Verso le elezioni. Monti: il nemico da battere
Per quasi un ventennio, la sinistra ha avuto il suo nemico di elezione nel Cavalier Berlusconi, giungendo a forme di odio feroce ed irrazionale. Sicuramente, c’erano ottime ragioni per detestarlo: per la sua volgarità, il suo cinismo, la sua assenza del benché minimo scrupolo morale, per il suo malcelato odio per la cultura, per il suo debordante egocentrismo, per il suo autoritarismo e potremmo proseguire anche per tutta la pagina. Il punto è che l’odio è un pessimo consigliere, soprattutto in politica. Impedisce di valutare razionalmente le cose ed ha una serie di “effetti collaterali” del tutto indesiderabili.
Uno di essi è la “rivalutazione per riflesso” di altri soggetti, che non sono affatto migliori di quello odiato, ma che lo diventano perché li si vede come potenziali alleati. A beneficiare di questo irragionevole credito è stata spesso la Lega (in particolare dal suo “ribaltone” del 1995) a lungo vezzeggiata, corteggiata e mai seriamente combattuta per il suo ruolo eversivo e reazionario. Anzi, la sinistra ha finito con l’esserle subalterna, mutuandone interi pezzi di cultura politica, come dimostra la sorprendente conversione al “federalismo” che produsse la scellerata riforma del Titolo V della Costituzione, voluta dal governo Prodi.
In tempi più recenti, a beneficiare della “rivalutazione per riflesso” è stato Mario Monti ed il suo governo di commessi del Gran Capitale, impropriamente definiti “Tecnici”. Nei suoi tredici mesi di vita il governo Monti ha realizzato più contro-riforme di quante ne abbiano prodotte gli otto anni dei governi Berlusconi (dalle pensioni, all’articolo 18 della l. 300, per citare solo i casi più noti). Soprattutto, il governo dei bocconiani ha imposto una politica economica di brutale esazione fiscale e taglio della spesa sociale, che non ha precedenti nella storia dell’Italia repubblicana.
Tutti questi provvedimenti sono stati sostenuti dall’appoggio del Pd, molto più convinto ed acritico di quello del Pdl che, almeno, esibiva una calcolata ritrosia. Bersani non ha esitato neppure a mettersi contro la Cgil, ma questo non ha evitato il paradosso per il quale la maggioranza degli italiani hanno percepito il governo Monti come un governo “di sinistra”. In questo rovesciamento del senso –colpevolmente assecondato dal gruppo dirigente del Pd- la sinistra moderatissima di Fassina e Vendola sarebbe conservatrice, mentre il “riformismo” sarebbe rappresentato dal verbo liberista della feroce disuguaglianza sociale. Anzi Monti si definisce non “moderato” ma un “riformista radicale”, ed ha qualche ragione, perché lui ed i suoi non sono moderati: sono i “talebani del Capitale”. Gli esponenti di questo governo di pretesi tecnocrati hanno ripetutamente offerto la prova della loro qualità umana con battute come quella sugli “sfigati che a 28 anni non sono laureati” o i “giovani troppo choosy”, che rivelano l’arroganza del privilegio contrabbandato per merito.
Colpisce che il gruppo dirigente del Pd non abbia colto tutto questo e non abbia provato nessuna ripugnanza per questi compagni di viaggio.
Oggi il maggiore partito della sinistra –candidato quasi sicuro alla vittoria- non esita a far sua l‘agenda Monti e promettere quelle stesse “riforme”.
Monti ha goduto di un eccezionale riflesso psicologico a suo favore: al suo comparire, è parso come il “liberatore” che ha cacciato Berlusconi da palazzo Chigi e tutta la tifoseria anti berlusconiana gli ha volentieri perdonato molte colpe. Ma, diciamocelo, per quanto fosse infima la qualità della corte berlusconiana, i “bocconiani” sono molto più spregevoli. E, lo sguaiato populismo berlusconiano è cento volte preferibile all’algido odio di classe di questi lacchè delle banche. Berlusconi non ha mai usato i toni sprezzanti di una Fornero o di un Martone, perché è uomo che viene dal nulla e si è fatto da solo –lasciamo stare come!-, i montiani sono nati nella bambagia e sono convinti che questo sia un merito. Cosa ne sanno questi signorini di cosa significa studiare la notte perché di giorno bisogna fare tre mestieri precari, per mettere insieme qualche centinaio di euro? Hanno idea di che significa fare un concorso senza nessuna spinta e vedersi passare avanti fior di bestie blasonate? Hanno mai provato la durezza della fatica o il maltrattamento di un caporeparto isterico? Sanno cosa significa far le capriole per pagare un mutuo? E, allora, di che merito parlano?
Dunque, non ci fossero altre ragioni per individuare nella lista Monti il primo nemico da battere, basterebbero queste di natura antropologica. Ma ce ne sono anche di ordine più propriamente politico: il “montismo” (dedicheremo diversi pezzi all’analisi critica della sua “agenda”) è anche una linea di politica economica che ci porta dritti alla catastrofe. In 13 mesi di governo, abbiamo registrato una recessione di oltre due punti che, per riflesso, ha portato il debito al 126% del Pil dal 121% iniziale. Non sembrano dati di cui andar fieri e tutte le previsioni dicono che nel 2013 saremo ancora in caduta: nonostante la grandinata fiscale, la situazione non è migliorata ma peggiorata. Unico risultato “positivo”, ampiamente sbandierato con la compiacenza di tutta la stampa di regime, l’abbassamento dello spread dai vertici toccati ne novembre 2011. Un risultato tutto sommato modesto (il picco di quasi 600 era con ogni evidenza eccezionale mentre bisognerebbe avere come parametro un valore più “medio” di quel periodo che oscillava fra i 400 ed i 480) se si considera che ci si è attestati intorno ai 300 punti (cioè 100-150 in meno rispetto alla media dell’autunno precedente) e che questo è rimasto sensibilmente al di sopra dei valori del periodo precedente alla crisi di ottobre-novembre 2011.
Ma, soprattutto, un risultato solo in parte ascrivibile a merito di Monti, perché hanno inciso altri due fattori: la copiosa emissione di liquidità della Bce e la “tregua elettorale” dei mercati finanziati in attesa delle elezioni prima francesi e poi americane. Vedremo ora come evolverà la situazione. Nel frattempo osserviamo che il debito è tutto là, intatto, e la torchiatura fiscale è servita essenzialmente a pagare gli interessi.
Possiamo parlare di fallimento del governo Monti? Si e no. Certamente si se l’obbiettivo era quello dichiarato: risanare le finanze pubbliche italiane e rimettere in moto la crescita economica. Ma era davvero questo l’obiettivo o si trattava solo della copertura di ben altro fine? Se quello che si cercava era la garanzia dei creditori, la stabilizzazione dell’Euro, del sistema di potere attuale ed, in particolare, la salvaguardia degli interessi tedeschi, non si può dire che il governo Monti abbia fallito; anzi, per ora l’obbiettivo è raggiunto, anche se questo ha significato il massacro della nostra economia –ma cosa volete che gliene importi?-.
Ora la lista Monti punta a completare l’opera iniziata a garanzia dei poteri forti: loro sanno perfettamente di non avere alcuna speranza di vincere alla Camera e sarebbe già un clamoroso risultato (ad oggi molto distante dalla realtà) se arrivassero secondi e non terzi. Lo scopo è un altro: diventare determinanti al Senato, dove si spera che la coalizione di Bersani non conquisti la maggioranza. Il bersaglio ulteriore è quello di ottenere un numero di seggi che renda irrilevante Sel che, così potrebbe essere sbarcata, per consentire un pieno accordo Pd-Monti. E per questo secondo esito occorrerebbe conquistare una ventina di seggi a Palazzo Madama.
Considerato che:
a. nelle regioni minori (Val d’Aosta, Liguria, Trentino, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata e Sardegna) occorrerebbe ottenere ben di più dell’8% e che si tratta di regioni di debole insediamento dei montiani
b. che salvo, una sorpresa siciliana, il centro-destra montiano non dovrebbe conquistare il premio di maggioranza in nessuna regione
questo significa che occorrerebbe prendere mediamente 1,75 senatori nelle restanti 12 regioni, cioè una media del 16-17% dei voti opportunamente distribuiti. Un risultato possibile ma non facilissimo, anzi… Però è evidente che la lista unica del centro ci proverà.
Dunque: la vittoria parziale sarebbe un Pd privo di maggioranza al Senato costretto ad allearsi, ed una vittoria piena rendere non determinante Sel. Vice versa, vediamo quali sarebbero i livelli al di sotto dei quali si potrebbe parlare di sconfitta o di disastro del centro.
Ovviamente, se Pd e Sel fossero autosufficienti anche al Senato, questo significherebbe che l’obiettivo principale è stato mancato –almeno per il momento-. Ma, se questo dipendesse da un crack della destra e ad una buona affermazione del centro (poniamo un 20-22% che rappresenta una raccolta all’80% dell’elettorato potenziale, un risultato altissimo) si tratterebbe pur sempre di una vittoria, perché questo significherebbe che il gruppo montiano si avvia a sorpassare la coalizione berlusconiana, candidandosi così alla guida della destra. Inoltre, il centro-destra montiano potrebbe sedersi sulla riva del fiume ad aspettare che passi il cadavere di Bersani: a consegnarglielo potrebbe essere una offensiva dei “mercati” paragonabile a quella dell’autunno 2011 o le fratture interne alla coalizione (non importa se sulla destra ad opera dei renzian-montiani o sulla sinistra ad opera di Vendola e Fassina).
Se, invece, il risultato dovesse attestarsi al di sotto del 15% sarebbe un insuccesso dichiarato, perché vorrebbe dire che o il Pd o il Pdl hanno avuto un risultato al di là delle previsioni e questo “cancellerebbe” politicamente l’area di Monti. Inoltre, inizierebbe ad esserci il rischio di arrivare non terzi ma quarti, alle spalle del M5s, il che sarebbe un segnale psicologico molto negativo.
Al di sotto del 12% sarebbe una Caporetto: considerato che l’Udc, negli anni scorsi, ha sfiorato il 7% e che ora c’è anche Fini (presumibilmente con un 1,5-2%), questo significherebbe che il ”valore aggiunto di Monti sarebbe intorno al 3%. Se, poi, “Verso la Terza Repubblica” di Montezemolo e Riccardi (il cuore del montismo) raccogliesse uno striminzito 5%, questo sarebbe la fine della coalizione. Casini e Fini (che già ora stanno maledicendo il momento in cui hanno deciso di mettersi sotto l’ombrello del Professore) sono considerati da Monti e dai suoi “terzo-repubblichini” come alleati che non si lavano e che è imbarazzante portare nei salotti buoni dei poteri tecnocratico-finanziari, sono dei politici, con decenza parlando! Se poi venisse fuori che questi professorini così pieni di sé, prendono più o meno quanto gli odiati “politici”, l’operazione sarebbe pienamente fallita e Udc e Fli sarebbero felici di rompere le righe alla ricerca di intese dirette con il Pd.
Se le cose finissero così sarebbe un’ottima cosa. Quante probabilità ci sono? Consideriamo che lo slancio iniziale sembra già affievolito, che la Chiesta ha ridotto i suoi entusiasmi, che i sondaggi si fanno più sfavorevoli, segnando una crescita dei due poli maggiori ed il richiamo del “voto utile” non gioca a favore dei terzi e dei quarti, non è impossibile una Caporetto dei “tecnici dello strozzinaggio fiscale”.
E c’è anche da considerare che Monti si sta rivelando simpatico come il vomito dei gatti. E in politica la simpatia vuol dire molto…
Aldo Giannuli
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Pierfrancesco ciancia
Mi scusi professore ma questa volta gradirei mi si rispondesse, se sono un dietrologo con la carta stagnola in testa almeno ditemi perchè.
Ho segnalato tempo fa che il PD attraverso le fondazioni bancarie presiedute dai suoi amministratori locali controlla le tre maggiori banche italiane, che detengono gran parte del debito pubblico italiano e continuano ad ottenere prestiti e fortissimi vantaggi da parte del governo.
Fassino presiede la fondazione cassa di risparmi di torino che detiene il maggior pacchetto di unicredit subito dopo gli arabi, chiamparino alla compagnia di san paolo controlla nettamente intesa con oltre il 10%, su siena e mps non mi pare di dovermi dilungare…
Monti è stato creato in questo suo ruolo da napolitano e sostenuto costantemente dal PD, ma da qui in poi divergono diametralmente le analisi, io ritengo che il PD non si sia fatto catturare dal montismo e ne sia vittima, bensi che sia proprio tra i mandanti e creatori, con il movente di difendere il prprio potere economico-finanziario.
Allora La lista monti non è un avversario del pd bensì una pedina posta in parlamento per poter poi costituire un governo post elezioni e non dover calare del tutto la maschera presentandosi come la coalizione erede del governo monti.
Io credo che già sappiano che non avranno una maggioranza solida al senato e così potranno giustificare l’alleanza con il centro-monti, un secondo miracolo per enrico letta. Sel sarà ininfluente e comunque condita nelle sue liste di “responsabili” che per non far cadere il paese nel caos resteranno nel governo.
piero cagliesi
Monti e’ un poveretto mandato allo sbaraglio perche’, nel caso migliore, era sacrificabile..gli idioti siamo stati noi ad assecondare il Sig. Napolitano che evidentemente ha bisogno di rispaldo per le omissioni Falcone e co.
ugoagnoletto
premesso che la politica di Bersani è suicida. Infatti Monti dice che non ha potuto fare le riforme adeguatamente per l’ostruzione di PD. Comunque nessun partito vuole perdere poltrone, ma nello stesso tempo nessuno vuole vincere e fare la parte impopolare del cattivo Monti. Però tutti tacciono sul fatto che 1) è l’europa che ci costringe alle manovre lacrime e sangue 2) la cosa migliore sarebbe uscire dall’euro
marco barbieri
concordeo. e hai dato molte ragioni per votare Sel
Edoardo
Gentile Giannuli, nella baraonda pre-elettorale poca o scarsa attenzione mi pare sia dedicata alla lista Grande Sud, dei vari Micciche’, Dell’Utri e compagnia…
Non le sembra sia l’ennesimo tentativo di ripresentare il famoso e mai sopito progetto di “secessione” sudista (e siciliana in particolare) che, secondo alcuni, (e lo chiedo a lei in quanto ben informato sui fatti d’Italia, palesi ed oscuri) stava alla base anche della stagione dei tentati golpe Borghese e delle stragi mafiose (e non solo?) del ’92? l’ex PM Scarpinato delinea molto lucidamente questa vicenda nel libro “Il ritorno del Principe”,di Chiarelettere. A ruota le chiedo la sua opinione su quale possa essere la scelta elettorale della mafia in questo periodo cosi’ convulso, tale da ricordare appunto il famoso spartiacque dei primi anni ’90 dove, caduta la DC, la mafia necessitava un nuovo referente politico..e sappiamo come ando’ a finire.
P.s. La divisione repentina tra la Rivoluzione Civile e i maggiori esponenti di Cambiare si puo’ ha gia’ smorzato il forse infantile entusiasmo che avevo e che mi avrebbe riportato a votare…ma non cambieremo mai??? Un amico mi ricorda sempre di quando in Francia si presentarono 11 liste para/trozkiste per l’elezione di Jospin…
Con stima
Edoardo
pierluigi tarantini
Aldo sostiene che lo scopo di Monti & c. sia diventare determinante al Senato magari rendendo irrilevante Sel e la sinistra dello stesso PD che, anche senza essere sbarcata, avrebbe minor peso nell’opporsi ad un accordo Pd-Monti.
Aggiungo che, a mio giudizio, l’obiettivo principale di Casini e Fini è creare un centrodestra finalmente emancipato da B.che, politicamente parlando, è morto.
Evidentemente quest’ultimo scopo necessita tempi un pò più lunghi.
Se questa è la premessa, l’optimum sarebbe che nella coalizione PD SEL fossero accolti anche gli arancioni.
Purtroppo sono scettico su tale possibilità.
pierluigi tarantini
P.s.
La sintesi di quanto sopra potrebbe essere un voto disgiunto: SEL-PD al senato ed arancioni alla camera.
carlo63
Come dar torto al Prof. Giannuli? L’odio, come l’amore è un sentimento nobile e sprecarlo per Berlusconi e il berlusconismo mi sembra eccessivo. Del resto l’archetipo dell’italiano è ben rappresentato dai film di Monicelli o di Sordi, dalle “vacanze di natale ecc. ecc.”, dall’andare a puttane (se minorenni meglio pure), dal non pagare le tasse e truffare il prossimo e chi più ne ha più ne metta! Odiare il nano di Arcore è come odiare i nostri vicini di casa, i nostri amici, i nostri parenti e persino i nostri figli! Sentimenti e tempo sprecato. Inoltre la sinistra ha gettato al vento le non poche occasioni che le si sono presentate per tentare di cambiare questo benedetto assurdo belpaese: legge sul conflitto d’interessi, riforma elettorale, “la Lega? Una costola della sinistra…” recitava una delle menti più eccelse del PD (pensate un po’ al resto!), legittimazione di Berlusconi con la bicamerale per riformare con un piduista nientepopodimeno che la Costituzione, ed altre amenità compreso il sostegno al governo Monti e i suoi tecnici. Per questi ha ragione Sanguinetti: “Bisogna restaurare l’odio di classe. Perché loro ci odiano, dobbiamo ricambiare».
antonella policastrese
Ore convulse quelle che scandiscono la giornata del professore. Sotto i colpi battenti di una crisi che sferza sempre più le tasche degli italiani, il bocconiano di ferro si è messo all’opera per formare liste ed andare così all’assalto della diligenza “Italia”. Ma Monti non era quello che aveva più volte sostenuto che dopo l’esperienza del governo tecnico sarebbe ritornato ad insegnare? Fatti i dovuti conti e con l’aria che tira, il professore si è reso conto che non sarebbe stato questo il momento di abbandonare le comode poltrone di Montecitorio e, sostenuto dal vento di una legge elettorale, porcellata tra i porcellum, tira dritto per la sua strada, avendo come unica prerogativa quella di capire come muoversi per confermare il suo secondo mandato. Intanto tra l’UDC e l’FLI che chiedono al senato un listino di 15 più cinque senatori non mancano vecchi sostenitori, fuoriusciti dai vecchi partiti che non intendono farsi da parte ma vogliono continuare a rosicchiare ciò che resta ancora dell’osso Italia. Da come si muove il professore si evince che la sua lista sarà formata da professori universitari, professionisti, imprenditori, gente che conta insomma, che avendo raggiunto un certo grado di benessere ora si dedica alla nuova arte della politica con la scusa di dare un contributo sostanzioso non al Paese di certo, ma alle loro nobili tasche. Altro che società civile. Qui si sta tornando ad un vecchio concetto aristocratico, quando nel 1800 la destra storica al potere vedeva nell’esercizio delle funzioni uomini ricchi e che ricoprivano un ruolo di prestigio all’interno della società. E che le distanze con gli altri strati della società civile fossero abissali lo dimostrano gli atti parlamentari di quel periodo, la scarsa crescita di un’Italia povera in balia di malattie come la pellagra per denutrizione, disoccupazione galoppante, ignoranza atavica. Ma in fondo cosa ha fatto il professore se non creare una nuova massa di poveri e ignoranti grazie ai tanti licenziamenti e ai tagli spietati nella scuola pubblica e nella sanità? Intanto in una situazione confusa dove la luce in fondo al tunnel non s’intravede noi italiani dovremmo legittimare questa gente? Saremo davvero così “zulù” da mettere la nostra firma per questo gioco al massacro? Queste non sono le nostre elezioni, questa è la presa del potere da parte di lobbies che hanno deciso di accasarsi e continuare a regalare il nostro Paese alla Merkel. Stiamo andando dritti verso una nuova forma di colonizzazione a marchio neoliberista.
giandavide
mah sono d’accordo fino a un certo punto: non mi sembra che il pd si sia comportato in modo più accondiscendente rispetto alla destra montiana rispetto a un qualsiasi partito socialdemocratico sui generis. a me sembra piuttosto che sono riusciti ad usare monti a proprio vantaggio, se si considera che il pd nei sondaggi sta volando e monti sta rimanendo al palo.
e poi non capisco una cosa: aldo si è accorto solo adesso che la destra tende al neoliberismo? non credo. e quindi mi sorprendo di questo tono allarmistico: è normale che il neoliberismo sia il nemico da abbattere, e in fondo con monti sta solo mostrando il suo vero aspetto, al contrario del berlusconismo che aveva un apparatodi comunicazione più complesso. e, considerando tutto, credo che sia preferibile un membro della “razza padrona” come monti piuttosto che un “parvenu” come berlusconi: ciò per il semplice fatto che il primo è un parvenu della comunicazione, e che, al contrario di berlusconi, non riuscirà mai a attuare un piano comunicativo efficace dato che non è pane per i suoi denti. e senza comunicazione non c’è maggioranza, ergo con monti la destra si divide e perde e la sinistra vince, come sembrano confermare anche i sondaggi. quindi sotto questo aspetto dissento: magari ci ritrovassimo da un giorno all’altro una destra liberista sui generis al posto della solita destra golpista italiana, dato che sarebbero degli sfigati che perderebbero ad ogni giro, specialmente in questo periodo in cui il neoliberismo sembra essere entrato in crisi. e infatti penso che questa opzione politica neoliberista sarà destinata ad essere messa in soffitta, e che ci ritroveremo presto di fronte ad altre opzioni di stampo berlusconiano (ma senza berlusconi probabilmente) dato che il nostro elettorato di destra è particolarmente caprone e prono nei confronti del populismo, e una proposta populista permette di applicare il neoliberismo in un modo molto più efficace rispetto ai ridicoli tentativi di monti e casini, che hanno come effetto quello di rendere meno liberista la sinistra e quello di fare scappare l’elettore di destra. insomma monti, appunto in quanto scarso, a me come avversario va bene, dato che è meglio vincere facile che perdere per 20 anni contro un parvenu golpista.
MAURIZIO BAROZZI
Caro Giannuli, credo che sia tempo che, anche a sinistra, si cominci ad elaborare qualche analisi introspettiva e retrospettiva che possa riportare questa grande area popolare su un terreno a lei più consono. L’avvento di Monti, un “consulente bancario” al governo, con il fine di saccheggiare letteralmente la nazione e ridurre il popolo sul lastrico onde consentire di pagare gli interessi da usura che il “sistema bancario” internazionale ci impone, esigono che si abbiano le idee chiare e si gettino alle ortiche tutte quelle ideologie neoradicali che hanno letteralmente dissolto i valori di cui la sinistra era portatrice e hanno invece consentito all’Alta finanza di mettersi in tasca gli epigoni del vecchio Pci (non è un caso che dai tempi dei DS, PDS, PD le loro strategie politiche vengono dettante nelle stanze del principale organo dell’Alta finanza, Liberal: La Repubblica – L’Espresso).
Purtroppo i fili che da sempre hanno “legato” l’Alta finanza alle rivoluzioni o agitazioni comuniste sono stati molto più sottili e intensi di quanto si creda. Le agitazioni “rosse”, sottilmente sostenute dalla grande stampa in mano alla Finanza, fin dalla fine del 1800, sono servite per scompaginare e indebolire il vecchio mondo del “capitalismo imprenditoriale”, ma certamente non per abbatterne i principi liberisti, ma per consentire al capitalismo finanziario di prenderne il posto. Quello che, da tempo, è puntualmente avvenuto. I “compagni” nei loro giornali e manifestini disegnavano i “capitalisti” in frack, con la tuba, la faccia da maiale e il sigaro in bocca e non si accorgevano che spesso le loro agitazioni facevano il gioco del capitalismo finanziario, un nemico “invisibile”, che si impossessava di quelle imprese con la conseguenza che il lavoratore passava dallo sfruttamento del capitalista rapace e ingordo, ma sostanzialmente legato alla impresa, da lui creata, ad una proprietà finanziaria anonima e fatta di Azioni, numeri e contabilità per la quale il “lavoro”, oltre che sfruttamento, è solo un semplice segno aritmetico.
La tela di ragno oggi stesa su quasi tutto il pianeta dall’Alta finanza, ben strutturata in un sistema bancario che ha le sue origini nel famoso Federal Reserve System e i suoi perfidi strumenti in alcune Istituzioni e Organismi mondialsiti quali la Banca Mondiale e il FMI, un Alta finanza che oggi ha in mano i gangli vitali e la proprietà delle ditte, Imprese, fonti energetiche, ecc., di mezzo mondo, tanto che bisognerebbe anche rivedere i termini di proprietà delle cosiddette Multinazionali, che ha imposto alle Nazioni uno strozzinaggio da usura e sta distruggendo ogni minimo e decente livello di vita delle persone. Il lavoro è diventato peggio che una merce, perchè attraverso la dissoluzione di ogni garanzia e la globalizzazaione della produzione si è praticamente imposta una specie di “schiavismo” prendere o lasciare, mentre gli Stati sono obbligati a devolvere ogni loro risorsa economica e finanziaria al pagamento di un “debito pubblico” che così come viene generato è una vera e propria truffa ai danni dei cittadini e oltretutto e matematicamente impossibile da azzerare.
La totale liberalizzazine anche nei settori strategici di una Nazione, come per esempio l’energia, l’acqua, le comunicazioni, i trasporti, ecc., lungi da risolvere i problemi di efficienza, introduce in questi settori il selvaggio principio del profitto, con il risultato di trovarsi, per esempio, come accaduto in alcuni paesi, con alcune zone dove non viene portato e allacciato il gas, la luce o il sistema idrico, perchè “non conviene” al privato e comunque di vedere, dopo un primo momento di selvaggia concorrenza, aumentare esponenzialmente le tariffe per gli utenti. Insomma, altro che capitalismo, qui siamo tutti finiti dentro la peggiore mafia di strozzinaggio internazionale. E’ necessario che la Sinistra ne prenda piena coscienza.
Pierfrancesco ciancia
Bersani: “Lista Monti? Non è un bene
Ma dopo il voto non escludo un accordo”
forse non sono cosi dietrologo…
aldogiannuli
ciancia: infatti non sei affatto fuori pista…
Peucezio
Ottima analisi.
E c’è da augurarsi che la tua previsione finale, peraltro molto realistica, si avveri.
Mi chiedo se, da un punto di vista strettamente tattico, non bisognerebbe allora votare SEL, per rafforzare l’area meno montiana all’interno della coalizione vincente.
Io non lo farei, perché nel voto, oltre a considerazioni tattiche, pesano anche ragioni identitarie: non potrei votare un partito ideologicamente lontano anni luce dal mio sistema di valori; ma se avessi anche una qualche limitata affinità ideologica con Vendola, credo che non avrei esitazioni.
Heraclio
D’accordissimo su tutto. Una semplice domanda però: e chi dovrebbe abbatterla questa bestia? Dalla lettura dell’articolo l’unica conclusione, in attesa che si formi un soggetto di sinistra serio e organizzato, sembrerebbe votare Sel per impedire a Monti di diventare determinante e stringere un accordo escludente (per Sel) col Pd. Il che potrebbe avere un senso, pur non essendo io un elettore del centrosinistra.
Ma se Vendola avesse in programma di entrare nel Pd dopo le elezioni? Questa possibilità non è così improbabile, non trova? In quel caso ho paura che il voto alla coalizione Pd-Sel non sia un voto antimontiano, almeno non come vorrei: c’è il rischio serio che sia solo un voto utile a equilibrare a favorire del centrosinistra i rapporti di forza dentro un futuro polo comunque alleato con Monti o sostenitore della sua Agenda.
Cosa ne pensa?
Heraclio
giandavide
comunque risulta in modo abbastanza chiaro anche dai commenti che l’unica alternativa a monti è vendola. se avete più problemi con vendola che con il neoliberismo montiano sono fatti vostri, ma forse dovreste ripensare un poco il vostro essere di sinistra, e casomai ammettere di essere molto più indifferenti alla destra di quanto un elettore di sinistra dovrebbe. coraggio, se il manifesto è fallito, il tempo, la stampa e il sole 24ore sono sempre in edicola, e aspettano lettori come voi.
alberto
a parte l’analisi di giannuli, la più lungimirante e la più solida, io vedo un fatto incontrovertibile: gli italiani hanno il diritto di cassare la classe politica italiana che da vent’anni sta facendo man bassa dei redditi e dei diritti dei cittadini.
arzigogolare su vendola, su bersani, su monti etc etc è esercizio da settimana enigmistica, buono per il dopo cena ma inconcludente per il bene dei cittadini italiani; siamo in una fase delicatissima i cui si rischia di restare ostaggi almeno per i prossimi vent’anni dei plutocrati delle due sponde atlantiche e ancora siamo qui a pensare chi sia il nostro campione tra i servi sopraccitati?
io sono un rivoluzionario che guarda al concreto delle cose e dei problemi, non escludo le alleanze, ma escludo i ricatti, quindi il voto al m5s è assolutamente necessario per ogni buon rivoluzionario che vuole il cambiamento e dunque una concreta applicazione della norma costituzionale della repubblica italiana.
bersani, vendola, casini,fini, monti, napolitano e tutta la pletora plutocratica e pseudo-democratica sono da mandare nel dimenticatoio e occorre promuovere concretamente, a rischio di assumersi delle gravi responsabilità, un parlamento di figure nuove, dissociate da intrighi potenziali o reali istituzional-mafiosi.
è chiaro che questo disegno è altamente connesso a dei rischi concreti, ma abbiamo la certezza che con i vetusti e gli obsoleti sappiamo di che morte dobbiamo morire; con gli altri ce la possiamo ancora giocare.
saluti
alberto
Alessandro
la candidatura di Monti alle elezioni devo dire che mi ha lasciato un po’ stupito,visto la sua vocazione europeista e visto io suo passato ero quasi convinto che rimanesse fuori dalla competizione in attesa di candidarsi alla presidenza della repubblica o alla presidenza della comunità europea.Evidentemente i poteri che lo supportano hanno pensato che era meglio lasciarlo li dove è ora .Visto i tempi che corrono dove gente eletta per una carica poi in corso di mandato si candidano per altri incarichi non mi stupirei che finisca tra i candidati soprattutto per quello di presidente della repubblica italiana ( come si dice le pedine migliori vanno piazzate dove c e più bisogno)
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[…] cui inizierò dalla Camera dicendo quello che NON mi convince in ciascuna delle opzioni possibili (ovviamente escludo a priori Monti o Berlusconi, su cui credo sia necessario spendere una parola) e dunque: Pd, Rivoluzione Civile, M5s, astensione, […]
“Gli animali da fuori guardavano il maiale e poi l’uomo, poi l’uomo e ancora il maiale: ma era ormai impossibile dire chi era l’uno e chi l’altro” (Orwell) « Verso un Mondo Nuovo
[…] Pierfrancesco Ciancia, 7 gennaio 2012 (con approvazione di Aldo Giannuli) […]