliere ostacola qualsiasi ipotesi alternativa e, sino a quando non sarà tolto di mezzo e sepolto, l’ipotesi di una nuova aggregazione di centro destra ne risulta fortemente disturbata.

A sinistra le cose sono molto meno dinamiche: la sinistra Pd ormai sembra accucciata ai piedi di Renzi (con la sola eccezione di Civati), ed il resto non sa proporre altro che il solito rimescolone di nuove sigle e vecchie facce: Sel e Vendola, Lista Tsipras, Rivoluzione civile, Ferrero, Landini, Fiom… Ma sono tutti morti.

Quanto al M5s, non è certo nel suo momento più smagliante e, per almeno ora e per ben che vada, non sembra in grado di andare oltre il risultato di due anni fa. Peraltro, allo stato attuale, il M5s non sembra interessato a trovare alleati per una coalizione.

Ne deriva una situazione di stallo nella quale Renzi non ha sfidanti credibili. Questo se si votasse oggi o fra un anno. Ma il 2018 (o l’autunno del 2017) non sono vicinissimi e molte cose possono succedere.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (14)

  • mah anche se tutta sel si trasferisse con renzi, il suo supporto sarebbe statomionre di quello dei transfughi 5 stelle,che anch’essi saranno sempre di più (specie dopo la catastrofe dello spot sull’euro).
    per il resto la vedo grama: purtroppo in italia non nascerà un altro partito di sinistra dato che c’è il “voto utile” al movimento 5 stelle, che di solito viene chiamato in un altromodo: “m5s unica opposizione possibile”, frase spesso usata dal professor giannuli.
    mi piacerebbe capire in cosa sta la differenza tra le due locuzioni, che mi sembrano significare la stessa cosa: l’unico voto utile è quello dato all’unica opposizione possibile, che deve rimanere la stessa anche se non ci azzecca una mazza. mi sembrano gli stessi ragionamenti del cazzo che rispolverava al tempo veltroni che bisognava votare lui sennò si buttava ilvoto e vinceva berlusconi.
    quindi la soluzione è aspettare il miracolo sennò saranno cazzi delle nuove generazioni. e intanto il decennio che ci porterà fino al 2020 è in gran parte andato a puttane, dato che dovremo aspettare il 2018 solo per capire che non c’è nessuna opposizione a renzi, e chissà quanto tempo dopo per costruirla.
    ed è veramente gramo sperare che il problema di renzi sarà il consenso popolare: tanto si è visto tranquillamente il grado zero di moralità con cui aggrega tranfughi di altri partiti. uno che si muove così non ha certo problemi a inventarsi maggioranze dal nulla.

  • Gentile Professore
    mi piacerebbe conoscere la sua nalisi su quanto sta succedendo in Grecia in questo momento (mi riferisco alle dichiarazioni del Ministro dell’ecomomia Varoufakis riguardo un possibile default dell’Italia immediatamente dopo quello della Grecia) e le minacce contro la Germania riguardo il saldo dei debiti di guerra, mai ottemperato. Nello scenario geopolitico ci sono rischi che la Grecia, non trovando alcuna sponda in Europa, possa rivolgersi ad altri paesi per un prestito? Mi viene in mente la Russia e questo non getterebbe nel caos totale la coaliziona anti Putin che stanno bizzarramente portando avanti i nostri politicanti? Leggerei molto volentieri un suo articolo al riguardo.

    • la domanda e’ interessantissima, a mio avviso l’unica possibilita’ della Grecia di sottrarsi ai ricatti della troika (o meglio di quella troika della merkel, mi si conceda il dire) e’ proprio quella di trovare un canale alternativo di finanziamento. E per quanto mi risulta pare che la Russia avrebbe offerto degli aiuti.
      Ma oltre la Russia potrebbero esistere anche altre possibilita’, es. la Bca di sviluppo dei Brics.
      Sicuramente questo sconvolgerebbe i piani dei nostri “cravattari” europei ai quali non interessa salvare la Grecia ma al contrario portarla nelle condizioni di dover vendere i suoi gioelli, mi riferisco alla Finlandia la quale ha detto: “se la Grecia non riesce a pagare i debiti si venda il Partenone” i tedeschi invece hanno dichiarato che si accontenterebbero di qualche isola. Tuttavia l’ipotesi degli aiuti russi sarebbe piu’ interessante perche’ potrebbe forse aprire una breccia nella questione ucraina.
      Aspetto con ansia le valutazioni del prof. Giannuli

  • sarebbe da dire ‘PUR che sé magna’, ma andare a votare ammetti anche tu che sia sbagliato )-:,
    secondo me è un ottima occasione per M5S di far passare parte dei suoi punti e provare a costruire una proposta politica se vogliono ottenere di nuovo 8 milioni di voti.
    Bisogna vedere quanto del progetto di distruzione degli stati nazionali (più europa vuol dire questo) coincide con lo sviluppo delle identità dei popoli [ come giustamente dici è impossibile giocare senza la gestione della moneta ] . Il caso lituania è esemplare, dove il gioco funziona se la popolazione scompare [perché usare le camere a gas? Le politiche economiche sono più efficaci], mi sa che i greci come noi diminuiremo semplicemente perché non vi sono né saranno opportunità [ niente risanamento ambientale, niente ristrutturazioni urbanistiche, niente rilancio dell’agricoltura, niente organizzazione del turismo (forse si farà qualcosa per la gestione dei lupanari), ] Tsipras è a corto di idee e di tempo e potrebbe esserci un cupo scenario a breve, anche se non credo a un 11 settembre cileno [da qui il mio dubbio cosa ci vuole per far scomparire uno stato?]. I progetti economico politici si basano su dimensioni e caratteristiche dei gruppi sociali, chi non corrisponde alle loro caratteristiche non è prevista una soluzione (che dire degli esodati?)

  • Grazie dell’analisi, come sempre spunti interessanti alle volte tralasciati grossolanamente altrove.
    E’ vero che il 2018 è lontano e che la rimescolanza ha sbaragliato le dicotomie novecentesche, ma sul piano del contenuto rimane salda la sfida fra capitale e lavoro. L’ammaliante Renzismo si regge su promesse, più o meno rispettate e di certo si percepisce che il suo cinismo è un’arma che può ritorcersi contro i suoi stessi elettori, i quali a poco a poco capiscono il senso dello “stare sereni”. Imbarcare transfughi è ossigeno momentaneo per la sua maggioranza, ma lede alla lunga la sua immagine se questi trasformismi da casta, non porteranno frutti per la popolazione ancora disposta ad attendere, o che ha ancora le terga al caldo. La differenza la farà ovviamente l’andamento economico generale. Ovvero la mai sopita lotta fra capitale e lavoro. Credo che non sia più la sinistra che abbiamo conosciuto la custode della fiducia dei lavoratori e piano piano questo emergerà con maggiore chiarezza anche per coloro che credono che dopotutto Renzi si l’ultima spiaggia, essendolo -in verità anche da Lei sottolineato- più che altro per le Banche e il sistema neoliberale sottendente.
    Certo il problema è complicato abbondantemente dalla subalternità economica di grandi e piccoli interessi personali sulla scena politica (in primis Berlusconi che arrivò a sostenere da prima forza politica il governo Monti) i quali producono la subalternità culturale di ampie fette di elettorato. Non è poco.
    Per questo diventa cruciale l’andamento della riforma della legge elettorale.
    Con il doppio turno, anche qualora vi arrivasse m5s, il partito unico delle destre avrebbe la meglio (I voti di Fitto o del Passera di turno travaserebbero automaticamente alla destra Ranzista).
    Più aperti i giochi in caso di proporzionale o consultellum. Tsipras insegna (e vedremo podemos) con la maggioranza relativa ha realizzato un’alleanza di governo (certo non è possibile pensare ad una coalizione pre-elettorale) destra-sinistra con i nazionalisti ellenici.
    A quel punto sarebbe da valutare lo scenario italiano, se la sinistra pd avesse un minimo di orgoglio e si smarcasse, le possibilità aumenterebbero per ripetere l’esperienza greca. Con un ruolo anche per la Lega certamente non trascurabile. In più lei evidenzia il vuoto politico creato dall’astensione ed io credo ci siano davvero lavori in corso a ridosso di un certo settore pensante ed intellettuale non allineato. Certo presumo la levata di scudi per l’aberrazione che immagino, ma la casistica ha già dei precedenti, prima non immaginabili (a proposito la cgil che sorregge il referendum di Salvini è un’altro caso), certo è che l’alleanza programmatica di governo sarebbe circoscritta in particolare alle tematiche economiche. In fin dei conti le grandi (strane) coalizioni di socialisti e popolari impazzano. Resta da capire chi difende il lavoro e chi il capitale.

  • Giannuli sei l’unico che Grillo prende in considerazione, perché non gli inculchi nella testolina l’idea di incominciare a creare un fronte anti-euro e anti-austerità in Italia? Il M5S correndo da solo alle prossime elezioni rischia di non arrivare al Ballottaggio, perché ci arriveranno sicuramente la Lega e Forza Italia e tutti gli altri partitini. Ora, se noi iniziamo a creare una coalizione (o lista o chiamatela come volete), improntata contro l’euro e l’austerità, possiamo mirare al ballottaggio. Ma dobbiamo incominciare a parlarne ora, così da lasciare agli altri il tempo di riorganizzarsi e creare movimenti e partiti che si possano alleare con noi. Poi per entrare nella nostra alleanza, dovranno sottoporsi ai requisiti tremendi del Movimento 5 stelle, cioè no rimborsi elettorali, no condannati nelle liste, max due legislature. Se creiamo un fronte anti euro/austerity, possiamo allearci a Podemos in Spagna e Syriza in Grecia (creiamo storicamente l’alleanza giallo, viola, rosso). Progetto, iniziamo a parlarne ora per anticipare gli altri e se arriviamo al ballottaggio vinciamo noi al cento per cento. Lo volete capire?

  • Onestamente io tutto sto potere di Renzi non lo vedo. Non ha delle tv di sua proprietà e quelle che lo osannano sono gestite da burattinai che al primo sgarro che fa lo mandano a casa. Dove va va la gente lo prende a male parole ed è costretto a girare con una schiera di guardie del corpo (altro che la piazza è la mia!). E sta al governo solo da un anno! Alle ultime regionali il Pd ha si vinto ma perchè gli altri partiti non son riusciti a catalizzare il consenso di chi del Pd non ne vuol più sapere, vedi astensionismo alle stelle. Renzi rappresenta l’ ultimo fortino di una oligarchia che sta disperatamente cercando di mantenere il controllo della società italiana e che man mano che passa il tempo fa sempre più fatica a tenerla! Siamo sicuri che se anche dovesse portare in porto le sue riforme e pigliarsi il parlamento con un misero 25 30 per cento dei consensi, Renzi riuscirà a controllare un paese che in realtà non lo vuole? A questo scenario c’è solo un’ alternativa: la dittatura!

  • Si, allo stato presente, il berluskino non ha rivali.
    Anche se le cose nel paese peggiorano, non ci sono partiti che catalizzerebbero l’opposizione. M5stelle ha perso il treno, Grillo è stanchino e Casalecchio Associati non sta tanto bene.
    La Lega potrà in futuro diventare come la Le Pen, ma ne deve passare ancora di tempo per scrollarsi di dosso l’antimeridionalismo 20ennale.
    Robe come Podemos non ci sono.

  • Egregio Renzi sto notando intorno alla tua pesona un casino di mosche…..com cazzo e’ sei diventato una merdaccia!!!!!!!!!!!!!!!!!Popolo Italiano ,qusta non e’ piu’ politica;ma come succede nel campo del calcio……..i giudici, la guardia di finanza(che si scaglia dietro per uno scontrino non fatto per un panino) tutte le istituzioni,si sono fatte incantare da qusto renzi……ma stiamo scherzando? …..ma chi …..e’ costui…….gente attenzione a votare…abbiate gli occhi aperti.Saluti

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