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Vendola, Di Pietro, Bersani, Grillo: cosa si muove a sinistra?

Sino ad un mese fa, la situazione della sinistra era sostanzialmente questa:

Ferrero stava attaccato alla giacca di Vendola elemosinando un accordo elettorale

ma Vendola (e con lui Di Pietro) non se ne dava per inteso, perché stava attaccato alla giacca di Bersani, sperando di consacrare l’intesa di Vasto

ma Bersani –insidiato dagli orrendi moderati che albergano nel suo partito- stava attaccato alla giacca di Casini per decidere se fare alleanza solo con lui o sia con lui che con Vendola e Di Pietro o, in mancanza, ripiegare sullo schema di Vasto

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Movimento 5 stelle: cosa farà dopo la vittoria?

Il mio precedente intervento sul Movimento 5 Stelle ha scatenato subito un dibattito molto nutrito ed acceso nel blog. Nell’impossibilità di rispondere a ciascuno, farò delle considerazioni generali, per parlare poi del possibile futuro del movimento. Gli interventi sono stati di tono molto diverso, alcuni più intransigenti altri più pacati, ma nel complesso mi sembra che abbiano riflesso da un lato le speranze e gli entusiasmi di chi segue Grillo ed i suoi e, dall’altro quella antipatia di quasi tutta la sinistra. E le recriminazioni reciproche non sono mancate: da un lato c’è chi rimprovera ai grillini  il “culto della personalità” del “capo”, l’intolleranza verso chi avanza critiche (sottolineando tutti gli interventi più intemperanti; e ce ne sono stati anche in questa sede), i rapporti con la “Casaleggio” come sintomo quantomeno di una ambiguità e ne ricava la diagnosi della gestazione di un nuovo movimento di destra. Dall’altra sponda si sbandiera il successo per decretare superate ed anzi morte tutte le altre opzioni politiche, per definire il conflitto fra il “popolo” e la “casta” come l’unica linea di divisione importante e reagisce accusando gli altri di non comprendere la novità di questo movimento che (al solito) non è né di destra né di sinistra, ma una cosa che si colloca al di fuori delle tradizionali categorie politiche tradizionali. Poi qualcuno mi ha anche invitato a “scrivere qualcosa di più sensato la prossima volta”. Obrigado!

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La manifestazione di Roma: solito dejavu?

Giovedì scorso entrando a Roma, mi accorgevo che c’era qualcosa di assolutamente anomalo nel traffico: dall’inizio di via Nomentana a piazza Esedra c’era un unico immenso ingorgo di traffico; per fare 100 metri ci si potevano mettere anche venti minuti. Ragione: dato che un gruppo di giovani del movimento (non più di 2-300 persone) aveva occupato il tratto di via Nazionale antistante alla Banca d’Italia, polizia e vigili avevano chiuso al traffico quasi tutto il centro, da piazza Barberini a Torre argentina ed al Tevere. Una misura assolutamente spropositata, che otteneva come effetto quello di paralizzare il traffico dell’intera città.
Forse un eccesso di prudenza? L’impressione netta che si riceveva era piuttosto un’altra: provocare il massimo di esasperazione della gente indirizzandola contro i manifestanti.
Una prova generale in vista di sabato? A giudicare da quello che è successo direi che il sospetto non è infondato: la polizia non ha preso alcuna precauzione e si è fatta cogliere “impreparata” (così parrebbe), al punto che la solita “falange nera” è potuta arrivare alla manifestazione in divisa regolamentare da black blok, con tanto di zainetti pieni di chissà cosa.

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Sulla riforma elettorale

Segnaliamo questo intervento di Franco Astengo sulla riforma del sistema elettorale, con il quale iniziamo una discussione sul tema.

Mi permetto di interloquire con alcuni degli esponenti della politica e della cultura, a livello locale, vicini alle posizioni della sinistra, al di là delle appartenenze dirette, e in particolare a coloro che hanno aderito o sono vicini a SeL.
Il motivo di questa iniziativa, riguarda la scelta relativa alle proposte di modifica del sistema elettorale poste in campo da due proposte referendarie messe in campo proprio in questi giorni: da una parte quella che fa capo al sen. Passigli e che punta a trasformare l’attuale sistema in un sistema effettivamente proporzionale con sbarramento (unico al 4% per quel che riguarda la Camera dei Deputati) abolendo il “monstrum” del premio di maggioranza; e dall’altra quella avanzata dai sen. Vassallo e Ceccanti mirante a ripristinare il sistema misto (proporzionale al 25% e maggioritario al 75%) meglio noto come “mattarellum” e già utilizzato tra il 1994 ed il 2001.

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Sfiducia al governo: facciamo due conti.

Ancora una volta ha vinto il Cavaliere e non è detto che sia una vittoria di Pirro: dobbiamo vedere se ci saranno smottamenti fra centristi e Fli che, magari, gli consentano di ricostituire una maggioranza parlamentare e durare sino alla fine della legislatura.
Speriamo di no, ma per ora è davvero grigia e non resta che sperare nel “compagno” Bossi, dopo i “compagni” Fini e Casini. Intanto non è inutile fare qualche considerazione su come siamo arrivati al disastro e su chi ne abbia la responsabilità e in che misura.
In primo luogo Veltroni e Di Pietro farebbero bene a smettere di fare politica e darsi ad altre attività più consone alle loro capacità: se Cesario, Scilipoti e Calearo avessero votato la sfiducia al governo, nel rispetto del mandato affidatogli dagli elettori, il risultato sarebbe stato il contrario 314 contro Berlusconi e 311 a favore.

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Popolo ed organizzazione politica.

Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo questo contributo di Franco Astengo.

Spiace contraddire il brillante Presidente della Regione Puglia, astro nascente della politica italiana, ma ci sono parse proprio sbagliate, nel profondo dei riferimenti teorici e più direttamente politici, le sue parole, pronunciate durante una manifestazione svoltasi a Roma giovedì 10 Giugno, a proposito di una sinistra che deve ritrovare il suo popolo e poi scegliere il suo leader.
Prima di tutto perchè il popolo (massa indistinta, se così denominiamo l’insieme delle diverse categorie sociali, che invece vanno viste e analizzate nelle loro diverse specificità di relazione interna ed esterna) esiste, vive tutti i giorni le contraddizioni di questa società, rese particolarmente acute da una crisi economico-finanziaria di una durezza inusitata verso i ceti più deboli, da un uso dei mezzi di comunicazione di massa volto ad addormentare le coscienze e rivolgere sempre più verso i meccanismi dell’individualismo consumistico; da una esasperazione violenta delle diseguaglianze a tutti i livelli; da un deficit culturale senza precedenti; da un attacco sconsiderato, in Italia, al quadro equilibrato di diritti e doveri proposto dal dettato Costituzionale; dalla presenza di una destra rozza, razzista, inespressiva nella sua violenza verbale quotidiana.

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Rifondazione: tempo scaduto.

Come diversi lettori ricorderanno, il 21 marzo, ho invitato ancora una volta a votare per la Federazione della Sinistra anticapitalista.
Probabilmente già alcuni avevano colto una certa freddezza. Pur accennando a diverse critiche, mi era parso inopportuno esplicitare, nell’immediatezza del voto, dubbi e giudizi che ero andato via via maturando. Mi ero limitato a dire che, comunque fosse andata, dopo  sarebbe stato necessario avviare un profondo ripensamento su tutta la vicenda di Rifondazione.
E’ arrivato il momento di parlare senza riserve.

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Ma chi ha vinto?

Secondo noi ci sono due grandi sconfitti (Bersani e Casini), due miracolati (Berlusconi e Vendola), un risultato in fascia grigia (Di Pietro) e un solo vero vincitore (Bossi). Di Rifondazione, per ora,  non diciamo neppure.

Scusate il ritardo con  cui commento i risultati, ma è stato necessario fare calcoli piuttosto laboriosi ed aspettare la disponibilità dei voti in cifra assoluta e non percentuale, per fare un minimo di ragionamento.
Come si sa, il fenomeno centrale è stata l’astensione che è aumentata di circa 10 punti rispetto alle regionali di 5 anni fa e di ulteriori tre punti sul dato già molto alto dell’anno scorso.
In presenza di un fenomeno così massiccio, sarebbe fuorviante ogni confronto fra percentuali, senza tener conto dei voti in assoluto.
I dibattiti televisivi hanno privilegiato il confronto per elezioni omogenee, cioè con le regionali di 5 anni fa. Su questo si è detto già molto e non aggiungeremo. Ma, come si sa, dopo sono venuti altri tre turni di elezioni molto ravvicinati (politiche 2006, politiche 2008, europee 2009) che hanno determinato dinamiche elettorali di ben altra segno, per cui, a noi sembra più utile ragionare sulla linea di tendenza, anche perchè questo è stato un punto molto insistito, soprattutto dai rappresentati del Pd che hanno letto i risultati come una “inversione di tendenza” rispetto alle elezioni del 2008 ed alle successive sconfitte della sinistra.

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Algido Lunnai assume la difesa di Pierluigi Bersani

Algido Lunnai assume la difesa di Pierluigi Bersani

Voglio –debbo!- assumere la difesa di Pierluigi Bersani, ingiustamente accusato di inerzia, assenteismo, scarsa produttività nella sua veste di segretario del Pd. E tanto perchè, mentre in patria infuriavano le polemiche sulla scelta dei candidati governatori del Pd in Lazio, Puglia e Calabria, lui era rimasto in vacanza a New York, non facendo sentire la sua voce.
Sono accuse ingiuste, rancorose e dettate da gretto spirito padronale.
Pierluigi Bersani è il miglior segretario che il Pd abbia avuto sinora: ogni mattina si reca sul suo posto di lavoro, apre la sede, spolvera i mobili, risponde al telefono, prende appunti, fissa gli appuntamenti, digita al pc…

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La lettera aperta di Nichi Vendola.

La lettera aperta di Nichi Vendola.


Strana iniziativa, questa di Vendola, che ha scritto una lettera aperta al Pm Desirè Di Geronimo, accusandola di prestarsi inconsapevolmente ad  una operazione politica contro di lui e lamentando una serie di  comportamenti che egli ritiene irregolari.
Strana, innanzitutto perchè Vendola non è indagato, ma si comporta come se lo fosse. Considera l’inchiesta, sinora rivolta contro altri indagati, come rivolta contro di sè. Ma, in questo modo, dà la sensazione di “buttare le mani avanti” in vista di un prossimo avviso di garanzia.

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