Tag: turchia

Che succede nell’Isis?

Il 1° maggio,  “The Guardian” annunciava che Abu Bakr Al Baghdadi, Califfo dello Stato Islamico (Isis) sarebbe stato colpito nel corso di un bombardamento americano accaduto in marzo. A causa della serietà delle ferite alla schiena, non sarebbe stato in grado di reggere il califfato, per cui sarebbe stato sostituito dal suo vice Abu Alaa al-Afri, un professore di fisica membro della prima ora dell’Isis. E questo avrebbe spiegato l’assenza di Al Baghdadi dalla scena pubblica che durava da diverse settimane.

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Ucraina, che succede?

Da diversi mesi è andata scemando l’attenzione verso la situazione ucraina, quel che ha ingenerato nell’opinione pubblica l’idea che un qualche accomodamento stia maturando nei fatti e che la crisi abbia imboccato la via di una soluzione. Niente di più sbagliato: in questi mesi le cose non hanno fatto che peggiorare, anche se i combattimenti sono momentaneamente diminuiti di numero ed intensità, rispetto alla fase precedente.

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Il Papa, gli Armeni e la Turchia.

Molti giornali hanno presentato la dichiarazione sul genocidio armeno come la “Ratisbona di Francesco”, alcuni sottintendendo con compiacimento che è la prima “scivolata” di questo pontificato, altri per dire che, al di là delle caratteristiche personali del Papa, la geopolitica vaticana non cambia e non può che essere antislamica. Una lettura totalmente sbagliata e fuorviante che si ferma alle somiglianze superficiali delle cose.

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Guerra all’Isis: i conti che non tornano

Che strana guerra questa al Califfato! Non si capisce se qualcuno la sia combattendo, curdi a parte. In primo luogo pare che le intelligence di tutto il Mondo stiano dormendo. Avarissime le informazioni sulla composizione del gruppo dirigente, sulla situazione interna alle zone occupate, ma, durante l’offensiva verso Mossul, si era parlato di circa 30.000 uomini armati con quanto avevano rastrellato durante la guerra in Siria.

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#SaveKobane

Alcuni amici mi segnalano questa campagna che sostengo con convinzione ed invito tutti a diffondere attraverso i social network. A.G.

#SaveKobane

Nasce la rete spontanea #SaveKobane per sostenere la resistenza di Kobane e sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto sta accadendo.

A Kobane – città siriana a maggioranza curda – si resiste contro l’ISIS da più di trenta giorni. Le bandiere nere dello Stato Islamico si sono arrestate grazie alla resistenza del popolo curdo, che ha organizzato una lotta con una forte partecipazione femminile contro il fondamentalismo islamico. Il popolo curdo ha organizzato negli ultimi due anni forme innovative e progressiste di autogoverno, nel difficile contesto della guerra civile siriana, creando un’area “di pace”, indipendente tanto dal governo di Assad quanto dall’opposizione islamica e estremista.

Oggi c’è bisogno del nostro supporto affinché Kobane non sia più isolata.

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Che succede in Turchia? Chi è Fetullah Gulen, il più grande nemico di Erdogan?

In Turchia sono giorni molto particolari e lo scandalo corruzione penso sia solo la punta di un iceberg molto più grosso, che riguarda gli interessi strategici ed energetici in gioco in tutta la regione e gli equilibri del Medio Oriente. Un amico (che ringrazio vivamente) mi ha segnalato questo articolo, apparso alla fine di dicembre in inglese a firma di Suzy Hansen, che fornisce una serie di informazioni molto interessanti su alcuni retroscena della vicenda. Ringrazio vivamente Kristian Tarussio, dell’Associazione Lapsus, che ha curato la traduzione dell’articolo che vi propongo di seguito.

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Siria: la cosa sbagliata al momento sbagliato, nel modo sbagliato

Mentre scriviamo il raid anglo americano sulla Siria è annunciato ma non ancora iniziato, ma già è possibile fare qualche considerazione. E’ sempre difficile dire cosa si può fare in casi disperati come quello siriano. Da due anni era in corso una insopportabile mattanza della popolazione civile e qualcosa occorreva fare, ma quello che si prepara sembra la cosa sbagliata, nel momento sbagliato, nel modo sbagliato. In primo luogo, è inaccettabile che ad intervenire sia, una coalizione (per la verità, una mini-coalizione) di “volenterosi”, cioè la solita accoppiata Usa-Uk, e senza nemmeno uno straccio di risoluzione Onu, che autorizzi questo intervento. E questo lo capisce perfino la Bonino che non è esattamente Camillo Benso di Cavour.

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Tira proprio una brutta aria…!

Cappuccino, brioche e intelligence n°33

Spigolando sui giornali delle ultime due settimane:

1- L’università militare tedesca ha approntato un piano per il caso in cui la Germania dovesse decidere un repentino passaggio dall’Euro ad altra moneta (il Marco? il Neuro?). Si sa che gli stati maggiori militari -e le loro accademie- spesso elaborano piani teorici con l’augurio di non doverli mai mettere in pratica e che, nella grandissima maggioranza dei casi (per fortuna) restano sulla carta. Dunque, anche questo potrebbe essere (e ce lo auguriamo) uno di quei piani. Però la notizia merita di essere commentata per due ottime ragioni: primo, perchè la semplice notizia dell’apprestamento di un piano del genere ha in sè un notevole  potere di dissuasione nei confronti dei riottosi alleati europei, destinato a pensare nelle trattative in corso. Ed il semplice fatto che essa sia stata fatta filtrare fa pensare esattamente questo.

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