Di Maio spande ottimismo ad ogni passo (“passi avanti”, “stiamo scrivendo la storia”, “intesa a buon punto”….), Salvini è più cauto ma lascia intendere anche lui che siamo ad un metro dal traguardo, però qui non si vede la luce in fondo al tunnel. Riusciranno a fare un governo?
Di Maio ha chiesto un decreto legge per consentire il voto a giugno. Non entro nel merito della fattibilità di un simile decreto che creerebbe problemi tecnici per il voto degli italiani all’estero, mi limito ad osservare l’assoluta inutilità del decreto invocato: la Costituzione prevede che il voto non possa avvenire prima del 45esimo giorno dallo scioglimento delle Camere, per cui, fatto il 24 giugno data ultima di quel mese, occorrerebbe sciogliere le Camere entro il 9 maggio, cioè oggi.
“Berlusconi sta a Renzi come Renzi sta a Di Maio e calcoli il valore finale di Di Maio sul piano storico”.
Fatto convenzionalmente 100 il valore di Berlusconi, va considerata la continuità ed omogeneità fra i de elementi. Infatti, Renzi, soprattutto in materia costituzionale, ha seguito una linea presidenzialista di stretta osservanza berlusconiana nel solco della continuità di pensiero che procede celebre Gelli; Renzi ha poi realizzato molte riforme pensate da Berlusconi e rimaste incompiuto (come l’ abolizione dell’art. 18) ed ha realizzato in parte il partito “leggero” di cui al Piano di Rinascita Democratica, la creazione di un inner circle chiamato “giglio magico” nel caso di Renzi, eccetera, Soprattutto.
Brutto affare non sapersi ritirare in tempo dalle scene. Si possono avere i medici e le cure migliori del mondo, ma prima o poi, arriva il processo di decadimento fisico e psichico. A qualcuno questo accade in età molto tarda. A qualche altro già prima dei settanta, magari lo si può rallentare, ma una volta iniziato procede implacabile e gli ottanta anni, per molti, sono una soglia on cui questo è probabile che accada. Ed allora è importante capire quando arriva il momento di farsi da parte prima di dare uno spettacolo penoso.
Un esito del genere della battaglia dei Presidenti di Camera e Senato non era lontanamente prevedibile ed il Cavaliere ha fatto di tutto per aggravare la sua posizione. Ma cominciamo dall’inizio. Berlusconi aveva proposto Romani come Presidente del Senato ed i 5stelle avevano risposto picche per via di una condanna francamente risibile.
Il Cavaliere di Arcore continua a muoversi come se fosse ancora lui il condottiero del centrodestra, mentre i suoi alleati semplicemente lo ignorano e pochissimi cortigiani continuano ad attorniarlo confermandogli tutte le illusioni. Ormai sembra la caricatura di Hitler nel bunker che dà ordini a divisioni inesistenti.
Come di consueto, un primo velocissimo esame di un risultato che, questa volta, è chiarissimo nelle sue linee generali: stravince il M5s, vince la Lega, escono stra battuti Pd, Forza Italia e Leu e, come si sa, in claris non fit interpretatio.
Le elezioni servono sia a determinare chi governerà che a rappresentare in Parlamento gli interessi e le posizioni culturali presenti in una società e che poi dovranno essere mediati. La cultura rozzamente “governista” di questo trentennio scorso ha ridotto tutto alla scelta di chi governerà. Questa volta, però, si tratta di un gioco un po’ diverso nel quale la determinazione del governo diventa l’obiettivo secondario, mentre in primo piano c’è l’assetto costituzionale del paese.
Scusatemi, ma c’è una cosa che non ho capito stiamo andando ad elezioni politiche o a un torneo di tressette a perdere?
• Il M5s ha fatto questa cosa inconsulta di sbattere fuori e senza motivazioni oltre mille candidati alle parlamentarie (ma le voci che corrono parlano di quasi tremila esclusi), gente che, a questo punto farà una campagna elettorale accanita contro il M5s.