Un’altra medaglia per la nostra Magistratura.
Un’altra medaglia per la nostra Magistratura.
La mia scarsa considerazione per la corporazione giudiziaria di questo paese ha avuto una ulteriore conferma dalla sentenza per il caso Abu Omar: condannati tutti gli agenti della Cia (peraltro latitanti, quindi di fatto imperseguibili), assolti i dirigenti del Sismi Nicolò Pollari e Marco Mancini e i loro sottoposti Giuseppe Corra, Raffaele Di Troia e Luciano Di Gregorio. Si badi che la responsabilità di questi ultimi nel rapimento non era in dubbio: le indagini di Armando Spataro e della polizia giudiziaria che lo assisteva non lasciavano dubbi in proposito. Ed anche la difesa di Marco Mancini e Nicolò Pollari ha ammesso che i due erano perfettamente al corrente dell’azione che avevano approvato. Dunque, il punto non è se essi abbiano commesso il fatto loro ascritto, ma se esso costituisca reato.
Ed il segreto di Stato non nascondeva fonti di prova della loro colpevolezza, pertanto esso era ininfluente nel definire la cosa in punto di fatto.
L’opposizione del segreto di Stato riguarderebbe le eventuali motivazioni che potrebbero “scriminare” l’atto (per usare l’orrendo linguaggio giuspenalistico).
E perchè mai? C’era un accordo internazionale fra Cia e Sismi sulle extraordinary renditions? Da quando in qua è possibile concludere accordi internazionali contra legem? Peraltro, non ci risulta che il Sismi sia un soggetto di diritto internazionale abilitato a sottoscrivere accordi scavalcando i meccanismi previsti dalla Costituzione.
Oppure si sostiene che il rapimento è stato ordinato per prevenire un attentato? Allora Omar andava arrestato e processato secondo le regole dello Stato di diritto.
Insomma: quale ragione può giustificare l’attuazione di un reato, per di più da parte di pubblici ufficiali?
Sostanzialmente il giudice ha detto: l’inchiesta è stata avviata legittimamente, perchè c’era un rapimento, ma le prove non hanno valore, perchè il Governo ha opposto il segreto di Stato e dunque, gli imputati non sono nè assolti nè condannati, ma semplicemente “ingiudicabili”. Dunque, se domani elementi dei servizi dovessero compiere qualsiasi reato (anche un omicidio), il Capo del Governo potrebbe renderli “ingiudicabili” opponendo il segreto di Stato.
La magistratura riconosce l’esecutivo arbitro del principio di legalità: meglio di un colpo di Stato!
Spiace poi notare che l’opposizione del segreto di Stato sia stata una decisione tanto del governo di centro destra quanto quello di centro sinistra (mica possiamo indignarci solo quando certe cose le fa Berlusconi e far finta di niente quando le fa qualche altro…).
Un risultato, però, c’è: una verità storica dovuta al coraggio ed all’ostinazione dell’autorità inquirente che ha proceduto, anche se esso non ha trovato sponda nell’assai meno coraggiosa autorità giudicante.
Ora c’è il caso Cucchi in cui l’ordine giudiziario potrebbe cercare di riscattarsi in qualche modo, ma non ci credo neanche un po’. Sarei lietissimo di essere smentito e dover fare pubblica ammenda, ma , sino a quel momento resterò convinto che le nostre corti giudiziarie non abbiano nè il coraggio nè l’onestà intellettuale necessari a condannare degli appartenenti ad un corpo di polizia.
E dunque, la riforma della giustizia che Berlusconi sta peparando è sicuramente una cosa nefanda da combattere, ma la battaglia in difesa dei principi dello Stato di Diritto non coincide con la difesa dell’ordinamento esistente. E dunque no a Berlusconi, ma non per lasciare tutto come è.
Non è possibile andare avanti con l’autogoverno della Magistratura che, di fatto, è solo la garanzia dei privilegi di una corporazione di privilegiati. Il Csm va abolito con riforma costituzionale e la magistratura va portata sotto controllo democratico.
Aldo Giannuli, 12 novembre ’09
abu omar, aldo giannuli, armando spataro, caso cucchi, cia, giuseppe corra, luciano di gregorio, marco mancini, nicolò pollari, raffaele di troia, riforma giustizia, segreto di stato
ivo
ah, andiamo bene – la magistratura e’ l’unico argine che rimane tra ‘noi’ (popolo) e ‘loro’ (potenti) – se e’ messa cosi’ male non vedo proprio che speranza ci resta di veder migliorare questo paese. Probabilmente l’ultima speranza sarebbe che quei pochi magistrati virtuosi che ci sono – e ci sono – facciano un partito e che lo si porti a suon di voti in parlamento. (ogni riferimento a Italia Dei Valori e’ puramente voluto)
alessandra
Io non la vedo in maniera così negativa. Avrei solo bisogno di sapere due cose che proprio non so:
1 – hanno sbagliato i magistrati a ritenere gli imputati ingiudicabili a causa del segreto di stato? Non conosco bene la vicenda. Potevano, obiettivamente, cioè utilizzando solo la legge per decidere e non il coraggio, decidere diversamente?
2- cosa si intende per controllo democratico?
Ne avevamo già parlato e non ho nascosto che è una formula che mi fa un pò di paura, applicata alla magistratura, si intende.
Longobardo
Non sono sicuro che la magistratura si limiti a garantire privilegi a persone già privilegiate ma certamente il peso della politica su di essa è diventato troppo opprimente e di conseguenza la loro stessa libertà di giudizio viene quanto meno ridotta. Se pensiamo ai tentativi di questo governo di creare distinzioni tra i cittadini in completa violazione dell’articolo 3 della costituzione ci rendiamo subito conto di quanto in pericolo si trovi il “sistema giustizia”.Per quanto riguarda il fatto che altri partiti politici ,attualmente all’opposizione, coprino il SISMI oggi esattamente come hanno appoggiato e appoggeranno i pubblici ufficiali in qualsiasi questione non è altro che un ennesimo esempio di doppio stato! C’è chi ci ha fatto il callo e chi no…io no.
Francesco
Spaventa anche il sottoscritto il termine “controllo democratico” non per le singole parole ma per quanto di nefasto e contestualmente indefinito il concetto esprime.
Quello che inoltre mi lascia più perplesso invece è il “Segreto di Stato” che non permette ad alcuno di conoscere metodi ragioni e fini di “scelte” in teoria operate in presunta tutela della collettività rappresentata dallo “stato”.
E’ la solita questione del chi decide cosa e perchè, del chi controlla i controllori, ed alla fine della fiera di quella che si chiama “sociologia del diritto” o più semplicemente del potere.
che fare?
nel frattempo noto con disappunto che anche quando si può accedere alle informazioni e se ne coglie la portanza, si resta come ebeti narcotizzati.
Vista la “banalità del male” ho comprato una cerata in attesa e speranza di un nuovo diluvio
saluti
andrea
io rispetto molto giannulli e non vedo l’ora di leggere il suo libro sull’inteligence,ma se dietro al “sequestro di abu omar” ci fosse un operazione legittima,tipo esfiltrazione o copertura di un agente,o il tentativo di creditare l’agente all’interno dei movimenti integralisti proprio attaverso il sequestro,siamo sicuri che sia legittimo indagare in tale direzione ?e parlo di legittimità e non di legalità,perchè si sa che l’inteligence si muove nel campo della legittimità e non della legalità,hanno delle deroghe che li tutelano,ovviamente è escluso l’omicidio(almeno in italia),quindi se di omicidio non si tratta perchè indagare ?
kiki
in questi casi assistiamo inermi a come la ragion di stato possa affossare il regolare andamento del processo penale.se auspicassimo che gli operatori della giustizia penale(giudici che giudicano e pm che indagano)fossero SOTTOPOSTI al controllo democratico della stessa compagine politica che,democraticamente eletta,regge lo stato,e tutela x definizione la ragion di stato,la nostra opinione negherebbe le nostre stesse premesse,oltre a negare quel minimo di separazione di poteri per cui sono morte milioni di persone negli ultimi 230 anni..se poi sostenessimo che tale controllo debba assumere forme plebiscitarie,il nostro sport preferito sarebbe il nuoto nell’arbitrio!quando la nostra vita sarà regolata da leggi più attente alla PERSONA che allo Stato(che purtroppo è valore supremo di leggi troppo vecchie),i casi come questo saranno ossa fossilizzate di un passato oscurantista da studiare come un vecchio dinosauro.io ci credo ancora