Venezuela: fine di partita.

Proviamo a ragionare freddamente su quel che succede in Venezuela: il Presidente in carica, che aveva giurato fedeltà alla Costituzione vigente, rifiuta di indire nuove elezioni che verifichino ila sia legittimità, nonostante le forti manifestazioni contro di lui, anzi scioglie il parlamento, per nominare una pseudo Assemblea Costituente espressa dalla burocrazia del suo partito, non rispetta alcuna delle norme previste per la revisione costituzionale e non indice neanche un referendum che legittimi questa decisione.

Anzi, contro l’opposizione che ha indetto un referendum fai-da-te (cui, comunque, hanno partecipato circa 7 milioni di venezuelano) ha scatenato non solo la polizia, ma anche i suoi colectivos (in italiano: squadracce) e sta portando il paese alla guerra civile. Direi che la misura è colma: non solo Maduro deve essere deposto e con qualsiasi mezzo, ma deve essere processato, insieme al suo governo, per aver violato il giuramento di fedeltà alla Costituzione ed aver attentato ad essa. Vi sembra eccessivo? Pensate se Renzi avesse fatto solo la metà delle cose che sta facendo Maduro, come avremmo reagito. Certo la riforma che Renzi stava cercando di far passare (e che comunque disegnava un assetto incomparabilmente più democratico di quello che dovrebbe varare la pseudo Assemblea di Maduro) non ha seguito scrupolosamente i dettami dell’art 138 e dei regolamenti parlamentari, ma, al confronto con quel che sta succedendo in Venezuela, quella di Renzi è stata una procedura da parlamento inglese. E, comunque, ha fatto un referendum che ha bocciato la sua riforma e non mi pare che abbia scatenato squadracce di gangster. Né può assolverlo il fatto che lui manterrebbe la proprietà statale del petrolio perché qualsiasi fine, per quanto nobile, può giustificare procedure golpiste di questo genere. E peraltro, quanto a nobiltà di fini e di rappresentanza sociale, non passiamo la mano troppo leggera sul fatto che lui è a capi di una banda di corrotti e malversatori.

Chi difende Maduro, dimostra di non aver capito molto dello stalinismo e… del fascismo.
Maduro non vuol fare regolari elezioni per una semplice ragione: sa di perderle, ma essendo un dittatorello sudamericano come tutti gli altri, non si pone il problema di capire dove ha sbagliato e risponde con la repressione. Alla base sono gli errori del governo chavista dalla crisi in poi.

La crisi economica che investe il Venezuela ha due cause.

In primo luogo un errore strategico (ma scusabile) fatto da Chavez : aver dimensionato il welfare al massimo di entrate potenziali della rendita petrolifera, quando il barile era a 100 dollari. Questo è un errore frequentissimo fra i paesi produttori di materie prime (soprattutto estrattive) che, per ragioni di consenso, tendono a spendere tutto il ricavato in tempi brevi, senza investire una parte di esso in impieghi produttivi (essenzialmente manifatturieri), nella convinzione che la rendita estrattiva durerà all’infinito, trascurando sia che essa tende ad esaurirsi, quanto che la domanda non è sempre costante, per cui è classico che nei periodi di grande crisi, quando l’industria entra in recessione, i primi ad essere colpiti dalla crisi sono, appunto, i paesi produttori di materie prime.
Nel caso venezuelano questo errore è stato particolarmente grave perché la previsione di spesa è stata fatta sull’irrealistica aspettativa che il petrolio restasse ai suoi massimi (peraltro, a sbagliare non furono solo loro: molti economisti sostenevano che si fosse ormai giunti al pick oil, per cui il prezzo sarebbe stato flessibile solo al rialzo) mentre la comparsa del fracking ed altre tecniche estrattive più efficienti hanno provocato un forte aumento dell’offerta, mentre la domanda, per effetto della crisi internazionale, restava costante. Risultato: il prezzo del barile precipitava a 50 dollari. I dirigenti venezuelani, forse confidando in una pronta ripresa dell’economia mondiale, hanno insistito sulla stessa strada, senza alcuna riduzione dei programmi di welfare né di impieghi alternativi dei profitti, ricorrendo sempre più al debito che è sempre una scelta molto pericolosa, perché poi carica i conti degli interessi che occorre, a loro volta rifinanziare. Come era prevedibile, il debito si è messo a galoppare, la moneta è precipitata, le importazioni sono diventate sempre più costose, sono iniziati a scarseggiare gli alimentari, i farmaci, le protesi, i prodotti per l’igiene eccetera. Anche per l’effetto del contrabbando (unico a fornire molti dei prodotti scarsi, ovviamente a prezzi proibitivi) i prezzi sono saliti vertiginosamente, l’inflazione si è impennata al 500% ed oltre, ed anche la limitatissima industria manifatturiera del paese (il Venezuela esporta essenzialmente cioccolato e Rhum, peraltro di ottima qualità entrambi) ha iniziato a fermarsi.

La crisi economica e sociale del paese, peraltro è stata inasprita (e questa è la seconda causa dell’attuale situazione) dalla dilagante corruzione. Per anni ed anni, è continuato indisturbato il contrabbando con la Colombia e per grandi volumi di merci. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la compiacenza delle forze di polizia che, al pari dell’amministrazione pubblica e dello stesso partito di governo, è fortemente pervasa da fenomeni corruttivi. In diversi discorsi ne disse lo stesso Chavez, lamentando come la corruzione non fosse stata estirpata. Per la verità, questa della corruzione è una malattia endemica in tutto il Sud America, ma l’impegno insufficiente del governo ha avuto l’effetto di ingigantire il fenomeno che è la seconda causa della situazione attuale. E peraltro questo non è capitato causalmente perché la burocrazia del Psv profondamente pervasa dal fenomeno corruttivo.

Ora siamo al finale di partita che difficilmente sarà positivo per Maduro.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (45)

  • Forse sarebbe il caso, vista la sostanziale fine della nostra democrazia (la maggioranza non vota più) di prendere ispirazione anche noi dalle riforme costituzionali di Maduro? Una democrazia diretta in cui il potere sia di chi per vivere lavora e non di chi ha i quattrini sarebbe meglio.
    Forse il modello elettorale in cui ognuno, senza appartenere a nessun collettivo, vota singolarmente senza dover partecipare a nulla è sbagliato.

  • D’accordo su tutto, per quanto riguarda l’elenco di errori di uno dei contendenti e il risultato della partita. Ma sarebbe anche interessante sentire una cronaca più approfondita sull’evoluzione del match, più precisamente, e per usare il linguaggio tennistico, quanti di questi errori sono stati non forzati e quanti provocati?

  • Mette tristezza vedere gli ultimi corpuscoli che sia autodefiniscono “Partito Comunista” (con piccole variazioni di sigle aggiuntive e punteggiatura) impegnati nel difendere il regime di Maduro quasi fosse una nuova Sierra Maestra. Il resto del tempo lo passano a presentare Putin come un nuovo Stalin (e qui, forse, un po’ ci prendono, specialmente per quel che riguarda la libertà di stampa e di opposizione, e i diritti civili).

  • in questo, cone nei post “venezuelani” precedenti, il prof. Giannuli non fa cenno alcuno a quello che Gramsci definì il “sovversismo delle classi dirigenti”, stante che, secondo altre fonti:
    – le proteste hanno sempre avuto come scena i “quartieri alti” di Caracas e di altre città;
    . il ricorso alla violenza è partito e praticato da squadre pagate o riconducibili alla destra venezuelana, sostenuta e protetta da una cortina di censura mediatica dall’universo mondo “occidentale”;
    – la polizia venezuelana è DISARMATA e non risulta che sia stato chiamato l’esercito a presidiare le strade;
    . la borghesia venezuelana che aveva a suo rempo tentato il golpe, adesso ha praticato il “metodo cileno” del boicottaggio dell’economia e dalla artificiosa penuria di alcuni beni di prima necessità.
    per non farla lunga, non sono mai stato in venezuela (non so il prof. Giannuli), quello che ho succintamente scritto è tratto da fonti rintracciabili sulla rete.
    tuttavia, per quanto ragione abbia il prof. a ricondurre l’intera faccenda sotto il profilo “giuridico-costituzionale”, siamo sicuri, per l’esperienza che quelli della mia e della sua età hanno delle faccende latino-americane, che la borhesia fascictoide venezuelana, una volta uscita vincente in questa partita, rispetterà i dettati costituzionali della cui violazione da parte di Madura tanto si adonta il prof. Giannuli?

  • Secondo me sei troppo tranchant.

    Dal punto di vista del giudizio su quella classe dirigente hai completamente ragione.

    Ma dal punto di vista storico e delle condizioni politiche attuali, l’opposizione di destra è in buona parte golpista, i morti sono fatti maggioritariamente dai paramilitari di opposizione, al referendum è dubbio che la partecipazione sia stata così alta etc…
    Il paragone con Renzi non regge, perché se ci fosse un’opposizione armata maggioritaria in qualche organo costituzionale puoi star sicuro che sarebbe una vicenda complessa e violenta anche in Svizzera.
    E’ in corso una guerra civile e non uno scontro tra le polizie repressive e le masse. All’interno del caos della guerra civile ci saranno forze progressiste, ma non sono certo né Maduro/Cabello né i “prigionieri politici”, cioè i golpisti fascisti arrestati.
    Quindi, almeno per noi che non dobbiamo prendere le armi e difenderci per le strade di Caracas, credo che “stare dalla parte dell’opposizione” sia intollerabile, almeno quanto (se non di più) rispetto a “stare dalla parte di Maduro”.
    Per quel che vale (per me vale molto) così la pensano tutti i miei compagni sudamericani e venezuelani.

  • Tenerone Dolcissimo

    Insomma una riforma costituzionale fatta da nominati.
    Mi ricorda qualcosa, anche se non mi viene in mente esattamente cosa.
    Saranno gli anni!!

  • Certo i venezuelani sono i migliori giudici dell’operato di questo Maduro; conseguentemente, sono quelli che possono e devono disarcionarlo se necessario (ma bisognerebbe anche capire quel necessario a chi è riferito, cioè “necessario per chi?”).
    Capisco bene i motivi ideali al fondo di questo articolo, ma invocare interventi esterni è quello che aspettano gli avvoltoi per andare impunemente a casa degli altri a prendere tutto quello che si può prendere, dando in cambio molto meno e piazzandosi in casa loro in modo che poi è ben difficile liberarsene senza pagare un prezzo davvero esorbitante, sia economico, sia in termini di vite umane.
    Secondo me quel tipo di avvoltoio (e chiedo scusa a quel nobile animale), e di sciacallo (idem), è incomparabilmente più forte di quelli che intervengono per motivi ideali: i secondi, ben presto mollano, i primi (che nel caso specifico sarebbero i nord-Americani), non mollano mai, perchè la loro è una fame insaziabile.
    Faccio tanti auguri ai venezuelani, che possano risolvere presto e bene i loro guai, ma spero proprio che ci riescano da soli, senza aprire un’altro fronte di guerra in questi martoriato pianeta, dove alla fine i combattenti guerreggiano non già per il popolo, ma per gli interessi di chissà chi.

  • “Maduro deve essere deposto e con qualsiasi mezzo”
    Si è detta la stessa cosa per Assad, Saddam, Gheddafi e tanti altri. Per poi scoprire che il dopo è sempre stato peggio del prima, che quei soggetti erano cattivi ma non tanto quanto quelli che li volevano deporre, che c’erano interessi troppo grandi perché i nostri democratici potessero farsi gli affari propri. E che spesso la situazione era molto diversa da come veniva disegnata.

  • Nell’articolo c’è un errore. Il referendum (eventualmente) confermativo della riforma costituzionale è previsto per il 30 Luglio.
    L’opposizione ha organizzato il referendum “fai da te” prima per delegittimare quello “vero”.
    Giannuli, cosa succede se il referendum del 30 Luglio viene vinto da Maduro con molti più dei 7 milioni di voti raccolti dall’opposizione?

    • Venceslao di Spilimbergo

      Buonasera Esimio signor “Militante”
      Spero che non me ne vorrà per questa l’inopportuna intromissione, ma… ci tenevo solo a farle rispettosamente presente che la domanda presentata non può avere risposta in quanto è errata: il destino del Venezuela non dipende più oramai da cosa i Venezuelani desiderino… dipende invece dalle forze armate indigene e dalla scelta che esse faranno: appoggiare ancora il signor Maduro oppure no; e a farle propendere per una delle due opzioni non saranno le voci provenienti dalla piazza bensì i calcoli che i loro vertici faranno su come salvaguardare i propri interessi. Scelta questa che a sua volta dipenderà dai piani che Washington, in quanto entità Imperiale esistente, avrà per Caracas: finché gli USA continueranno a considerare il Regime cosiddetto “bolivariano” come un “mere harmless mosquito” (copywriter H. Kissinger) il signor Maduro potrà continuare a dormire, relativamente, tranquillo… se però, sempre in America, qualcuno dovesse cambiare parere e iniziare a considerare l’inquilino del “Palacio de Miraflores” come fastidioso, beh allora…
      E pare che il Presidente Trump e il Congresso stiano iniziando a volgere su questo secondo punto di vista le loro attenzioni. Tempi interessanti ci attendono!
      Scusandomi ancora per il disturbo arrecato, la saluto augurandole ogni bene e una buona serata

    • Questo post pone un’ottima domanda e mi conferma che solo chi vive le situazioni sulla sua pelle può sapere, giudicare e scegliere da solo il proprio destino.
      E sono sempre più convinto che è ora di piantarla di intervenire a “portare la democrazia” in casa d’altri , giacché poi si scopre sempre che nella migliore delle ipotesi scopi e interessi dei “salvatori” non sono mai gli stessi dei “salvati”, e spesso sono addirittura opposti.

  • ACME News
    Alla partenza da Fiumicino di un volo delle Scaracas Aviolineas organizzato dai sostenitori italiani di Miaoduro, si è scoperto che il jet era stato privato del carburante, che era stato venduto da un alto papavero di contrabbando ai cinesi. I viaggiatori hanno dovuto fare una colletta per far partire l’aereo. In assenza dei piloti, fuggiti con due contorsioniste, e’ stato ingaggiato dal porto di Ostia il pilota di una pilotina. In cabina pilotaggio e’ stato affisso un enorme santino di Miaoduro. Si sospetta che a bordo dall’aeromobile fossero travisati mandatari della Compagnia Italiana Antizanzare. Sull’oceano e’ stato perduto il contatto con los maduregnos.

  • Venceslao di Spilimbergo

    Buonasera professore
    Analisi interessante quella che oggi ci ha proposto riguardo la situazione esistente presso lo stato del Venezuela e la crisi del Governo del signor Maduro. Condivido il quadro economico- sociale che ha esposto per spiegare le cause del crollo, molto probabilmente (e auspicalmente) irreversibile, del sistema cosiddetto “Bolivariano”… un sistema fragilissimo che si reggeva esclusivamente sulla produzione di greggio (e neanche di grande qualità, purtroppo per i Venezuelani) e sulle entrate che il commercio di tale prodotto comportava… eccetto che su due punti: da un lato non concordo pienamente con Lei quando sostiene che il crollo del prezzo del petrolio sia avvenuto a causa del combinato tra la stasi della domanda mondiale dell’energia (conseguente alla crisi economica) e l’aumento, a livello globale, dell’estrazione di idrocarburi grazie alla nuova tecnologia del cosiddetto “fracking”; dal altro lato non sono molto d’accordo con Lei quando definisce “scusabile” l’errore strategico del defunto signor Chavez di non favorire una diversificazione dell’economia Venezuelana, investendo nello sviluppo di una industria manifatturiera indigena i proventi della vendita di greggio (per oltre il 44% all’odiatissima Washington).
    Nel I caso mi permetto di riportare alla sua attenzione il fatto che il crollo del prezzo del petrolio sia avvenuto a causa dell’aumento dei quantitativi estratti dai Paesi membri dell’OPEC (in particolare dagli stati Arabi del Golfo facenti parte di questa organizzazione); tale mossa serviva sia a cercare di uccidere sul nascere la tecnologia cosiddetta del “fracking” sviluppatasi in America… la quale stava trasformando quest’ultima sempre di più da importatore a esportatore di energia a livello internazionale (danneggiando gravemente così facendo sia lo status di oligopolio che l’OPEC aveva fino ad oggi ricoperto e contemporaneamente recidendo ulteriormente i legami di interesse che univano, sin dalla II Guerra Mondiale, gli Stati Uniti con le cosiddette “Petro-monarchie” )… sia a colpire i due grandi avversari ufficiali degli Emiri del Golfo, ovvero Russia e Iran (i quali, con la loro presenza sempre più forte nello scenario Siriano stavano sovvertendo l’ordine regionale esistente… da cui deriva la sopravvivenza di queste moderne forme di autocrazie locali). Per entrambi i due scenari possiamo dire che i piani elaborati a Riyadh ed a Abu Dhabi siano falliti: gli USA, non riducendo significativamente la loro produzione, hanno lasciato che la mancata ripresa economica globale rendesse vani i propositi Arabi… ben sapendo che nel lungo termine una simile strategia non era per questi sostenibile; si trattava solo di aspettare l’inevitabile resa. Se poi, nel frattempo, queste azioni avessero indebolito Mosca (molto dipendente economicamente dall’esportazione di gas) tanto meglio: “due piccioni con una fava”.
    Sul II caso invece solo una battuta: il mancato sviluppo della manifattura locale da parte del defunto signor Chavez, non me ne voglia Chiarissimo, non può definirsi “scusabile”; essa è stata la sua più grave e imperdonabile colpa dinnanzi ai sui stessi concittadini (presenti e ancora di più futuri)! Un popolo povero egli trovò quando salì al potere… un popolo ancora più povero e in miseria ha lasciato in eredità. Come possano ancora alcuni Progressisti elogiare un simile personaggio, che tanto sbagliò non solo in economia ma anche in politica estera, rimane per me un autentico mistero. Possibile che l’odio (molte volte ipocrita, siamo sinceri) verso l’America si possa spingere fino alla idealizzazione di uomini di questo tipo? Comunque sia poco importa: gli USA hanno vinto anche questa volta… e senza nemmeno doversi sporcare le mani: come già capitato in altri casi passati, l’avversario (vero o presunto tale che fosse) si è suicidato da solo.
    La saluto augurandole ogni bene e una buona serata

    P.S.
    Pare che il Presidente Trump e il Congresso Americano siano intenzionati a imporre sanzioni nei confronti del Venezuela per quanto concerne idrocarburi e prodotti agroalimentari… se così fosse significherebbe che gli USA si apprestano a “staccare la spina” che tiene in vita il signor Maduro: dubito infatti che l’esercito Venezuelano continuerebbe ad appoggiare il Regime in carica sapendo che Washington è a favore della sua deposizione.

    • C’è solo un piccolo problema nella disamina del II caso: la realtà è diversa. Completamente.
      Innanzitutto le famose politiche populiste: nel 1999 la spesa del governo venezuelano era al 16,2% del Pil, mentre nel 2013 la spesa pubblica è arrivata al 17,15%. Da ricordare che con la Thatcher, la spesa pubblica del Regno Unito non è mai scesa sotto il 18. Ed è salito dell’1% per compensare il calo degli investimenti privati che non sono crollati come racconta qualche cialtrone prezzolato, ma sono calati dal 9,14% del Pil del 1999 al 7,36 del 2013.
      Sul mancato sviluppo della manifattura, si deve notare che gli investimenti pubblici venezuelani sono passati dal 4,39% del Pil nel 1999 all’11,3 del 2013. Per un confronto, nello stesso periodo, la virtuosa Tedeschia è passata dell’1,74 all’1,36. Cosa avrebbero dovuto fare: costruire un enorme capannone sopra tutto il Venezuela?
      Sul popolo più povero in eredità il discorso è un po’ più complesso e richiede maggior tempo a disposizione. Purtroppo la realtà ha la testa dura: meglio non farci mai a testate.

      • Venceslao di Spilimbergo

        Buonasera Esimio signor Valerio
        La ringrazio per il tempo che ha voluto concedermi con questa sua interessante risposta; prendo atto del suo punto di vista ma spiace doverla informare che non riesco a condividerlo… col dovuto rispetto Esimio, Lei commette nella sua analisi un notevole errore metodologico: paragona tra loro due Paesi diversissimi per Storia, situazione economica, sociale e culturale quali la Gran Bretagna (Nazione sviluppata oramai da almeno due secoli) e il Venezuela (Nazione ancora non sufficientemente sviluppata nella realtà dei fatti); anche se prendessimo per corrette le cifre che gentilmente ha ricordato (cosa di cui non dubito affatto, ci mancherebbe… salvo per il dato concernente il Regno Unito: la spesa pubblica in quel Paese è al 44%; non è mai scesa sotto il 40% dal II dopoguerra e mai sotto il 45% durante il governo della signora Thatcher) appare evidente come la “vecchia Albione” una spesa pubblica di quel livello se la possa permettere mentre il Venezuela no. Per quanto concernono gli altri dati, paradossalmente, non posso non constatare come de facto, pur non volendolo, Lei supporti la mia tesi riguardo la strategia economica del defunto signor Chávez: infatti, rammentare come gli investimenti privati siano scesi dal 9,14% al 7,36 in 14 anni significa ammettere che gli investimenti fatti da imprenditori, banche, ecc… in Venezuela siano calati del 20% in gran lunga meno di ¼ di secolo! Un calo che solo in parte è stato coperto da un aumento di investimenti pubblici (che prenderemo in questa sede solo sotto l’aspetto quantitativo e non sotto quello qualitativo) del 7% (dal 4,4% del 1999 al 11,3% del 2013). Simili dati fotografano un risultato disastroso… reso ancora più grave dal fatto che il signor Chávez abbia goduto, per alcuni anni del suo governo, sia di buon andamento del prezzo del petrolio (principale bene di esportazione del suo Paese: oltre il 95% del totale ad oggi) sia di un sicuro importatore di tale prodotto: gli USA (oltre 14 MLD di dollari annui). Avesse saputo rinvestire al meglio i guadagni di questo commercio, il defunto Presidente avrebbe potuto diversificare l’economia Venezuelana, consolidandola da un lato e facendole fare finalmente un salto di qualità dal altro; uno sviluppo similare a quello dei Paesi più sviluppati del Sudamerica, quali il Cile e sempre più la Colombia, di cui avrebbero poi beneficiato tutti i cittadini. Non si sarebbe trattato di trasformare uno dei più importanti Stati per biodiversità presente sul proprio suolo in un “capannone”, ma solamente di renderlo finalmente un Paese pienamente industrializzato. Invece niente… il signor Chávez ha perso le sue occasioni, isolandosi in politica estera e disperdendo in investimenti errati e/o in spese non produttive sul lungo termine le rendite dello sfruttamento petrolifero. Risultato? La povertà è aumentata in Venezuela; e se parte dei suoi abitanti non se ne son ancora accorti lo devono alla sempre più impossibile sopravvivenza dei servizi pubblici esistenti… servizi destinati a finire appena lo “Stato Bolivariano” sarà ineluttabilmente fallito.
        Ringraziandola nuovamente per la sua squisita disponibilità, la saluto augurandole ogni bene e una buona serata

  • Professore buona sera.
    Analisi che evidenzia i limiti del tentativo rivoluzionario venezuelano e che in gran parte condivido: specialmente, quando le vacche erano grasse, si poteva e si doveva fare di più per differenziare la produzione economica e ridurre così la dipendenza dal prezzo del petrolio.
    Per il resto, tuttavia, lasciamo perdere gli schemi classici dei cicli economici così come stampati sui manuali. L’economia corre sulla canna del fucile, e non sui conti pubblici a posto. Un esempio fra tutti. In Ucraina, quest’anno i criminali al potere, e che al potere rimarranno finché Washington vorrà (in barba alla “democrazia” dei due pesi e due misure delle cancellerie occidentali), hanno ricevuto dal FMI prestiti che il FMI SA BENISSIMO CHE NON SARANNO MAI RESTITUITI (in barba ai vincoli imposti ai PVS colpevoli solo di non fare la guerra ai russi). Deroghe sia a vincoli politici, che a vincoli strettamente economici considerati ovunque la “norma”. Ma vi è di più. I soldi del FMI sono poi reinvestiti in armi (in barba al vincolo che toglie i finanziamenti a Paesi in guerra) e, ironia della sorte… in carbone (sic!), entrambi americani! E’ oltre un anno, infatti, che gli ucraini hanno letteralmente portato a esaurimento le vecchie scorte di armamenti sovietici facendoli esplodere contro la linea nemica al fronte, per “rifarsi il parco macchine” dal nuovo alleato atlantico. Passando al carbone, è di quest’anno, invece, la sequenza:
    – chiusura economica alle repubbliche ribelli, col chiaro intento di metterle in ginocchio
    – reazione delle repubbliche ribelli con espulsione del capitale ucraino e “nazionalizzazione” delle miniere
    – IMPENNATA DEL deficit energetico ucraino (dipendente ancora dal carbone delle miniere del Donbass, e che fino ad allora il capitale ucraino, CHE DETENEVA LA PROPRIETA’ DELLE MINIERE, importava praticamente a costo zero).
    – soluzione del problema energetico comprando prima il carbone dai russi (… ovvero, lo stesso carbone del Donbass triangolato via Mosca!!!), poi dagli americani (con Trump che si frega le mani e TRIPLICA IN UN ANNO IL PREZZO DEL CARBONE A USD 206/TON (prezzo 2016 usd 71/ton), lo stesso carbone che vende in Norvegia a usd 125/ton addirittura in riduzione rispetto all’anno precedente (usd 140/ton, fonte https://russian.rt.com/ussr/news/409960-ukraina-ssha-ugol-dorozhe).
    Un piccolo esempio di idiozia politica ed economica, di un Paese collassato e che sta in piedi solo grazie al terrore, diretto nelle regioni dell’est e in quelle costiere di Odessa e Mariupol’, indiretto e intimidatorio (per paura di far la stessa fine delle prime) nel resto del Paese. Ma di mandar via il “buon Parascènco”, nelle cancellerie occidentali, nemmeno l’ombra di un’idea. Anzi, qualche “scienziato”, qualche “volpe del deserto” di Bruxelles, ha appena tolto il visto d’ingresso agli ucraini “per motivi turistici” (https://www.schengenvisainfo.com/eu-approves-visa-free-travel-ukrainians/). Il tutto, ovviamente, sulle teste di ignari cittadini comunitari che si vedranno piovere milioni di ucraini stagionali… con un ulteriore inasprimento della guerra tra poveri attualmente in corso. Ora sono addirittura i polacchi a lamentarsi della possibile concorrenza (https://visegradpost.com/en/2017/06/13/abolition-of-visas-for-ukrainians-polish-employers-worried/). E qui, nel mondo dell’autotrasporto, già deregolamentato di suo da sempre, l’ingresso di autisti ancor più sottopagati dei baltici, dei rumeni e dei polacchi, non potrà che esser salutato dai padroni delle ferriere, un po’ meno da tutti gli altri… E che dire di braccianti ucraini che verranno ancora a meno dei polacchi?

    In conclusione, se da comunista non posso che restare critico nei confronti di come Paesi cosiddetti socialisti stanno declinando l’altrettanto cosiddetto “socialismo del XXI secolo” in una specie di capitalismo monopolistico di stato all’interno e imperialistico all’esterno (nel caso cinese), sono ancor più critico rispetto alla “cura” proposta: una non-cura, di fatto, che ucciderà il paziente né più ne meno di come stanno cannibalizzando i popoli europei dopo aver fatto già terra bruciata dalla Libia all’Afghanistan. Tra i due mali, ammesso e non concesso che Maduro sia ormai nocivo al suo Paese, continuo quindi a scegliere il minore.

    Un caro saluto.
    Paolo

  • Sulla vicenda venezuelana noi non abbiamo nessuna informazione obiettiva. Abbiamo solatnto il punto di vista dell’opposizione, sbandierato dai mass-media. E anche dal professor Giannuli, il cui articolo non è altro che un manifesto propagandistico sfacciatamente di parte. Stando così le cose, impossibile formulare un giudizio obiettivo. Tuttavia, l’opposizione venezuelana di oggi è della stessa pasta di quella cilena ai tempi di Allende. Al dittatore Allende, responsabile dello sfascio dell’economia e della soppressione della libertà, l’opposizione fece un processo che durò il tempo di sparargli in testa. Poi pensarono a “processare” tutti gli altri suoi sostenitori, perfidi dittatori, operai, sindacaclisti, militanti, studenti, intellettuali di sinistra, e altra feccia simile che voleva distruggere la democrazia in Cile. Furono spazzati via come si meritavano.
    Si, l’11 Settembre del 1973 fu una grande vittoria della democrazia.

    • Per Martino.
      Non credi che sia il caso di espungere certi commenti?
      Per carità, l’argomento può essere di grande interesse per qualcuno, ma è il luogo che è sbagliato, mi pare.
      Tra l’altro, è anche pubblicità gratuita: almeno fatevi pagare!

  • Ieri, il popolo venezuelano ha fatto capire chiaramente ed ancora una volta che vogliono democrazia, libertà ed uno stato di diritto. Le loro azioni forti e coraggiose, tuttavia, continuano ad essere ignorate da un cattivo leader che sogna di diventare un dittatore.

    […] non staranno a guardare dovesse il Venezuela sgretolarsi. Se Maduro riuscisse ad imporre la propria Assemblea Costituente il 30 luglio, […] prenderà decisioni forti.
    Premesso che non l’ha affermato Giannulli, chi ha pronunciato cotanta vibrante protesta?

  • Dispiace che una persona così attenta alle dinamiche dell’informazione mainstream si rifaccia, per formulare la sua pur rispettabile analisi, alle più inquinate fonti di quella cloaca chiamata “giornalismo”.
    Con grande umiltà mi permetto di segnalare almeno tre fonti “alternative”, due in lingua spagnola (il critico Aporrea ed il militante Misionverdad) e una in italiano (l’ottimo lantidiplomatico) che stanno conducendo una battaglia contro questo sistema mistificatorio.
    Tutto vero quello che dice il prof sugli errori della “via bolivariana al socialismo”, ma questi sono i casi in cui la storia si taglia con l’accetta:o di qua o di là, ed io , con quel poco di coscienza politica che penso di avere, sto dalla parte del PSUV e del chavismo.
    Di là “las guarimbas”, quelle sì squadracce fasciste, armate fino ai denti (vedi finanziamenti milionari, diretti o indiretti, dalle solite fonti: dipartimento di Stato e Open Society di arancioniana memoria) e mandate a sfogare i peggiori istinti razzisti e criminali; di qua un popolo sbandato che sta pagando sulla sua pelle l’ostruzionismo dei ricchi, di quell’elite rapace che vorrebbe allungare le mani su ciò che gli appartiene da sempre: le risorse di quella terra generosa e le vite (le anime persino) dei suoi abitanti.
    Ora, scendendo nello specifico:
    – Maduro ha effettuato una spericolata manovra di “forzatura” della Costituzione, ma è lui ad agire nel solco della legge, essendo lui il presidente in carica; a memoria d’uomo, nelle nostre care democrazie occidentali, non c’è stato un governo caduto per “proteste di piazza”; laddove ciò è accaduto si è parlato, e non mi sembra il caso di tornarci, di “rivoluzioni colorate”.
    – Il golpismo “pinochettista” della destra di Caracas Oeste è dimostrato da almeno tre fattori: l’appoggio estero (tutti i governi dell’occidente, indistintamente), l’uso sistematico e scientifico della violenza di diverso calibro (dai teppisti ai paramilitari colombiani fino agli attori che sparano dagli elicotteri), il tentativo artificioso e maldestro di creare una cornice “legale” all’interno della quale impacchettare il colpo di mano e venderlo agli americani.
    – Il “plebiscito” è stato una farsa: al termine delle operazioni i registri e le schede sono stati pubblicamente bruciati (tanto per impedire qualunque verifica), la cifra sbandierata di 7 milioni e rotti di partecipanti è insostenibile aritmeticamente (se pure avesse votato una persona alm inuto nei seggi dichiarati aperti dalla stessa opposizione, si sarebbero raggiunti a stento i 3 milioni) ed è ben lontana dall’obiettivo di 14 milioni di votanti rivendicato dalla MUD nei giorni precedenti; vi sono inoltre diversi casi documentati di votanti multipli (stile primarie PD), ma questa è l’ultima cosa.
    – Los colectivos sono una milizia di autodifesa popolare che ha preso corpo dopo il golpe del 2002 contro Chavez: l’estrazione sociale dei suoi membri dovrebbe essere una garanzia per il compagno Giannuli, ma egli vi vede le camicie nere, mentre i riccastri cocainomani (i nostri sanbabilini) che stanno dietro le guarimbas gli sembrano le guardie rosse. E vabbè.

    In Venezuela ci si gioca una partita epocale: l’effetto domino (dopo il colpo di mano in Brasile) sarebbe inesorabile per le sorti del progetto politico più avanzato di questi anni torbidi, il Socialismo del XXI secolo del Venezuela, della Bolivia e dell’Ecuador.
    Con loro gli ammerrecani (con Trump in testa), l’UE, il FMI e tutti i mortacci loro, la Chiesa, i latifondisti, quelli che vanno a prendere l’aperitivo a Miami; da questa parte l’immenso popolo dei “sin dientes” con le sue avanguardie politiche, spesso non all’altezza: a voi la scegliere che parte stare.

    Saluti, Moravagine.

    • Il Presidente ha il diritto di sciogliere ilo Parlamento e rifare la Costituzione? Ah si?! Dove hai studiato diritto costituzionale ? All’Università di Renzi o a quella di Gelli?

      • Questioni di pura forma…l’elezione dell’assemblea costituente è prevista dalla legge come integrazione del processo rivoluzionario, i golpisti sono gli altri e i fatti parlano chiaro.
        Se io ho studiato diritto costituzionale all’università di Gelli, lei ha studiato scienza politica da Kissinger.

  • Com’è d’uopo in questi casi scatta il riflesso pavloviano: ignorante! fassista!
    Io non ho certo la sua spocchia, mi limito a rilevare che “dove stanno i fascisti” in questa vicenda è o dovrebbe essere di un’evidenza cristallina, considerando il contesto internazionale, i tanti e freschi precedenti (Ucraina e Brasile su tutti), lo schieramento delle classi sociali, l’uso della violenza.
    Ad ogni modo, le auguro di percepire quel brivido sottile che pur si prova quando ci si trova, finalmente, dalla parte giuste della storia: lasci pure a noialtri poveracci la parte del torto.
    W Soros e i blogger libberi, abbasso i dittatori brutti e baffuti!

  • Scusate se mi intrometto. Qui si sta perdendo di vista la questione di merito. Il governo di Maduro, da quando nel Dicembre 2015 ha malamente perso le elezioni parlamentari, si é sottratto a qualunque verifica elettorale. Ora per tentare di prendere tempo di fronte alla grave crisi in atto, ne propone una, quella per la elezione della Assemblea Costituente del prossimo 30 Luglio. Ma le modalità di elezione imposte dal governo sono tali da sollevare il fondatissimo sospetto di mirare a costituire una maggioranza precostituita a favore di Maduro: uguale numero di delegati per ogni municipio a prescindere da numero di abitanti, più la cosiddetta elezione per ”settori sociali organizzati”. Questo é il punto. E il nodo politico che sta dietro il punto é: é giusto imporre la Rivoluzione, ammesso che quella venezuelana lo sia, anche se la maggioranza della popolazione non ti sostiene più ????….Io credo di no.
    Devo però anche dire che non auspico che il governo di Maduro venga abbattuto ”con qualsiasi mezzo”. Io in Venezuela ci son stato, varie volte e per vari mesi. Ho conosciuto e guardato in faccia i tanti militanti di base, molti dei quali giovani e donne, che seppure spesso fra tante critiche, hanno sin dall’inizio sostenuto e dato forza al processo bolivariano. Ed é proprio guardandoli negli occhi che ho capito che queste persone si farebbero ammazzare per difendere le proprie idee, ed ho quindi provato e provo ancora nei confronti di queste persone un sentimento di fraternità e solidarietà. Queste persone sarebbero le primissime a rimetterci la pelle in caso di intervento militare esterno nella vicenda venezuelana. Permettetemi quindi di non augurarmi uno scenario del genere.

    Angelo Zaccaria

    • caro Angelo quello della maggioranza precostituita non è un sospetto ma una certezza.Le modalità della “riforma” sono del tutto fuori da quel che prevede lqa costituzione bolivariana e quindi sono un colpo di Stato. Maduro ha abbattuto la rivoluzione di chavez e sta realizzando un regime a metà fra stalinismo e fascismo, in quanto date da abbattere con qualsiasi mezzo. Quanto alla base, capisco ed ovviamente la cos a mi addolora, maanche fascismo e stalinismo avevano una base che ci credeva in perfetta buona fene, ciò non di meno andavano abbattuti

  • Caro Aldo. Sul primo punto accolgo la tua osservazione, nel senso che l’uso da parte mia della formulazione del ”fondatissimo sospetto” e non della ”certezza”, allude ad una differenza più di stile che di sostanza. Sulla definizione del Madurismo come mix di fascismo e stalinismo, certamente aiuta a iniziare una discussione ma non può assolutamente chiuderla. Esistono anche, oltre ad evidenti elementi di rottura, anche elementi di continuità fra Chavismo e Madurismo, i quali vanno in ogni caso collocati nel contesto latinoamericano. A tal riguardo io non sottovaluterei l’influenza politica cubana, e ricorderei anche, visto che ora qui mi trovo, che dopo decenni in Argentina si continua a discettare su cosa sia stato e sia il Peronismo.
    Il punto vero che ci divide invece, mi pare sia quello sul riferimento ad ”ogni mezzo necessario” per abbattere Maduro. Io resto della idea che un eventuale intervento militare esterno sia la tipica ”pezza peggiore del buco”, per le gravissime conseguenze che metterebbe in moto sia in Venezuela che nella regione.
    Personalmente auspico un superamento del Madurismo per processi politici interni, che rimettano al centro quel tentativo, che a mio avviso rappresenta il cuore vero del Chavismo, di tenere insieme democrazia rappresentativa e costruzione di nuove forme di partecipazione, economia e democrazia, anche se mi rendo conto che in questo momento questa ipotesi di ”fuoriuscita da sinistra”, non appare la più probabile.

    • caro Amgelo,
      non penso che la soluzione sia un intervento militare esterno, penso a soluzioni “dure” ma interne; d’altro canto non mi pare che con Maduro si possa trovare una soluzione negoziata. Intanto sarebbe un passo avanti l’espulsione del Venezueal dall’Olas. dopo vediamo. Capisco ed apprezzo la tua volontà di cercare una soluzione che riporti le coswe nella normalità masenza rinunciare ala revolucion bonita. Fosse possibile sarei d’accordo, ma ormai è troppo tardi: Maduro ha tradito Chavez e la rivoluzione ha già perso comunque vada. La base dei militanti che ci credono? Spiace ma la colpa è prima di tutto la loro: se i militanti avessero voluto salvare la rivoluzione avrebbero dovuto essere i primi ad insorgere e deporre quel delinquente, non averlo fatto li carica della responsabilità politica di questo disastro. La storia non fa sconti. A messuno. Figurati se non sogno un socialismo che concili partecipazione politica ed economica, libertà civili, proprietà comune dei mezzi di produzione e democrazia rappresentativa, ma non mi pare che questa opzione sia all’ordine del giorno.

  • Hola Aldo. Ti ringrazio molto per le tue puntualizzazioni, a mio avviso utili, sullo spettro di un intervento militare esterno in Venezuela, evento che ora appare improbabile ma il cui rischio purtroppo potrebbe entrare in campo in futuro. A questo punto incrociamo le dita e vediamo che succede dopo il 30 Luglio, data di ”elezione” della cosiddetta Assemblea Costituente, e che potrebbe preludere ad una ulteriore escalation della crisi.

    • ma tu pensi che gli Usa possano prendere in considerazione una invasione? O che la Colombia abbia la forza di una guerra? Pwerchè non mi fai un pezzo su come la crisi viene vista in America Lativa ed in particolare dalla sinistra sudamericana?

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