
Sulle rotte della nuova Via della Seta
Molto volentieri vi propongo questo articolo del mio allievo Andrea Muratore. Buona lettura! A.G.
Il 14 e 15 maggio scorsi Pechino ha ospitato l’importante riunione del Belt and Road Forum: ospiti del Presidente cinese Xi Jinping, 28 capi di Stato e di governo hanno discusso dei futuri sviluppi dell’importante progetto economico e geopolitico della “Nuova Via della Seta”.
Frutto della nuova visione strategica cinese e lanciato per la prima volta da Xi Jinping in una conferenza stampa in Kazakistan nel settembre 2013, il progetto della Belt and Road Initative (precedentemente noto come One Belt, One Road) si fonda sul concetto chiave della “connettività”. Connettività che la Cina prevede di sviluppare sull’asse euroasiatico sfruttando tanto la direttrice terrestre quanto quella marittima, puntando a garantire un’efficiente crescita dei rapporti economici e degli scambi commerciali a livello multilaterale. La grande sfida del Belt and Road Forum è stata proprio legata alla volontà di Pechino di incentivare la natura multilaterale del progetto: se in precedenza, infatti, la “Nuova Via della Seta” è stata intesa come la somma di numerosi accordi bilaterali di investimento e partnership siglati dalla Cina con i suoi principali alleati strategici (dallo storico accordo sulle forniture di gas con la Russia del 2014 al progetto del China-Pakistan Economic Corridor), ora Xi Jinping intende garantire un maggiore impulso al progetto sottolineando la necessità, per tutti i Paesi coinvolti, di partecipare alla pianificazione e alla programmazione degli investimenti necessari a rendere concreto uno dei più ambiziosi progetti geopolitici di sempre.
Dal punto di vista cinese, il summit di Pechino di metà maggio ha rappresentato un notevole successo: accanto agli appelli a “muovere la Storia in avanti”, Xi Jinping ha ribadito la serietà delle intenzioni della Repubblica Popolare promettendo investimenti per 14,5 miliardi di dollari nel Silk Road Fund e per 36,2 miliardi nell’Asian Infrastructure Investment Bank e promuovendo, di conseguenza, il ruolo di due delle principali organizzazioni create appositamente per veicolare gli approvvigionamenti di denaro necessari ad accelerare la realizzazione della “Nuova Via della Seta”. La vision geopolitica di Xi Jinping è notevole; le principali incognite sulla fattibilità futura della “Nuova Via della Seta” sono legate alla proiezione di lunghissimo termine su cui la sua realizzazione è destinata ad articolarsi (l’agenzia di rating Fitch prevede un fabbisogno complessivo di 5.000 miliardi di dollari nel prossimo decennio) e l’ostilità mostrata nei suoi confronti da importanti attori geopolitici come l’India e gli Stati Uniti d’America. Incognite che hanno ulteriormente spinto alla ricerca di una collaborazione multilaterale, al cui interno la Cina prevede un ruolo di primaria importanza per i Paesi europei: l’Italia, in particolare, è da tempo oggetto di un grande interesse da parte del governo di Pechino, che nella prima carta ufficiale della “Nuova Via della Seta” pubblicata dall’agenzia Xinhua individuava in Venezia l’ideale punto di congiungimento delle due rotte della Belt and Road Initiative.
Paolo Gentiloni ha presenziato al summit di Pechino, unico leader del G7 a parteciparvi: nei prossimi tempi, tuttavia, più che “esserci stati” conterà esser presenti, ovverosia cercare di valutare il potenziale impatto dello sviluppo della “Nuova Via della Seta” sull’interesse nazionale italiano e presentarsi con le migliori credenziali attraverso l’implementazione di una politica efficace legata, in primo luogo, allo sviluppo infrastrutturale, chiave di volta irrinunciabile. Il lungo viaggio della “Nuova Via della Seta” è appena agli inizi, e non c’è dubbio che la Belt and Road Initiative farà notevolmente parlare di sé negli anni a venire: la maggiore risposta al declino della globalizzazione monopolare si sta dimostrando la via cinese alla globalizzazione, sviluppata dal governo di Xi Jinping nel corso degli ultimi anni e destinata ad essere nuovamente incentivata, dopo aver già ricevuto una notevole attenzione nel XIII Piano Quinquennale della Repubblica Popolare, qualora il congresso autunnale del Partito Comunista Cinese dovesse riconfermare in maniera decisa il Presidente, garantendo un’ulteriore legittimazione alla sua strategia geopolitica.
Andrea Muratore
andrea muratore, cina, via della seta

Gaz
E’ perfettamente naturale che la Cina si voglia aprire più vie commerciali, inclusa la rotta artica Europa – Pacifico, come è naturale che i competitori anti cinesi si oppongano.
Si tratta di vedere in quali direzioni viaggeranno le merci, se solo verso l’Europa, o anche verso la Cina.
Gaz
O.T.
Quiz.
Spettabili Spettatori, a chi appartiene il seguente verso:
“Il punto irrisolto che ha condannato sin dall’inizio il prgetto [dell’unità politica europea] è stato l’assenza di una lingua veicolare comune”
a) Valerio Giscardo di Kwesti;
b) Gaz;
c) Gas, ovvero il Prof. Giannuli;
d) Andrew Yotch;
e) Renzi;
d) Berlusconi.
Paolo Selmi
Ciao Andrea,
Il progetto di espansione imperialistica dei propri capitali all’estero, sia di marca cinese, sia di marca a stelle e strisce, impone SEMPRE una visione unipolare del processo. Mi spiego: prendi un container pieno di quelle pirlate che, come dice la parola stessa, pirlano, girano su sé stesse intorno alle due dita della mano che le tengon ferme e che van tanto di moda oggi tra i ragazzini: Eur 4,99 è il prezzo di vendita di quelle più economiche con l’eternit della fabbrica cinese dentro e qualche resto organico di operaio dopo un doppio turno alla catena. Usd 0,75 è il prezzo unitario FOB (peraltro uno dei più cari) del negriero cinese (pardon, del trader), che contiene, secondo un barbone di Treviri che oggi non va tanto di moda, il proprio plusvalore. Nel mezzo, il ricarico dell’italico negriero (pardon, “imprenditore”) che, con due o tre container pieni di quella pirlata, “margina” quello che un padrone ostinato a produrre qui, con gli standard lavorativi e di sicurezza di qui, non “marginerebbe” in un anno. Fin qui, niente di nuovo sotto il sole. Ora prova a prendere il mobile di lusso che esce dalla tua “fabbrichetta” della brianza, si, proprio quello che quando vai alla fiera del mobile spendendo 10.000 e passa euro di posto + extra + extra, devi pure stare attento che stormi di cinesi affamati di idee non ti fotografino troppo per poi ritrovarti la copia spuria dall’altra parte. Oppure, se ti piace il verde, prendi la tua pedana di bottiglie di negramaro che, pur di esportarle, accetti di mettere a 4 euro quando qui le metti a 7 (si, fai anche dumping ma chissenefrega, qua comprano tutti il bottiglione di lambrusco a 1,99!) e che nessuno oltremuraglia ti può copiare. Prendi quello che vuoi, insomma, caro padroncino con lo sguardo a Est che hai pure versato l’obolo per la Via della seta, che hai magari un mattoncino col tuo nome scritto. E ti accorgerai che la Via della seta funziona a senso unico. Hai 40.000 euro da buttare nel cesso e investire nella pirlata di plastica da rivendere al x00% di guadagno? Puoi farlo anche tu, QUI. Vuoi esportare la tua eccellenza là, dove tutti vedono l’Eldorado? Cucù, non puoi, TU. Una volta arrivato al porto di Xingang, la dogana te lo blocca. “Perché?” “Perché non hai versato l’obolo.” “Ma come, non avete messo un paio di calze di nylon per questi selvaggi?” “Nooo capo, le calze di nylon le fanno loro, vogliono il 5% del valore dichiarato in fattura e diritti di vendita”. “Ma come?” “E io me li porto indietro” “Non è possibile capo, son sotto sequestro”, ecc. ecc. E così finì l’avventura cinese del nostro capitano coraggioso… costretto a “esportare” il proprio prodotto mantenendo una filiera di funzionari corrotti e trader ancora più corrotti, diminuendo quantità, margine e “cravattato” ben bene con pagamenti che arrivano quando arrivano, non potendo recuperarli neanche mandando Bruce Lee e Jackie Chan coadiuvati da un Toshiro Mifune gentilmente preso in prestito da un camposanto nipponico per l’occasione.
Ma questo è imperialismo! Da da, tovarisch, eto imperializm. E ti dirò di più: divertiti a cercare un parallelo fra gli inglesi che “aprivano” il mercato cinese due secoli fa (anche all’epoca, nota, vi erano “esportazioni” dalla Cina, le famose “cineserie” che riempivano i salotti bene della borghesia europea) e i cinesi che lo “aprono” oggi, divertiti a mettere a confronto le fonti di allora e di oggi, davvero, potresti tirar fuori cose interessanti (ma stai attento se nutri speranze accademiche, al Confucio che hai lì vicino in bicocca non apprezzerebbero se venissero a conoscenza) e, forse, una visione di quanto sta accadendo più vicina al vero di quanto la propaganda mielata d’oltremuraglia, amplificata dai lacché nostrani, diffonde per addolcire il suppostone da migliaia di TEU in arrivo ogni giorno sui porti di GOA, LSP, NAP e GTA.
Ciao
Paolo
PS Venezia… a Venezia ci sono stato 4 anni, è tutto partito da lì, e a parte le navi da crociera della Costa e della MSC che passano davanti alla Giudecca di navi portacontenitori non se ne parla. L’Adriatico è un mare chiuso e percorso solo da feeder, come si dice nel linguaggio delle compagnie marittime. Non vale nulla quindi in termini di TEU che porta, in termini di transit time (altro gergo delle compagnie marittime) delle rotte costrette a passare di lì e poi andare su altri porti). Tra i do gobeti e calabrisella mia, i cinesi apprezzerebbero di più cantare la seconda, ovvero avere in concessione Gioia tauro. Gliela regaleranno, prima o poi. Siamo abituati a esser servi. Franza, Spagna, purché se magna (per quei pochi che magnano, ovviamente).
Mauro
Caro Paolo,
la tua analisi forse non è dettata da una affinità psicologica con i nostri padroni di sempre, ma comunque mi sembra un po’ miope, e merita una osservazione.
Come pensi che possano campare 1,4 mld. di cinesi con i soli idrocarburi che estraggono a casa loro? Come pensi che vadano a comprarseli i barili che gli mancano, non possedendo la stamperia dei dollari? La risposta è semplice: lavorano più di noi.
Quando finirà questa presa per i fondelli nei loro confronti, cioè quando l’Eurasia si farà il suo bell’accordo valutario con criteri proporzionali e regole civili (nulla di ciò trovi ancora nel FMI americano e nell’Eurozona americana, e quindi non puoi estrapolare giudizi sul futuro), allora ciascuno esporterà solo quello che solo lui sa fare e lo avrà in eccedenza. La novità riguarderà le piccole imprese, quelle tanto detestate dal barbone di Treviri e dal suo parentado (soprattutto attuale), perché con la ferrovia e le nuove piattaforme informatiche door-to-door cinesi, quelle imprese potranno raggiungere dettaglianti lontani a costi bassi e tempi brevi, bypassando la barriera di grossisti, spedizionieri, armatori e di nuovo grossisti. Direi che due colpi così il capitale non li ha mai presi: uno in fronte (la FED non stampa più come le pare) e l’altro nelle palle (le grandi banche private diventano obsolete). Ti torna?
Paolo Selmi
Caro Mauro,
1,4 miliardi di cinesi campano con un coefficiente di Gini che fa sembrare noi un paese socialista! Davvero pensi che i soldi di quella pirlata di plastica finiscono “socializzati” per scuole, asili, e pensioni? Davvero pensi che l’operaio cinese e il contadino cinese cambiano rispettivamente macchina e trattore ogni 10 anni? Forse ti converrebbe approfondire la questione da questo punto di vista. La produzione in Cina è semplicemente, anzi è drammaticamente stata, nel tempo, la sommatoria di un processo di concentrazione del CAPITALE FISSO INDUSTRIALE MONDIALE. Tutti fanno produrre lì perché costa poco e perché legnano chi alza la testa, da un lato, e danno la carotina a chi lavora il doppio (il tanto agognato iphone, peraltro da loro prodotto) dall’altro. Il plusvalore è in gran parte esportato (e le statistiche dell’esportazione di capitale, più o meno legale, sono in aumento): investimenti, semplicissimi conti offshore, mix degli stessi (investimenti a prezzi gonfiati), tramite i due hub di HK e Macao. I padroncini per cui auspichi tanto rosee previsioni, purtroppo, non consideri che non hanno una lira da investire, e si trovano nella stessa condizione dei Malavoglia. Finché il carico di lupini funziona, si fanno la casa a Formentera, quando non funziona più, non riescono più neppure a pagare la retta alla scuola privata del figlio. La Cina è fatta per i pesci grossi, quelli che accompagnano i nostri lacché in visita ufficiale e, mentre questi chiaccherano, loro firmano. N’est ce-pas?
Infine, il modello capitalistico di produzione, nell’attuale, cronica, sempre più esacerbata, fase di riduzione del saggio di profitto, non produrrà il socialismo, come purtroppo auspicava il barbone di Treviri, ma la barbarie, come preconizzato dalla Luxemburg. Barbarie sociale, barbarie ecologica: o davvero pensi che produrre tutto in Cina sia un problema di inquinamento solo a livello di quel 1,4 mld di poveri cristi che girano con la mascherina? Vai a fare un giro sul Rosa. Guarda il livello dei laghi, del Po. Noi saremo gli ultimi a schiattare, perché di acqua sotto forma di ghiaccio ne abbiamo ancora un po’, ma il resto dell’Italia? E del mondo? Mentre loro “lavorano” (per inciso la retorica loro lavorano più di noi è usata contro i meridionali da mezzo secolo, cambiare per favore retorica!) per ingrassare i loro e i nostri negrieri, osannati dai moderni corifei, nostrani e non, il pianeta continua a morire. Quando Marx parlava di rivoluzione copernicana, forse non era stato sufficientemente realistico. Per cambiare le coscienze servirebbe molto di più.
Ciao
Paolo
Paolo Selmi
Un PS post pedalata lavorativa
1. parti dal presupposto che quello euroasiatico possa essere un “capitalismo buono” (davvero non penso che tu ti riferisca a qualche strana forma di “socialismo”, pena intrupparci dentro anche altri che la parola ce l’avevano nel nome ma che di colore preferivano decisamente il nero), in opposizione all'”imperialismo” usa: no. decisamente no. cinesi e russi sui soldi ragionano esattamente come gli altri, variando solo i mezzi, ma non i fini. A me il corrispondente cinese rompe i coglioni per qualche manciata di dollari che – è il capitalismo bellezza! – deve pagare in più per un contenitore in sosta per colpa non del destinatario e che spettano al mittente per motivi di resa merce. Così come me li rompeva il corrispondente russo quando, nel reparto export russia, pretendeva che un ritiro in alta val brembana avesse la stessa tariffa di bergamo. Così come me li rompe il corrispondente indiano quando, mandandomi per risparmiare un container scassone con dentro 19000 kg di macchinari, si vede girare il conto della compagnia perché gli zoccoletti hanno sfondato il pavimento marcio. E’ il capitalismo, bellezza.
2. parti dal presupposto che sia solo un problema di tecnica di trasporti il fatto che il sciur brambilla non riesca a esportare le sue macchinette fatte ancora nella sua fabbrichetta in Cina. Di fatto, il sciur colombo e il sciur bianchi sono passati dall’altra parte della barricata, le macchinette le fanno fare in cina e hanno connessioni giornaliere da ningbo al porto di genova. In altre parole, da la a qua i trasporti funzionano benissimo. da qua a la no, perché? Prova del nove: il sciur brambilla esporta bene in russia, che non è il sancta sanctorum, anzi è ancora più restrittiva della cina. Ma ha a fianco i baltici, che fungono da ricicloni dell’unione europea e “sdoganano in grigio” verso Mosca NON treni merci monorotaia intercooler che fanno melzo-mosca in 1 giorno netto, ma vecchi scania riciclati con rimorchio stipati all’inverosimile peggio di un tetris in grado di portare 100 mc alla volta. Così, il sciur brambilla rifà i sofà dell’hotel metropol a mosca e dà da mangiare ai suoi operai, oltre a sperare di finire la casa a formentera e far finire la scuola supermegalusso ai suoi rampolli. Conclusione:
Russia coi bilici di trent’anni va, Cina con navi portacontenitori da 3000 teu e treni merci varsavia-shanghai/pechino non va.
Ciao
Paolo
Mauro
Caro Paolo,
prova a vedere un po’ più in alto l’andazzo che così bene descrivi.
La Federal Reserve stampa dollari dal nulla e compra in tutto il mondo ma soprattutto in Europa. L’Europa usa quei dollari per comprare materie prime in Russia e prodotti generici in Cina. I russi con quei dollari comprano prodotti di qualità dall’Europa e li rendono agli europei. I cinesi invece comprano materie prime in Paesi dove le oligarchie locali tesaurizzano i dollari incassati prevalentemente nelle banche statunitensi.
Questo circuito non prevede movimenti di merci diversi, altrimenti salta.
Domanda: chi lo ha messo in moto così perverso? I cinesi?
Paolo Selmi
Mauro ciao!
I russi comprano in euro… ho avuto, per i 4 anni che ho mandato via camion russi, da fare tutti gli EX A su Vilnius, Riga, Daugavpils, Kaunas, e chi ne più ne ha, più ne metta, quaranta bolle doganali per ogni camion che partiva con una media di tre alla settimana. Nessuna fattura in dollari. Nemmeno quando la merce finiva in visita e il funzionario voleva ordine, conferma d’ordine, pagamento, usciva fuori qualcosa in dollari.
Usano, in pratica, gli euro incassati dalla vendita di materie prime all’Europa (Gazprom in primis, non è un caso che la maggiorparte dei clienti russi, dato avuto per via informale, siano dirigenti e oligarchi legati a questo e ad altri colossi energetici, non certo gente come me e te).
Per quanto riguarda i movimenti di dollari dei cinesi, stesso discorso. Tutto l’import si muove tramite trader “autorizzati” (leggi corrotti) o con sede a Hong Kong (la lavanderia della Cina). I pagamenti si fanno su conti off-shore o di Hong Kong e Macao (leggi off shore). Oltre al fatto che le statistiche nazionali cinesi siano quindi completamente FALSATE dal fatto che non aggregano HK, Macao e RPC, per cui potrebbe apparire qualcosa vicino al vero SOLTANTO mettendo insieme questi dati e ipotizzando l’evasione e l’esportazione di capitali all’estero (o non penserai che sia la passione per il calcio a farci comprare inter e milan e avanti il prossimo?), cosa peraltro difficile a causa anche dell’espansione incontrollata delle criptovalute e della moneta elettronica (di cui i cinesi sono fra i massimi utilizzatori al mondo) che occulta, di fatto, ancora un’altra parte consistente dei movimenti di capitale cinese.
Con questo saremmo già a un buon livello di approfondimento che non farebbe altro che confermare i livelli di espansione imperialistica in corso del capitale cinese: uniamo a esso i puntini con le recenti manovre nell’area del Pacifico e le acquisizioni di pezzi di Sri Lanka & co. nell’oceano indiano, peraltro in conflitto con l’India, e il quadro è QUASI completo. Quasi, perché manca tutto il resto del “non detto”. I cinesi fanno e non dicono. Ed espandono i loro capitali in africa, in america latina, e ovunque possano comprare. Manco fossero la banca di Mary Poppins. Fondsk.ru è pieno di articoli, comunque, che ripropongono e aggiornano da anni queste analisi: Valentin Katasonov ma non solo.
Detto questo, dopo Bretton Woods i dollari sono stati sganciati da ogni vincolo che non fosse la convenienza del momento della FR. Il valore nominale che esprime la moneta circolante è spaventosamente gonfiato rispetto al valore delle merci a essa collegate. Ma questo tiene soltanto in gioco gli americani in mancanza di un’alternativa mondiale credibile alla loro valuta. Non è poco, ma è lungi da garantire loro la supremazia assoluta che avevano subito dopo la fine della guerra fredda e aver fatto fuori i giapponesi a metà degli anni Novanta. Li tiene in gioco, ma la maggior quantità di riserva di dollari si trova altrove. Come direbbero alla Sorbona: “Chi tiene per le palle chi?” Tu chiamale, se vuoi, contraddizioni interimperialistiche.
Ciao!
Paolo
Mauro
Scusa Paolo, ma torniamo sempre al punto di partenza? I cinesi per ogni dollaro che, dopo esserselo sudato, spendono per acquisire asset sarebbero dei pescecani imperialisti? E invece gli statunitensi che lo creano con un bit elettronico per comprarsi, se vogliono e usando un prestanome, pure la tua azienda (quando hanno finito di spendere in armi più di quanto spendono tutti gli altri messi insieme) sarebbero quelli dei quali non possiamo fare a meno per mancanza di “credibili alternative”?
Ma quando scrivi queste cose hai una pistola puntata alla tempia di tuo figlio?
Gaz
@Mauro
Qualche giorno addietro riuniti in casa di un serissimo e inappuntabile chimico abbiamo navigato tra lazzi e frizzi per i siti più improbabili. In un porno shop abbiamo trovato che tutto il materiale era made in China.
Orbene, se costoro esportano persino i c. loro, quale “regole civili” vuole trovare ?
Lo vada a chiedere alla Fiat del caso Panda, o alla Ferrero … o alle imprese medie che perdono i mercati, perchè qualcuno falsifica prodotti di pessima fattura con marchi altrui.
Mauro
Caro Gaz, vedi, gli oggetti di gomma possono farli anche in Cina, ma la libidine non ti viene guardandoli. Quella ti viene fin da ragazzino prima da immagini e poi da filmati, e quelli sono tutti in mano agli statunitensi e alle loro filiali autorizzate in esclusiva nei vari Paesi vassalli. In Italia la concessionaria in esclusiva è proprio il “povero” Gruppo Fiat, sì proprio quello del caso Panda, che tanto ti sta a cuore.
Vedi, gli iraniani con la cacciata del servo degli statunitensi, lo scia Reza Palevi, misero al bando anche la pornografia, che era ormai divenuta endemica in tutto il Paese, e i frutti si vedono già: un iraniano medio oggi non farebbe la caccia alle pagliuzze, come fai tu, Paolo o Venceslao, dimenticandosi la trave nell’occhio dei suoi figli.
E stai anche certo che nessun oggetto per pornoshop viene esportato dalla Cina in Iran, nonostante l’imponente e vitale (soprattutto per l’Iran) interscambio che lega i due Paesi. E sai perché? Perché l’esportatore di porno oggetti cinese si beccherebbe una batosta micidiale dalle sue autorità, se solo i guardiani della rivoluzione, dopo averlo scoperto smerciare a Teheran, alzassero il telefono e protestassero con Pechino.
Pertanto posso aver il presentimento che qualche regola migliore di quelle imposte finora dagli statunitensi verrà fuori al tavolo eurasiatico? O è vietato?
Gaz
Non credo che le piccole e medie imprese, i cui prodotti brevettati sono imitati dai cinesi, siano contenti della tua risposta. Ma a parte questo, confermi che in Europa qualche paese è stato preso di mira dalle esportazioni, più di altri. Purtroppo in Italia non c’è un governo, ancor meno un ministro che batta i pugni sul tavolo e dica ai tuoi amici che alla lunga il mega export cinese verso l’Italia non può reggere. Ai cinesi della manifattura italiana non gli interessa. Anche loro comprano imprese per chiuderle, perchè fanno concorrenza alle loro.
Un Wto serio li avrebbe presi e accompagnati alla porta da un pezzo.
Domanda.
La Cina come è entrata nel WTO ?
Perchè ne ha tutti i requisiti?
Chiedere a Bush padre, che non ha di sicuro affinità ideologiche col comunismo.
Non mi si venga a dire che l’Italia ha un vantaggio comparato in poche merci.
Come Paolo evidenziava, i cinesi, ma prima di loro i giapponesi, dei trattati internazionali, dopo un po’ di anni se ne disinteressano, se non sono a loro favorevoli.
Si sottace che l’emorragia di metalli preziosi verso la Cina ha causato il crollo dell’Impero romano quando le miniere di oro della Spagna si esaurirono. L’Impero cinese, attraverso intermediari, esportava sete e altri beni, che non sono sopravvissuti al tempo, (esattamente come le chincaglierie cinesine di oggi che non sopravviveranno al domani), ma non imprtava nulla da Roma, e non perchè i prodotti romani non fossero competitivi in Cina.
Si preferisce dare la colpa della caduta dell’impero romano a un due tre per cento di barbari rispetto alla popolazione dell’Impero, al cristianesimo, alla scarsa prolificità …
Inizia a chiederti quanto cosa di gettito mancato, di disoccupazione, di fabbriche chiuse, di disoccupazione il dumping sociale praticato da quelle parti.
Com’è quella storia degli aghi delle siringhe che si spezzavano .. ?
E del jet americano che precipitava, perchè uno dei fornitori della componentistica elettronica aveva pensato di rifornirsi, per risparmiare qualche dollaro, dai soliti ?
E una parolina sulle mafie?
Ma già, i cinesi di oggi non muoiono, sono immortali.
Gaz
Si può dire che Cina e colonialismo abitano lo stesso condominio ?
Gaz
@Mauro
Vediamo i fatti .. alimentari.
cliccare su youtube.com
ECCO LA SCONVOLGENTE VERITA’ SUI POMODORI che arrivano sulle nostre tavole.
… e poi vediamo se mangerà pomodoro .
Gaz
@Mauro
Land grabbing, ma in buona compagnia: Arabia Saudita, Corea del sud, Emirati Arabi Uniti, Giappone.
Mauro
Anche qui bisogna distinguere tra trafficanti privati cinesi e loro autorità. Il land grabbing avviene anche in Siberia da parte di cooperative di agricoltori cinesi senza scrupoli, che poi abbandonano i terreni in condizioni peggiori di quelle in cui li hanno presi.
Eppure ci sono immense riforestazioni in corso, sostenute dal governo di Pechino, che fanno della Cina il Paese con l’incremento arboreo netto di gran lunga più imponente al mondo, in grado perfino di migliorare le locali condizioni meteo in modo permanente.
Dunque Vi pregherei di distinguere una peculiarità cinese: lo Stato non è in mano ai privati come negli USA e nei loro satelliti. Dunque estrapolare giudizi su tutti i cinesi basandosi su quanto vediamo qui dai nostri governanti, è da superficiali.
Gaz
Anche qui bisogna distinguere tra pedo pornografi internazionali e loro autorità. La pedo pornografia avviene anche in Landia da parte di cooperative di pornisti senza scrupoli, che poi abbandonano le vittime in condizioni peggiori di quelle in cui li hanno presi.
Eppure ci sono immense attività di ONG in corso, sostenute dal governo locale, che fanno della Hina il Paese con l’incremento negli indici sociali di gran lunga più imponente al mondo, in grado perfino di migliorare le locali condizioni giovanili in modo permanente.
Dunque Vi pregherei di distinguere una peculiarità Hinece: lo Stato non è in mano ai privati come negli USA e nei loro satelliti. Dunque estrapolare giudizi su tutti gli Hineci basandosi su quanto vediamo qui dai nostri governanti, è da superficiali.
Gaz
@Mauro.
Hai ragione da vendere !
L’agenzia governativa cinese Xpcc, ha fatto registrare il caso più imponente di land grabbing al mondo in Ucrania, ma come tutti gli italiani sanno, le agenzie governative in Cina sono in mano ai privati.
La Xinjang è un’agenzia governativa gemella, gestita da quattro oscuri contadini, per il proprio lucro.
Hai ragione nel sostenere che in Cina le multinazionali e i fondi sovrani sono regolati dal diritto vigente a Roccasecca. Di sicuro le Agenzie governative sono state sempre regolate dal diritto della Regione Sardegna.
Paolo Selmi
Imperialismo vs imperialismo = contraddizioni interimperialistiche. È questo Mauro che non vuoi o non puoi capire. Continua pure a fare il tifo per chi vuoi … io personalmente tifo chi la falce e il martello li vogliono liberati per davvero dallo sfruttamento. Ciao
Paolo
Gaz
@Mauro
Se in Cina lo Stato è in mano allo Stato (absit ..), chi è stato a fornire il materiale per le atomiche allo Stato di Corea del Nord?
Vuoi vedere che è stato qualche privato ?!
Paolo Selmi
Concordo con gaz.
Un’ultima cosa poi mi taccio. Prova Mauro a leggere questo. https://www.academia.edu/23481893/FOTOGLAZ_Epopea_fotografica_sovietica_e_mutamenti_del_valore_d_uso_fotografico
Niente di che, oggi non avrei neppure il tempo per scriverlo. Eppure te lo propongo: secondo te non è la forma merce stessa la cartina di tornasole di un modo di produzione? Una kiev telemetro, ovvero una contax telemetro prodotta e riprodotta per quasi mezzo secolo – per tutti – con poche variazioni e che ancora uso con somma efficacia, oltre che piacere, quando i giapponesi allora producevano autofocus motorizzate, non ti fa venire in mente che un paese che si dice socialista debba avere un’idea alternativa di consumo e , prima ancora, di forma merce? Ma questo a pechino non passa,neanche per l’anticamera del cervello, mentre snocciola dati di pseudo-green economy completamente decontestualizzati dalla devastazione ambientale precedente e in corso. In questo, del tutto affine alla ipocrisia imperialistica nostrana.
Ciao
Mauro
Perfetto, siamo arrivati a capire finalmente come l’impero romano è crollato. Vedi, caro Gaz, tu infili le bufale per sminuire una tesi fondata, allora io, per non essere da meno, prendo una cosa vera che hai scritto e ci ricamo un po’ sopra. Posso?
E’ vero, l’atomica è stata fornita ai nordcoreani già collaudata proprio da Pechino, nonostante gli USA avessero persino fatto saltare in aria uno speciale convoglio ferroviario, qualche anno fa, partito da Pechino e diretto a Pyongyang. La fornitura è finalizzata a far decollare dalla base di Musudan-ri (a est di Kilju) missili a piccola testata nucleare per distruggere la base nucleare USA di Wake Island nel Pacifico, nel caso da questa decollino missili diretti contro le città della Corea del Nord o della Manciuria. Sai lì dal 1931 conoscono bene il sapore delle bombe chimiche di fabbricazione statunitense, quando piovono sulla loro zucca sganciate dai manovali Giapponesi, e dunque non desiderano finire arrostiti come detti manovali.
Che piaccia o no agli americani, e a quelli spiritosi come te, Musudan-ri è più vicina a Wake Island di qualsiasi metro di terra cinese. Vogliamo parlare delle 70 bombe nucleari USA che ospitiamo ad Aviano e Ghedi per colpire i russi, pur essendo noi un Paese denuclearizzato?
Gaz
@Mauro
L’emorragia finanziaria di metalli preziosi dall’Impero Romano verso la Cina non l’ho inventata io. E’ un dato di fatto che monete in oro sono state trovate in Cina e lungo la via commerciale che ad essa portava, mentre di cinese nell’Impero Romano non è stato trovato nulla.
Ho focalizzato una serie minima di dossier, cui non è stata nessuna risposta, se non retorica.
Si potrebbe parlare del militarismo e dell’aggressività nei confronti dei confinanti, dei diritti umani e politici e tanto altro ancora … ma si verificherebbe la stessa cosa che si verifica con i cinesi: di fronte alle difficoltà sorridono. Sol che bisogna sapere che non è un sorriso, ma un modo per mascherare la paura., ovvero la buttano in retorica.
Gaz
Viva il pomodoro coltivato e irrorato in Cina con … che fa bene da morire al consumatore ignaro.
Gaz
ACME NEWS
Svelata la causa dell’assenza dai radar del Nostro.
In una località segreta dell’hinterland milanese, in occasione del suo genetliaco, è stato organizzato da Macron, Gentiloni, Rajoy e Costa uno spettacolo per celebrare il fondatore dell’Europa culturale.
Ecco il filmato:
https://www.youtube.com/watch?v=LxiQnup50_A
Francescanamente il Nostro ha ringraziato con la lettura del seguente brano:
Patre nostre, Qui es in celo,
que sia sanctificate Tu Nomine;
que veni Tu Regno;
que sia facite Tu Voluntate
in celo como etiam in terra.
Da nos hodie nostre pan quotidian,
e pardona a nos nostre debitas
como noi los pardona a nostre debitores,
e non expone nos al temptation,
sed libera nos del mal,
proque Tue es le regno, le potentia e le gloria
in le seculos del seculos.
Amen.
Gaz
Si apprende ora che Trump, May, Putin e Merkel non hanno potuto presenziare, ma hanno inviato un loro rappresentante.
Gaz
Nella dichiarazione conclusiva Macron si è detto favorevole ad usare la Force de frappe contro chi oserà sostenere che il Nostro abbia parlato in esperanto o in latino classico.
Va ricordato che la Francia è il primo produttore mondiale di frappè alla fragola.
Gaz
Aspettando niente poco di meno che “Loda in Lingua”, conviene una siesta.
Ronf, ronf, ronf !
napalm51
nei prossimi anni studieremo il cinese )-:
Gaz
… mi accontenterei di un più modesto -si fa per dire- “studieremo”.
Personalmente – per quel che può valere – inizio ad essere scettico … non fosse altro, perchè anche la negativa può essere una scelta politica, più o meno imposta, attesa, o ricercata.
Dipende ..
25_10
Ma per il 17 ottobre che riflessioni si fanno?
Gaz
(17_10) x ( 25_10)/(17_10) : ( 25_10)_25=0
Gaz
@Paolo Selmi
Paradigmantico !
I cinesi di oggi hanno gli stessi vizi dei giapponesi anni sessanta e settanta.
Per le nostre strade si trovano Suzuki, Mazda, Toyota, Subaru, Lexus, Nissan, Honda, Mitsubishi.
Per le strade del Giappone o della Cina si trovavano automobili italiane ?
Paolo Selmi
Ciao Gaz!
scusa ma imperdonabilmente arrivo solo ora a leggerti! Certo:
La Fiera del lusso a Shanghai (una delle maggiori al mondo) miete ogni anno nuove vittime: Ferrari e Maserati.
Poi, un capitolo a parte riguarda la Piaggio… vespe, api e calabroni, prodotti direttamente in Cina, peraltro, quindi con ricadute occupazionali nulle sul nostro territorio a parte il ragioniere che tiene loro la contabilità.
discorso analogo sul gruppo fca: ti rinvio alla loro orgogliosissima presentazione http://www.fiatpress.com/press/detail/6396 … che tristemente conferma che nessuno di qui lavora se non per tenere la contabilità! a meno che non l’abbiano spostata in India! 🙂
paradossalmente, gli unici a ESPORTARE, ovvero a far lavorare i nostri, sono i marchi di lusso.
Ciao e scusami davvero il ritardo, ma è stata (ed è tutt’ora) una settimana tremenda. Tanto per restare in tema, sta arrivando il mondo e andrà avanti così fino a metà agosto. Container su container. Alla faccia dei “lavori usuranti”
Ciao!
paolo
Gaz
@Paolo Selmi.
Ciao Paolo.
Tranquì.
Non a caso ho usato l’imperfetto “trovavano”.
La copertina dedicata da Time allo scontro tra China e Italia del 2005, raffigurante un David di Donatello e un guerriero cinese (?) già allora indicavano che le cose andavano male, e specificatamente proprio per l’Italia.
O ci rialziamo o saremo un vaso di coccio tra vasi di ferro.
Venceslao di Spilimbergo
Buonasera professore e buonasera anche all’Esimio signor Muratore
Analisi interessante quella qui proposta riguardante il tentativo, da parte della Repubblica Popolare Cinese, di creare una nuova “via della Seta” commerciale tra la parte orientale e quella occidentale dell’Eurasia… un progetto molto complesso e costoso (da qui i dubbi sulla sua concreta realizzazione pratica) che dovrebbe manifestarsi sottoforma di due corridoi di comunicazione/ trasporto merci: uno navale, con luogo di partenza o il porto Cinese di Shanghai o il porto Pakistano (ma edificato con capitali e manodopera Cinese) di Gwadar e con località di destinazione, nel Mar Mediterraneo, o il porto Greco- Cinese del Pireo di Atene o uno dei porti Adriatici della nostra Penisola (al momento capofila appare essere non tanto Venezia quanto Trieste); uno terrestre, sottoforma di rete ferroviaria e stradale, con sito di partenza dall’area metropolitana di Pechino (in fase di trasformazione con un apposito progetto urbanistico voluto dal Presidente Xi Jinping: il cosiddetto “Xiongan New Area”) e luogo di destinazione la Germania (Berlino e Dresda). Se da un lato non posso che congratularmi con l’Esimio signor Muratore per aver sollevato un argomento solitamente abbastanza ignorato dai mezzi di “informazione e opinione” nazionali, dall’altro lato non posso esimermi dal criticare, contestare e soprattutto condannare una simile opera, sia sul versante economico sia su quello geopolitico: per quanto concerne il primo punto credo sia inutile soffermarmi sulle conseguenze che un incremento di importazioni di manufatti Cinesi avrebbe per la nostra già disastrata economia, europea in generale e Italiana in particolare; per quanto riguarda il secondo punto invece mi limito a riportare all’attenzione di chi legge quanto nella rivista di geopolitica “Limes” oramai da tempo viene ripetuto da parte di personalità quali L. Caracciolo, G. Dottori e D. Fabbri: questo progetto Cinese, soprattutto nella sua parte terrestre (qui denominata “Belt and Road”), non potrebbe che causare necessariamente un pericoloso avvicinamento politico, oltre che economico, tra Cina ed Europa (Germania in particolare)… e questo, se dovesse poi evolversi in una alleanza de facto tra loro, magari con una partecipazione (per quanto controvoglia) da parte della Russia, non potrebbe che determinare la formazione di un blocco di potere Eurasiatico in contrapposizione a quello Statunitense; e un tale scenario non potrebbe che portare inevitabilmente ad un conflitto mondiale per il controllo “dell’Isola- Mondo” (motivo che spinse già nel passato Washington ad agire per due volte contro la Germania prima e contro l’Unione Sovietica poi). Personalmente ritengo essere nell’interesse non solo della nostra Italia ma anche dell’Umanità tutta auspicare che un simile scenario, per quanto sempre più probabile, non si avveri nel prossimo futuro. E affinché tale auspicio possa concretizzarsi, delle due l’una: o il piano Cinese, per ragioni economiche e/o logistiche, fallirà nel suo tentativo di realizzazione; o dovremo tutti fare si che l’apertura del Presidente Trump alla Russia riesca… poiché, così facendo, riuscirà de facto a impedire ai due poli della massa Eurasiatica di venire materialmente in contatto tra loro e conseguentemente impedirà la comparsa di un avversario all’egemonia Americana in questo pianeta.
Complimentandomi nuovamente con Lei signor Muratore per l’analisi che ci ha gentilmente offerto in questa sede, la saluto augurando a Lei e al Chiarissimo professore ogni bene e una buona serata.
M
Gentile Venceslao,
temo ci sia più di un dettaglio che Le sfugge. Mentre Lei e i Suoi figli avete mangiato alla mensa degli americani per decenni (magari lavorando in una loro multinazionale), ci sono miliardi di famiglie che sono rimasti fuori e non hanno trovato ovviamente analoghe opportunità. Io da cattolico curioso sono stato in Africa, invitato per aiutare i contadini di una regione poverissima dove l’unica presenza occidentale erano le squadre di vaccinatori sperimentali o quelle che iniettavano sieri sterilizzanti sotto forma di vaccini. I servizi statunitensi mi hanno fatto subito sparare dai loro scagnozzi locali e quando sono tornato in Italia mi sono trovato licenziato senza motivo. Dopo qualche tempo persino il mio avvocato di “sinistra” era già comprato per “dimenticarsi” di un udienza, facendomi così perdere la causa di lavoro. Dunque questa Sua visione, come pure quella di Paolo Selmi sul lato per così dire “opposto”, mi addolorano, perché non riuscite a vedere oltre il Vostro naso, come molti altri italiani.
E mentre Voi continuate a leggere i libri e i giornali dei lor signori (non perché siete stupidi, ma perché vi fa semplicemente più comodo) quelli che stavano fuori dalla mensa, nei loro Paesi non occidentali, hanno cominciato a leggere altri libri e giornali, in cui la narrazione non è quella dei lor signori d’oltremare.
Certo i lor signori d’oltremare non lasceranno che i Paesi dell’Eurasia si mettano attorno ad una tavolo a definire le regole della reciproca convivenza paritaria e valutaria, consapevoli ora più che mai delle fregature prese seguendo le regole dei lor signori d’oltremare negli ultimi duecento anni. La guerra è pertanto alle porte, anche perché se i lor signori d’oltremare non la scateneranno, quelle regole potrebbero estendersi poi all’Africa e al Sud America, e i lor signori non potrebbero ricattare più nessuno, nemmeno nel loro cortile.
O almeno questo è sicuramente quello che loro mediamente pensano. Infatti essendo in maggioranza discendenti di migranti volontari di seconda migrazione (o addirittura terza, come gli ebrei statunitensi) non hanno nel loro corredo genetico cerebrale il senso della terra e della condivisione (altrimenti i loro avi non sarebbero ripetutamente emigrati), ma solo quello della competizione e quindi della fuga (il “qui non c’è posto per me”) o dell’eliminazione dei presunti competitori (il “li stronchiamo noi, prima che ci stronchino loro”). A conferma di questa analisi, vorrei solo ricordare che il colonialismo britannico (fatto da discendenti dei migranti dalle coste del mare del nord) è stato quasi sempre più spietato nel saccheggio di quello francese o iberico. Così, non è un caso che lo sterminio degli indigeni nordamericani (da parte dei discendenti dei migranti anglosassoni) è stato più massiccio di quello degli indios latinoamericani (da parte dei migranti iberici).
Vedrà, caro Venceslao, che tra poco, quanto ho qui previsto più di un anno fa si avvererà: il corridoio per raggiungere il Caspio dal Mediterraneo con una concatenazione di nuovi staterelli fantoccio (ora che Ankara si è svegliata, è rimasta solo la Soluzione 2: Israele, Giordania, Siria Orientale, Iraq Occidentale, Kurdistan, Azerbaijan iraniano secessionista, Azerbaijan attuale) si farà con una guerra esacerbante, soprattutto per i nostri poveri ragazzi (sono già lì sotto forma di “bravi carabinieri” presso una diga sul Tigri ad addestrare i peshmerga), che dovrà precorrere i tempi della costruzione della rete di ferrovie e gasdotti attorno a Caspio e Asia Centrale (Iran, Azerbaijan, Turchia, Kazakistan, Turkmenistan) sponsorizzate da Cina e Russia e ormai anche da India e Pakistan. Persino il Qatar si è già buttato dalla loro parte, perché lo trova, per ragioni che non posso dire, più conveniente, nonostante i suoi prodotti sulla nuova rete subiranno la pesante concorrenza di Russia, Iran e Turkmenistan. E anche se Tillerson, nella sua recita di turno da dare in pasto ai giornalisti “più attenti”, dice di preferire l’attacco a Turkmenistan e Belucistan via Afghanistan, vedremo che poi nei fatti lo scontro si farà innanzitutto in Siria e Azerbaijan. Dopo toccherà al Myanmar.
Pensate ai Vostri figli e nipoti con senso di responsabilità, e non secondo gli schemi della vecchia mangiatoia, perché l’ignavia non è gradita in Cielo, mentre solo il Cielo ci può salvare dai “cromosomi bacati”.
Paolo Selmi
Io però, caro M, non capisco dove vuoi arrivare… e questo mi addolora di più. Anche perché ho il naso immerso purtroppo per lavoro in talmente tante e tali beghe che partono da Pechino e arrivano a Mosca, passando per il nostro belpaese in import (primo caso) o in export (secondo caso), che ogni tanto sento il bisogno di staccare la spina e pensare ai tempi di sviluppo del rullino rollei in ilfosol s, o a quando riuscirò ad andare finalmente sul Regina Margherita, o a quante salamelle servono per la festa di fine anno dell’asilo. Ma oltre il mio naso, ti assicuro, ci passo la maggiorparte della mia vita, lavorativa e non.
Ciao!
Paolo
Gaz
Forza Mongolia !
Gaz
Kim Jong-tre riceve materiale fissile con annessi dal Celeste Impero o gli scendono dalle celesti sfere?
Zio Tom sarà capace di giocarselo come il gatto col topo?
La Cina vorrà ingoiare il boccone amaro o accetterà di reggere uno sforzo bellico ?
Chi si impantanerà, Cina o Stati Uniti o entrambi più altri?
Gaz
Quesito ozioso: perchè in oriente vengono rinvenute monete romane d’oro e argento, mentre in occidente non viene rinvenuto nessun reperto orientale di pari epoca?
Perchè l’Europa ha tanti vasi della tecnologicissima Cina del seicento e del settecento, mentre la Cina non ha tracce simili?
Poi c’è quella porcheria dell’esportazione dell’oppio e dei trattati ineguali … ma guarda caso fatta da chi?
Gaz
Qualcosa non torna.
La Cina, ma pure l’India, continuano ad avere numeri strabilianti per quel che attiene l’economia.
Perché allora le masse dei migranti delle ex colonie francesi e inglesi non si riversano sulle coste cinesi e indiane, preferendo quelle di un’Italia decisamente in crisi?
Sono di più le città cinesi in Africa o le città africane in Cina?
Gaz
O.t.
A Londra in un edificio di Shaftesbury avenue, è scoppiato un incendio causato da un cortocircuito.
La stessa causa ha provocato l’incendio della Grenfell tower.
Regno Unito, negazione dei salvavita.
Gaz
Non è un caso che abbia scelto questo post per scriver il primo post in
INTERLINGUA, una sorta di latino moderno razionalizzato, già bello e pronto.
Qui abbiamo molti elementi per comprendere quale possa essere l’importanza di una lingua veicolare comune.
Ringrazio ancora gli interventori che in passato con me hanno dibattuto il tema.