Terrorismo: quale prevenzione?
La maggiore pecca della lotta antiterroristica dei paesi occidentali è sicuramente l’assenza o l’insufficienza del contrasto politico e psicologico, tuttavia, i rimedi di natura politica o psicologica richiedono tempo e, nel frattempo, abbiamo il problema di bloccare l’offensiva terrorista ed impedire altri massacri e questo si fa sul piano di polizia e di intelligence. Il guaio peggiore è che, anche su questo piano, si sta facendo l’esatto contrario di quello che andrebbe fatto.
In primo luogo la moltiplicazione delle “misure a protezione” con militari in assetto di guerra nei pressi di uffici pubblici, chiese, luoghi di raccolta, poi metal detector stile aeroporto anche per visitare musei e chiese, entrare a concerti, presidi nelle stazioni ecce cc. Sono un dispendio di soldi del tutto controproducente: quante volte avete visto azioni terroristiche fallite per il presidio militare del luogo o jihadisti arrestati per questi controlli? Tre o quattro casi il 15 anni. E’ solo un modo per dare una (infondata) sensazione di sicurezza ai cittadini, una sorta di effetto placebo che, però, quando poi l’attentato accade, diventa un effetto nocebo perché si risolve nel l’attribuire ai terroristi un’aura di invincibilità e, di riflesso, una patente di impotenza alle forse di polizia: quanto di peggio si possa fare. C’è una legge di comportamento per la quale il terrorista colpisce nel punto sguarnito e, siccome non è fisicamente possibile proteggere più del 10% dei possibili obiettivi (stazioni, aeroporti, treni, navi, aerei, caserme, commissariati, metropolitane, stadi, università, manifestazioni politiche, mercati all’aperto, uffici pubblici, ponti, chiese, scuole, musei, supermercati, autobus, cinema, teatri, eccetera eccetera), prima o poi l’attentato avverrà.
Con l’inutile spiegamento di forze in divisa si forniscono solo informazioni ai terroristi su quali sono le zone presidiate e quali no.
Sarebbe già preferibile seminare la città di agenti in borghese, telecamere occultate e collegate con sistemi informatici di riconoscimento facciale e lettura targhe, ronde in auto civili ecc e tenere auto pronte a partire con agenti armati a bordo di jeep accuratamente nascoste in caserme ed autorimesse di commissariati e stazioni dei carabinieri, pronte a partire al primo segnale. Utili anche posti di avvistamento nascosti. Non è quello che impedirebbe attentati soprattutto di tipo suicida, ma creerebbe problemi ai terroristi che, pur dando per scontata la presenza di un apparato di sorveglianza, non sarebbero in grado di sapere con sicurezza dove esso è dislocato e questo, quantomeno, potrebbe rallentare il ritmo degli attentati, quel che sarebbe già un risultato, oppure potrebbe indurre in qualche errore da sfruttare.
In secondo luogo, chiudersi in difesa è sempre perdente. La miglior prevenzione è individuare ed arrestare i terroristi prima che compiano attentati, per questo occorre lavorare “nella massa” degli immigrati o dei turisti mediorientali, con molta pazienza, facendo meno errori possibile (che provocano reazioni molto negative), alla ricerca dello “jihadista sconosciuto”.
Identificare un insospettabile è un terno secco, perché sorvegliandolo con molta discrezione, spesso si risale tutta la filiera che, comunque, non va mai arrestata del tutto, perché qualcuno degli identificati conviene non prenderlo per vedere che contatti prende. Per identificare l’insospettabile si può partire da un gruppo base, ad esempio: mediorientale, maschio fra i 20 ed i 35 anni, senza precedenti di nessun genere, ed iniziare a scremare sulla base di una serie di indizi il nucleo da esaminare con più attenzione. Ad esempio se ciascun sospettato frequenta regolarmente la moschea e meglio ancora se “radicale” (per questo è un errore chiudere le moschee con imam radicali che, invece, vanno tenute aperte e tenute d’occhio), controllare dalla carta di credito (quelli che ce l’hanno) dove fa la spesa ed assumere come indizio se si serve presso negozi arabi e se gli acquisti nel periodo del Ramadan sono compatibili con quelli prescritti per il periodo di penitenza,se acquista alcoolici (controllare eventualmente le carte di fidelizzazione dei super mercati) controllare sulla scheda telefonica chi fa frequenti chiamate nei paesi del Mo, se frequenta internet point o uffici di moneygram o simili ecc. se fa spesso viaggi e dove,
Accumulato un certo numero di indizi base, si restringe l’area ad un gruppo molto più ristretto che si passa a controlli più stringenti: interessante è controllare se ciascun sospettato fa offerte votive, se risultano contatti telefonici con numeri sospetti, se alcuni degli indagati non in contatto fra loro, controllare i gradi di parentela con ricercati o con caduti o anche solo vittime di bombardamenti (spesso la vendetta è una delle motivazioni degli attentatiti soprattutto suicidi). e chi ecc. e si procede ad una seconda scrematura. Ottenuto un numero sufficientemente ristretto si inizia con i controlli mirati, intercettazioni (se possibile avere interpreti fidati), pedinamenti molto discreti (meglio se fatti senza usare uomini, ma seguendo i tracciati telefonici), eventuale infiltrazione di confidenti nel posto di lavoro, fotografie, controlli sui posti frequentati, controllo delle mail (se possibile), eventuale controllo della postazione dell’Internet Point ecc.
Questo dovrebbe dare come risultato due o tre nomi di molto probabili jihadisti, che a quel punto vanno marcati a vista estendendo i controlli ai contatti abituali.
Altra pista importante è il monitoraggio costante dei siti jihadisti che invece, del tutto stupidamente, si vorrebbero chiudere. Al contrario vanno tenuti aperti ed osservati controllando (con un’opportuna opera di penetrazione dei server) i flussi di traffico (ad esempio è provato che nell’immediatezza dell’attentato in un paese, il flusso di traffico da e per quel paese con il Mo subiscono una impennata) per analizzare i contenuti dei testi, ma anche, aprendo falsi siti jihadisti, per disorientare, dividere e disinformare l’avversario, magari suggerendo tecniche di difesa dai servizi di sicurezza occidentali che, invece, avrebbero l’effetto di rendere riconoscibile lo Jihadista ecc.
Infine, ovviamente, seguire la traccia del denaro, nell’epoca delle reti informatiche non dovrebbe essere cosa ardua e questo sia per capire chi e come li finanzia, ma anche per capire a chi vanno i rivoli di denaro che partono dalla centrale per sostenere questo o quel gruppo locale in europa. Ma quando si parla di denaro i nostri servizi diventano stranamente rispettosi della Privacy.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, controllo territorio, intelligence, isis, jihad, prevenzione terrorismo
Terenzio
Buongiorno prof.
Le considerazioni che ha esposto paiono tutte di logica e buon senso anche a chi non ha entrature particolari nel mondo dello spionaggio e sorveglianza.
Si pone quindi, ed in modo molto scontato, il quesito per cui “come mai il modus operandi da lei descritto pare non essere applicato e l’occidente tutto sembra capace di muoversi e reagire soltanto in forma muscolare?”.
Possibile che la nostra classe dirigente sia così miope da concepire esclusivamente l’approccio testosteronico al problema?
Nel caso fosse effettivamente così, a suo parere quali sono le motivazioni alla base di una strategia tanto limitata?
A presto e ancora complimenti per i pensieri che ha condiviso.
benito
mi associo a quanto detto da Terenzio e soprattutto alla sua domanda:
“… quali sono le motivazioni alla base di una strategia tanto limitata? ”
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Possibile che i servizi di sicurezza di tutto l’occidente (poiche’ vi e’ un comportamento comune) siano cosi’ palesemente incompetenti che gli si debba insegnare il mestiere?
Caro professore mi dica pure che sono un “complottista”, ma io sono sempre piu’ convinto che quasi niente avviene per caso e ho sentore che il terrorismo islamico sia pilotato come lo sono stati anche altri terrorismi.
Giovanni Talpone
Totalmente d’accordo. Alcune di queste cose le aveva suggerite (e in parte praticate) Genchi per combattere mafia e ‘ndrangheta. Poichè erano davvero efficaci, lo hanno costretto a dimettersi dalla Polizia.
Herr Lampe
In realtà piazzare carri armati nelle strade un senso lo ha: alimentare il clima di tensione che, fino a un certo punto, a chi governa può essere funzionale, ad esempio se si vogliono vietare cortei come a Parigi.
Gaz
Sensazionale !
Ambienti ben informati dell’Eliseo riferiscono che le president caciotter Franzuà Clouseaux, di fronte alla grandeur degli insucessi verificatisi, abbia voracemente iniziato a leggere la Giannulleide e a dare istruzioni ai servizi seguendo alla lettera l’ultimo pezzo.
Essere Clouseaux o non essere Closeaux, questo è il dilemma.
Ercole
Certo che più i controlli sono approfonditi e meglio sarebbe. Ben vengano anche le azioni di disorientamento nel nemico.
Ma comunque queste azioni aiuterebbero forse ad eliminare alcuni sintomi ma non la causa, che è l’ideologia politico-religiosa professata. Non esiste un islam ‘radicale’ e uno ‘moderato’, ma un solo islam, che utilizza diversi metodi per arrivare al potere. Sono i metodi che cambiano, non l’islam. Alcuni parlano, alcuni predicano, alcuni ammazzano. Il terrorismo omicida è un problema secondario in questo processo di conquista. Molto, molto più preoccupante, e decisivo, è il continuo cambiamento demografico favorevole all’islam che sta avvenendo in Europa. Molti più danni degli attentatori omicidi fanno gli strateghi dell’espansione islamica, quelli che stanno negli uffici, nei consigli di amministrazione delle aziende europee comprate o partecipate, quelli che si candidano a cariche politiche, quelli che rilasciano interviste dissimulatrici, gli imbonitori bugiardi.
benito
@ Ercole
Nel mondo ci sono 1miliardo e mezzo di islamici, a te sembra possibile che tutti la pensino allo stesso modo e che si siano tutti messi d’accordo contro di noi? A me sembra un assurdita’ paranoica. In quanto poi a ideologie religioni e quant’altro, non sono mai state causa di conflitti, bensi’ il pretesto per i conflitti stessi. Nel terzo millennio dovremmo ormai aver capito che non esistono religioni buone e religioni cattive, sono tutte buone e cattive nello stesso tempo poiche’ ogni credente trova nella propria religione ne piu’ ne meno di quello che ci vuole trovare. Ecco come tra ferventi cristiani ci sono sia Teresa di Calcutta come anche Toto Rina o Enrico De Pedis. Secondo il vangelo Gesu’ ha detto “ama il tuo prossimo come te stesso” ma ha anche detto “io non sono venuto a portare la pace, ma la spada”, quindi volendo tutto si puo’ giustificare. E tutte le religioni hanno contraddizioni analoghe. Ecco perche’ non bisognerebbe ascoltare personaggi come Sallusti, Ferrara e Salvini che sono solo gentaglia che pesca nel torbido
Herr Lampe
Ci sono persone che non possono capire.
Per tutto il resto c’è Studio Aperto (ma anche Libero, etc.).
Certo, non è che ritenga il Corriere o il tg3 specchi cristallini della realtà, dopodiché certi livelli di cialtronaggine se li risparmiano perfino loro.
(e infatti sono più dannosi)
Ercole
Le religioni non sono tutte uguali, perchè cambia cosa viene predicato e interpretato nei relativi testi.
Nei testi di quella islamica, in cui viene specificato che non sono liberamente interpretabili, viene incitata la violenza contro i diversi, ad esempio contro cristiani, ebrei, politeisti: sottomissione e vessazioni o morte per cristiani ed ebrei, conversione o morte per i secondi. Inoltre viene prescritto ai credenti l’obbligo di diffondere l’islam, che può avvenire attraverso il proselitismo, la dissimulazione e la violenza.
Non è questione di un complotto, ma di cultura: l’espansione islamica è l’effetto della sua sociologia aggressiva alla quale il cosiddetto ‘Occidente’ ha attualmente pochissimo da contapporre.
Ripeto: il terrorismo omicida non è il nemico, ma una modalità operativa utilizzata dal nemico; e il nemico non è il frutto di un complotto di 1,5 miliardi di persone, ma di una cultura aggressiva codificata nei testi e negli usi islamici impostisi nei secoli.
Riguardo la situazione attuale consiglio di leggere l’articolo intitolato “Il terrorismo jihadista e la strategia del rospo Zen”, apparso sul Sole 24 Ore:
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-11-24/il-terrorismo-jihadista-e-strategia-rospo-zen-065842.shtml?uuid=ACSCU9fB
benito
@ Ercole
mi sono andato a leggere l’articolo segnalato, ma non capisco cosa centra con l’oggetto della nostra discussione.
Ad ogni modo io non ho mai letto il corano, ma parlavo spesso con un vicino di casa che aveva studiato il mondo musulmano e non perche’ si fosse
convertito all islam, che infatti era ateo come me. Poiche’ mi ricordavo che a scuola mi avevano insegnato che il corano istigava alla guerra di conquista
gli dissi che i musulmani hanno il pallino di dover sottomettere il mondo. Lui mi spiego’ che in nessun passo il corano istiga alla guerra, anche se e’
pieno di contraddizioni (come anche contraddittorie sono le scritture ebraico-cristiane) e che spetta agli “ulema” di dire come vada interpretato.
E fin qui vediamo una situazione simile al cattolicesimo dove e’ il papa con il suo dogma dell’infallibilita’ che dice come interpretare il vangelo anche su cose di cui Gesu non ha mai parlato. Quindi il problema non risiede in questo o quel testo sacro, ma da chi e come viene interpretato.
Premettendo che tutti gli imperi della storia senza eccezioni, sono sorti sulle guerre di conquista con massacri e sopraffazioni (quindi non solo l’islam) bisogna ammettere che nella classifica degli stermini di massa, i cristiani meritano un posto “privilegiato” : i puritani inglesi hanno compiuto il genocidio dei pellirossa; i cattolicissimi spagnoli quello degli indios, e i tedeschi di cultura protestante l’olocausto. Non male per chi e’ stato educato all’amore cristiano.
Detto questo aggiungo che le ultime streghe nell’ Europa e nell’ America cristiane si sono bruciate fino a poco prima della rivoluzione francese.
Non sottovaluto il fondamentalismo islamico, dico che noi occidentali siamo andati avanti mentre loro che nel medio evo erano piu’ civili di noi sono andati indietro, non sappiamo cosa sara’ nel futuro, ma potrebbe succedere che saranno loro ad andare avanti e noi a tornare indietro, perche’ il percorso della civilta’ non e’ continuo e non e’ sempre in avanti. E la religione non c’entra proprio niente.
Mauro
Egr. Sig. Ercole,
condivido pienamente quanto da Lei esposto.
Per questione di lavoro, anni fa, sono entrato in contatto con un imam, persona gentile e affabile che parlava una buon italiano. I concetti che esprimeva erano condivisibili, solo che il mio “mestiere” di venditore sempre teso a cogliere le sfumature del parlare, dell’atteggiamento, mi portava sempre a vederlo come dissimulante. Non voletemene, il mio sarà stato un preconcetto, solo che statisticamente molto raramente mi sbagliavo. Speriamo bene …
Mauro
Ercole
La ringrazio.
Tenga conto che quando parla con i chierici islamici la dissimulazione è la norma. Dopotutto non potrebbero fare altrimenti tenuto conto di che quello che insegnano.
‘Three things you (probably) don’t know about islam’:
https://www.youtube.com/watch?v=fgsrnmzxEUY
benito
@ Ercole
” Tenga conto che quando parla con i chierici islamici la dissimulazione è la norma. Dopotutto non potrebbero fare altrimenti tenuto conto di che quello che insegnano.
‘Three things you (probably) don’t know about islam’:
https://www.youtube.com/watch?v=fgsrnmzxEUY
”
1) dire che la dissimulazione e’ di norma e’ fare il processo alle intenzioni ed e’ il frutto di pregiudizi evidenti
2) anche ammesso che il video segnalato abbia ragione, ma e’ in realta’ alquanto grossolano, mi si deve spiegare allora come mai che la civilta’ cristiana ispirata da una religione migliore sia stata nel nel corso della storia ben piu’ sanguinaria dell’ dall’islam.
L’elenco di questi crimini e’ ben lungo ne cito solo alcuni:
a) guerre di religione tra cristiani e non, per tutto il medio-evo;
b) due guerre mondiali provocate da paesi europei
c) bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki
d) guerre coloniali in Africa dove francesi e inglesi con fucili e cannoni andavano a sparare contro indigeni armati di lance.
e) genocidio dei nativi americani
f) olocausto
g) la santa inquisizione
La vera dissimulazione io la vedo in chi predica di offrire l’altra guancia
Paolo Federico
Credo che si possa affermare con una certa sicurezza che i terrorismi non perseguono mai le finalità che dichiarano e che con altrettanta sicurezza i servizi segreti risultano efficaci quando c’è da organizzare “lavori sporchi”, ma molto meno quando c’è sventare pericoli per lo stato.
Non ci si faccia ingannare dalle diatribe contrapposizioni ostilità e odi del mondo islamico: l’islam è, al di là di ogni ragionevole dubbio, monolitico!
Domanda finale: qualcuno è in grado di dire quale vantaggio tattico o strategico, nel proprio teatro di guerra, le stragi di Parigi hanno determinato per l’isis?
Ercole
Vantaggi tattici nessuno. Ma dal punto di vista strategico vogliono estorcere il riconoscimento come stato sovrano, con relativa tregua (‘hudna’). Probabilmente hanno fatto male i conti.
mauro
oltre a quello che dice l’ottimo Ercole, anche un senso di onnipotenza, tanto sanno, o pensano di sapere, che prima a dopo vinceranno, e allora per noi saranno seri guai.
Mauro
Davidem
I suoi suggerimenti, professore, sono da manuale ma non necessariamente utili allo scopo. Lo sarebbero, forse, se gli analisti fossero come lei o Genchi o se lo scenario fosse circoscrivibile al nostro solo paese o alla Francia. Una volta individuati e persino infiltrati i gruppi terroristi è troppo forte la tentazione di ottenere un risultato immediato (da vendere a scopo di carriera), o farci scappare il morto e poi tacere per paura o ancora peggio meditare l’etero-direzione (per vari, innocenti o innominabili motivi). Abbiamo numerosi esempi nella nostra storia che lei conosce meglio di me per motivi professionali, ma qui vorrei ricordare un paio di casi sicuri o probabili di infiltrati legati al fanatismo islamico.
1) Un ufficiale egiziano-americano (Alì Mohamed) addestratore dei corpi speciali a Fort Bragg, ma anche istruttore di mujaheddin a new york tra il 90 e il 93, guardia del corpo di Bin laden, organizzatore e reo confesso delle bombe alle ambasciate africane del 1998 (osama si dichiarava innocente): lui avrebbe fatto il triplo gioco, ufficialmente, ma intanto la condanna non la sta scontando da nessuna parte…
2) Un altro infiltrato questa volta dell’FBI (emad salem) nella cellula dell’attentato al WTC del 93.
3) Uno dei piloti di 9/11 i cui studi in germania vengono pagati dall’esercito degli emirati; il suo compagno Atta e l’agente dell’FBI O’ Neil che vanno nello stesso alberghetto in un piccola cittadina sulla costa spagnola (a 24 ore di distanza!: O’Neill indagava su Bin laden; licenziatosi per pressioni varie prese poi servizio il 10 settembre 2001 come capo della sicurezza delle torri gemelle dove morirà; in spagna era in compagnia di mark rossini, agente fbi nella cellula della cia alec station che indagava su alqaida). Atta venne identificato fin dal 2000 da un programma della DIA chiamato abel danger (ma forse perché era un infiltrato…).
Un terzo pilota (Jarrah) con uno zio spia della stasi e dei libici e un cugino informatore del mossad presso i libanesi.
Due altri dirottatori, infine, che persino Richard Clarke ritiene fossero talpe o aspiranti tali e che vivevano con un agente saudita in california; la cia li faceva seguire dai servizi sauditi per non dirlo all’fbi e prendersene così il merito un domani in cui avessero portato buoni risultati e informazioni…
Mi scuso per la lunghezza, ma non provo molta fiducia nell’antiterrorismo…
L’idea di seguire i soldi invece la trovo ottima, magari curiosando tra le compagnie marittime del figlio di erdogan e tra gl acquirenti del petrolio dell’isis…
benito
@ Paolo Federico
“…Non ci si faccia ingannare dalle diatribe contrapposizioni ostilità e odi del mondo islamico: l’islam è, al di là di ogni ragionevole dubbio, monolitico!…”
e’ cosi’ monolitico che si combattono sempre tra di loro
Paolo Federico
A benito
Esatto, dal 600 d.c. ad oggi infatti non hanno mai conosciuto riforme o rivoluzioni. La formula è la seguente:” Io uccido te, tu uccidi me, ma Allah è sempre il più grande “.
benito
” Esatto, dal 600 d.c. ad oggi infatti non hanno mai conosciuto riforme o rivoluzioni. La formula è la seguente:” Io uccido te, tu uccidi me, ma Allah è sempre il più grande “.
La rivoluzione che ha dato una svolta al mondo occidentale e’ la rivoluzione francese perche’ ha segnato la divisione tra religione e potere politico, prima c’era il concetto che il monarca regnava per diritto divino. Nell’islam questo non c’e’ stato, ma comunque ci sono paesi islamici piu progrediti e guarda caso piu’ laici e paesi arretrati e fondamentalisti. In quanto a dire poi che sono tutti assassini sarebbe come dire che gli italiani sono tutti mafiosi, certe idiozie, lasciamole dire a quel coglione di Salvini
Paolo Federico
A benito
Ma io non penso assolutamente che siano tutti assassini, al contrario vedo una straordinaria profondità di pensiero nel concetto di guerra santa.
Il punto è proprio che noi li guadiamo con gli occhiali dell’illuminismo che loro non hanno avuto e che viziati da questo pregiudizio non li capiamo e non riusciamo a renderci conto di chi ci stiamo portando in casa.
Loro ci guardano come dei barbari incivili, infestati dai più orrendi demoni e, le dirò, che lo pensano non senza buone ragioni; per loro tutto, anche la scienza, è subordinata alla religione, non esiste la laicità, nei loro stati che siano governati da monarchie, da teocrazie o dal dittatorello di turno, le leggi sono sempre concepite nell’alveo della religione; confondere una certa tolleranza di costumi di alcune monarchie illuminate con una sorta di laicità dello stato, fa parte di quel pregiudizio di cui sopra.
D’altro canto se alcuni sovrani possono permettersi certe libertà, è perché sono parenti del profeta, quindi assommano in se la più alta carica aristocratica e religiosa, legando così indissolubilmente stato e chiesa.
Mirko
Le considerazioni sono condivisibili.
Aggiungo però Che non si riesce a cogliere quel malessere di vuoto che spinge nel gruppo questi soggetti. Loro si fidano di loro. Noi invece non ci fidiamo di noi.