Tag: uscire dalla crisi

La Crisi e la socialdemocrazia.

Quel che resta della sinistra europea (salvo nicchie occasionali di aree radicali, peraltro, non sempre molto aggiornate) ormai si divide fra un’ala neo liberista appena mascherata che va sotto il nome di “Internazionale Socialista” o socialdemocrazia ed una sinistra che si dice radicale (Sel, Rifondazione, Syriza, Linke e, per certi verso Podemos) ma che, in realtà, è una pallida sinistra socialdemocratica.  Per capirlo è utile fare un passo indietro di quasi un secolo e mezzo.

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Ripensare l’economia reale.

La crisi ha avuto il merito di chiarire che lo sviluppo economico non è un problema di ingegneria finanziaria. Soddisfare le esigenze sociali non può essere il risultato di qualche funambolismo finanziario, ma del buon funzionamento dell’economia reale, rispetto alla quale la finanza deve tornare in posizione servente. Il ruolo sociale della finanza è quello di fornire i mezzi per avviare e sostenere un progetto imprenditoriale, incassare il dovuto compenso per il servizio al credito e basta. Tutto il resto è semplicemente usura.

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Crescita economica: tre modelli e il resto del mondo. Inquadramento

Di Lamberto Aliberti. Parte prima: inquadramento. La crescita. In questi giorni ne cerchiamo gli accenni, con infinita pazienza e crescente speranza. Ne hanno bisogno i governanti, senza la quale rischiano lo strappo definitivo. Ne ha bisogno la società, sull’orlo del precipizio verso il caos. Ne ha bisogno l’Europa, ora che si ritrova sulle spalle la zavorra di un debito pubblico, al limite della sostenibilità, per non dire che l’ha già superata.

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Le ragioni geopolitiche dell’austerità. Un commento.

Il Dott. Giuseppe De Paolini, economista, già docente dell’Università di Torino, ci invia molto gentilmente un interessante commento al recente articolo di Lamberto Aliberti “L’Austerity: se non guarisce, uccide“. Lo ringrazio vivamente e auguro buona lettura!

Di Giuseppe De Paolini. La conclusione dell’articolo, desunta dal ragionamento e dall’intreccio di statistiche reali e finanziarie con modelli econometrici  (di cui in questo momento non conosco compiutamente la struttura) è sicuramente condivisibile nella sostanza. Mi permetto solo di osservare che la genesi delle politiche di austerità è spesso  di natura geopolitica  per cui la loro durata e pesantezza dipendono da  questo fattore.

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Merkel-Tsipras: chi ha vinto?

La trattativa di venerdì si è conclusa con un accordo, per il quale l’ Europa accorda finanziamenti ad Atene per altri quattro mesi e Tsipras accetta di offrire un programma di risanamento nel senso auspicato da Francoforte. Chi ha vinto? Le reazioni sono contrastanti: la base di Syriza è in rivolta, con Manolis Glezos in prima fila che parla di capitolazione e di accordo inaccettabile, sulla stessa lunghezza d’onda alcuni giornali italiani, pur simpatizzanti di Tsipras, come il “fatto” che parla di resa. Vice versa, la stampa economica di destra (in prima fila il “Sole 24 ore”) è d’accordo con il premier greco che canta vittoria e parla di un successo di Atene. Chi ha ragione?

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Lo shock da globalizzazione.

Il fenomeno della globalizzazione ha preso le mosse negli ultimissimi  anni ottanta, dopo una gestazione ventennale, ed ormai è al quarto di secolo, un periodo sufficiente ad individuare alcune delle sue principali tendenze e caratteristiche. Non c’è mass media, partito politico, impresa o singolo intellettuale che non affermi che tutto è cambiato con la globalizzazione, che siamo entrati in una fase storica diversa in cui occorre predisporsi ad un continuo mutamento.

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Dalla Grecia: intervista a Matteo Pucciarelli

Il nostro Jacopo Custodi si trova ad Atene per seguire le importantissime elezioni di oggi. Ecco una sua prima intervista a Matteo Pucciarelli, anche lui in Grecia. Un ringraziamento a Jacopo per il suo lavoro! A.G.

ATENE – La Grecia va al voto, in una tornata elettorale che sembra essere di importanza storica per il paese e per l’Europa stessa. Il partito della sinistra greca, Syriza, è dato per favorito, ma non è sicuro se avrà i numeri necessari per governare da solo. Nella capitale la mobilitazione popolare è stata molto forte negli ultimi giorni e tutti i partiti hanno usato al massimo le loro energie per conquistare fino all’ultimo voto, in un clima generale di incertezza e speranza.

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