una nuova questione morale…
una nuova questione morale…
La Corte d’Assise di Arezzo ha condannato il poliziotto Luigi Spaccarotella a 6 anni di reclusione, per omicidio colposo nella persona di Gabriele Sandri. Una sentenza indecente.
Ai primi di luglio gli assassini di Federico Aldrovandi (anche se in divisa, la loro qualifica resta tale) sono stati condannati a 3 anni e sei mesi.
Il 13 novembre scorso la Corte genovese ha assolto tutti i poliziotti e funzionari del Ministero imputati per le violenze inflitte ai dimostranti nel luglio 2001.
Queste sono solo gli ultimi acquisti del medagliere del disonore della nostra corporazione giudiziaria sempre assai comprensiva verso la gemella corporazione di polizia.
Ma potremmo riandare indietro nel tempo: Piazza Fontana (tutti assolti), Italicus (tutti assolti), Gioia Tauro (assolti), Golpe Borghese (tutti assolti, anche i rei confessi), Rosa dei Venti (tutti assolti), Golpe “bianco” (tutti assolti), Brescia (tutti assolti nei processi delle prime due istruttorie). E potremo continuare con cose remotissime (come Portella della Ginestra o il caso Pisciotta) o ben più vicine (Strage di via Palestro, sentenza palermitana su Andreotti, caso Moby Prince…) con un elenco troppo lungo per un solo articolo. E ci fermiamo alle sole “cause celebri”.
Questa magistratura (ci riferiamo alla corporazione, non all’ordinamento in quanto tale) è una delle peggiori vergogne di questo paese ed è arrivato il momento di una rivolta morale contro di essa. Per troppi anni la sinistra ha fatto scudo con il suo corpo a questa magistratura, in nome del principio (in sè giustissimo e che difendiamo ad oltranza) dell’indipendenza del potere giudiziario dall’esecutivo. Occorreva rintuzzare le campagne berlusconiane e difendere i principi dello Stato di diritto. Tutto giusto, ma questo non può più coprire un esercizio così scandaloso del potere giudiziario. Indipendenza non può significare arbitrio e sopraffazione e, in democrazia, non possono e non debbono esistere poteri irresponsabili. Lo diciamo senza mezzi termini: è necessario che gli autori di certe sentenze siano cacciati dalla magistratura per ridare onore ad una funzione che oggi è nel fango.
Occorrerà riflettere su quali assetti costituzionali costruire per garantire l’indipendenza della magistratura ma, nello stesso tempo, per rendere ogni magistrato responsabile del suo operato e passibile della corrispettiva sanzione. E questo non può essere assicurato (in sede amministrativa) da un “tribunale dei pari”, nel quale i sorveglianti sono eletti dai sorvegliati, o (in sede penale) da qualche compiacente collega non meno disonesto dei suoi imputati. Forse occorrerà pensare ad una giurisdizione speciale o a forme di controllo popolare, Ne discuteremo.
Per ora ci limitiamo a dire che è aperta davanti a noi una nuova questione morale: quella della magistratura.
Aldo Giannuli, 16 luglio ’09
aldo giannuli, condanne, magistrati, magistratura, questione morale
Ivo
per quanto possa contare, questo articolo mi trova d’accordo su tutto tranne il titolo – piu’ che quesitione morale e’ questione politica in quanto, come ricordi anche te, la magistratura e al pari di tutti gli altri meccanismi democratici, e’ quasi sempre apparsa molto influenzabile dalle varie caste italiane – esclusa quella del popolo ovviamente. Di conseguenza l’idea di forme di controllo popolare – che personalmente vedo come unica soluzione al malgoverno – sara’ attualizzabile solo nel momento in cui ci sara’ una reale ed effettiva rappresentanza popolare in parlamento, cosa che finora (qualcuo mi smentisca) non si e’ mai verificata.
Pietro Peli
Troppo giusto quanto vi si dice. il fatto è uno solo: lo Stato non può condannarsi.
alessandra
Ecco, questa volta non sono davvero d’accordo. Di sentenze ingiuste, orribili, ipocrite,semplicemente sbagliate e chi più ne ha ne metta, ci sono ora, ci sono state e ci saranno sempre. Per tutti i reati: per quelli gravi, gravissimi o assolutamente lievi. Fa parte del sistema. I magistrati sono uomini e come tutti gli uomini sbagliano, in buona fede o in mala fede. E il problema, a mio avviso vero, non è che ci sono magistrati che sbagliano in mala fede, perchè in tutte le categorie esistono i disonesti ipocriti. Il problema vero è a monte, ossia coloro che fanno pressioni e fanno si che sbagliare in mala fede, paghi. Punibile, certo, il giudice che sbaglia in mala fede, ma non di più o di meno di qualunque altra categoria. Un medico che sbaglia per interesse e uccide un uomo, un avvocato che non consiglia il meglio al suo cliente, per poterci guadagnare, ecc. Si può pensare che un giudice sbaglia di più, perchè in gioco ci sono interessi più grandi di quelli del singolo. Vero. Ma solo in parte. Perchè il giudice resta un uomo. E gli uomini sono tutti uguali. Uomini buoni, onesti, retti, discernenti, disonesti, falsi, ipocriti, ignoranti.
Io credo che sia il sistema politico che dovrebbe veramente cambiare: un sistema politico più onesto, che lasciasse la magistratura fare il suo, senza interferire ad ogni passo. Forse basterebbe questo. Continueremmo ad avere sentenze sbagliate, ma magari un pò di meno e un pò di meno in mala fede.
Certo l’ideale sarebbe un ordine di magistrati davvero indipendente, che non possa subire pressioni di nessun genere dal sistema ( politico) nel quale si trova ad operare. Un ordine non influenzabile dal momento storico, dalle vicende socioeconomiche della società. Un arbitro in tutto imparziale. Ma può esistere? Forse neanche un computer.
Un controllo popolare lo trovo sbagliato, perchè assolutamente non in grado di valutare le vicende estremamente complesse che possono portare ad una sentenza di assoluzione piuttosto che di condanna. Un controllo politico, se possibile, ancora peggio. Toglierebbe qualsiasi autonomia. Oggi, potremmo giusto pensare a qualche garanzia in più che rendesse la magistratura più impermeabile alle pressioni esterne.
p.s. non sono un magistrato e non scrivo per difendere la categoria.
Leonilde
Che io sappia nei primi due processi, quelli per l’omicidio di Sandri e Aldrovandi, la giuria è composta da due giudici di professione e sei estratti a sorte dai cittadini. Cioè le giurie che avrebbero giudicato così malamente sono “popolari”.
Non penso che un fantomatico ricorso a un controllo “popolare” possa migliorare le cose. Ricordiamoci che quando si muove il “popolo” si arriva ai linciaggi.
menici60d15
21 set 2009
Segnalo l’articolo “Indipendenza della magistratura e pneumatici”sul mio sito menici60d15.wordpress.com