Il salone del libro di Milano: un flop annunciato.
A volte mi chiedo perché gli editori facciano gli editori con tante cose che ci sono da fare: ferrare cavalli, vendere panelle agli angoli delle strade, andare a rubare in Duomo, darsi a giochi circensi, fare riprese porno, andare a raccogliere ravanelli… Davvero non capisco perché la maggior parte di loro insista in un mestiere per il quale non ha la minima predisposizione. In teoria, l’editoria sarebbe una attività industriale (anche se con margini di profitto disperantemente bassi), ma come si fa a mandare avanti una impresa industriale senza avere il benché minimo senso del marketing? Mai visto gente meno adatta a vendere libri. E il primo salone del libro, a Milano, ha confermato in pieno questa superba incapacità di fare il proprio mestiere ed i risultati sono stati quelli prevedibili: 60.000 visitatori circa al salone e 12.000 partecipanti alle presentazioni sparse per la città, il tutto in ben 4 giorni, cioè 18.000 persone al giorno, ammesso che i 12.000 siano persone totalmente diverse dai 60.000 e che nessuno sia andato più di una volta al salone.
A Torino, l’anno scorso i visitatori furono oltre 120.000, cioè il doppio ed in una situazione già di declino.
Insomma, in tempi grami (dall’inizio della crisi il mercato librario è calato del 57%, tu ti stacchi dalla più importante manifestazione nazionale del settore: d’accordo, la manifestazione torinese dava segni di stanchezza, c’erano state storie sgradevoli poco precedenti, il costo della trasferta per gli editori milanesi (il grosso di quelli che contano) stava diventando oneroso. Tutto vero, ma si immagina che tu faccia questo strappo per tentare un rilancio, qualcosa che risvegli il mercato e che parta da tre passi avanti rispetto alla fiera torinese. E invece riesci a mettere insieme questa impressionante serie di bestialità promozionali:
a. snobbi book city che da 5 anni fa una cosa assai simile e con discreto successo fra ottobre e novembre e scegli come periodo la primavera, ad una incollatura dal salone torinese
b. scegli come data la settimana più infelice possibile: quella fra Pasqua ed il 25 aprile, con ponti e vacanze con città mezza vuota
c. scegli come posto la nuova fiera e Rho, cioè circa 50 minuti d’auto dal centre, e parcheggio da pagare oltre al biglietto di ingresso. Una partecipazione costosa in termini di tempo e denaro, quando potevi benissimo farla nella vecchia Fiera, o in piena città
d. mi fai trovare una cosa non solo identica a quella torinese ma anche un po’ più disordinata, senza un minimo tentativo di far orientare il visitatore costretto ad attraversare corridoi dove a un editore per bambini segue uno di arte, poi un altro che si occupa di cucina vegana, quindi un grande editore nazionale, eccetera il tutto senza alcun criterio
e. gli espositori più importanti, dal canto loro, offrono i prodotti senza alcun ordine o con un ordine assai precario, senza nessun tentativo di allettare il lettore che va abitualmente in libreria (magari offrendo libri di anni fa ormai introvabili in libreria o anticipazioni) e gli altri (magari con sconti degni di questo nome)
f. unici eventi previsti (per lo più fuori del salone e in giro per la città) le presentazioni di questo o quel libro con la consueta liturgia di autore e discussant che ormai non incuriosiscono più nessuno, data la presenza televisiva quotidiana di format del genere. Nessun tentativo di fare eventi più fantasiosi come concerti o piece teatrali ecc accoppiati alle presentazioni. Nessun tentativo di mettere un po’ di pepe, magari con il confronto fra due o tre autori che sostengono tesi opposte, nessun tentativo di dare una visione di quel che esce all’estero con autori ed editori di altri paesi, magari un box dedicato alla rassegna di esordienti, nessun tentativo di valorizzare le case editrici locali e minori che potrebbero stuzzicare un frequentatore abituale di librerie. Niente, solo una noia bestiale.
g. Nessun particolare contatto con licei ed università
h. Insufficiente promozione dell’avvenimento, nonostante la disponibilità del Corriere e delle Tv.
Tutto all’insegna del braccio corto più sparagnino possibile. Allora, domanda: ma perché insistete a fare gli editori e non cambiare mestiere?
Faccio una previsione: faranno più o meno la stessa cosa nel 2018, che sarà un nuovo flop, dopo di che non ci sarà una terza edizione.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, book city, editoria, fiera del libro di milano, tempo di libri
Gaz
Signore e signori, visitatori e interventori, studenti e tesisti, donne, uomini e bambini, la direzione sanitaria di Tamona ha il piacere di annunciare alla vasta platea che segue questo sito, la completa e totale guarigione del Prof. Giannuli dalle affezioni che lo hanno costretto a letto.
urato con sulfaminici, ne ha estratto polvere da sparo, utilizzata per costruire lo scoppiettante incipit che abbiamo letto, con lemmi esplosivi.
Tamona si felicita per l’avvenuta totale guarigione, che ci ha restituito il Prof. Giannuli al meglio delle sue capacità linguistiche pirotecniche.
Si segnala al lettore l’adattamento del proverbio scozzese go steal to St. Nicholas (vai a rubare a San Nicola) alla realtà chiesastica meneghina.
Gaz
ACME NEWS
Assegnato dall’Istitut Bufaloska di Roccanuccia al gruppo di studio Milan Book Saloon già scopritore dei buchi grigi il super nobel per la scemenza fisica per gli importanti studi pionerristici sui buchi nell’acqua.
Non pago del prestigioso riconoscimento internazionale, il gruppo milanese ha deciso di cimentarsi da subito nella sperimentazione a gravità zero dei buchi nei calzini gialli.
ireneo
anvedi che effetti a cambiare pusher…. Gaz, moe el bevi…
Gaz
🙂 anvedi che Gaz e
Agenzia Che Mal Esegue News
sono due enti diversi.
Non è che si telefona a Marchionne per dire a che ora porto l’auto da tagliandare in officina concessionaria, a meno che uno non sia fruitore dei pacchi della ACME corporation.
Gaz
@Ireneo
Nel merito, conoscendo le passate calche del Salone del Libro tenutesi nel Lingotto e le questioni in più annate poste dal polo editoriale milanese, l’insuccesso dell’edizione gemellare svoltasi presso la Fiera di Rho non mi ha meravigliato.
Semmai sono le cifre così basse che hanno fatto notizia, rispetto al peso degli editori lombardi.
ireneo
…ecco caro, come direbbe mia figlia canticchiando:
Tutti tuttologi col web
Coca dei popoli
Oppio dei poveri
… ma lei ha 9 anni
Gaz
@ Ireneo.
Caro, ho vissuto per un bel po’ di anni nei pressi del Po’ non lontano dal luogo dell’omicidio Codegà, tra la Gran Madre, Piazza Vittorio, Palazzo Nuovo, via Po … Se tu avessi letto i post precedenti lo sapresti. Credo di conoscere quanto basta la realtà torinese, per scrivere un post sul Salone del Libro e di cose che in quella città erano di dominio pubblico. Confermi la regola secondo cui non leggere questo blog fa male.
Quella canzone valla a cantare agli organizzatori milanesi, non a me. Mandali a Porta Palazzo, così imparano qualche tecnica di vendita. Se nonostante ciò non hanno le idee chiare, possono andare ai Murazzi … ma pure al Valentino … giusto per restare sulla riva del Po.
Gaz
@Ireneo
Mal e peggio che vada, i sottesi innominati possono pur sempre fare i cioccolatai. Gianduia non se ne lamenterebbe.
Que se vayan
Aggiungo che hanno respinto qualunque tentativo di collaborazione da parte della associazione delle librerie indipendenti milanesi. Per non dividere il (ricco?) bottino di vendite con nessuno, con il risultato di bucare un altro canale di promozione.
Aldo S. Giannuli
ecco una cjhe non sapevo! Sempre meglio questi strateghi del marketing!