Il mio nuovo libro: “Uscire dalla crisi è possibile”

Cari amici,

il 5 aprile è uscito in libreria il mio nuovo libro, “Uscire dalla crisi è possibile” (Ed. Ponte alle Grazie), nel quale riprendo le cose dette in “”2012 la grande crisi”, le aggiorno e passo in rassegna una serie di proposte. Questo è un libro un po’ diverso dagli altri: diciamo che ha un taglio più direttamente politico. Spesso alcuni interventori di questo blog mi hanno chiesto: “Ma tu cosa faresti?”. Insomma mi si è implicitamente rimproverato di aver accentuato l’aspetto negativo delle critiche alle politiche seguite dai governi ed alle scelte della finanza, ma senza proporre nulla in positivo. Con questo libro accetto la sfida ed avanzo un ventaglio di proposte. Diverse non sono mie: le riprendo da altri autori come Gallino, Morin, Amato-Fantacci, Brancaccio ecc. Ci ho ragionato su, cercando di collegarle in un tessuto coerente, connettendo tutto all’aspetto più propriamente politico (o se preferite geopolitico) che questi autori non considerano ed aggiungendo alcune proposte mie. Offro queste riflessioni al dibattito, nella speranza che possano contribuire –pur se in piccola parte- a far uscire la sinistra dall’attuale situazione di forte incertezza e di debolezza analitica sulla crisi.

Qui potete leggere l’indice del volume.

La prima parte è dedicata alla ricostruzione di quanto è accaduto dal 2010 ad oggi e del perché –contrariamente alle aspettative ottimistiche molto diffuse due anni fa- non solo non siamo usciti dalla crisi, ma siamo in presenza di una vistosa ricaduta, che minaccia di essere peggiore della precedente. Questa parte è completata da un capitolo sulle evoluzioni del “grande gioco”: il confronto fra la superpotenza americana e le grandi potenze regionali (Cina, India, Russia, Brasile, Sud Africa, Europa, Giappone). La seconda parte riguarda le proposte ed individua quattro grandi temi (la riforma della finanza, il nodo del debito pubblico, il fisco e l’economia reale) intorno ai quali si gioca la partita.

Il libro si basa su queste idee:

a-questa crisi non è un dato contingente, destinato ad essere superato in breve tempo –come nella maggior parte delle altre crisi- ma un fenomeno di lunga durata che ci accompagnerà per molto tempo

b-la durata della crisi è direttamente correlata al riconoscimento delle sue cause profonde, per cui, più questa presa d’atto tarderà e più la crisi persisterà e si approfondirà

c-la radice di questa crisi sta nell’architettura di potere costruita fra gli anni settanta ed i novanta e che vede la finanza prevalere sull’economia reale e sulla politica. Tutto questo ha portato ad un meccanismo autoreferenziale di produzione di denaro a mezzo denaro che salta il passaggio dell’economia reale ed alla crescita esponenziale delle diseguaglianze sociali.

d-Pertanto, l’uscita dalla crisi non è possibile senza modificare profondamente questo assetto di potere.

Ho sempre fatto appello alla vostra generosa collaborazione e devo riconoscere che non è mai mancata, come dimostra tanto l’andamento delle vendite quanto gli interventi nel blog, sul profilo Fb e le numerose mail private che mi arrivano.

Mi scuso per approfittare di questa vostra disponibilità, ma questa volta ho bisogno di un impegno ancora maggiore del passato, data la delicatezza dell’argomento e il momento non favorevole delle vendite librarie. Questo libro sarà una operazione riuscita se sarà oggetto di un dibattito che coinvolga il maggior numero di persone possibile. Anche i dissensi (direi soprattutto i dissensi) saranno utili a far fermentare la discussione nella sinistra. Pertanto vi chiedo (sempre che troviate il libro degno di attenzione):

a-di intervenire più numerosi del solito in questo spazio di discussione che, pur con molta fatica, va avanti da tre anni e coinvolge ormai qualche migliaio di persone

b- di segnalare il libro ai vostri amici con la consueta opera di passaparola magari aggiungendo un giro di interventi Fb o mail ad amici e conoscenti che segnali il dibattito che staremo sviluppando sul blog

c-di richiedere il libro nelle librerie che ne fossero sfornite

d-di partecipare, dove possibile, alle presentazioni che farò man mano.

So di poter contare sulla vostra simpatia e collaborazione e vi ringrazio sin d’ora.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (36)

  • Se volessi venire ad Imola per presentare il tuo libro, ti ospiteremmo volentieri al nostro Oratorio di San Rocco (vedi sito omonimo).Se Si, fissa tu quando e come ; se no, grazie comunque (tanto ti continueremo a leggere volentieri sul blog).

  • Maurizio Melandri

    Sicuramente leggerò il libro, se non altro per chiarirmi questo passaggio:

    “c-la radice di questa crisi sta nell’architettura di potere costruita fra gli anni settanta ed i novanta e che vede la finanza prevalere sull’economia reale e sulla politica. Tutto questo ha portato ad un meccanismo autoreferenziale di produzione di denaro a mezzo denaro che salta il passaggio dell’economia reale ed alla crescita esponenziale delle diseguaglianze sociali.”

    Non che non sia d’accordo, ma, se non ricordo male, è un passaggio classico nel momento in cui la produzione di merci diventa meno redditizia per motivi i più vari. Sempre se non ricordo male, fu previsto da un signore tedesco nato a Treviri e si è verificato almeno un’altra volta.
    L’unica novità, almeno per me, è la mondializzazione di questa situazione, per cui nessuno può tirarsene fuori e non vedo “locomotive” possibili a livello economico.

  • Carlo Ghiringhelli

    Caro Giannuli,credo ci siano vari modelli che posso assumere per analizzare la situazione che stiamo vivendo o avallare per giudicare politicamente. Se potessi dire che le cose ‘sono’ e dopo potessi contrapporre a questo un’sembrare’, un ‘interpretare’ (fosse anche secondo il punto di vista centrale della geopolitica) non avrei nesun dubbio che per onestà intellettuale e per chiarezza dlla mente dovrei dare una assoluta priorità a questo ‘sono’. Credo però sia un presupposto teorico che non posso accettare perchè se credo in questo ‘sono’ esso diviene una condizione nella quale mi fisso e che cercherei di imporre -retoricamente- con tenacia e questo, è chiaro, si può vedere come una ideologia. Si può discutere su quello che facciamo, ma non farne oggetto di ‘trascendenza’ conoscitiva trasformandolo in pre-giudizio. Orbene Marx, che non aveva coniato la categoria di capitalismo, era interessato a comprendere i meccanismi di funzionamento del capitale, inteso quale sintesi vivente di intelligenza del lavoro, di macchine, di istituzioni e di ambiente. Oggi, il capitale, il cui sviluppo è sempre stato condizionato storicamente dallo stato-legge- per continuare a valorizzare se stesso ha bisogno di nuovi squilibri e di nuove scarsità, cle la così detta globalizzazionw ha creato, determinando quel cambiamento epocale con i tanti sacrifici umani civili e sociali che stiammo subendo. Infine la finanza, che è una funzione di relazione tra creditore e debitore (e se non c’è il debitore se lo inventa, si pensi ai mutui subprime!). è diventata un potere assoluto con tutti i rischi e le resistenze che esso comporta: ma tutto ciò è un altro discorso.

  • «Come non si può giudicare un uomo dall’idea che egli ha di se stesso, così non si può giudicare una simile epoca di sconvolgimento dalla coscienza che ha di sé stessa; occorre invece spiegare questa coscienza con le contraddizioni della vita materiale, con il conflitto esistente tra le forze produttive della società e i rapporti di produzione». (cit.)

    Caro Prof. Giannuli,
    Sono impaziente di correre in libreria ad acquistare questo volume. Mi faccia sapere se e quando viene a presentarlo a Bologna. Mi farebbe piacere ascoltare e, con l’occasione, porgerle un saluto di persona.

  • Carissimo Prof. lo viene a presentare anche a Padova?
    Non ho letto ancora il suo libro (cosa che farò al più presto) quindi non conosco il suo contenuto (posso solo immaginarlo avendo letto i suoi precedenti), ma una domanda sorge spontanea ugualmente: Se passa il PAREGGIO DI BILANCIO IN COSTITUZIONE è convinto che possa ancora esistere una sinistra ma ancor di più una “società politica”? Io, spero di sbagliarmi, ma leggo tutto ciò come la logica conseguenza di quell’architettura di potere costruita fra la fine degli anni settanta e gli anni novanta, quel passo decisivo che vincola, per suo stesso Statuto, se stesso a logiche altre (rispetto alla propria sovranità e/o autodeterminazione) diciamo pure franco-tedeschi che si “ostinano” a non perdere la tripla A (cfr http://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/1857-giorgio-gattei-la-grande-crisi-dei-debiti-sovrani-2011-2012.html). Così facendo forse si è pronti ad entrare in quella guerra (al momento) finanziaria ormai sempre più dichiarata ai quattro venti, ma che nonostante ciò i giornali continuiamo a chiamare crisi (forse in previsione di quel caos prossimo venturo che ogni guerra porta con se). Cfr http://cambiailmondo.org/2012/03/29/brasile-siamo-in-una-guerra-monetaria-dichiarata-da-europa-e-stati-uniti/
    PS: ma del resto non è proprio questa l’essenza ultima del capitalismo stesso? Non è proprio quel “distruggere per creare e creare per distruggere” che lo ha mantenuto in vita per 5 secoli circa?

  • Sono molto interessato e volevo acquistarlo immediatamente.
    Ho cercato il libro in formato digitale, sia nel formato Amazon che nel più “italico” ePub, in tutte le maggiori librerie online. Purtroppo non è disponibile in formato digitale. Anzi, ad oggi l’unico Suo libro disponibile come ebook è “2012: La Grande Crisi”. Anche per “Come funzionano i servizi segreti” sono stato costretto (controvoglia) all’acquisto cartaceo.
    Le chiedo di segnalare il problema al suo editore, perchè ci sono ormai diverse persone, tra le quali io, che per diversi motivi preferiscono il formato digitale (spazio in casa, scarsità di librerie in zona, problemi visivi, praticità…), e hanno difficoltà con la versione cartacea. Attenderò una versione digitale per l’acquisto.
    Grazie delle Sue analisi, che apprezzo moltissimo, non mancherò di passare parola.

  • Tre obiezioni sulla base di ciò che ha scritto qui.
    La prima, il periodo in cui andrebbero ricercate le cause. A me sembrano troppo distanti, perchè così si va diluendo lo sviluppo della crisi.
    Evidentemente, esiste una catena causale che è possibile riprendere da qualsiasi punto, ma se vogliamo considerare le cause più prossime, io mi riferirei alla fine degli anni novanta, quando la Federal Reserve di Greenspam, in presenza di una prolungata impossibilità di far ripartire l’economia USA, iniziò ad inondare di liquidità il sistema economico, e le banche iniziano da lì ad utilizzare la liquidità invadendo il mercato con titoli di ogni tipo.
    Ora, questa immane massa di titoli rimane lì come un macigno sull’economia perchè non esiste, nè può esistere liquidità tale da poter assicurare il rimborso dei titoli.
    Senza però questo rimborso, il sistema bancario globale fallisce come del resto lo era tecnicamente già nel 2008, e da lì mai ne sono uscite.
    Per questo, dalla crisi non si può che uscire drammaticamente, e cioè con il fallimento delle attuali grandi banche private.
    Naturalmente, sono assolutamente d’accordo che se si prendesse atto di questa situazione, gli stati potrebbero ben predisporre una rete di salvataggio, ma attualmente, è evidente che al contrario assecondano pedissequamente la tendenza dei grandi capitalisti a rinviare il più possibile il momento del redde rationem, e il rischio è che il denaro possa seguire i titoli nella loro sorte di essere superinflazionati. La conseguenza ben più drammatica sarebbe a questo punto quella di dovere ritornare al baratto come forma di scambio economico, e questo sì sarebbe ben opiù tragico.

  • Silvano De Prospo

    caro Aldo, il libro dovrebbe arrivarmi a giorni e non vedo l’ora di leggerlo. Posso chiederti di tenerti pronto per una intervista? Fammi sapere quando, e su quale dei tuoi recapiti in mio possesso posso contattarti.

  • Ci siamo già incontrati -scontrati alla sua prima presentazione del libro al cso Cantiere.
    Mi ri-congratulo per il suo libro,ma divergiamo su alcuni elementi di analisi.In maniera approssimativa e schematica ne rilevo alcuni.
    La sconfitta dell’economia reale è data anche dalla caduta tendenziale del saggio di profitto(Marx).E’ quindi un dato storico che rileva l’impossibilità del Capitale di autoregolarsi(razionalizzarsi).Il Capitalismo è quindi storicamrnte determinato a “autodistruggersi”(fase sistemica di crisi cicliche).Solo che il gioco del Monopoli è stato talmente alterato,VOLUTAMENTE,che non sappiamo le regole che si applicano al gioco ne’ il denaro vero o falso (elettronico)
    con il quale operano.I dadi sono truccati, questa non è piu’ scienza economica ma una truffa un” DERIVATO”. Questa è stata la volonta’ del ceto politico parassitario borghese e del grande Capitale (prima produttivo).Giannuli non basta una volonta’ idealistica(seppure lodevole),ma bisogna INDIVIDUARE IL SOGGETTO POLITICO,GIURIDICO,ECONOMICO con il quale CONTRATTARE il debito,l’economia in CONSUNZIONE. Poniamo sia come ENTE ULTIMO il Fondo Mon. Int..Cosa facciamo ci mettiamo Bertinotti o Ferrero?.In una economia devastata dalla deregulation del mercato del lavoro ci facciamo tutti una bella cooperativa?.Non si esce cosi’ dal gioco perverso del mercato Capitalistico.E’ vero esiste solo questo (CINA DOCET),ma perchè non pensare a una VERA USCITA DALLA CRISI con un altro sistema economico?.Una volta,almeno,i marxisti avevano il “dubbio dell’utopia”.

    Cordiali saluti, Ernesto Tonani

    • non sono affatto contrario all’idea di un sistema sociale ed economico diverso da quello capitalistico (figuriamoci!) ma non mi sembra un obiettivo a portata di mano in questo momento per ui penso che il passaggio attraverso una fase di “capitalismo sopportabile) sia un passaggio in questa direzione. D’altra parte il Capitale non vive come entità a sè, priva di riferimenti al suo antagonista. Il capitale è un rapporto cheb registra evoluzioni storiche, per cui è possibile passare per una fase, se non altro, meno itrrazionale ed autodistruttiva di quella attuale, sempre che l’antagonista del Capitale si manifesti e si faccia valere

  • Carlo Ghiringhelli

    Caro Giannuli,mi prendo la libertà di correggere la Sua espressione ‘il capitale è un rapporto’ nel modo seguente ‘il capitale è un termine del rapporto’ secondo lo schema marxiano:
    I)CAPITALE__________LAVORO; il rapporto, sul piano rigorosamente filosofico è la dialettica intesa quale movimento reale che abolisce lo stato di cose presente.
    II)BORGHESIA_______PROLETARIATO; tale rapporto è di sfruttamento per l’aspetto economico, mentre è la lotta di classe per l’aspetto sociale.Tutto ciò costituisce la base economico-sociale materiale che determina,condiziona,riflette,da cui dipende .ma Marx non spiega come- la coscienza della vita sociale e della realtà. Perdoni la libertà che mi sono presa e creda nella mia riconoscenza per la Sua ospitalità.

  • teoricamente è possibile uscire dalla crisi, anzi questa crisi ha anche degli aspetti positivi. Ma di fatto la politica è cieca e difende i privilegi a scapito delle classi meno abbienti che stanno perdendo sempre di più il loro potere di acquisto. Secondo: nessuno tocca o può toccare le banche e le speculazioni finanziarie. Terzo: i diritti acquisiti vengono spempre più smantellati e di lavoro ce n’è sempre meno. Infine questo governo vuol salvare l’Italia facendo crepare gli italiani! Monti deve essere processato per alto tradimento perché l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, non sulla finanza.

  • Carlo Ghiringhelli

    Caro Giannuli, in merito alla mia precisazione di cui sopra, gradirei svolgere un approfondimento. Marx afferma che ‘il capitale è esso stesso la contraddizione in processo’ in quanto si avrebbe:
    I)da un lato, la potenza generale sociale alla quale si eleva il capitale, la quale si presenta come una entità materiale, estranea, indipendente, contrapposta alla società;
    II)dall’altro,il potere privato del singolo capitalista -che è l’agente del capitale- sulle condizioni sociali della produzione.
    Marx conclude dicendo che tale contraddizione si fa sempre più stringente e deve portare alla dissoluzione di questo RAPPORTO -che sarebbe proprio del capitale, aggiungo io- e alla trasformazione delle condizioni di produzione in condizioni di produzione sociali, comuni, generali. Sì, sì…ma faccio notare che la contraddizione è l’impossibilità di tenere assieme due cose, ossia l’impossibilità del rapporto! tant’è che una contraddizione può sempre essere detta (ad esempio, il quadrato è il cerchio) ma è impossibile categorizzarla altrimenti e non può essere realizzata nei suoi contenuti (la quadratura del cerchio nel mio esempio), in quanto chiunque parla in modo contraddittorio vuole una cosa e il suo contrario. S se io voglio che una cosa sia il suo contrario,non la posso fare.
    La prova fattuale ce la offre la cronaca di questi giorni tragici: mentre il capitalista singolo si suicida, il CAPITALE sta imperando su scala planetaria. Orbene se i due fatti stessero assieme si dovrebbe spiegare come si passa dall’uno all’altro termine del rapporto. Ma sarebbe fuorviante poichè l’analisi dovrebbe focalizzarsi su come si muove questo benedetto capitale!

  • Un’analisi doverosa, che finalmente viene sviluppata per iscritto, molto efficacemente, da un autore in possesso di bagaglio interdisciplinare e proprietà di linguaggio all’altezza della sfida. La “big picture” del capitalismo odierno: caratterizzato da dominio, internazionalismo e autoreferenzialità della finanza,e sofisticato da tutte le sovrastrutture strumentali a garantire questo equilibrio (o, se si preferisce, squilibrio) di interessi. A cominciare dall’apparato ideologico neoliberista in sé.

    Complimenti. A mio umile parere questo è un testo eccellente – se è possibile mi è piaciuto ancor più del solito – ed auspico si diffonda il più possibile per alimentare dibattito.

    Se posso fare qualche piccolo appunto:

    1 – Avrebbe potuto affrontare anche il tema delle c.d. dark pools, al fianco dell’HFT e dell’OTC.
    E’ ragionevole ritenere che, almeno in alcuni casi, esista un meccanismo di interazione tra queste piattaforme di negoziazione opache e alcuni tipi di HFT che agiscono come arbitraggisti tra diverse piattaforme. Una pratica sofisticata e ai limiti (o oltre?) della correttezza delle negoziazioni, cioè della parità tra partecipanti al mercato.

    2 – Credo che nella parte di politica internazionale abbia trascurato o sottovalutato il ruolo dell’UK. Uno stato che vive di finanza in pratica (vale a dire che la sua “ragion di stato” coincide con quella della finanza) molto più, in termini relativi degli stessi USA.
    Inoltre, in ambito regionale europeo gli inglesi hanno preso parte tardivamente al processo di integrazione – ormai è candidamente ammesso persino da loro – più per sabotare e controllare dall’interno che per dare il loro contributo all’aggregazione. Se i socialdemocratici dovessero vincere in germania e, soprattutto, se hollande dovesse vincere in francia (che è un po il fulcro politico di questa europa spaccata a metà tra mediterranei e nordici e, allo stesso tempo, il più antico nemico-amico dell’inghilterra) io credo che il conflitto latente tra continente e UK, che per adesso è adombrato da quello tra germania&co vs. piigs, potrebbe avere un’accellerazione drammatica.

    3 – Mi lascia un po perplesso la ricetta penalistica, contro i grandi mangagers, nel capitolo della finanza.
    Non che non sia d’accordo nel merito delle proposte, intendiamoci, piuttostomi pare un po approssimata soprattutto nel metodo.
    Nella cultura giuridica occidentale – garantista (non nell’accezione abusata e inappropriata che abbiamo sentito ripetere ad nauseam in questi anni), grazie a dio – certe cose non sono impossibili, ma bisogna farle adottando certe cautele e certe sottigliezze necessarie a fare in modo che siano costituzionalmente compatibili. Soprattutto il diritto penale è un settore delicatissimo e ad alto rischio di incostituzionalità, dal momento che vengono in rilievo dei principi tra i più importanti del costituzionalismo liberale che attengono alla limitazione della libertà della persona.

    Saluti

  • come può funzionare lo schema capitale – lavoro se i due termini non esistono più? Il capitale è in mano alla speculazione finanziaria. Il lavoro invece non c’è più. Non c’è neppure più posto per la borghesia come lo dimostrano i suicidi di questi giorni. E’ rimasto il proletariato che però non ha più una controparte. Infatti il malcontento che gira a chi si rivolge? a Monti? Ma Monti è soltanto una pedina che dimostra che la stupidità esiste ancora. Le teorie devono fare i conti con questa realtà.

  • Carlo Ghiringhelli

    A fronte della visione cupa,triste -pessimistica?- espressa dall’Agnoletto, mi sento in obbligo, in forza della chiarezza della mente, di fissare alcuni punti.
    I)Accanto al capitale finanziario esistono il capitale industriale e quello commerciale.
    II) Quando si parla di finanza occorre distinguere la finanza (coperta in generale) della famiglia, quale luogo di formazione del risparmio che rimborsa il capitale con interesse, che oggi si è scoperta; la finanza speculativa delle imprese che impiegano il capitale senza rimborsarlo, rimanendo costantemente in negativo, e che da tempo si è indirizzata verso i titoli di stato; la finanza ‘Ponzi scheme’ propria della Pubblica Amministrazione, che ha da sempre bisogno di pagare i debiti indebitandosi perennemente, alimentando così il flusso del signoraggio tra banca centrale-di diritto pubblico ma non statale- e banche private sue azioniste (qui il problema è la proprietà della creazione di moneta).
    III)Se per lavoro s’intende qualsivoglia attività i cui risultati vengono scambiati, allora occorre creare il lavoro.
    IV)Ci siamo tutti imborghesiti, semmai in Italia-ma non solo- la borghesia non ha saputo creare una classe dirigente all’altezza dei tempi.
    V)T.Negri afferma che il proletariato si è evaporato a causa della produzione immateriale e si domanda se è possibile essere comunista senza Marx.
    VI)Non si ha un concetto di ‘realtà’ indipendente da un modello-teoria, altrimenti si avrebbero immaginazione, fantasia, sogni ad occhi aperti-utopia-, mitologia, ideologia e simili.
    Da ultimo, premesso che non ho ancora letto il libro in oggetto per mancanza di tempo, non certo per disinteresse o disistima dell’Autore, vorrei chiedere ad Andrea che parla della finanza in termini di dominio, internazionalismo e autoreferenzialità, se ha osservato la seguente cronolgia di fatti:1933, ‘Modern money mechanics’per cui la moneta è un VALORE, all’inizio del New Deal di Roosevelt; 1971, Nixon decreta la non convertibilità del dollaro in oro;1995, Clinton procede alla deregulation in campo finanziario e bancario nel solco di Reagan e della Tatcher e di Blair; anni Novanta e Duemila, quando la politica chiede alla finanza-creativa!?- di colmare lo squilibrio tra paesi con eccesso di surplus e paesi con eccesso di deficit (produttivo-commerciale), strumentalizzando persino la povertà -mutui subprime-.
    Grazie della vostra attenzione.

  • Faccio parte del gruppo europaperibenicomuni. Sono una antropologa (ex Università di Venezia) e mi interesso ora delle forme di opposizione, resistenza, lotta nelle società postcapitalistiche (l’intenzione è di farne un reading veloce) per dire che sento URGENTISSIMO il dibattito e il risveglio delle menti e dell’azione (sono meno ottimista sulla persistenza di una sinistra, organizzata, certo c’è in molti di noi per fortuna). Ho già messo in prima posizione il suo libro per le letture/dibattiti che sto iniziando in un punto di ritrovo qui a Mantova. Le chiedo: sarebbe disponibile a prendere in considerazione una presentazione?
    Grazie dell’attenzione e grazie del suo lavoro, grazie di questo blog!

  • Salve, lo sto iniziando a leggere ora e credo che esca proprio nel momento giusto.
    Ho l’impressione che non siano le ricette giuste, quello che ci manca.
    Ma semplicemente la volontà di cambiare.
    E che questa volontà di cambiare arrivi dai tecnici che poi si lanciano nelle provocazioni sul posto fisso la dice lunga. Non si possono affrontare e cercare di risolvere i problemi, cambiamenti con la stessa mentalità che li ha generati (credo lo dicesse Einstein). E chi governa oggi, ha la stessa mentalità di quelli di ieri.
    Aldo

  • pessimista? Piuttosto sono molto ottimista perché vedo che questo governo catastrofico stà accelerando la fine del capitalismo

  • Pierfrancesco ciancia

    Ancora non posseggo una copia del libro e quindi mi riservo di scriverle meglio in futuro.
    I miei maggiori interrogativi riguardano il punto c, non perchè non lo condivida, tuttaltro, ma perchè ritengo che il sistema finanziario degenerativo e antidemocratico sia lui stesso nato come soluzione ad una mancanza di funzionamento del modello di sviluppo industriale e capitalistico, il problema della gestione razionale delle risorse resta anche una volta eliminato il problema della dittatura della finanza.
    Ovvero, la crisi si sarebbe presentata in ogni caso seguendo il modello di sviluppo insostenibile del 900?
    Tutti gli strumenti finanziari nati dopo la fine della guerra fredda e favoriti dai governi potrebbero essere stati una maniera sbagliatissima di tamponare il problema, facendo figurare uno sviluppo fittizio e aggravando ancora di piu le conseguenze della crisi mondiale che ritroviamo oggi.

  • Massimiliano Buoli

    Molto interessante la tesi del libro sulla crisi da troppa liquidità. A questo proposito mi veniva in mente questa immagine medica:

    L’iniezione di liquidità in uno stato di austerità dominato dalla finanza è equivalente a una flebo di cortisone in un paziente con un’infezione virale. L’infezione rimane clinicamente silente fino a quando ormai è divenuta fatale

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