Un voto amministrativo molto politico
Una avvertenza generale: siamo di fronte ad una nuova fiammata di astensioni che, rischia di non essere capita da un po’ tutti gli schieramenti politici, ciascuno dei quali –a parte il Pdl- la attribuisce all’altro: il Pd segnala il calo di voti assoluti di Pdl e M5s e si frega le mani, ma dimentica le centinaia di migliaia di voti che ha perso lui, Grillo, da parte sua, parla di “crollo dei partiti” vedendo i voti persi dagli altri, ma non si pone il problema dei (tantissimi) voti persi dal M5s. Il Pdl ammette la sua flessione, ma la spiega come un fatto di banale pigrizia di un elettorato poco motivato (“c’era il derby” si è consolato Alemanno). E tutti mi pare che non stanno capendo la portata del fenomeno, liquidato con poche parole di circostanza, come se questi italiani non esistessero più o siano definitivamente condannati all’irrilevanza. Non è così: il crescente astensionismo è il fenomeno più rilevante (più dell’affermazione o della sconfitta di ogni singolo partito) da analizzare e capire.
In primo luogo poniamoci questa domanda: di che natura sono le motivazioni di chi non è andato a votare?
“Tecniche” (condizioni climatiche, periodo dell’anno, stanchezza per turni elettorali troppo ravvicinati, modifiche della legge elettorale che sfavoriscano la partecipazione ecc.) o politiche? E’ ragionevole pensare che ci sia un po’ l’una un po’ l’altra cosa, ad esempio è dimostrato che turni elettorali troppo ravvicinati sfavoriscono la partecipazione e noi abbiamo votato per il Parlamento solo tre mesi fa (così come è facile prevedere che al secondo turno la partecipazione calerà ancora e in molti centri si andrà sotto il 50%). Ma si tratta di una motivazione che può aver inciso in modo assai modesto.
Forse ha inciso anche l’assenza di Scelta Civica e del M5s in diverse città, per cui i loro gli elettori hanno preferito, in parte, astenersi.
Tuttavia c’erano altre ragioni che avrebbero dovuto stimolare l’affluenza: ad esempio, a febbraio si votava senza poter esprimere preferenze e questa volta c’era questa possibilità che, normalmente induce un certo numero di cittadini a recarsi al seggio magari solo per favorire un candidato amico. Così come, le condizioni metereologiche erano più favorevoli di febbraio mentre non sono ancora iniziate le vacanze; inoltre le modifiche alla legge elettorale (le preferenze alternate per sesso, non erano tali da indurre all’astensione come sarebbe stato se avessimo adottato il criterio americano della registrazione obbligatoria da parte dell’elettore).
Infine: questa nuova ondata segue quella già vistosa di febbraio e, pertanto, si iscrive in una tendenza più generale. Dunque, nessun dubbio sulla netta prevalenza politica delle motivazioni del non voto e, siccome questo ha colpito un po’ tutti, ciascuno farebbe bene a guardare dentro casa e capire perché una parte degli elettori lo ha abbandonato, prima di esultare per le perdite degli altri.
Per cui i risultato percentuali dicono poco e, come nel caso friulano di un mese fa, bisogna tenere d’occhio i risultati in cifre assolute.
Ed è bene mettersi bene in testa una cosa: questi italiani non sono morti e non si sono dimessi da elettori, la loro è una scelta che possiamo definire di “astensionismo attivo”; ci sono sempre e possono “rientrare” in ogni momento con comportamenti elettorali imprevedibili. Chi pensava che i milioni di elettori del Pdl passati all’astensione si fossero volatilizzati nel nulla, poi a febbraio ha avuto l’amara sorpresa di vedere che una bella fetta di essi è rientrata ed ha consentito il grande recupero del Cavaliere. Questa volta non sappiamo cosa potrebbero fare in caso di elezioni politiche: tornare a votare Pdl contro il Pd? O al contrario Pd contro il Pdl? Riaffluire massicciamente sul M5s contro tutti? O magari votare qualche nuova formazione? Magari potrebbero anche seguire un Masaniello di passaggio o qualche forma di “Alba dorata”. Impossibile dirlo per ora. Anzi, non possiamo dire neppure che la reazione dovrebbe necessariamente essere di natura elettorale: potrebbe anche verificarsi un massiccio sciopero fiscale o una ondata di protesta sociale forse con comportamenti violenti, forme diffuse di disobbedienza civile o altro. Cero le forme più estreme non sembrano profilarsi nell’immediatezza, ma qui abbiamo di fronte una crisi che ci accompagnerà ancora per un periodo imprecisato e comunque non inferiore a diversi anni ancora, per cui nessuno può dire cosa c’è in fondo al tunnel.
Si può dire solo che in cielo ci sono nuvole nerissime che minacciano un temporale che potrebbe diventare anche uragano, mentre a terra la gente fa come se nulla fosse, continuando a litigare sulle cose di ogni giorno.
Detto questo, e per restare su una prospettiva meno remota nel tempo, e vediamo come è andata ai singoli partiti.
Pdl: risultato molto al di sotto delle aspettative. Vero è che il Pd alle amministrative è avvantaggiato ed il Pdl sfavorito ed è anche vero che spesso, in questo turno, si presentava senza la Lega. Così come possiamo concedere che sul risultato romano ha pesato la pessima amministrazione locale di Alemanno, che i romani hanno voluto punire. Possiamo concedere tutto, ma qui resta da spiegare un risultato che va decisamente oltre queste spiegazioni di “contorno”: i sondaggi (per quello che valgono) sin qui ci parlavano di un balzo in avanti di quasi sette punti e di un centrodestra attestato oltre il 35%; invece il centro destra arranca dappertutto, non si registra nessuna avanzata significativa e, non di rado, perde rispetto alle politiche. Questo è un dato politico generale da spiegare. Iniziamo dalla causa meno importante: nelle politiche Berlusconi si è prodotto in una campagna molto efficace (fra le migliori prestazioni della sua carriera politica), ora ha girato meno del solito ed è di nuovo parso troppo condizionato dalle sue vicende giudiziarie. E, questa volta, l’incantesimo non è scattato. In secondo luogo, ha pesato anche la questione Imu; Berlusconi si è molto speso su questo punto, ma poi il risultato che ha portato a casa è stato troppo piccolo: la sospensione della prima rata, senza nessuna garanzia né di abolizione dell’imposta in quanto tale né che poi, a novembre, non ci si trovi a dover pagare tutto in una sola rata. E. cosa peggiore, questo solo per la prima casa, ma non per le aziende che sono quelle che hanno bisogno più di tutti di prender fiato. Insomma, puoi anche sbandierare questo come un successo, ma la gente i conti li sa fare e quelli che hanno votato Pdl nel miraggio di riavere indietro la somma pagata per l’Imu nel 2012, non possono essere soddisfatti di questa inezia.
Ma il dato politico più rilevante ed imprevisto, mi sembra un altro: l’alleanza di governo con il Pd penalizza il Pdl più del Pd, contrariamente a quanto ci si poteva attendere. Il popolo del Pdl, più di quello di sinistra, vuole un Berlusconi a muso duro che chiama alla crociata anticomunista; non apprezza un Cavaliere dialogante che si atteggia a padre nobile della Repubblica. Il Pdl ha più tifosi che elettori ed i tifosi non amano gli accordi con la squadra avversaria. Non sembra aver ricevuto flussi in entrata da altri partiti (salvo qualche modestissimo rivolo da Scelta Civica), ma, occorrerà fare una analisi più dettagliata, su singoli seggi campione per dirlo. Vice versa, appare abbastanza chiaro che gli elettori che lo hanno abbandonato si sono astenuti e non sono passati ad altri schieramenti elettorali che non siano le liste civiche di fiancheggiamento, che assorbono parte dei flussi in uscita.
Il Pd esce sostanzialmente graziato dagli elettori, pur avendo perso oltre 300.000 voti in assoluto. Più che di vittoria, si può parlare di maggiore tenuta rispetto agli altri. Dunque il trionfalismo appare fuori luogo e la situazione del partito resta molto fragile, tuttavia sarebbe errato non cogliere il valore di alcuni segnali. Il deludente risultato di febbraio, la pessima gestione dell’inizio legislatura e dell’elezione del capo dello Stato, le violente polemiche interne, la cattiva campagna elettorale fatta a Roma ma, soprattutto, la formazione di un governo con il nemico di sempre, il Pdl, erano tutti fattori che facevano presagire un violento collasso del partito che, in gran parte, non c’è stato. Probabilmente hanno giocato una serie di fattori: l’assenza di offerte politiche di ricambio, l’istintivo riflesso a “fare quadrato” che nella sinistra scatta quando si avverte un pericolo di dissoluzione, la presenza di personale amministrativo del Pd nelle amministrazioni locali maggiore degli altri partiti ecc.
Almeno per ora, la partecipazione di governo con il Pdl sembra essere accettata dalla maggior parte della base elettorale del Pd come un momentaneo stato di necessità (ed è significativo che neppure Sel abbia registrato alcun particolare afflusso dal Pd). Non è detto che questo stato d’animo debba durare ancora a lungo, ma per ora la tradizionale disciplina dell’elettorato del vecchio Pci sembra aver contribuito ad assorbire la sgradita coabitazione con il Pdl.
Anche qui l’interscambio dei flussi più rilevante è con l’astensione, mentre in entrata c’è solo qualche modesto rivolo dal M5s.
Il M5s è il vero sconfitto di queste votazioni. Quando si perdono 63 voti su 100 in tre mesi, non ci sono scuse che tengano e non serve attaccarsi puerilmente all’argomento dello scarto fra politiche ed amministrative. Dopo la vittoria del M5s a febbraio ci fu molto trionfalismo e faciloneria. Adesso credo, che questa sconfitta stia provocando una ondata di scoraggiamento (fra i fautori del M5s) e di esultanza (fra i suoi detrattori) che va al di là delle reali dimensioni del fatto. Questo risultato è una sconfitta, anche seria, ma da non necessariamente il segnale di un precoce declino. Chi pensa che ormai il M5s è un “pericolo scampato” credo si faccia delle illusioni. Intanto c’è ancora uno zoccolo duro –almeno per ora- che si aggira sul 15% che non è proprio pochissimo. Ma, soprattutto non è affatto detto che il M5s non abbia possibilità di recupero.
In fondo molti di quelli che si sono astenuti possono benissimo tornare a votarlo, a condizione che il M5s capisca i motivi dell’insoddisfazione e sappia porvi rimedio. D’altra parte, il M5s ha uno sponsor formidabile in questi partiti di governo che restano la sua migliore risorsa. E, dunque, troppi si stanno vendendo la pelle dell’orso prima di averlo ucciso, anche se il rischio di un collasso definitivo esiste e Grillo fa male a sottovalutarlo.
Ma di cosa può fare il M5s e delle ragioni della sua flessione parleremo nel prossimo pezzo.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, astensionismo, beppe grillo, elezioni amministrative, movimento 5 stelle, pd, pdl

ilBuonPeppe
Secondo me dell’astensione i partiti se ne fregano, che tanto alla fine contano le percentuali sui voti espressi, e se la perdita riguarda tutti gli equilibri cambiano ben poco.
Il problema grosso ce l’ha il M5S che ancora non ha capito due cose.
La prima è che non riesce a catturare i voti dall’astensione: non lo ha fatto a febbraio (quando l’astensione è cresciuta del 5%) ancor meno oggi.
La seconda è che la loro vera dimensione non è quella di febbraio ma quella uscita dalle amministrative. A febbraio hanno raccolto parecchi voti da sinistra da parte di chi voleva un accordo col PD; l’accordo non c’è stato, i voti se ne sono tornati indietro o, più probabilmente, sono finiti nell’astensione.
Poi hanno una serie di altri problemi, ma è un altro discorso.
giandavide
dopo queste elezioni anche il socio di casaleggio travaglio sta iniziando ad ammettere che la mancata alleanza col pd è una cosa che il m5s sta pagando tutta. e d’altra parte i voti degli elettori di sinistra grillo li può probabilmente salutare, specie se si prende in considerazione il recente litigio con rodotà, attaccato personalmente proprio perchè tenta di ricompattare il fronte di sinistra ai danni del m5s. e infatti sono sempre più certo di una cosa. grillo non è che odia il pd perchè corrotto: grillo odia la sinistra in generale. come si spiegherebbero le sue affermazioni per cui è meglio votare alemanno perchè “la destra prende di meno per il culo”? d’altra parte si vede che il vero nemico di grillo ora come ora è vendola, che è peraltro quello che si è preso gli insulti più pesanti sempre con le solite diffamazioni su inceneritori e ilva.
d’altra parte basta vedere l’ideologo di grillo che si lamenta perchè non si possono guardare i culi delle donne per fugare i dubbi: grillo ora punta a destra perchè ha capito che l’elettorato di sinistra è perso probabilmente per sempre.
per il resto faccio notare che la lista marino ha preso il 7% e sel ha preso il 6%. vabbè che è roma. ma il dato indica come in realtà nonstante la perdita di voti del pd, con un progetto minimamente credibile e di sinistra, qualche elettore a votare lo si porta. e vederemo quanti grillini andranno a votare per alemanno al ballottaggio. secondo me saranno molti, troppi.
salvo lombardo
credo,che nella prossima tornata elettorale,le astensioni aumenteranno in maniera vertiginosa. Il m5s,non raggiungera,per come ha deluso,tradito,le aspettative,dei suoi rivoluzionari elettori,neanche il minimo indispensabile!e tutti gli altri partiti,lo seguiranno a ruota libera.l unico partito che volera alle stelle,sara quello degli astensionisti,che ormai, da diversi anni,portano avanti la loro strategia che è quella di non far raggiungere il quorum,a nessun partito,e tentare cosi di convincerli a non speculare sulla pelle di milioni di diversamente disgraziati!
giandavide
p.s. d’altra parte è interessante leggere l’analisi sulle ultime uscite politico economiche di grillo: da quello che ne traspare sembra che il comico mancato stia adottando in toto la dialettica neoliberista
giandavide
ah, il link http://keynesblog.com/2013/05/29/grillo-e-quella-casta-di-25-milioni-di-italiani/
giovanni
” Chi pensava che i milioni di elettori del Pdl passati all’astensione si fossero volatilizzati nel nulla,”
aveva perfettamente ragione:
2008: 13,6 milioni di voti
2013: 7,3 milioni di voti
quasi un voto su due perso, il più grande crollo del partito di maggioranza relativa nela storia d’Italia repubblicana, scioglimento della DC (che però non era un partito personale) a parte. Come questo tracollo epocale possa essere considerato un recupero è davvero un fenomeno che sfugge alla mia capacità di comprensione. Capisco i berlusconiani che ripetono a macchina la propaganda del capo, ma che persone ragionevoli credano seriamente che ci sia stato un recupero è davvero preoccupante.
” poi a febbraio ha avuto l’amara sorpresa di vedere che una bella fetta di essi è rientrata ”
quali dati REALI dimostrano che il crollo fosse anche maggiore di quel 50% reale? Il voto in Sicilia, dove la destra ha voluto perdere andando divisa, ma insieme ha preso molti più voti del csx (830.000 vs 620.000),e quindi alle politiche avrebbe stravinto anche con quella infima base elettorale?
L’unico “recupero” reale è quello permesso dal Porcellum che è stato tagliato su misura della destra per rendere praticamente ingovernabile il paese in caso di sconfitta, visto che con sole TRE regioni, dove neanche l’atomica scalfirebbe il dominio della destra clericale, bloccano il paese.
Quanto al presunto “trionfalismo” del PD, a parte il fatto che io non l’ho proprio visto (per loro fortuna, vuol dire che hanno capito che cantar vittoria prima del tempo porta a sconfitta sicura), non lo considerei affatto fuori luogo, fossero confermati tutti i vantaggi del primo turno (Treviso, Brescia, Imperia e Roma sarebbero delle vittorie clamorose), dal momento che le elezioni non si vincono con l’affluenza alta, ma prendendo più voti dell’avversario, e quindi è meglio vincere 9 a 7 (milioni di voti) che perdere 14 a 12.
“Dopo la vittoria del M5s a febbraio ci fu molto trionfalismo”
e aridajie. Berlusconi perde un voto su due, e ha fatto una rimonta clamorosa, un partito nato dal nulla diventa al primo voto il primo d’Italia (anche qui, record storico per un esordio, molto di più di Berlusconi e del suo monopolio mediatico), ed è trionfalista se se ne vanta. Il problema del M5S è che non ha una strategia, e che ha preso troppi voti per potersi permettere il lusso di fare i duri e puri che tuonano contro il regime. Quando sei il primo partito d’Italia, non puoi ululare contro la Kasta, SEI Casta, e qualcosa devi farlo per forza.
Elisabetta Arioti
Queste analisi fondate sull’equivalenza tra elezioni amministrative ed elezioni politiche mi hanno sempre lasciato molto perplessa.
Soprattutto adesso che i meccanismi elettorali sono praticamente opposti. Alle politiche si votano liste bloccate, su cui gli elettori hanno perso ogni potere decisionale (eventuali “primarie” a parte). Alle amministrative, invece, si elegge direttamente in sindaco.
Gli elettori non sono così stupidi da non capirlo, e quindi si comportano in modo diverso.
Nelle amministrative non c’è il “voto di protesta”, e l’astensione è, semmai, indice di disinteresse o di scarsa convinzione nei confronti dei candidati che si presentano per la carica di sindaco.
Per quale motivo gli elettori dovrebbero votare un sindaco sconosciuto o inesperto? Perché glielo dice Grillo? Per fare dispetto al governo?
Nooo… piuttosto che votare un sindaco che non li convince, si astengono e basta.
E d’altra parte non sarebbe la prima volta che i voti delle amministrative divergono da quelli politici.
Semmai, potrebbe essere interessante osservare come il PD (o meglio, i candidati sindaci del PD) continuino ad essere i più apprezzati a livello locale.
Un partito di amministratori incapaci di governare?
LUCIO TAURO
E’ innegabile l’estrema fluidità della situazione: risulta estremamente difficile azzardare previsioni credibili per il futuro: se l’attuale governo delle larghe intese riuscirà a mettere a segno almeno alcuni degli obiettivi proposti, ciò avrà ricadute stabilizzanti sugli umori dell’elettorato, se al contrario fingerà di fare per non fare, ahi! alle prossime votazioni i voti di protesta si moltiplicheranno e l’astensionismo pure! Che ne pensi?
ermanno
” il M5s ha uno sponsor formidabile in questi partiti di governo che restano la sua migliore risorsa”. Giusto! e quindi, lasciamo che il tempo faccia il suo corso e gli eletti del M5s svolgano il loro compito nel modo migliore… Piuttosto è sull’astensionismo, decisamente “politico”, che va posto l’accento: è vero che apparentemente chi governa può fregarsene bellamente e far finta che non esista… ma vorrei far notare che in Turchia una protesta tutta locale contro l’eliminazione di un parco pubblico in favore di un centro commerciale è sfociata in rivolta… certo questo potrebbe accadere comunque, che si voti in tanti o no, ma la “gestione” del proprio elettorato, M5s compreso, ha una importanza fondamentale per il controllo della situazione in questi casi… io non sottovaluterei una astensione ormai al 50%… “Certo le forme più estreme non sembrano profilarsi nell’immediatezza, ma qui abbiamo di fronte una crisi che ci accompagnerà ancora per un periodo imprecisato e comunque non inferiore a diversi anni ancora, per cui nessuno può dire cosa c’è in fondo al tunnel”.
giandavide
@ermanno se ci fosserorivoltecomeni turchia grillo starebbe dalla parte di letta e napolitano,comeha fattoin quest’ultimo caso con le proposte di bersani. l’obbiettivo di grillo è evidentemente quello di rendere innocua la protesta per allungare la vita agli inciucisti pd-pdl che la pensano come lui.
Andrea T
Mi pare che dopo la rielezione di Napolitano – che ha assunto a tutti gli effetti il ruolo di autocrate/garante dello status quo – e la proposizione delle improponibili “larghe intese” stiamo vivendo una surreale, maleodorante e nauseabonda condizione di stasi che ha ulteriormente disgustato, fiaccato e depresso gli elettori. E i risultati hanno penalizzato soprattutto il M5S che era stato,a torto o a ragione, visto come catalizzatore di un possibile scardnamento del sistema (peraltro incassando un eccellente risulato in termini di voti e forza parlamentare) ma cui probabilmente viene imputata la responsabilità di essersi fatto chiudere nell’angolo. Per di più “a discutere di scontrini”.
Sospetto però che il governo Lettajunior, dietro la sua parvenza di vigorosa soluzione bipartisan e di risolutezza (ma non si capisce bene nel fare cosa in particolare, visto che finora abbiamo sentito soltanto fuffa…), sia soltanto una manovra per prendere tempo. Come dire “meglio tirare a campare che tirare le cuoia” (Giulio Andreotti docet). Penso che per l’Italia si propetti una tempesta in arrivo dopo l’estate (se non addirittura d’estate) e la strategia di Grillo la da per scontata, come ipotizzato dal Prof. Giannuli in un post precedente) e come confermato, a mio parere, dal post odierno sul blog di Grillo.
Mirko G. S.
Grillo sbaglia, Grillo ha torto… Il M5S si era presentato con un programma elettorale che negava una futura alleanza coi partiti che riteneva (avanti chi può dimostrare anche solo minimamente il contrario) aver affossato l’Italia dopo averla saccheggiata, divisa in satrapie da occupare (ed effettivamente occupate) e rovinata non solo da un punto di vista economico amministrativo ma anche culturale e morale.
Ammettiamo che avessero accettato di fare da stampella a Bersani: 1) Bersani e la sua allegra cricca non avrebbero avallato neppure una delle riforme di cui al programma elettorale del M5S (gli 8 punti programmatici ne sono una dichiarazione espressa) ed il M5S sarebbe apparso politicamente inconcludente ed incoerente; il M5S avrebbe violato la promessa di scendere a compromessi e sarebbe apparso come il solito partito nato sull’onda dell’indignazione.
Discutere di scontrini poi se mi consentite è una delle questioni morali portate avanti dai grillini, non la sola certo, ma s’inserisce nel quadro di risanamento morale delle istituzione che costituiscono uno dei capisaldi del loro credo politico.
Non si limitano certo a questo ma vedo che anche su questo blog si segue un pò troppo la flotta di corazzate televisive e giornalistiche a senso unico contro il MoVimento. Peccato.
Andrea T
@Mirko G
Se lei si riferisce al mio commento, penso che, senza offesa, abbia avuto qualche problema nella comprensione del testo. Io non ho esposto la mia opinione sulla strategia di Grillo e M5S (di cui peraltro sono un simpatizzante, senza rinunciare al mio diritto di critica che credo possa giovare al movimento) ma la mia opinione su come l’elettorato ha letto, a torto o a ragione, le mosse di Grillo dopo le elezioni.
Questo non implica che quelle mosse non siano coerenti, corrette rispetto ai patti e, alla fine della fiera, che siano finanche più profittevoli in termini di consenso.
Però già che ci sono, a questo punto, una critica la devo fare. Non è che magari la gente come lei è un po’ troppo prevenuta e vittima della sindrome da accerchiamento? Guardi che bisogna imparare ad ascoltare o leggere le critiche (e possibilmente capirle) e poi valutarle come amichevoli/ostili, fondate/infondate (che a volte anche gli avversari ci possono fare aprire gli occhi, magari involontariamente) e poi, se è il caso e ne vale la pena, si può anche cominciare a polemizzare.
Mirko G. S.
Non ce l’avevo con lei, si figuri, ho letto un pò di commenti in questi articoli del professore riassumibili come ho cercato di fare. Anche io sono un simpatizzante del MoVimento e di Grillo e chi ha letto i miei commenti conosce anche le critiche che muovo ai grillini. Penso che il problema della mezza debacle attuale (mezza: lo stesso professore ricordava a proposito delle amministrative in friuli che le amministrative sono cosa diversa dalle nazionali… salvo poi calcare la mano su questo risultato negativo del MoVimento) sia imputabile soprattutto all’accerchiamento mediatico e all’abbandono degli elettori delusi dal PD che volevano che i grillini stampellassero Bersani: questi sono forse il motivo del risultato notevole fatto alle nazionali da Grillo e poco hanno digerito il rigore degli ortotteri dopo le elezioni. In ultimo c’è stato il servizio della Gabanelli e della Giannini, a voler essere eufemistico assolutamente di parte ed insincero. Spesso ho letto anche dal professore dei commenti che personalmente mi pare non colgano la realtà del fenomeno grillino lasciandosi sedurre dalle sirene di TV e giornali. L’impreparazione del M5S ad esempio è tutta da dimostrare, visto che la cultura e la preparazione dei parlamentari attuali desta sgomento e che finanche il Governo dei “tecnici” ha lasciato fin troppo perplessi circa le loro doti scientifiche e professionali. Se si pensa a Reagan che faceva l’attore ed è stato una grande figura si dovrebbe capire come sia fondamentale dotarsi dei collaboratori migliori. Un Bianco, un Sacconi, un Bossi, un Trota non credo siano poi tanto meglio di Marino Mastrangeli (buttato fuori tra l’altro).
La Rostellato non so cosa che non saluta la Bindi io la metterei vicino al figlio di Giorgio Ambrosoli che ha abbandonato la sala consiliare per il tributo ad Andreotti: Anbrosoli è stato assassinato e siamo d’accordo ma se consideriamo cosa rappresenta la Bindi (la casta, le lobbies, gli sprechi, le raccomandazioni, il malaffare, in pratica tutto quello che ha messo in ginocchio l’Italia e noi poveri disgraziati) ecco che il paragone calza.
Gli insulti e le cose urlate da Grillo danno fastidio: Sgarbi invece no, le tribune politiche dove i parlamentari si scannano questo invece no, la Mussolini invece no.
Grillo rappresenta l’ultima possibilità che abbiamo visto che io sono sicuro non ci sarà alcuna rivoluzione e nessuno prenderà il fucile. Sembra ormai che quello che sparò a Montecitorio non fosse un idiota isolato e disperato ma qualcuno con una precisa regia (non rivoluzionaria) dietro.
Quello che secondo me rappresenta la debolezza di Grillo è l’imbecillità di fetta cospicua degli attivisti. Io frequento un pò il loro forum del mio Comune di origine e spesso leggo cose agghiaccianti. Anche a Roma devo dire di aver letto cose quanto mai discutibili. Se aggiungiamo che il MoVimento è visto per molti come un ghiotto trampolino per la politica stiamo a posto. E su questo e sulla mancanza della presenza grillina sulla stampa che bisognerebbe operare. A mio avviso.
Davide
Non è che i politici non capiscano, semplicemente non vogliono capire e non gliene frega nulla perchè ormai hanno colonizzato tutti i posti di potere e anche da non eletti continuano a fare affari usando lo Stato e noi cittadini. Di solito situazioni così putrefatte portano a violenze sociali crescenti. Vedremo. Avete tutti un elmetto ?
byu tech
bisogna sempre considerare che 25 anni di costanzo-fede-de filippi-striscia etc + rai +informazione di livello sovietico hanno reso il capitale umano italiano di livello quasi infimo.
infatti non è un caso che solo grillo con il suo linguaggio colorito forte sprezzante riesce a calamitare il dissenso. ma anche lui deve fare i conti con l’ignoranza enorme dell’italiano medio.
marco
io ho lavorato nei seggi dall’età di 18 anni.
La prima volta come rappresentante di lista, poi via via, fino alle ultime politiche ho ricoperto tutti i ruoli ad eccezione di segretario.
Ritengo quindi di avere qualche titolo per poter esprimere la mia opinione in merito.
E oltre che la mia opinione, anche la mia esperienza, giacchè essendo un proporzionalista convinto pratico il rifiuto della scheda dall’entrata in vigore del mattarellum (solo per la quota maggioritaria ovviamente) e praticamente sempre nei ballottaggi.
Nel 2008 poi, in congiunzione di amministrative, politiche e provinciali ho rifiutato con messa a verbale la bellezza di cinque schede per la gioia dei miei colleghi vicini di seggio.
Per chi volesse verificare, era il 1407 di viale di villa pamphili a roma.
Tranne la prima volta non ho mai riscontrato propblemi, anche perché nei manuali delle operazioni di voto tra le varie procedure è prevista la possibilità di rifiutare una o tutte le schede in occasione dei referendum.
Siccome le procedure per operazioni di voto non cambiano a seconda della tornata elettorale, al massimo cambiano quelle di scrutinio che comunque non interessano il cittadino elettore il diritto al rifiuto è speculare a qualunque tipo di consultazione.
di più il diritto di rifiuto è una garanzia per l’espletamento del dovere costituzionale di partecipazione al voto sancito dall’art.48 della costituzione italiana II° capoverso “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico” .
Anzi dando piena interpretazione al capoverso IV° del citato articolo 48 “Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.” anche l’impossibilità di designare un qualunque rappresentante alle istituzioni, va intesa come libera espressione della volontà elettorale, pertanto da tutelare e incoraggiare come espletamento dei doveri costituzionali.
In soldoni si potrebbe dire che un elettore che rifiuta la scheda, facendo verbalizzare il suo rifiuto, sta non solo esercitando un suo diritto, ma recandosi al seggio sta compiendo un suo DOVERE, poi non è colpa sua se le forze politiche non sono state in grado di esprimere una qualunque personalità che lui giudichi degna di mandare a rappresentarlo.
Bernie J. Rowe
Una avvertenza generale: siamo di fronte ad una nuova fiammata di astensioni che, rischia di non essere capita da un po’ tutti gli schieramenti politici, ciascuno dei quali –a parte il Pdl- la attribuisce all’altro: il Pd segnala il calo di voti assoluti di Pdl e M5s e si frega le mani, ma dimentica le centinaia di migliaia di voti che ha perso lui, Grillo, da parte sua, parla di “crollo dei partiti” vedendo i voti persi dagli altri, ma non si pone il problema dei (tantissimi) voti persi dal M5s. Il Pdl ammette la sua flessione, ma la spiega come un fatto di banale pigrizia di un elettorato poco motivato (“c’era il derby” si è consolato Alemanno). E tutti mi pare che non stanno capendo la portata del fenomeno, liquidato con poche parole di circostanza, come se questi italiani non esistessero più o siano definitivamente condannati all’irrilevanza. Non è così: il crescente astensionismo è il fenomeno più rilevante (più dell’affermazione o della sconfitta di ogni singolo partito) da analizzare e capire.