Il teatrino della scissione e i personaggi sulla scena…

Come in tutte le scissioni, anche in questa del Pd c’è stato il solito teatrino di perfidi tramatori e pontieri, innamorati respinti e cantastorie che dicono che non ci si divide per una cosa come la data del congresso, ma soprattutto indecisi e ripensanti. Per uno scherzo della memoria, mi ricordano una nota canzone napoletana…

“ – E levete a cammesella
    •    A cammesella gnornò, gnornò

    •    E levete a cammesella

    •    A cammesella gnornò gnornò..”


Essendo ormai giunto ad una età non verdissima (diciamo così), di scissioni ne ho viste ad ufo, non meno di una sessantina ed un paio ne ho fatte. Abbastanza per aver capito quale è il copione fisso di questa che, in fondo, è una sceneggiata: c’è lo scissionista che minaccia, va deciso verso la porta, poi si ferma, per dire che non è lui che se ne va ma l’altro che lo caccia, e torna un po’ indietro, dicendo che basterebbe un segnale, magari piccolissimo, per trattenerlo. E c’è “quello che resta” che si irrigidisce rifiutando stentoreamente “il ricatto”.

Lo scissionista riprende la via della porta e quello che resta fa una nuova proposta per trattenerlo, mentre con le braccia lo spinge vigorosamente verso la porta.

Poi entra in scena il coro di prefiche e padri nobili, che lamentano a gran voce quale grande sciagura sarebbe la divisione e perché la si debba assolutamente evitare; e via di questo passo, sino a quando non entra in scena “Il pontiere” che tenta di ricucire lo strappo, sempre spargendo calde lacrime su quale orrenda ferita sarebbe la scissione.

Ed allora è fatta: quando entra in scena il “pontiere” è proprio sicuro che la scissione si fa, anche se, per il diletto del pubblico, l’avanti e indietro verso la porta va avanti ancora per un po’.

Qui non è mancata nessuna delle parti in commedia: ci sono i perfidi tramatori d’opposta sponda (Renzi e D’Alema), i pontieri (Franceschini, Orlando, Cuperlo), gli innamorati respinti (Bersani, Rossi, Speranza) i cantastorie che narrano la mancanza di motivazioni ideali della rottura (i giornalisti di Repubblica), i ripensanti (Emiliano) ed anche il coro di prefiche e padri nobili (Letta, Bindi, Prodi). Stavolta la voce di Napolitano è stata fioca, quasi non si è sentita: deve avere la raucedine.

Insomma, siamo seri, il Pd si è spaccato perché è un partito che non ha ragione di esistere. Prefiche e padri nobili lamentano la perdita del progetto. Progetto? Quale progetto? Quello del job act, della buona scuola, della riforma piduista della Costituzione, della riforma di Bankitalia che ha fatto fior di regali alle grandi banche?

Diciamoci la verità: il Pd, sin dalla sua nascita, con la famosa “fusione a freddo”, non ha avuto altro progetto che quello doroteo dell’occupazione del potere e basta. Con una differenza rispetto ai dorotei storici (Rumor, Piccoli, Colombo, Gava, Andreotti, Lattanzio, Gaspari, Bisaglia ecc.: quelli, amministrativamente, ci sapevano fare mentre questi sono un disastro.

Commoventi, poi, sono quelli che dicono di non capire le motivazioni della scissione, che sarebbe avvenuta su una stupidissima questione di date e su nessuna sostanza politica. Che Renzi canti il ritornello della data del congresso come unico motivo della scissione è logico: è una delle parti in causa e racconta la cosa nel modo a lui più favorevole, va bene, ci sta. Ma che altri ci caschino, o facciano finta di cascarci, è cosa da ridere. Ma insomma: la minoranza è accusata di aver sabotato la segreteria Renzi, di non averne condiviso le magnifiche riforme su scuola, lavoro ecc. sino al punto di dissociarsi apertamente in un referendum su una bazzecola come l’ordinamento costituzionale non conta niente o non ce lo ricordiamo?

E’ ovvio che la questione della data e delle modalità del congresso sono solo l’ultima goccia. La scissione vera è avvenuta nella notte del 5 dicembre, quando la minoranza ha brindato alla sconfitta del Pd nel referendum: beninteso, ho brindato anche io, ma, appunto, non sono del Pd. Bastava vedere gli scontri feroci fra i piddini sostenitori del Si e del No durante la campagna e il giorno dopo i risultati, davanti alle sedi del partito, per capire che aria tira.

A me è bastato vedere come si trattavano Rondolino e Gotor in una trasmissione, per capire che ormai si era all’insopportabilità fisica dell’altro. Non ci sono mai state le condizioni per un congresso che non fosse un campionato di lotta libera. E poi c’è la storia del partito a dire che questo è un esperimento fallito che è durato anche troppo.

Il Pds fu già il prodotto di un lungo periodo di “mutazione genetica” del vecchio Pci, da partito comunista in liberal-conservatore, ma facendo intendere alla base che fosse la prosecuzione del Pci in un abile travestimento. Poi, ci fu la fusione con la Margherita: una cinica somma di apparati ciascuno dei quali pensava di buggerare l’altro ed impadronirsi della ditta. Nel frattempo, il partito perdeva quasi il 25% dei suo elettorato di origine (e di più sul fianco dei Ds), oltre che una bella fetta di iscritti.

Poi, con la sostanziale sconfitta del 2013 e l’arrivo di Renzi, si completava una nuova mutazione genetica: il Pd perdeva gradualmente un’altra importante fetta di elettori, in gran parte ex Ds, sostituiti dalla massa degli elettori che nel 2013 votò per i partiti di centro (Sc, Udc eccetera). Quanto agli iscritti, sono precipitati a poco più di 100.000, equamente divisi fra carrieristi, affaristi e scalatori e vecchi un po’ decotti che ragionano come se questo fosse la prosecuzione del vecchio Pci.

Ormai il Pd è già Partito della Nazione e del leader. Non è Renzi l’abusivo del Pd, era proprio la sinistra che non aveva alcuna seria ragione per restarci. Che altro dovrebbe esserci per motivare la rottura?
Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (29)

      • Tenerone Dolcissimo

        Confermo. Spesso ho lanciato alti lai pentendomi di avere criticato i fanfani e i moro e gli andreotti.
        E visto che siamo in argomento invito a leggere il recente ‘articolo di Dezzani sul proprio blog in cui parla della strage di Fiumicino, facendo un parallelo col caso Regeni emettendo a confronto le due classi politiche e come avevano fronteggiato questi due eventi

    • Ci manca solo il panegirico sui “bei tempi andati”….
      Se erano così belli, come mai adesso stiamo come stiamo? Non è vero forse che la buona pianta la si giudica dai suoi frutti? E la seconda Repubblica è nata dalla Prima.
      Caro Giannuli, che ne dici di riesaminare criticamente e storicamente l’operato uno dei giganti della Prima Repubblica; l’intoccabile, il santino della sinistra Berlinguer? Oggi ce la pigliamo con Renzi e Napolitano, ma non è stato forse Berlinguer con il compromesso storico il primo ad imboccare decisamente la strada degli inciuci, operazione portata poi a compimento da Occhetto?
      Cioè, teorizzare e mettere in pratica una strategia per arrivare al potere non in forza del consenso popolare che deriva da libere elezioni, ma attraverso un patto con l’opposizione.

      • l’austerity è della Merkel ?…no no…già negli anni settanta Berlinguer teorizzava e tifava per l’austerity (che equivale alla rovina economica ) …austerity vuol dire Troika …ma la gente non lo capiva. Adesso lo capisce meglio.

        • erano i tempi dell’inflazione al 18% , dello shock petrolifero, l’Italia perse 3 % del PIL…e Berlinguer lanciò l’idea dell’austerità evitando accuratamente termini come , sacrifici, deflazione dolorosa etc etc..semplicemente la condì di argomenti ideologici : il contenimento del capitalismo sprecone e consumista..etc etc
          di fatto: quella austerità se applicata equivale come “dolore” e come risultati (peggiorativi in tutto ) all’austerità attuale.

      • @Roberto B. Sono in disaccordo con quanto letto.
        Piaccia o meno il CLN ha combattuto i nazi fascisti, dei quali uno era occupante, l’altro a capo di uno stato a sovranità ridottissima. La Costituzione è stato il polo aggregante dei valori intorno a cui si sono riconosciuti i partiti. Persino l’MSI l’invocava pro domo suo. Senza dimenticare però che l’Italia uscì stremata e più povera dalla seconda guerra mondiale di quanto non vi fosse entrata, grazie al numismatico corto e al pasticcione calvo esportatore clandestino di valute: figure a dir poco opache. Per reazione la Costituzione fu/è repubblicana e antifascista.
        Le condizioni internazionali hanno bloccato il ricambio delle forze politiche al governo. Non mi trattengo sul fattore K. La classe politica della prima Repubblica, malgrado i non alleati è stata capace di una performance di tutto rispetto e ineguagliata: a metà degli anni settanta siamo stato il paese più sviluppato d’Europa, ad una incollatura dalla Germania e siam entrati nel G5. Certo che quella classe è finita male, aveva numerosi difetti e difettaci, era finita con l’essere antipatica e impresentabile negli anni novanta, ma aveva una competenza e preparazione che questi politici per caso di oggi non hanno. Si legga le loro biografie. Il confronto con l’oggi è impietoso. Quanto al compromesso storico tra le altre cose fu il tentativo di sbloccare la democrazia in italia. Se le capita si riascolti le tribune politiche di quel periodo di Berlinguer e troverà un politico dalle idee chiare. Moro. Vuole confrontare i curriculum di Moro e Renzi ? Ci aggiunga pure la Boschi per buon peso. Quegli uomini insieme fecero la Costituzione, questi invece hanno provato a smantellarla ..
        Quanto alla seconda repubblica, le lascio credere che sia derivata dall’incauta iniziativa di un figlio di separati che fotocopiava le tracce dei soldi del padre avaruccio. Cosa le suggerisce il paragone tra Italia e Spagna? Baltasar Garzón non dice nulla?
        Dimeticavo: nelle elezioni del 1976 (spero di non sbagliare data) il PCI prese più voti della DC, ma meno della DC apparentata con l’SVP.
        Purtroppo siamo condizionati pesantemente dalle cambiali che ci hannolasciato in eredità il corto trafficante di mappe petrolifere e l’amicone di Winston.

  • Buongiorno, professore! Aggiungo un dato, vissuto da “persona informata dei fatti”, che quella base l’ha respirata in prima persona per averla avuta per anni in casa. Il PD nasce come naturale prosecuzione del progetto ulivista: l’Ulivo fu (passato remotissimo) il suo mito fondativo. Tradotto, se alla base del PDS c’era, come hai giustamente evidenziato, quel “facciamo così, fingiamo e poi li freghiamo” per rabbonire una base indecisa o recalcitrante, alla base del PD c’era il compimento, DAL BASSO, del “compromesso storico” PCI – sinistra DC. Io la penso così, anche tu la pensi così, basta scannarci, io metto da parte i cosacchi in piazza s. pietro, tu metti da parte le scomuniche e mettiamoci insieme. Una base, specialmente nel centro-nord popolare, ovvero dove la militanza DC e PC era praticamente identica ed era la base della sezione stessa di partito, dove girava indistintamente salamelle alle feste dell’Unità o dell’Amicizia a seconda del vento che tirava in quel contesto locale-familiare, dove militava nel sindacato senza avere progetti rivoluzionari ma solamente di tutela del lavoro, a prescindere che fosse CGIL o CISL, e via discorrendo, IN QUEL PARTICOLARE MOMENTO, di fine delle ideologie, di fine della storia, sembrò riunificarsi intorno a questo progetto. Voler coprire la fusione a freddo con questo mito fondativo, probabilmente, fu la peggiore menzogna fatta a persone in buona fede dall’invenzione del linguaggio a oggi… e i risultati li vediamo oggi.
    Un caro saluto.
    Paolo

    • Un PS veloce per un dato che mi ha colpito… solo 100.000 iscritti?
      Rifondazione dei tempi d’oro faceva 200.000 iscritti e 2 milioni di voti. E voleva aumentare la base di tesserati perché, solo così, sarebbe diventato ancor più “partito di massa” e ancor meno “partito di opinione” o “di protesta”: quello era il dibattito che si faceva 20 anni fa, se mi ricordo bene, sulle pagine di Liberazione.
      Ora, il PD pretende di tornare a fare 10 milioni di voti con 100.000 iscritti? Ma, anche se ci riuscisse, non ci si rende conto che il meccanismo, a questo punto sempre più evidente, a cui tendeva con il referendum – e tende tutt’ora, visto che nessuno sembra fare autocritica su questo – è la CLASSICA DELEGA IN BIANCO? Altro che partecipazione democratica! Ma, soprattutto, come si può definire questa un’alternativa non populistica al grillismo o al dirigismo di centro-destra?
      Un caro saluto.
      Paolo

        • Pensa… dopo la mazzata del 4 dicembre, i tesseramenti quadruplicano. No… basta che sennò comincio a pensar male, a vedere infiltrazioni, compravendite per vincere congressi, mercati delle vacche vari… avanti così!

  • Ma giudicando i politici dalle leggi che scrivono e votano non è forse vero che gli esponenti del PD (scissionisti e non) sono tutti praticamente uguali?
    Politico X mi dice che la riforma costituzionale o il jobs act o qualunque altra cosa dopo che l’ha votato sono robaccia allora qual è la materiale differenza fra lui che l’ha votata controvoglia e l’altro che l’ha votata contento? Verba volant scripta manent.
    Non è che la scissione sia un’operazione per creare un pezzo di partito con un’immagine pulita e nuova che durante le elezioni sarà alleata e dopo le elezioni sarà di nuovo esattamente concorde in tutte le porcate esattamente come ora?
    Per me “cambiano le porcilaie ma i porci son sempre gli stessi” e soprattutto legiferano sempre allo stesso modo.

  • Anche Gaetano Salvemini negli anni Venti e Trenta rimpiangeva Giovanni Giolitti, da lui definito, quando era al potere, “ministro della malavita”.

  • Giovanni Talpone

    Non si può che essere d’accordo. Ora però abbiamo questi ex colonnelli, capitani, sergenti e caporali in libera uscita. Cosa faranno? Secondo me, un gran polverone per cercare di reclutare qualche anima semplice che li faccia sentire ancora importanti. Analisi storica e necessaria autocritica per il disastroso percorso condiviso fino a ieri? Non ci credo neanche se le vedo.

  • C’è anche la questione delle leggi elettorali dalle politiche alle regional alle amministrative.

    Per adesso al Senato la soglia è l’8% per le liste non coalizzate e del 3% per le liste coalizzate (sempre che la la coalizione superi il 20%).

    Se non erro Speranza suggeriva un uninominale secco corretto con premi ai migliori classificati: http://www.repubblica.it/politica/2016/07/19/news/legge_elettorale_la_minoranza_pd_mette_in_campo_il_bersanellum-144454674/

    Per dirsi riuscita una scissione dovrebbe determinare qualche possibilità di sopravvivenza politica.

  • Prof,
    resto dell’idea che questa masnada di scellerati contunia a giuocare ai 4 cantoni. come hanno fatto ai tempi dei governi uliviani quando la rifondazione andò a recuperare le “pecore”, fuoriuscite dal pc/pds, per poi svenderle sull’are del liberismo privatizzante prodiano!
    Anche questi scellerati. Fanno finta di litigare per far credere alle odierne “pecore” e “pecoroni”, che abbandonano ho hanno già abbandonato il recinto pd-l, che c’é un “recinto” nuovo dove andare a “ricoverarsi”…!!! Non sapendo che – già l’hanno pure detto – in realtà saranno voti di pecore che “appoggeranno i governi renzuscogentiloniani attuali e futuri…!
    Povere pecore… ancora credono a questi furfanti nonostante abbiano consapevolezza del loro impoverimento economico e democratico!
    E mentre loro, come se nulla fosse, continuano a ballare sulla tolda, pasteggiare con ostriche, caviale e champagne, i tassisti, i pescatori e altre categorie, incazz… come bisce e avvelenati come belve feroci, cominciano a far notare lo scricchiolio dell’albero ipertarlato…!
    grazie come sempre per le sue gustosissime analisi.
    un saluto rosso… di quelli veri!
    tonino basile – roma

  • O.t.
    Sula Brexit. Londa si preoccupa dei suo centinaia di migliaia di suoi cittadini che sono nell’Unione Europa. La libera circolazione delle persone è un punto su cui UE non sarebbe disposta a transigere. Resta un dubbio. Se la Germania è contraria ad aprire negoziai sulla Brexi prima della formale richiesta di attivare il famigerato’art. 50, allora perchè tanto movimento intorno all’opzione inglese?
    Chiaramente da Londra non ce la contano tutta e ancor meno giusta.

  • Non pretendo di pareggiare la cultura politologica di Giannuli, ma io leggo la scissione come un puro progetto di volontà di potenza (per Renzi) e di volontà di sopravvivenza al potere (per gli scissionisti).

    D’Alema e Bersani, i gran maestri dello smantellamento dell’IRI, della svendita del patrimonio pubblico, della guerra alla Serbia, vecchia guardia dell’UE iperliberista, avrebbero un progetto politico diverso da Renzi?? Io non lo vedo. Il fiorentino ha sempre puntato a estrometterli per passare da primus inter a primus sine pares, e quelli, approfittando del ritorno del proporzionale (da cui l’appoggio al no referendario), ne hanno approfittato per garantirsi in partito autonomo di cui Renzi non potrà fare a meno per governare.

    Siccome poi le manovre politicate abbisognano di una foglia di fico ideale, hanno scelto quella del mantenimento fantasmatico del legame col concetto di “sinistra”, che tornerà utile anche in sede elettorale per riunire qualche spettro della ex- ex- ex- post-sinistra.

  • O.T.
    Tratto dai titoli del Sun di oggi:
    Britain will be colder than Moscow tonight but the Met Office says heavy rain and snow is in store later this week (Stanotte la Gran Bretagna sarà più fredda di Mosca, ma l l’ufficio meteorologico ritiene che piogge abbondanti e neve arriveranno in questa settimana).
    Ho l’impressione che Mosca possa essere un’ossessione. Ma chissà se a Mosca si chiedono se da loro faccia più caldo che a Londra.

    • Siamo alle solite marachelle inglesi.
      Al momento Londra ha 5 gradi, mentre Mosca 3.
      5 gradi è il valore di una buona birra …

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