Tag: unione europea

Fine del progetto Southstream: il conto lo paga Renzi?

Ancora il 15 novembre, la Mogherini (fa un certo effetto pensare che sia la “lady Pesc” della Ue) dichiarava di ritenere strategico il progetto di Southstream per la sicurezza energetica del continente, Ed altrettanto aveva detto Renzi qualche giorno prima. Dopo neppure due settimane, il progetto è saltato: prima è stata l’Eni a chiamarsi fuori, dopo la stessa Gazprom. Requiem per un gasdotto. Cosa ha determinato questo collasso?

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Si può fare il referendum sull’Euro e come?

Come si sa, Grillo ha annunciato la richiesta di un referendum sull’Euro da parte del M5s, con l’intento di recuperare la sovranità monetaria. Ed, ovviamente, si è posto subito il problema di come farlo e del se sia ammissibile. I problemi sono questi:

-una funzione essenziale come quella monetaria non può essere bloccata e, siccome il referendum abrogativo non comporta di per sé il ripristino della situazione quo ante, non sarebbe possibile dar corso ad un eventuale risultato favorevole all’abrogazione, per cui il referendum sarebbe dichiarato inammissibile al 100% delle probabilità;

-in secondo luogo, l’Euro è il risultato di un ponderoso trattato internazionale che è materia esplicitamente esclusa dalle consultazioni referendarie, dall’art. 75 II c. della Costituzione.

La materia è spinosa e merita di essere approfondita. Si può sostenere che il referendum sull’Euro potrebbe essere un referendum “di indirizzo”, per cui l’elettorato dà una indicazione al Parlamento che ha poi l’obbligo di dare esecuzione a quando deciso (magari istituendo nuovamente la lira).

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L’autodeterminazione dei popoli e la lezione scozzese.

Molti commentatori del recente referendum scozzese hanno osservato che esso è stato la consacrazione definitiva del principio dell’autodeterminazione dei popoli. Lo stesso principio è invocato dai catalani, dai baschi, dai corsi ecc. Ugualmente allo stesso sacrosanto principio si appellano gli ucraini rispetto ai russi, ma che non sono affatto disposti a riconoscerlo ai russofoni delle loro provincie orientali. Ed è tutto un convenire, da una parte e dall’altra degli schieramenti, sulla intangibilità di questo principio (salvo che per i palestinesi che, non si capisce perché, non sarebbero titolari dei diritto di darsi un proprio ordinamento statale, su un qualche territorio dotato di qualche riconoscibilità). E noi non possiamo che convenire, ma ci poniamo un problema: quale è il nesso che passa fra autodeterminazione e nazione?

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Referendum scozzese: una lezione capita a rovescio.

Come era prevedibile, il referendum scozzese ha tenuto banco sui giornali per diversi giorni; quello che non era prevedibile è stata la valanga di sciocchezze che abbiamo letto. Tutti -o quasi- hanno constatato che, con la decisione di Londra di ammettere il referendum  -riconoscendo implicitamente il diritto all’autodecisione degli scozzesi- hanno “sdoganato” il principio per tutti gli altri. E l’esito, che ha bocciato la proposta indipendentista, rafforza questa tendenza, perché lo Stato centrale può sempre pensare di vincere il referendum e, con questo, rilegittimarsi agli occhi dei suoi cittadini. Pertanto, non ci sarebbe motivo di rifiutare la proposta referendaria, anche per gli altri stati nelle stesse condizioni. Ad esempio, per Madrid sarà ora più difficile opporsi alla richiesta dei catalani. Sin qui non c’è ragione di dissentire: il senso di quello che è accaduto va sicuramente in questo senso. I guai cominciano dopo.

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Scozia: hanno vinto gli indipendentisti.

Il referendum del 18 settembre? Ma è chiaro: lo hanno vinto gli indipendentisti. Non ve ne eravate accorti? Certo, la conta dei voti ha dato un po’ più del 54% al No e, nell’immediato, non c’è alcuna secessione. Ma la politica è qualcosa di più del calcolino ragionieristico e non sempre il vincitore è quello che ha preso 1 voto più dell’altro. Un po’ come agli scacchi, dove puoi vincere dando matto, anche avendo la metà dei pezzi dell’avversario, perché quello che conta non è tanto quanti pezzi hai, ma come sono disposti. Fuori di metafora: gli indipendentisti hanno vinto in primo luogo perché hanno ottenuto il riconoscimento del diritto al referendum, che quindi, potranno richiedere ancora in seguito. Tanto più che il loro referendum sta aprendo la strada ad una valanga di consultazioni simili nel resto d’Europa.

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Che succede nella Ue, se la Scozia esce dalla Gran Bretagna?

Milano, 14 settembre. Nei prossimi giorni sarò assente. I pezzi che usciranno questa settimana sono stati scritti dunque il 14 settembre e potrebbero risentire di alcuni cambiamenti delle situazioni in corso.

Giovedì dovrebbe aver luogo l’atteso referendum per l’indipendenza scozzese ed i sondaggi propendono per un furioso testa a testa. Vedremo come finirà. Se dovesse affermarsi con nettezza la tesi unionista (con uno scarto di almeno 8-10 punti percentuali) la questione sarebbe chiusa. Ma se la tesi indipendentista dovesse essere sconfitta per pochi voti, il problema sarebbe destinato a riproporsi dopo breve tempo e, pertanto si aprirebbe un periodo molto complesso di grande instabilità. Ma qui facciamo l’ipotesi che, per poco o per molto, vincano i si all’indipendenza: quali conseguenze avrebbe la cosa?

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Nomine Ue: Renzi ha ragione. Sono dalla sua parte!

Sono spesso accusato di prevenzione nei confronti del Presidente del Consiglio Renzi, di critiche astiose e pregiudizi, di gratuita ostilità. Non è vero, sono accuse ingiuste ed oggi ve lo dimostro, esprimendo il mio plauso per le scelte lungimiranti del governo italiano  in materia di nomine Ue. Diamo a Renzi quel che è di Renzi. Il punto, come si sa, è quello della candidatura della Mogherini come Alto Rappresentante per la Politica Estera e la Sicurezza della Ue (meglio noto come “mister Pesc”) faziosamente osteggiata da molti membri dell’unione stessa. E invece, come dimostrerò, questa è la scelta più saggia ed opportuna.

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Ucraina: Merkel e Hollande sono complici dei criminali di Odessa

Prima di ogni commento sulla situazione ucraina, penso sia doveroso offrirvi in visione queste breve documentario, che dimostra come sia falsa la versione ufficiale, che sostiene essere stato un incendio la causa della morte di 46 russi, che erano fra quelli rifugiati nella casa dei sindacati ad Odessa:

Non è stato un incendio più o meno fortunoso. E’ stato un crimine di massa contro i civili, perpetrato dalle squadracce neo naziste che, ormai, hanno preso la mano a tutti gli altri in Ucraina.

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