Venti di guerra, però…

26 giugno 2020: un incendio a Parchin, poco a Nord di Teheran, in un sito nucleare
30 giugno 2020: incendio a Teheran
3 luglio: esplosione nel sito nucleare di Natanz
3 luglio: incendio a Shiraz
4 luglio 2020: fuga di cloro in uno stabilimento di Karoun
4 luglio 2020: incendio ad Avaz

La maggioranza di questi incendi i esplosioni sono avvenute in centri on troppo distanti dalla capitale o, addirittura alla periferia di Teheran.
A quanto pare, questa serie di “incidenti” ha l’effetto di ritardare il piano nucleare iraniano di circa due anni. Gli iraniani hanno fatto intendere di avere notizie che non divulgano per ragioni di sicurezza.

Per cui, non è chiaro da chi provenga il colpo, ma non ci vuole molto a capire che i possibili mandanti sono tre (uno dei tre e tutti insieme): Israele, Usa ed Arabia Saudita. Ma in primo luogo Israele che sin dal 1981 (operazione Osirak) hanno lanciato una campagna preventiva contro la bomba iraniana, poi proseguita con l’assassinio sistematico degli scienziato, l’operazione Stundex (2010) eccetera.

Soprattutto l’azione contro Natanz pone molti interrogativi; azione aerea, ordigno collocato dentro il laboratorio o azione cyber dell’unità 8200 degli israeliani che sarebbero riusciti ad innescare una reazione a catena.

E’ ovvio che le tre modalità hanno implicazioni diverse fra loro: l’azione aerea (forse con azione finale di un drone) presuppone un livello tecnologico sin qui non noto dell’aviazione israeliana per sfuggire ai radar iraniani, l’ordigno presuppone una spia che abbia accesso al sito, ma, soprattutto un attacco cyber potrebbe essere solo il primo di una serie.

Gli iraniani reagiranno continuando nel portare i siti un locali sotterranei o scavati in montagne che proteggono da incursioni aeree, ma non è detto che siano altrettanto efficaci contro attacchi cyber, tenuto contro che anche questi laboratori saranno collegati alle reti informatiche.

Ma questo riguarda il futuro, mentre occorre capire i segnali del presente. Pochi giorni prima del primo incidente elencato (quello del 26 giugno), un autorità giudiziaria iraniana ha emesso un mandato di arresto per Trump, accusato di essere il mandante dell’omicidio Suleimani La cosa in sé è provata dalle stesse dichiarazioni pubbliche del Presidente americano, che rivendicò l’attentato. Il che non significa che sia stato necessariamente lui il mandante, al massimo fu quello che autorizzò l’azione dietro la quale, credibilmente ci sono più mani saudite e, soprattutto, israeliane.

Ovviamente, non esiste la più lontana probabilità che gli Usa consegnino Trump agli iraniani, neppure se non dovesse essere rieletto e questo gli iraniani lo sanno. La mossa ha una valenza politica e propagandistica sia verso l’interno che verso l’estero.

Però non c’è stato nulla che desse pieno sfogo alla promessa di rappresaglia fatta nei giorni del grande funerale di Suleimani. Lo stesso incidente aereo (incidente?) il 27 gennaio 2020, nel quale sarebbe perito Michael D’Andrea – capo delle operazioni Cia in Iran e probabile ideatore dell’attentato a Suleimani- non ha dato sfogo alla promessa di vendetta, anche perché l’Iran –posto che ne sia l’autore- non ha potuto rivendicarlo. E dunque, questa mossa avrebbe un elevato valore propagandistico. Ma può avere anche un valore di segnale all’esterno, forse per farsi respingere una domanda di estradizione e reagire magari colando a picco una unità della marina militare americana, forse un paio di settimane prima delle elezioni in Usa, facendo scoppiare una nuova emergenza internazionale. O forse per preparare una campagna internazionale sulle responsabilità americane.

Né va trascurata l’ipotesi che questo serva anche ad ostacolare le mosse del nuovo governo di Bagdad che è sciita ma sta cercando di allontanarsi da Teheran e normalizzare i rapporti con gli Usa.

Qualunque sia la risposta, è evidente che tutti questi sono segnali dell’aggraversi della situazione. Nuovi venti di guerra che, però, non è detto giungano a scatenare davvero un conflitto aperto. Vedremo.

Aldo Giannuli

aldo giannuli, iran, israele, stati uniti


Aldo Giannuli

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Comments (14)

  • Al momento sono in molti a voler mantenere bassa la temperatura nel Golfo Persico, primo fra tutti l’Iran per non esporsi ad una reazione militare mirata, che metterebbe in crisi non solo l’Iran, ma anche la Cina, il Giappone, l’India … per la gioia di Putin e Micio Macio Miaoduro.
    E’ l’Iran in grado di sostenere contemporaneamente il fronte marittimo-interno-petrolifero e quello orientale terrestre?
    Forse da quelle parti opera un Nerone o un piromane.

  • I venti di guerra sino-americani si fanno sempre più caldi.
    In giro leggo strani commenti, secondo i quali l’Italia potrebbe trarne giovamento, incuneandosi tra le due potenze, per trarne vantaggi, ovvero vendersi a un buon prezzo, preferibilmente agli americani, cui chiedere quanto meno il premio fedeltà.
    Ragionamenti del genere furono fatti dagli interventisti, durante la WWi e da Mussolini durante la WWII.
    Sappiamo come è andata a finire entrambe le volte.
    Bisognerebbe avere almeno un Cavour, che non abbiamo, abile nel gioco di sponda.
    Per regolare i conti con la Cina, è necessario che l’Italia lo faccia in primo luogo da Roma, ma a Roma abbiamo Jyjix …
    Il caos orientale non lo ha fatto l’Italia, anzi ha subito le iniziative di Bush padre!
    Al solito faranno di tutto per coinvolgere l’Italia, sfruttarla e poi trattarla peggio di un nemico.
    Film già visto più volte.

    • .. ma per l’Italia la gatta da pelare Erdogan è fin troppo impegnativa, vista la classe politica che ci ritroviamo.
      In altre parole avranno facile gioco nel giocarci.

  • Il Sultano di Ankara vuole prendere il posto dell’ombelico del mondo.
    Tutto ciò che cade sotto la sua vista è turco o da turchizzare. Non va tanto per il sottile il Nostro. Isole greche, intellettuali, militari, docenti, magistrati, concessioni petrolifere italiane, Libia, Siria, Mediterraneo, Suez, Aden, Sudan, Emirati, Ormuz. Sono tutte cose turche, inclusi i sistemi antimissile russi.
    Se l’Italia avesse comprato un solo sistema d’arma russo, sarebbe come minimo scoppiata una crisi di governo.
    Trump si è voltato dall’altra parte. Delle questioni europee e medio orientali non ne vuole sapere.
    L’UE a guida Aquisgrana lascia che Erdogan faccia, purchè la Turchia si tenga i profughi siriani. Intanto da vagonate di euro dell’Unione Europa al Sultano.
    Del governo Conte e di Di Maio, perennemente in ritardo sulle questioni, ometto per carità di patria.
    La Grecia è sola, ma fino ad un certo punto. l’UE ha offerto una solidarietà verbosa e di facciata per dovere d’ufficio.
    I Germs, meglio perderli che incontrarli.
    Trump di Medio Oriente non vuole saperne. Los Anglos dalle loro basi militari cipriote si godono la mitezza del clima Mediterraneo. Stanno lasciando che Erdogan faccia, giocano al divide et impera, ma non hanno fatto i conti con l’Orso russo, bravo ad insinuarsi nelle divergenze altrui.
    La Turchia sta pestando piedi e coda ad Israele ed Egitto, oltre che alla Siria, il cui grande fratello è russo; rischia di porsi di traverso sul gasdotto Eastmed.
    Lavrov non vede l’ora di offrire in funzione pro ellenica la propria alleanza a Washington, ai danni della Turchia per ridimensionarne le prospettive.
    Alla Casa Bianca non hanno compreso che il Sultano si comporta come il figlio di famiglia prepotente.
    La Nato rischia di andare in coma non per le smargiassate macronesche, ma per i colpi di testa di Erdogan.
    Se il Mediterraneo Orientale si riscalderà, al falò non potranno mancare i cinesi e gli iraniani, quanto meno come osservatori interessati.
    Come capolavoro, l’inutile Aquisgrana non potrebbe farne uno migliore.

  • Più che venticelli di guerra, questo inizia ad essere una tempesta. Porta poco di buono.
    Cina e Stati Uniti si fronteggiano a suon di consolati chiusi. Alle ambasciate non siamo ancora arrivati.
    La Russia non ne vuole sapere di ritorsioni USA e preventivamente, ma sotto sotto ci può essere benissimo un accorso, ha smesso di vendere gli SS 400 alla Cina, la quale a suon di moneta, vuole risolvere il problema degli huiguri, grazie alla “svendita”, per non dir altro, di Erdogan degli stessi.
    Intanto in Estremo Oriente molti Stati sentono come ingombrante la presenza della Cina e, pur in assenza di un vero e proprio ruolo catalizzante dell’amministrazione Trump, si rimboccano le maniche per difendersi da soli.
    Oltre Cina Usa, in quello scacchiere c’è troppo di troppo. Troppi attori, sopratutto di ruolo minore, troppe armi, anche atomiche, troppi contrasti tra stati.
    Si va verso una escalation della tensione.

  • Trump ha deciso di spostare 12.000 soldati Usa dalla Germania, verso la Polonia, il Belgio e gli stessi USA, ma ha lasciato intatto il potenziale nucleare.
    I politici tedeschi hanno preso male il ricollocamento delle truppe.
    Hanno minacciato di non comprare più sistemi d’arma made un USA, ma sopratutto sono sbottati sul modo prepotente in cui sono trattati dall’amministrazione statunitense.
    Verrebbe da dire, chi la fa l’aspetti.
    La pregnanza è altrove e riguarda Aquisgrana, oltre i rapporti, non facili, germano-americani.
    L’alleanza militare con Parigi è poco più di un ombrellino, che non copre Berlino?
    Berlino vorrà aumentare la spesa militare … con quel che ne consegue?
    I rapporti Usa-Germania sono diventati così tesi da imprimere una svolta decisa nelle relazioni tra i due Paesi?
    C’è da registrare l’accresciuto interesse americano (per l’Italia ?) e per il Mediterraneo, ma per orientare le forze verso quale scacchiere?

  • Aquisgrana, sopratutto dal punto di vista militare, sta in piedi fintanto che è coperta dall’ombrellone americano.
    Lo spostamento della frontiera della Nato ad oriente e i diversi flirt …. della Merkel coi russi, coi cinesi, coi turchi e forse con gli iraniani, hanno irritato zio Tom, al punto da ridispiegare le forze Usa in Europa, malgrado le dichiarazioni pro Nato della Cancelliera, accusata da Trump di essere un’europea scroccona.
    La Germania sarà costretta a mettere mano al portafoglio e a riarmarsi.
    Inevitabilmente le sponde del Reno si allontaneranno.
    Siamo ai prodromi dell’ennesimo contrasto franco-tedesco.
    Si combattano tra di loro !
    L’Italia ha già dato, non si faccia trascinare nelle lo future beghe divisive. In ogni caso, saremmo alleati di ultima serie.
    La WWI, pur avendola vinta sul campo, politicamente ha portato frutti avvelenati.
    La WWII, forse l’abbiamo pareggiata, ma ci hanno annullato le reti, da parte di arbitri – giocatori.
    Per la Terza si scornino francesi e tedeschi.
    Le loro guerre non sono le nostre.
    P.s. Merkel & Macron, con Aquisgrana hanno gettato le basi del loro contrasto, perchè non hanno fatto i conti con l’ombrellone di zio Tom, per la cui ombra esige di essere pagato e non solo in moneta, ma anche in termini di aderenza in politica internazionale …. e in acquisti di forniture belliche.
    La Merkel ha violato i comandamenti a stelle e strisce.
    Nelle analisi americane danno per terminata l’esperienza UE, in quanto in origine era uno strumento per tenere a bada la Germania. Col tempo l’UE e l’euro si sono rivelati un sistemi finanziari di cui impadronirsene per piegarli ai propri fini.
    Sia l’aquila teutonica, sia lo zio Tom sono consapevoli della caducità del progetto fallito UE / euro.

  • In pieno lock down fece scalpore un sondaggio demoscopico “sovversivo dell’ordine europeo costituito”, il cui risultato identificava i nemici dell’Italia per oltre il 70% della popolazione nella Germania e nella Francia. Lo stupore, con cui fu accolto il risultato, era dovuto al fatto che questi Paesi sono nostri alleati, tacendo però che sono anche i dominatori anti italiani dell’UE, per non dire che sono le bestie nere dell’Italia pre e post unitaria.
    Gli intervistati hanno avuto la vista più lunga di chi si è stupito del risultato.
    Il tempo, con il disimpegno americano dalla Germania, ci sta mettendo di fronte, ancora una volta, all’alba dello scontro franco-prussiano.
    La Germania fa la Germania. Al centro dell’Europa, sconfina da tutte le parti, per un malinteso senso di superiorità, che fa degli altri, di volta in volta, razze inferiori, i sud europei, i pigs, le cicale, gli spendaccioni, gli ubriaconi, i nullafacenti, i mafiosi e altre amenità del genere.
    Dall’altro lato abbiamo la Francia, la cui grandeur gonfia si boria, prepotenze, colonialismo, arroganza, furbizia, malizie, ipocrisia, razzismo strisciante, non è seconda a nessuno.
    Storicamente sono questi i confinanti che abbiamo.
    Purtroppo i luoghi comuni sugli italiani, non sull’Italia, sono continuamente alimentati e rinvigoriti dalla stampa internazionale, che dipinge inutili o colpevoli di qualcosa.
    Sono pregiudizi duri da sfatare. Sono gli stessi pregiudizi che precedono le delegazioni internazionali dell’Italia.
    Agli altri tutto, o quasi, viene perdonato. All’Italia no.
    La Francia vende di se un’immagine patinata di bellezza profumata, senza mai rendere noto le porcherie africane, o la tendenza a fare il passo più lungo della gamba, lasciando che siano altri a risolvere i problemi che essa crea.
    La Germania profonda si nasconde dietro un efficientismo, sbandierato ai quattro venti e dietro un civismo contrapposto al barbarismo di chi sta a sud, laddove questi dati hanno ben poco consistenza, come tutti i luoghi comuni.
    Non è un caso che russi e cinesi, alieni da questo modo di pensare per preconcetti, siano percepiti come amici.
    Sarebbe l’ora di renderci conto che non abbiamo amici o alleati, ma una stampa internazionale che non perde occasione per diffamarci, ingannarci e manipolarci per meglio usarci.
    Contro la pessima stampa internazionale di cui godiamo, spesso anche per colpe individuali nostre, c’è poco da fare. Ma apriamo anche gli occhi sul fatto che l’alone negativo da cui siamo circondati è funzionale agli interessi altrui.
    I malintesi sensi di superiorità o inferiorità portano sono disastri all’Italia.
    Se i nostri vicino sono dei finti cretini, affari loro. Stiamo alla larga dalle loro lotte.
    Non sono le nostre, anche perchè, qualsiasi cosa si faccia, invariabilmente, ci appiccicano le stimmate più deteriori. Basti solo vedere come la cinematografia francese e tedesca dipinge gli italiani. Quei luoghi comuni sono duri a scomparire, influenzano intere generazioni.
    Ecco perchè i migliori trattati con quella gente, sono quelli non stipulati. La loro parola, alla prova dei fatti, vale meno di quella di una di quelle. Con quelli non può esserci un approccio generale, ma solo su singoli e specifici elementi. Questo atteggiamento realista gli da molto fastidio. Allora diventiamo ai loro occhi dei voltagabbana, dei pugnalatori alle spalle e altre amenità.
    Ma loro si sono visti allo specchio?

  • Pare proprio che la Merkel abbia scoperto la commedia dell’arte.
    I Germs sono Germs !
    Il recente annuncio del ricollocamento delle truppe Usa dalla Germania verso altri paesi confinanti ha avuto come prima reazione la riscoperta tedesca dell’Atlantismo filo americano.
    Malgrado la maleducazione di Pechino sui diritti umani e su Hong Kong, (per tacere della proprietà intellettuale, dei plurimi dumping e del colonialismo cinese, che Berlino fa finta di non vedere), la Cina è un partner strategico per la Germania.
    La Cancelliera tedesca ha avuto un colpo di genio per rabbonire gli americani, non scontentare i cinesi, far felici i tedeschi … e bastonare i soliti noti.
    Secondo la politica estera il commercio tedesco col nemico è educativo e porta verso relazioni più distese e al rispetto dei diritti umani.
    Tuttavia la maleducazione dei cinesi va punita.
    La Germania è presidente di turno del Consiglio Europeo. In quella sede si farà promotrice di sanzioni contro la Cina.
    In altri termini i benefici dell’export tedesco verso la Cina sono intangibili. Tuttavia si possono colpire le esportazioni dei competitori per avere più libero il mercato cinese.
    Qualcosa del genere si è già visto a proposito dell’annessione russa della Crimea.
    La Germania ha due gasdotti dalla Russia, che non si sogna neppure per errore di sanzionare.
    Tuttavia la russofobia dei tedeschi si trasferisce sulle esportazioni agro alimentari italiane verso Mosca.
    Non so se questo si chiama prendere in giro l’Italia, ma gli somiglia tantissimo.

  • Lo Zio Sam usa il Mediterraneo qual luogo per ristorarsi dalle fatiche mondiali, lasciandosi andare tra le braccia di Morfeo … e non è detto che l’abbraccio gli dispiaccia.
    Le navi della Saipem/Eni, al largo di Cipro, sono state allontanate dalle minacce delle cannoniere turche. Non è andata meglio ai francesi.
    Questi ultimi, in acqua libiche, hanno lasciato il campo libero, ancora ai soliti turchi, non appena hanno acceso i radar per puntare la nave francese in pattugliamento per la missione Irini, approvata dalle N.U. .
    Macron ha protestato, ma la figuraccia l’aveva ormai rimediata. Gli piacerebbe vincere senza difficoltà, ma Erdogan non si lascia intimidire.
    D’altronde Parigi non demorde.
    Ancora la Turchia si duole della presenza della marina tedesca nella missione Irini.
    Erdogan si lamenta del mancato controllo delle frontiere libico-egiziane da cui l’Egitto fa arrivare sostegno agli avversari libici di Erdogan.
    I rapporti tra Turchia e Grecia sono tesi su vari fronti, sopratutto per la spartizione del Mediterraneo Orientale ai danni della Grecia.
    Sulla lunghezza d’onda è l’Egitto, che, con la Grecia, ha ridisegnato la mappa del Mediterraneo Orientale, in funzione anti turca.
    Gli Stati Uniti, dopo aver lasciato l’alleato curdo nelle mani del nemico turco, a quest’ultimo perdonano anche le forniture belliche russe, pur essendo la Turchia un paese Nato.
    Nel contrasto tra Ankara e Atene, Washington si tiene ecumenicamente equidistante.
    La Grecia cerca l’appoggio europeo, ma si è visto di qual pasta sia fatto Macron, non appena i turchi si sono fatti minimamente minacciosi.
    Putin è ben felice di mandare avanti il neo ottomano Erdogan, il quale scompiglia gli equilibri tra i Paesi Nato, creando divergenze nelle quali i russi sono bravissimi ad incunearsi. Nello stesso tempo Putin sarebbe ben felice di allearsi con Trump contro la Turchia, per porsi come protettore interessato dell’Europa.
    Limitiamoci a questa lista di Paesi, ma ce ne sono altri, che potrebbero avere buone ragioni per volere ridimensionare Erdogan. Perchè non riescono a fare fronte comune?
    Di Maio non è pervenuto, anche perchè dalla Turchia passa il gasdotto Trans Anatolico, che collega l’Italia ai giacimenti dell’Azerbajan.
    Macron incassa pugni da Erdogan per il semplice fatto, che oltre la vuota retorica, senza il supporto del Pentagono, è poca cosa, al punto di battere in ritirata.
    La Merkel sarà per poco tempo nella missione Irini ed è sotto schiaffo da Erdogan per via del fatto che può riaprire la rotta balcanica dell’emigrazione verso la Germania.
    La piccola e dissanguata Grecia fa quel che può quasi da sola.
    L’Egitto pensa sempre più in termini economici, che di potenza. Il surriscaldamento delle tensioni porrebbe in forse gli affari che deriverebbero dall’export di gas, sulle cui pipeline, Erdogan vorrebbe porsi di traverso.
    Il conflitto greco turco che si combatte a Cipro, potrebbe riprendere vigore, con la partecipazione della Francia, che da sola ha la forza per fronteggiare sull’Isola gli interessi turchi, fin tanto che i Giganti non vi si oppongano.
    Oltre è difficile che si possa andare, perchè la Nato rischierebbe la perdita della Turchia, e questo gli Stati Uniti non possono permetterselo.
    Nello stesso tempo un eventuale fronte anti turco, capeggiato da Francia e Grecia, con Germania e Italia in posizione defilata, per non dire dell’Egitto, sarebbe una spina nel fianco degli Usa per quel che attiene agli interessi americani in Europa.
    La verità è che gli USA hanno perduto il controllo politico della Turchia e lasciano fare Erdogan, come male minore.
    Nel conflitto del Mediterraneo Orientale sono il Paese che ha perdere di più. Dopo i lasciapassare al neo ottomanesimo Turco, rischiano di perdere il controllo politico sull’Europa occidentale e forse sull’Egitto.
    Residuerebbe la potenza militare USA nell’Europa e nel Mediterraneo, che rischierebbe di morire di inedia.
    Se Washington continua a dormire, rischia di svegliarsi sovrastata da problemi enormi.
    L’unica cosa certa di tutta questa storia è la “vendetta di Cavour”, che inesorabilmente colpisce i politici che si sono macchiati di anti italianità.

  • Ci sono anche le gomme di guerra.
    Nel 1974 la Turchia invase Cipro nord.
    Stati Uniti ed Europa imposero all’invasore l’embargo delle forniture belliche, inclusi i pneumatici. Le industrie italiane del settore erano già presenti in Turchia da decenni.
    I turchi non si persero d’animo e in breve misero su una fabbrica statale per soddisfare il fabbisogno nazionale dell’intera gamma di pneumatici.
    Alcune settimane fa, a causa dei problemi distributivi legati al lockdown, sono stato costretto a montare sulla mia auto due pneumatici dell’azienda turca sorta grazie all’embargo.
    Nelle relazioni internazionali l’ubbidienza imposta in ragione delle alleanze non sempre è una virtù che torna utile al proprio paese.
    Gli embarghi, spesso sono delle ritorsioni economiche attuate dagli alleati più forti, in danno dei più deboli, che devono attuarli. Il Paese che subisce l’embargo, puntualmente lo aggira, cercando partners commerciali diversi.
    La qualità del prodotto non è premium, ma non è neppure scadente. Il costo è stato decisamente basso.
    Nel 1974 La Turchia invase Cipro. Nel 2020 mi ritrovo a montare gomme turche.
    Di mezzo ci sono le decisioni prese da alcuni paesi, ai quali l’Italia non ha saputo dire NO.

  • Le coste del Mar Mediterraneo sembrano essere diventate i bordi un’assolata piscina estiva, dove un’umanità decisamente avariata fatta di proci tracotanti, si crogiola al sole.
    Tutti sono interessati alla salute di un ricco e distratto procio tontolone, più che amato, temuto per la potenza dei suoi gangster, nascosti un po’ ovunque.
    Tutti gli altri vorrebbero strumentalizzare, asservire e telecomandare il tontolone, perchè la potenza dei suoi gangster è garanzia di successo.
    Tuttavia, il tontolone è ben lungi dall’essere tale. In realtà fomenta le divisioni, affinchè tutti ricorrano alla sua protezione, ma in realtà usa e valuta tutti gli altri in ragione di quel che di buono questi possono apportare ai suoi interessi.
    Il procio spacconcello della situazione prova a farsi prendere sul serio. Ci riesce col timido Di Maio, ma non con il procio turco, il quale non esista a “spernacchiare” chiunque venga a tiro … delle sue armi. Se solo il Timido non fosse tale, sarebbe in grado di mettere le pernacchie in partitura e farle eseguire sotto la sua direzione a chiunque osasse avvicinarsi. Purtroppo il nostro (ma in realtà tutta la classe politica che gli sta attorno), non ha le qualità degli Uomini degli anni della Ricostruzione post bellica.
    Il turco si è messo in testa di far pagare il biglietto a tutti gli altri per stare a bordo piscina, tranne ovviamente al tontolone, di cui si vanta di essere amico.
    Il turco crede di essere furbo, perché nello stesso tempo non disdegna di frequentare il l’astuto procio avversario del tontolone. Se il furbo e l’astuto possono mettersi d’accordo per derubare il tontolone, lo fanno, senza nessuna remora.
    Fintanto che il tontolone dorme, a loro va benissimo.
    Il turco furbo prova ad insidiare quel che più di prezioso hanno le ragazze immagine del bordo piscina. Queste in tempi non lontani sono state amanti del ricco tontolone, cosa che anche il turco può vantare. Il tontolone si barcamena come meglio può nell’orgia di amanti, sperando che questi non vengano alle mani sguaiatamente, mentre egli è intento ad abbronzarsi.
    Al centro dell’attenzione dei proci c’è la vedova libica, incredibilmente ricca e fragile.
    Lo spacconcello, menando le mani, ha tentato di sottrarre il Timido ai suoi favori. In parte ci è riuscito, ma non a soppiantarlo del tutto. Addirittura pretenderebbe il suo aiuto per coronare l’avventura con la vedova libica.
    Il turco, non appena ha sentito il profumo dei soldi della vedova libica, si è buttato, anche lui, nella mischia amorosa, entrando in contrasto con lo spacconcello. La narcolessia del tontolone non è di ostacolo per il turco, anzi vale quasi come un lasciapassare.
    Anche i vicini di casa della vedova libica stanno facendo più di un pensiero su come inzuppare il pane.
    La piscina Mediterraneo sembra diventata l’ombelico del mondo. Tutti vogliono un posto al sole.
    I proci barbudos iraniani guardano attenti dalle seconde file. I proci cinesi sgomitano per vendere l’universo mondo ai proci frontisti.
    Sono in pochi a non partecipare alla frenesia libico – mediterranea. Chi non lo fa, non ne ha i mezzi.
    Gli unici ad aver compreso tutto e tutto il resto sono il turco e il suo amico scaltro, i quali spadroneggiano. Gli altri proci sono individualisti, arroganti, superbi, divisi, timidi e spacconcelli.
    Arriverà Ulisse a far fuori i proci, con l’aiuto della ricca vedova libica e qualche Uomo fedele?

  • L’altra notte, per sfuggire agli attacchi di una zanzara uscita da chissà quale scuola di guerra aerea, mi son sorbito lo sproloquio di una testa d’uovo, di cui ignoro il nome, made in Usa, sulle strategie mondiali degli Stati Uniti.
    Accipicchia !
    Una specie di super gollista al cubo, dal video ha enunciato la Dottrina Americana, che riassnta suona più o meno così: “Noi spendiamo in armamenti più di tutti gli altri messi insieme. Abbiamo ovunque le nostre portaerei. Controlliamo i mari e lo spazio. Siamo e abbiamo il meglio del meglio. Tutti gli altri non sono nessuno. Ne possiamo tranquillamente fare a meno. Noi facciamo e disfacciamo. E sopratutto i proconsoli non devono contestarci. I provinciali devono starsene buoni.”
    Venendo all’Italia, sarebbe una specie di alleato incline, di tanto in tanto, ad amorazzi col nemico.
    A me sarebbe piaciuto chiedere all’arrogante di tutte le sconfitte dopo la WWII e del ruolo dell’Italia fondamentale dell’Italia nella vittoria della Guerra Fredda.
    Già, l’ultima guerra vinta dagli Usa è stata contro l’italiana ENI in Libia, con l’appoggio irrazionale di Berlusconi e Napolitano. Taccio del Vietnam, Afganistan, Somalia, Siria …
    Ovvio che i servi si ripagano a vista con le bastonate … del padrone tonto, telecomandato e ubriaco del potere distruttivo delle bombe.
    Me ne sono tornato a letto, pensando che ci sono condanne ben peggiori di una zanzara che di notte scende e riscende in picchiata.

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