l’arma del silenzio

riceviamo e pubblichiamo un intervento di Vincenzo Vinciguerra su “Il segreto di Piazza Fontana”…buona lettura!

l’arma del silenzio

Uno strano silenzio è calato sul libro scritto a Paolo Cucchiarelli, “I segreti di piazza Fontana”(Ponte alle Grazie, Firenze). Dopo l’articolo a tutta pagina dedicatogli dal Corriere della sera, e un servizio televisivo su Rai Tre, con una breve intervista all’autore. Un silenzio che viene usato come arma, questa volta contro un giornalista, perchè quanto ha scritto cada nell’oblio e sia circoscritto alla lettura di pochi.

La strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 è considerata la “madre di tutte le stragi”, l’evento sanguinoso più importante fra i tanti che si sono verificati in questo Paese dal 2 giugno 1946. Ora, il libro di Paolo Cucchiarelli offre di quell’  avvenimento una chiave di lettura nuova ed inedita che avrebbe dovuto scatenare dibattiti, confronti, discussioni e reazioni non solo in campo storico e giornalistico, ma anche e soprattutto in quello politico. Invece, dopo quella pagina, “La voce del padrone”, alias Il Corriere della sera ha taciuto. Perfino il mitico Pierluigi Battista (comandi!) sta zitto. E tutti gli altri con lui.

Non è difficile immaginare che uno schieramento bipartisan abbia scatenato il linciaggio morale e professionale di Paolo Cucchiarelli, senza però darci risalto pubblico, perchè bisogna ammazzare sia pure sul piano morale in silenzio e con la complicità del silenzio di tutti coloro che, viceversa, sanno e potrebbero parlare. Chi scrive ha dissentito dalla conclusione alla quale sarebbe pervenuto Paolo Cucchiarelli sulla partecipazione di Pietro Valpreda alla strage di piazza Fontana con il convincimento di prendere parte ad un attentato meramente dimostrativo contro uno dei simboli del capitalismo.

Ha dissentito e mantiene fermo, netto, questo dissenso. Però, non ha ancora potuto leggere il libro e deve rammaricarsi (gli accade di rado) di aver usato un tono troppo duro nei confronti di un giornalista parlamentare che ha avuto il coraggio di rompere il tabù rappresentato dall’ innocenza di Pietro Valpreda. Una certa prevenzione nei confronti dei giornalisti parlamentari c’è, lo riconosco, se non altro pensando a Giovanni Fasanella, e non solo. E, poi, affermare che Pietro Valpreda e Giuseppe Pinelli abbiano preso parte ad una serie di attentati dimostrativi, è un ribadire, in forma diversa, la loro estraneità alla strage del 12 dicembre I969. Da qui le risposta, indubbiamente, affrettata perchè basata  sulla lettura del solo articolo di Aldo Cazzullo; dura perchè Valpreda tutto può essere definito meno che innocente, mentre più incerto e difficile da esprimere è il giudizio su Giuseppe Pinelli, per ragioni che non scaturiscono dalla sua tragica morte all’interno della Questura di Milano il 15 dicembre 1969. Se, da un lato, Paolo Cucchiarelli afferma la partecipazione di Pietro Valpreda agli attentati del 12 dicembre 1969 e, dall’altro, ne ribadisce l’innocenza perchè ignaro della volontà dei suoi complici di compiere una strage al posto di un attentato dimostrativo perchè la canea di destra e di sinistra si è mossa all’unisono contro di lui e ha circondato il suo libro con un muro di silenzio? La risposta, purtroppo, chi scrive la deve rimandare a dopo,quando avrà avuta la possibilità di leggere il libro di Paolo Cucchiarelli, perchè qui, in questo carcere di Opera, si è verificato un fatto strano. Un amico gli ha inviato il libro di Paolo Cucchiarelli, ma questo non gli è mai stato consegnato dai carcerieri. Un disguido postale? Forse. Un amico gli ha spedito una lettera da Roma in data 4 giugno, che gli è stata consegnata solo il 16 giugno. Un disguido postale? Forse.

Una giornalista ha chiesto di venire in questo carcere per fargli un’intervista ma, per la prima volta, il direttore del carcere, Giacinto Siciliano, quindici giorni fa, ha negato il necessario permesso, senza una motivazione perchè costui non ne ha. Un disguido postale anche questo? No, il segnale di una volontà precisa, quella di impedirgli di prendere visione del libro di Paolo Cucchiarelli, di poterne valutare il contenuto, di distinguere fra quello che potrà condividere e quello dal quale continuerà a dissentire. Qui, la politica non c’entra, qui siamo nel campo istituzionale con un’amministrazione penitenziaria che, in campo locale, vede un Siciliano inquisito per favoreggiamento personale nei confronti di ufficiali del servizio militare impegnati a condurre un’indagine antimafia a scapito di funzionari della Dia. E, in campo nazionale con un direttore generale, Franco Ionta, che nel Tribunale di Roma si è sempre occupato di inchieste e processi nei quali erano coinvolti i servizi segreti con esito evidentemente soddisfacente per costoro se lui, invece di finire la carriera come pubblico ministero a Canicattì, è stato premiato con la nomina a direttore generale del Dipartimento dell’ amministrazione penitenziaria. Per carità, nessuna accusa a carico del Siciliano e di Tonta, ma è doveroso segnalare le coincidenze. E torna la domanda: chi ha interesse ad impedirmi di leggere il libro di Paolo Cucchiarelli? A chi giova il divieto di fare un’intervista in questo periodo, nel corso della quale si sarebbe certamente parlato di piazza Fontana e delle tesi di Paolo Cucchiarelli? E la domanda da porsi, quella che sintetizza tutte le altre, è: chi ha paura di quanto ha scritto Paolo Cucchiarelli? Cercheremo la risposta nelle pagine di quel libro che,nonostante i secondini di Opera, riuscirò a leggere, con la certezza ormai acquisita che quelle paure sono destinate ad amplificarsi.

Vincenzo Vinciguerra, Opera 20 giugno 2009


Aldo Giannuli

Storico, è il promotore di questo, che da blog, tenta di diventare sito. Seguitemi su Twitter o su Facebook.

Comments (4)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.