Tutto va ben, madama la Marchesa…
La crisi è finita: tutto va ben, madama la Marchesa…
Quelli che –come me- sono “diversamente giovani”, ricorderanno una divertente canzoncina (credo degli anni cinquanta) “Tutto va ben madama la marchesa…”: rispondendo al telefono, un compitissimo maggiordomo rassicurava la sua padrona che al castello andava tutto bene, molto bene, a parte un piccolissimo incidente, la morte del cavallo. Alla successiva domanda della signora, il domestico spiegava che la morte era avvenuta per asfissia durante l’incendio delle scuderie, ma, a parte questo, andava tutto a gonfie vele. Preoccupata la dama chiedeva come mai si fossero incendiate le scuderie sentendosi rispondere che l’incendio si era propagato dal castello in fiamme, ma, a parte questo, “tutto va ben madama la marchesa”. Ma come era accaduto l’incendio del castello? Perchè i vecchi mobili avevano preso fuoco da uno dei ceri accanto al catafalco del signor Marchese che si era suicidato il giorno avanti. Ma “a parte questo, tutto va ben, madama la Marchesa”…
Sentendo i discorsi sulla ripresa di queste settimane, mi tornava irresistibilmente nelle orecchie quel ritornello. Insomma: in primavera si prevedevano 50 milioni di disoccupati in più nel mondo industrializzato, adesso le stime, corrette al rialzo, parlano di 57 milioni. Però, a parte questo, tutto va bene…
Si, ci sarebbe quel problemino del petrolio, che, dopo la battuta d’arresto dell’anno scorso, che lo aveva precipitato da 170 a 39 dollari al barile, è già tornato a quota 80 e promette di ricominciare ad impennarsi come un paio di anni fa. Però la Borsa tiene e tutto va bene.
Oddìo, neanche la Borsa è proprio così sicura: basta uno starnuto da Shangai o un incidente di percorso come quello di lunedì scorso e qualche miliardo di euro va in fumo in 24 ore. Ma è colpa degli operatori di Borsa che mancano di fede. Bisogna convincersi che la ripresa è iniziata: gli indicatori dicono che c’è lo zero virgola stupidaggine per cento in più del Pil americano e, quindi, la tendenza si è invertita, gli Usa sono ormai fuori dalla recessione. Abbiamo scongiurato una grande depressione come nel 1929. Bhe sì, il 2009 sarà ancora duro, forse anche il 2010 non sarà un granchè, ma per il 2015….!
Sulla base di cosa si fondino queste previsioni non è dato di sapere, o meglio, si capisce benissimo: su un atto di fede nel mercato globalizzato e nell’ipercapitalismo finanziario.
Le scelte di politica economica e finanziaria dei governi –quello americano in primo luogo, si sono mosse fra due punti di riferimento fissi: l’ossessione analogica con il 1929 e la volontà incrollabile di non rimettere in discussione gli assunti della rivoluzione neo liberista iniziata negli anni ottanta (cioè, prevalenza della finanza sull’economia reale e libertà senza limiti di circolazione del capitale). La scommessa è stata quella di evitare una nuova grande crisi ed uscire dalla congiuntura sfavorevole senza mettere in discussione l’ordine economico mondiale che ha prodotto questa crisi. Ma il punto è che non si tratta di una congiuntura sfavorevole o di una crisi parziale e limitata come quella del 1987 o quella della fine anni novanta. E gli interventi congiunturali servono a poco senza una radicale revisione dei meccanismi attualmente vigenti. Ma allora, come mai questa ripresa?
Vediamo più da vicino qualcuno dei dati su cui si fonda questa fede nella “ripresa”: il 14 settembre scorso, il “Corriere” riferiva di una nuova “euforia” da acquisti negli Usa, ma avvertendo che questo era da mettere in relazione al raddoppio del circolante. Insomma: Obama ha trasferito 1.300 miliardi di dollari di debito delle banche allo Stato e questo ha consentito di rimettere in circolazione denaro, soprattutto attraverso il meccanismo della sospensione delle sofferenze delle carte di credito e tutto questo si è tradotto in una momentanea euforia da acquisti. Bel risultato! E, infatti, nello stesso tempo, immobili, oro e listini di borsa hanno registrato un balzo in avanti, quel che fa presagire nuove bolle finanziarie.
Le previsioni in economia sono sempre un azzardo, per la grandissima quantità di variabili che interagiscono, ma qui non ci vuole la sfera di cristallo per indovinare che si tratta di una ripresa di cortissimo respiro. La cosa più probabile non è che siamo usciti dalla crisi, ma, più semplicemente, che sia finito il primo tempo della crisi. E non è detto che il secondo tempo sarà più divertente.
Aldo Giannuli, 2 novembre ’09
aldo giannuli, confindustria, crisi economica, ipercapitalismo finanziario, madama la marchesa, obama, previsioni economiche
fra tone
la crisi deve ancora cominciare: abbiamo appena visto il baratro, quando vi precipiteremo ci accorgeremo. Sarà il giorno nel quale, guardando fuori dalla finestra, vedremo eserciti di disoccupati, malati, vandali, ribelli, con i bastoni, le forche e i fucili, dare fuoco alle macchine, alle case, sparare ai poliziotti e rapinare la gente..
Facile parlare di crisi intendendo i titoli azionari. Meno facile per uno come me che, licenziato più di un anno fa, non trova neanche lavoro come spazzino (con due lauree quadriennali)..
davide
si,la crisi economica e quindi anche sociale è spesso letta e spiegata come un qualcosa da avulso rispetto alla vita dei cittadini.
In realtà essa andrebbe anche compresa attraverso la fine della classe operaia come soggetto di peso all’interno del contesto politico ed economico e alla scarsissima forza dei lavoratori nel decidere per il loro futuro.
Insomma alla fine perdono senza nemmeno una possibilità di riscatto,visto che da un po’ di tempo esiste un solo dio IL LIBERO MERCATO,che come tutti gli dei è intoccabile e capriccioso.Ma come ci insegna Visconti,essi possono anche crollare.Quando arriverà la caduta degli dei e dei loro sacerdoti,massimi colpevoli senza giustificazione di questa situazione…Allora si,che saremmo fuori dalla crisi