Ultime del caso Moro: che bolle in pentola?
La Procura Generale di Roma ha archiviato l’inchiesta relativa ai due della moto Honda che spararono in via Fani: una inchiesta basata sul nulla che non si manteneva né in piedi, né seduta né sdraiata, come avemmo a scrivere a suo tempo su questo blog prevedendone l’infausto esito esattamente come negli altri recenti casi di “testimoni tardivi”, tutti caduti come birilli uno dietro l’altro. Dunque, una archiviazione dovuta che non desta alcuna sorpresa. Quelle che, invece, giungono inattese, sono due considerazioni.
Il rinvio alla Procura della Repubblica della stessa Capitale della parte riguardante il ruolo di Steve Pieczenik (il consulente del Dipartimento di Stato Usa inviato in Italia per affiancare l’unità di crisi di Cossiga) ed il cenno alla nota questione del colonnello Guglielmi della 7° divisione del Sismi (quella da cui dipendeva Gladio).
Sul primo punto, da quel che si capisce, si ipotizza un ruolo di Pieczenik tanto nell’omicidio, quanto nello stesso rapimento di Moro, sulla base di quanto dallo stesso affermato nell’intervista concessa a Michel Amara e pubblicata come libro in Francia sul finire del 2007, poi pubblicata in Italia a cura di Nicola Biondo. Ci sarebbe poi anche l’intervista, di poco successiva, concessa a Minoli. La questione di Guglielmi, presente nei pressi del luogo mentre si verificava il rapimento, non è destinata ad una inchiesta sul militare che, nel frattempo, è defunto, ma a corroborare la tesi di una presenza dei servizi italiani ed americani già dal 16 marzo.
Non conosciamo il documento della Procura Generale (100 pagine a quel che si dice) se non per i brevissimi stralci d’agenzia, per cui non sappiamo sulla base di quali nuovi elementi sia stata presa la decisione di questo rinvio alla Procura della Repubblica, ma è evidente che se gli unici elementi a sostegno dovessero restare le dichiarazioni di Pieczenik (che sono di ben 6 anni fa!) e il riciclaggio della solita storia di Guglielmi, la nuova inchiesta non partirebbe da una base solidissima. Anzi…
Beninteso: il caso Guglielmi è effettivamente uno dei buchi neri del caso Moro, perché il colonnello dichiarò di trovarsi lì per un invito a pranzo da un amico residente in via Stresa, ma il rapimento avvenne alle 9 del mattino… un po’ presto per un pranzo. Ed il racconto di Pieczenik, pur avendo aperto un ampio squarcio inedito sulla vicenda, è tutt’altro che un racconto completo e privo di aspetti ombrosi. Ma, di Pieczenik sappiamo che giunse in Itala circa due settimane dopo i fatti di via Fani, quindi nulla dimostra che abbia avuto parte in essi, in secondo luogo, egli dipendeva dal Dipartimento di Stato e non dalla Cia o da altro servizio segreto americano, in terzo luogo, le sue dichiarazioni possono sostenere una accusa di istigazione all’omicidio o persino di concorso morale (per avere indotto le Br a compierlo, come lui stesso dichiara orgogliosamente), ma assolutamente non riguardano la fase del rapimento. Per cui resta da dimostrare un suo coinvolgimento nella prima fase del caso. Così come, allo stato delle conoscenze, resta da provare il coinvolgimento di una qualsiasi agenzia americana. Ma, soprattutto, come reggere l’apertura di una inchiesta sulla base di dichiarazioni vecchie di sei-sette anni? Perché non lo si è fatto all’epoca dell’uscita del libro?
Quanto a Guglielmi, certamente è un aspetto tutto da chiarire, ma la morte dell’interessato rende tutto più difficile e, comunque, l’unico elemento aggiuntivo (indirettamente) è un documento che si trova nel fascicolo dell’inchiesta bresciana, che dimostra come sin dal 16 febbraio, un detenuto nel carcere di Matera, tal Severino Senatore, aveva avvisato il centro Cs di Bari della preparazione di una azione Br contro Moro e, dunque, il Sismi era al corrente di ciò già da tempo prima. Il che autorizza il forte sospetto che, pur sapendo cosa si preparasse, il Sismi abbia lasciato fare, magari per eliminare Moro dalla corsa al Quirinale e favorire, indirettamente, un altro possibile candidato. Ma di qui ad affermare che le Br abbiano agito su impulso o con la complicità attiva dei servizi italiani e, per di più, americani, ne corre.
Quindi, stiamo a vedere, ma la cosa diventa seria se ci sono altri elementi.
Nel frattempo, peraltro, questa iniziativa della Procura generale capitolina, crea qualche problema alla neo costituita Commissione parlamentare Moro Bis: è evidente che questo indurrà Pieczenik a tenersi prudenzialmente lontano dall’Italia, per timore d’essere arrestato, pertanto, diventerà assai difficile che la Commissione possa audirlo.
Aldo Giannuli
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Tenerone Dolcissimo
Un dubbio, se veramente Guglielmi era lì per qualche losco motivo e doveva giustificare la presenza, come mai un uomo dei servizi come lui (e come tale doveva essere furbo come una volpe) ha fatto ricorso ad una scusa così demenziale cui non crederebbe nemmeno l’ultimo dei fessi cioe’ tanto per intederci nemmeno quei beoti che credono che se tutti pagassero le tasse lo stato fornirebbe servizi migliori?
Dovremmo ipotizzare che Guglielmi ha voluto discolparsi “formalmente”, ma nel contempo ha inteso “autoaccusare” se e l’ufficio per cui lavorava. Come dire … in via ufficiosa confermiamo che “noi” abbiamo partecipato. Chi di dovere lo sappia.
Tommaso Madia
Non capisco ci siano ancora perplessità circa i rapporti tra doppiogiochisti (tra cui Moretti) all’interno delle BR ed i servizi segreti. Ci sono stati anche a Napoli, vedi caso Cirillo e delitto Ammaturo.
david
Gentile Professor Giannuli, un paio di anni fa, il giudice Ferdinando Imposimato, che si è occupato a fondo del caso Moro, ha pubblicato il libro “Doveva morire”, in cui spiega come lo Stato, con l’ausilio di uomini dei servizi stranieri, come Pieckzenik, ha fatto in modo che il Presidente della DC venisse ucciso. Vorrei sapere se lei lo ha letto, e, se lo ha letto cosa ne pensa, e in generale quale sia la sua opinione della figura di Imposimato e delle sue tesi sugli anni di piombo e la strategia della tensione.
Cordialmente
pcocozza
Egregio professore la seguo da tempo e le volevo chiederle se possibile di approfondire l’argomento , in tutti questi anni (io ero bambino) uno dei fatti che ha sicuramente cambiato la storia di questo sfortunato paese e quindi le nostre vite, a tuttoggi rimane un mistero.Mi spiego meglio ,non ho dubbi che una organizzazione terroristica aiutata anche dal caso possa rapire uno statista ,ma quello che a tutt’oggi mi e’ oscuro e’ come possibile che in un paese crocevia di piu’ servizi di intelligence nulla e’ mai venuto a galla su mandanti e motivi visto anche i sicuri conflitti di interesse tra kgb cia e tutto quello che era presente in Italia negli anni 70.
Giovanni Caruto
“… questa iniziativa della Procura generale capitolina, crea qualche problema alla neo costituita Commissione parlamentare Moro Bis.”
Puo’ essere questa una delle ragioni duna inchiesta giudiziaria a 4 mesi (pardon: 40 anni) dai fatti?
MAURIZIO BAROZZI
Un magistrato chiede di indagare su Steve Pieczeniyk quale responsabile
dell’assassinio di Aldo Moro, dopo che viene dichiarato che in via fani c’erano
anche i servizi stranieri, ma non potendoli individuare si chiese di
archiviarne l’inchiesta. Restare perplessi è il minimo.
Prima del rapimento di Moro le BR erano state ristrutturate da personaggi che un tempo erano vicini ad altri personaggi che poi daranno vita a Parigi , ad un
Centro “ispiratore” crocevia dei Servizi di mezza Europa, Mossad compreso. Questo
avvicendamento nelle BR era stato possibile dopo gli arresti predisposti da
Carlo Alberto Dalla Chiesa, un Generale dei CC, sembra non alieno dalla Massoneria, e dal suo nucleo speciale di carabinieri al tempo già da anni sotto il comando generale di
Arnaldo Ferrara durante il cui lungo e straordinario decennale di comando, a
quanto si dice, i Servizi israeliani in Italia, rafforzarono la loro influenza.
Dalla Chiesa (poi mandato a morte sicura, spedendolo a
Palermo) aveva reso possibile l’avvicendamento nelle BR arrestando e togliendo
di mezzo il nucleo storico BR di Curcio e Franceschini, contrari a svolte di
attentati cruenti, ma rimase invece in circolazione Mario Moretti, a suo tempo
membro di quel Superclan poi finito a Parigi.
Fatto sta che un paio di anni dopo, le BR presero in considerazione di rapire Aldo Moro.
PERCHÉ MORO? Moro era, guarda caso, un importante uomo
politico inviso all’Occidente e ad Israele.
A Moro si rimproverava il suo atteggiamento equidistante nel conflitto
arabo – israeliano, le operazioni che aveva fatto per tenere il nostro
paese fuori dagli attentati palestinesi e ritorsioni israeliane, concedendo la
liberazione di alcuni guerriglieri palestinesi arrestati in Italia, le
iniziative autonomiste in politica estera, l’interesse con i tempi non maturi ,
data Jalta , a voler portare il PCI nel governo mettendo in crisi l’Alleanza
Atlantica, e soprattutto il suo diniego, nel 1973, a concedere le basi italiane per gli scali agli arei americani impegnati a rifornire Israele durante la guerra del Kippur: un atto da
meritare esplicita condanna a morte, come da analoga vice,da dell’aereo Argo.
Fatto sta che Moro in quel fatidico 1978 era finito nelle mani delle BR, ed ora “chi di dovere” si voleva premurare che non ne uscisse vivo.
All’uopo venne spedito in Italia, STEVE PIECZENIYK (“Piceni-K”,
con accento sulla ‘E’: ad attestare, nell’americano dello State Department al
servizio di Kissinger & Brzezinskij – il ‘polacco’ mandato in Italia e
messo alle costole del ministro degli interni Cossiga, “per non lasciare
solo il “cugino” Enrico Berlinguer, fermo nel non trattare con i brigatisti” e
quindi di fatto intenzionato a non far uscire Moro vivo dalla sua prigionia,
come lo stesso di fatto ammette nella straordinaria intervista a Giovanni
Minoli di Radio-24.
MA CHI ERA QUESTO, DA ALLORA SOPRANNOMINATO B.R.ERLIGUER?
I Berlinguer, capostipite Mario, già massone, posto nel 1944 dal PWB britannico a fare l’Alto commissario alle epurazioni, erano dei latifondisti, in qualche modo attigui ad
altre famiglie sarde, a volte tra loro imparentate per via endogamiga: i Cossiga, i Segni, i Siglienti (IMI), i Manconi (Giuseppe, padre di Luigi passato in Lotta Continua, che sposerà Bianca Berlinguer), i Pintor (Luigi, tra i fondatori del Manifesto), ecc., tutte
famiglie sarde in vista, notabili, intellettuali, spesso facoltosi latifondisti,
in una realtà storico geografica dove operavano da sempre lobby di massoneria
britannica. L’Euro comunismo berlingueriano, che poteva essere giustificato
come “terza via”, aveva però dei presupposti politici ed ideali di stampo
“occidentale” che avrebbero portato, come infatti è poi avvenuto, il PCI
nell’orbita occidentale e in quella Atlantica.
Considerando poi, nel contesto o a latere dell’Affaire
Moro, tutta un altra serie di personaggi, molti oggi rispettabili e noti, ma al tempo facenti parte di Potere Operaio e di Lotta Continua, movimenti non del tutto alieni da manipolazioni di Servizi , quali i vari Piperno, Pace, Paolo Mieli (figlio di Renato
Mieli, alias Randolf Merril, “colonnello” britannico del PWB, e preposto
durante la guerra ad organizzare cellule comuniste e nel dopoguerra vicino alla
sinistra, mentre J. J. Angleton dell’Oss, controllava la “destra), Luigi
Manconi, Adriano Sofri (dichiaratosi in conoscenza con U. Federico D’Amato), e
compagnia cantante, le perplessità di quel quadro aumentano.
Ma perche’ mai, trattandosi di terrorismo militare, a controllare che Cossiga non
interferisse nel volere “intransigente” di suo cugino Berlinguer, non venne mandato un agente della CIA, o dello F.B.I., della DEA o della NSA, ma bensì dello State Department?
Perche’ era una questione politica: assassinare Moro voleva anche dire intronare E. Berlinguer, alla prima occasione con apposite elezioni anticipate e con la Democrazia cristiana decapitata, non solo di Aldo Moro, ma anche del presidente Giovanni Leone, destituito su imposizione, dello stesso Berlinguer, grazie alla
campagna diffamatoria contro di lui condotta da “La Repubblikina” dell’Alta finanza di
Eugenio Scalfari – in De Benedetti.
Far assumere a Berlinguer un ruolo assoluto ed egemone nel
PCI, significava instradare definitivamente il partito sulle sponde
Occidentali, in attesa che la fine, oramai imminente di Jalta, lo sdoganasse
dall’entrare nei governi. Questo progetto però subì una momentanea battuta di
arresto perchè il PCI nel 1979 non ottenne il successo previsto (non è escluso
che nel mancato successo elettorale del partito comunista vi ebbe un merito
quello che restava dell’ala “nazionale” Togliattiana che aveva da sempre capito
il ruolo filo occidentale dei Berlinguer).
E OGGI? Oggi questa richiesta di indagare su Pieczeniyk, che ovviamente non porterà a
nulla, a parte il contentino per compensare l’archiviazione sui nomi dei
possibili Servizi presenti in via Fani, di fatto svergogna, quello che
potrebbe così definirsi il ”giudice bendato”, Ferdinando Imposimato,
istruttore delle indagini condotte, sul caso-Moro, che una volta però andato in
pensione si è messo a rompere le uova, partecipando al team di studiosi che
indagano sugli attentati dell’11 Settembre quali una false flag, e scrivendo un libro dove indica nel Bilderberg, un burattinaio dietro la strategia della tensione e lo stragismo (informazione questa di capitale importanza, perchè sta a significare che dietro lo stragismo non c’era solo la CIA, e quindi obiettivi limitati al momento, ma anche lobbies
mondialiste e quindi vi erano anche obiettivi a lunga scadenza). Sul caso Moro,
però Imposimato continua a sfornare testi che vorrebbero escludere il Moro tenuto prigioniero anche in altra prigione che non sia via Montalcini (e un altra prigione, nel caso, come indicò l’informato Pecorelli, non poteva che essere nel ghetto ebraico, ergo Mossad) e ad accentuare, nella morte di Moro, le responsabilità di Andreotti e Cossiga.
Perché?
Tenerone Dolcissimo
Mi permetto di reiterare la richiesta di chiarimento. Un agente segreto non puo’ essere un decerebrato. E solamente un decerebrato potrebbe dire che si stava recando a pranzo alle otto di mattina.Quindi, perché questa giustificazione così totalmente sballata? L’unica spiegazione che riesco a darmi è che si tratta di un messaggio occulto. Ma a chi?? E perché? Grazie e saluti.
Aldo Giannuli
l’ho pnesato anche io, ma se sapessimo con certezza che di ciò si trattava ed a chi era diretto il messaggio avremmo risolto il caso che resta unvece oscuro