Tonino Correale. Un ricordo
Avrei voluto scrivere un pezzo sulle questioni sollevate da David Arboit a proposito del Pd e delle scelte di governo (lo farò prossimamente), ma mi giunge improvvisa la notizia della morte di uno dei miei più cari amici (e forse più che un amico, un generosissimo fratello maggiore), Tonino Correale, segretario generale della Feneal, il sindacato dell’edilizia della Uil di cui ho fatto parte sino ai primi anni novanta. Tonino faceva parte di un gruppo di sindacalisti la cui storia merita d’essere ricordata. Nei primissimi anni ottanta si formò nella Feneal un gruppo legato alla sinistra lombardiana del Psi che conquistò prima le federazioni di Pescara, Napoli (dove operava Peppe Galasso insieme a Tonino Correale) e Bari (poi Firenze), aggregando le federazioni di Perugia, Bolzano, Treviso, Genova, Catanzaro, Cosenza, Asti, Viterbo. Il gruppo mi accolse, nonostante la mia dichiarata posizione di estrema sinistra vicina a Dp e mi affidò compiti nel centro studi e formazione quadri, poi nel 1985 entrai anche nel Comitato Centrale dell’organizzazione.Come si ricorderà, in quegli anni iniziò la crisi della Federazione Unitaria Cgil-Cisl-Uil che naufragò definitivamente nel 1984 sul decreto Craxi-Tarantelli sulla scala mobile, sottoposto a referendum nell’anno seguente. Questo ebbe ripercussioni molto pesanti nella Uil, dove Giorgio Benvenuto andava ripiegando su posizioni sempre più moderate, trovando in questo un formidabile alleato in Pietro Larizza (legato a Paris Dell’Unto, deputato craxiano di Roma) che gli succederà nel 1992, ma che già dal congresso di Firenze (1985) era diventato l’ “uomo forte” della Uil, controllandone l’organizzazione e, soprattutto, la cassa.
Anche il sindacato dei metalmeccanici, che era stato la punta di diamante della sinistra interna che aveva sconfitto Raffaele Vanni nel 1976, non era più sulle stesse posizioni; soprattutto dopo che, nel 1981, il lombardiano Enzo Mattina che, nel 1981, lasciò la segreteria generale di categoria per passare alla segreteria confederale (nel 1984 diverrà deputato europeo del Psi). In breve, la Uilm andò appiattendosi anche lei sul corso destrorso ed ipercentralista promosso da Pietro Larizza. La Feneal (insieme a pochi altri come il sindacato degli elettrici) restava una delle poche isole di sinistra che tentavano di resistere a quella deriva e preservare la propria autonomia. Il gruppo riuscirà a conquistare la segreteria nazionale a cavallo fra gli anni ottanta e gli anni novanta eleggendo segretario generale, prima Franco Marabottini, poi Pino Moretti, infine Tonino Correale.
La battaglia per preservare l’autonomia della categoria ebbe abbastanza successo e questo ebbe anche dei riflessi esterni. In primo luogo, mentre i metalmeccanici, già nel 1984, sciolsero la mitica Flm (l’organizzazione unitaria di Fim Fiom e Uilm), l’omologo organismo unitario degli edili, la Flc, continuò sostanzialmente a vivere per ancora un decennio. Questo fu in parte dovuto a ragioni di “opportunità economica” (la gestione delle casse edili, con il correlato meccanismo delle “quote di servizio”, di altri enti collaterali come il Formedil, una sede nazionale unitaria nei pressi della stazione Termini che durò sino ai primissimi anni novanta ecc.) ma in parte anche alla presenza di orientamenti unitari tanto nella Filca Cisl quanto, soprattutto, nella Feneal-Uil.
In secondo luogo, la persistenza dell’intesa unitaria consentì risultati contrattuali in controtendenza rispetto alle dinamiche degli altri settori dell’industria, soprattutto in materia di salario. Questo punto (a me particolarmente caro) caratterizzava in particolare la Feneal (mentre la Filca Cisl batteva più sulla riduzione dell’orario di lavoro e la Fillea-Cgil sulla lotta al subappalto). Conquiste rilevanti furono fatte in materia di sicurezza sul posto di lavoro, anche se, dopo, la crescente frammentazione del sistema delle imprese e il corrispondente aumento del lavoro nero (favorito anche dall’arrivo degli immigrati) le ha in gran parte vanificate.
Nei primi anni novanta iniziai a lavorare nell’Università e terminai la mia militanza sindacale, ma mantenendo ottimi rapporti con quei compagni che saltuariamente ho sempre rivisto. A quella battaglia sindacale ho partecipato e la ricordo –se mi consentite, con una certa fierezza- come quelle del decennio precedente nella Flm e nel sindacato scuola. Tonino è stato uno dei compagni migliori di quella stagione.
Nel 1985, Peppe Galasso (altro amico carissimo suo e mio) morì in un incidente d’auto, pochi giorni dopo ero a cena con il solo Tonino che alzò il bicchiere dicendo “A Peppe!”. Oggi alzo il bicchiere dicendo “A Tonino!”. So che lui avrebbe voluto essere salutato così.
Aldo Giannuli
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saverio ranieri
caro aldo, il tuo ricordo di Tonino è bello, sincero e sentito, allo stesso tempo e senza presunzione sono fiero di essere stato partecipe delle vicende che hai raccontato, ma ho il timore del palazzo e dei suoi intrighi, per questo spero che nei prossimi giorni, insieme con tanti altri Lo onoreremo portando avanti l’opera di rinnovamento che ha avviato nella Feneal. a presto Saverio