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L’intervento degli Stati Uniti in Siria e il confronto con la Russia per il nuovo ordine internazionale.

Cari lettori, rinnovo le scuse per la mia prolungata assenza dal sito, ma sono costretto ad un periodo di riposo prolungato. Ringrazio i tanti che mi hanno scritto in questi giorni, state sicuri che mi rimetterò in fretta, ma intanto grazie anche a Lorenzo Adorni, di cui oggi vi invito alla lettura. A presto! A.G.

“Ha attraversato diverse linee per me”. Dopo le forti critiche alla politica delle “linee rosse” di Obama, il commento di Trump al presunto bombardamento chimico Khan Shaykhun, ad opera dell’esercito siriano, suona da subito come un cambio di strategia. 

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F-35: proviamo a fare chiarezza?

Amedeo Maddaluno mi invia questo interessante contributo sulla questione degli aerei F 35, che vi propongo volentieri. Buona lettura!

L'”affaire F-35″ è uno di quelli sui quali è davvero difficile fare chiarezza, date le molte voci levatesi nel solito tifo da stadio tra chi è favorevole o contrario all’implementazione del cacciabombardiere della Lockheed-Martin tra le piattaforme delle nostre forze armate.

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Al meeting delle Americhe gli “Americani” mollano prima del gong.

Da Buenos Aires, Dario Clemente. Dal 10 all’ 11 aprile a Panama si è svolto il settimo meeting delle Americhe, una conferenza internazionale nata nel 1994 sotto la tutela dell’Organizzazione degli Stati Americani a guida statunitense. Questa edizione avrebbe dovuto concretizzare con la storica partecipazione di Cuba quel “cambio di rotta” nei rapporti nord-sud che Obama aveva promesso al summit di Trinidad nel 2009, a pochi mesi dalla sua prima elezione. Si trattava questa dell’ultima partecipazione per il primo presidente nero della storia degli Stati Uniti, che però è uscito di scena prima della conclusione dei lavori.

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Prove tecniche di neo-bipolarismo.

L’ottimo articolo di Dario Clemente sul vertice Bric (quando un tuo ex studente e tesista ti dà soddisfazioni, devi anche riconoscerlo apertamente), ha anticipato alcune cose che avevo in mente per questo articolo, riprendendo le riflessioni precedenti sull’assenza di progettualità strategica americana.

Il punto di partenza è questo: dopo il crollo dell’Urss il progetto degli Usa (l’unico in piedi, al tempo) ipotizzava un ordine monopolare, poi, in meno di un ventennio, questo progetto si è rivelato insostenibile.

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Renzi: sta per finire la luna di miele.

Continua la corsa a salire sul carro del vincitore: Vendola riapre al Pd e canta le lodi del “fascino” di Renzi, gli ex montiani bussano con i piedi alla porta del Nazareno, i familiari del Cavaliere fanno a gara di governativismo e tifano Verdini eccetera eccetera. Ed è impressione diffusa che il “trionfo” delle europee abbia dischiuso le porte ad una lunga era renziana. Poche ora dopo il risultato, non ho avuto dubbi nel dire che Renzi era l’unico vincitore della gara e registrare il consolidamento del suo governo e della sua leadership nel partito. Questo è fuori discussione, come anche il fatto che siamo in un “tempo renziano”. I dubbi sorgono sulla durata di questo tempo, se davvero si possa parlare di un’ “era” o “epoca” renziana o se stiamo assistendo al passaggio di una meteora.

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La mappa del potere mondiale: Cina, India, Crimea, Iran. Il gioco delle bocce.

Nella primavera dell’anno scorso, con il primo viaggio all’estero di Li Keqiang, si profilò un netto miglioramento delle relazioni fra Pechino e  Nuova Dheli, dopo il naufragio del primo progetto di  “Cindia” che era emerso fra il 2005 ed il 2008. Il parallelo raffreddamento dei rapporti fra Pechino ed Islamabad (che, per la prima volta, non fu la tappa iniziale del viaggio all’estero del massimo leader cinese, mentre questo riconoscimento è toccato proprio all’India) fu un ulteriore segnale in questa direzione.

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Siria: la cosa sbagliata al momento sbagliato, nel modo sbagliato

Mentre scriviamo il raid anglo americano sulla Siria è annunciato ma non ancora iniziato, ma già è possibile fare qualche considerazione. E’ sempre difficile dire cosa si può fare in casi disperati come quello siriano. Da due anni era in corso una insopportabile mattanza della popolazione civile e qualcosa occorreva fare, ma quello che si prepara sembra la cosa sbagliata, nel momento sbagliato, nel modo sbagliato. In primo luogo, è inaccettabile che ad intervenire sia, una coalizione (per la verità, una mini-coalizione) di “volenterosi”, cioè la solita accoppiata Usa-Uk, e senza nemmeno uno straccio di risoluzione Onu, che autorizzi questo intervento. E questo lo capisce perfino la Bonino che non è esattamente Camillo Benso di Cavour.

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Perché la Germania vuole a tutti i costi un euro forte?

Quando si parla di possibile separazione dell’Euro fra debole e forte, spunta regolarmente qualcuno che, con l’aria di chi ha capito tutto, ti spiega che i primi a non avere convenienza sono i tedeschi, che vedrebbero apprezzare fortemente la loro moneta e, con ciò, comprometterebbero le loro esportazioni verso l’area dell’euro debole e gli Usa; morale: tutto resterà come è. Lasciamo stare per un momento il “tutto resterà come è” e chiediamoci se questa convinzione di una moneta non troppo forte per esportare corrisponda alla realtà ed alla percezione che i tedeschi hanno della faccenda.

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Sul premio Nobel all’Unione Europea

Tre anni fa venne assegnato ad Obama un premio Nobel per la pace, non per quel che aveva fatto, ma per quel che avrebbe fatto: un Nobel alle intenzioni. Oggi il prestigioso premio è assegnato alla Ue, per il suo ruolo di pace: un Nobel alla Memoria. Non ci vuol molto a capire che si tratta di un pietoso puntello ad una istituzione che traballa assai e che, se pure sopravvivesse, non si capisce che ruolo potrebbe avere e, di conseguenza che futuro. Se oggi facessimo un referendum in tutti i paesi membri sulla prosecuzione della Ue i Si al suo scioglimento sarebbero una valanga (e badate che sarei fortemente tentato di votare No o al massimo di astenermi: dunque, non lo dico con compiacimento). La Reale Accademia Svedese ha sempre fatto operazioni politiche con il suo premio, questo è fuori discussione: in qualche caso condivisibili (ad esempio il Nobel per la pace a Desmond Tutu) altre un po’ meno (vi ricordate il Nobel per la Pace a “mezzadria” fra Kiessinger e Le Duc Tho?).

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Sull’ondata di proteste per il film su Maometto

Vi propongo il testo di un’intervista che ho rilasciato qualche giorno fa sul caso delle rivolte scoppiate per il film su Maometto.

L’intervista è di Michele Marelli

Nella misteriosa vicenda che riguarda il film blasfemo sul Profeta Maometto, le cose che non tornano sono parecchie. La sensazione che si sia cercato di provocare una reazione a tutti i costi è forte…

Camilleri definirebbe l’autore di questo film ‘mastro d’opra fina’. Come prodotto artistico è una schifezza irripetibile, ma come operazione di guerra psicologica è assolutamente impeccabile, da manuale direi.

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