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Rifondazione: che fare?

Diversi interventori mi hanno posto la domanda: e adesso cosa proponi di fare? Non basta criticare ecc. Risposta: “Dipende: stiamo parlando di Rifondazione o di altro?” Per Rifondazione la risposta è molto semplice: niente. Non c’è più niente da fare. Forse non avete letto l’ultimo rigo del mio articolo precedente che si autodefiniva “referto di una autopsia” e di fronte ad una autopsia voi cosa pensate che si possa fare?

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Chiusa la partita delle amministrative, ora che si fa?

Poco da dire sui risultati del secondo turno delle amministrative: elettori in fuga, Pdl bastonato, M5s in caduta libera e Pd premiato perché, se il totale deve fare 100, qualcuno deve pur prendere le percentuali perse dagli altri. Il Pd sorride sicuro dopo aver preso tutti i 16 comuni capoluogo, ma se guardasse ai risultati in cifra assoluta riderebbe meno. Ripeto: nessuno faccia l’errore di pensare a queste astensioni come ad una perdita di interesse per le elezioni, per cui possiamo tranquillamente fare come se quegli elettori si fossero dissolti nel nulla. Quegli elettori ci sono e prima o poi li vedremo sbucare da qualche parte.

Molto meno allegro è il Pdl. Il risultato rimette seriamente in discussione la certezza di vittoria in caso di elezioni anticipate. I sondaggi perdono di credibilità, anche se dobbiamo tenere presente una cosa: il Pdl sul territorio esiste poco e nulla e sta perdendo quel poco di ceto politico-amministrativo che aveva, però le cose cambiano quando scende in pista il Cavaliere in prima persona. Quindi attenti a non rifare per la seconda volta l’errore di pensare liquidato il Pdl perché i suoi elettori alle amministrative stanno a casa: come si è visto a febbraio, una porzione di essi poi torna a votare Pdl se a chiederglielo è personalmente il Cavaliere. Questa volta, però, potrebbe esserci un problema in più: l’elettorato di destra sta mostrando di non gradire affatto le larghe intese con i nemici di sempre e, per di più, in un governo che, sostanzialmente, sta confermando la linea della massima pressione fiscale.

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Prodi? Kaputt. Avanti un altro…

I “piddini” non sono più un partito, però possono sempre aprire una società di tiro a segno. A Prodi sono mancati 101 voti. Chi sono? A giudicare dalle preferenze espresse, una parte dei franchi tiratori (15) sarebbero dell’ area dalemiana che sta lavorando per spianare la strada al leader Maximo, un altro (6-7) potrebbero essere di qualcuno degli ex Ppi che si vendica dell’impiombatura di Marini, un terzo gruppo (i 9 voti in più alla Cancellieri) forse di renziani che lanciano un messaggio ai montiani. Altri (schede bianche o pochi voti dispersi) possono essere veltroniani o parlamentari di prima nomina “sbandati” e senza una precisa appartenenza di gruppo. Il problema principale sono quei 50 voti in più a Rodotà che sono il grosso dell’operazione.

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Rifondazione Comunista e Sel: mi spiego meglio

Un mio precedente articolo, dedicato a Rivoluzione Civile ha provocato molti dissensi sulla conclusione, che consigliava ai militanti di Rifondazione di confluire in Sel. Cosa che ha fatto indignare molti per l’alleanza con il Pd che porta ad identificare Sel come “sinistra del liberismo”. Allora, mi pare il caso di chiarire meglio. Non mi pare di aver mai risparmiato critiche a Nichi Vendola (che non so quanto le abbia gradite) sia nel passato più lontano che in epoca più recente e credo di essere stato fra i primi, a luglio, a dirgli che la decisione di allearsi al Pd e correre per le primarie, era una idea sciagurata che lo avrebbe portato a fare la “spalla” di Bersani e che avrebbe indebolito elettoralmente Sel. Mi pare che le cose siano andate proprio così. Anzi, Nichi ha rimediato anche le umiliazioni di essere doppiato da Renzi alle primarie e di essere andato sotto quota 4% alle politiche.

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Dove ha sbagliato il Pd?

Per riprendere quello che scrive uno dei nostri interventori: cosa ha sbagliato il Pd? Tutto. Ha sbagliato nel considerare la campagna elettorale una sorta di  noiosa coda dal macellaio del supermercato, per cui si tratta solo di aspettare, tanto hai già preso il numeretto (quello dei sondaggi di Mannheimer) e poi è sicuro che ti siedi a Palazzo Chigi. E così Bersani non  ha detto niente per sei settimane. Ha sbagliato a sottovalutare il suo avversario dandolo per prematuramente morto (ma di questo cospargiamoci il capo di cenere tutti, anche chi scrive queste righe, che ha dovuto aspettare fine gennaio per accorgersi che il caimano era vivo; altri, poi, hanno proseguito sino all’ultimo). Ha sbagliato nel non capire gli umori del paese che erano esasperati contro l’austerità montiana che ha continuato a sostenere salvo imprecisati e vaghissimi impegni su equità e sviluppo (che è un po’ come dire che se non pioverà ci sarà il sole, che la vita è bella, che di mamma ce n’è una sola…). Ha sbagliato a non prendere sul serio Grillo che gli ha portato via una bella fetta di voti, precipitandolo ad un passo dal risultato di Berlusconi.

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La strategia comunicativa di Berlusconi

Berlusconi è un Grande! Detesto dirlo, mi brucia lo stomaco e mi fanno male le dita mentre batto sulla tastiera che preferirei ingoiare, piuttosto che ammettere una cosa del genere, ma sono costretto a dichiararmi sconfitto ed ammettere che l’orrendo Cavaliere è un genio della comunicazione e tutti gli altri (Bersani, Monti ecc.), messi uno in collo all’altro, non gli arrivano al ginocchio.  Semplicemente, nessuno ha capito la sua strategia comunicativa e tutti la assecondano. Partiamo chiedendoci cosa vuol fare Berlusconi: il sogno proibito sarebbe vincere alla Camera (dopo di che lo vedremmo con ogni probabilità al Quirinale, con Monti a Palazzo Chigi), ma, nonostante tutto, credo che anche lui non ritenga la cosa probabile. Più concretamente, punta a rendere ingovernabile il Senato, impedendo la maggioranza Pd-Sel e rendendo Monti non determinante.

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Che succederà alla elezioni? Una partita a tre uscite

Prima di continuare con il dibattito sulle idee per uscire dalla crisi (che noto, con piacere, abbastanza partecipato) mi sembra il caso di fare il punto sull’andamento della campagna elettorale. Abbiamo 5 blocchi (destra, centro montiano, Pd-Sel, 5 stelle e arancioni). Prima considerazione: il Pd, ragionevolmente dovrebbe vincere alla Camera senza troppi problemi, aggiudicandosi il 54% dei seggi. A meno che lo scandalo Mps non porti ad un terremoto di vaste proporzioni; esso avrà effetti non irrilevanti e non va sottovalutato (come, invece, sta facendo Bersani) ma, per ora, non sembra in grado di ribaltare il risultato elettorale previsto. Né, per ora, sono prevedibili altri eventi di questa potenza.

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Come rilanciare l’occupazione? E se provassimo con l’autoimprenditorialità?

Una campagna elettorale diversa 3

A leggere i programmi dei partiti sembra che vogliano tutti le stesse cose: maggiore crescita, maggiore giustizia sociale, distribuzione più equa del peso fiscale, più occupazione, pubblica amministrazione più efficiente  ecc. Sembra la fiera dell’ovvio: ve l’immaginate un partito che chieda minore occupazione, meno sviluppo, più ingiustizia sociale, e pubblica amministrazione meno efficiente? Il punto è come ottenere questi risultati? Qui i programmi dei partiti cadono nella reticenza più assoluta balbettano imbarazzati qualcosa di molto generico.

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Un consiglio disinteressato a Pd e Rivoluzione civile

La presentazione delle liste si avvicina, per cui mi sembra opportuno dare la precedenza ad una questione tecnica. Come tutti sappiamo, alla Camera non dovrebbe esserci partita, con un Pd che, nei sondaggi, stacca di 10-12 punti il blocco di destra; la battaglia vera sarà al Senato. Il Pd ha bisogno di vincere anche in quelle regioni a rischio (Lazio, Sicilia, Campania e soprattutto Lombardia) che potrebbero determinare la situazione di ingovernabilità che spalancherebbe le porte a Monti (il peggio che ci possa capitare). E’ da escludere un’ intesa anche solo tecnica con Grillo, che sta facendo una partita tutta sua di cui torneremo a parlare (come anche del pittoresco schieramento berlusconiano, dalla Lega a Grande Sud). L’unico apporto esterno al Senato può venire da “Rivoluzione Civile” che non ha la più lontana speranza di beccare un solo senatore (ditemi in quale regione potrebbe fare l’8%…) e se la vede brutta alla Camera, dove deve fare il quoziente per non restare fuori.  Gli arancioni giurano di avere sondaggi che li danno al 5% e qualcuno azzarda persino il 7%, ma gli unici sondaggi che si leggono sui giornali parlano di valori oscillanti fra il 2,8 ed il 3,7%.

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Verso le elezioni. Monti: il nemico da battere

Per quasi un ventennio, la sinistra ha avuto il suo nemico di elezione nel Cavalier Berlusconi, giungendo a forme di odio feroce ed irrazionale. Sicuramente, c’erano ottime ragioni per detestarlo: per la sua volgarità, il suo cinismo, la sua assenza del benché minimo scrupolo morale, per il suo malcelato odio per la cultura, per il suo debordante egocentrismo, per il suo autoritarismo e potremmo proseguire anche per tutta la pagina. Il punto è che l’odio è un pessimo consigliere, soprattutto in politica. Impedisce di valutare razionalmente le cose ed ha una serie di “effetti collaterali” del tutto indesiderabili.

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