Perché la sinistra non capisce niente di fisco. Il caso delle tasse sulla casa.
C’è un tema costantemente assente dai dibattiti nella sinistra: quello del fisco e quando se ne parla sarebbe stato meglio che non se ne fosse parlato.
C’è un tema costantemente assente dai dibattiti nella sinistra: quello del fisco e quando se ne parla sarebbe stato meglio che non se ne fosse parlato.
Da New Delhi, Daniele Pagani. Delhi, sessione estiva del parlamento: il governo Modi incassa una netta vittoria politica e, nonostante i numeri sfavorevoli alla camera alta, riesce a far approvare lo Undisclosed Foreign Income and Assets (Imposition of Tax) Bill.
Consentendo a chiunque di spostare i suoi capitali in giro per il mondo, è subito nato il grosso problema della doppia tassazione: il signor Smith è cittadino americano, ma ha investito in azioni di una società indiana, che ha depositato presso una banca svizzera, dove ha anche un cospicuo conto in denaro liquido, a chi deve pagare le tasse?
Per quanto possa sembrare scandaloso al lettore europeo, la legislazione americana prevede una tassazione “regressiva” sul reddito, per cui i lavoratori dipendenti pagano le tasse per una aliquota del 35% mentre i redditi superiori al milione di dollari annuo pagano il 15% (1). Questo in ossequio al mantra neo liberista, per cui sono i ricchi a consumare ed investire, quindi devono pagare meno tasse degli altri, perchè così investono e stiamo meglio tutti.
Berlusconi chiede l’immediata abolizione dell’Imu. Insorge Monti ed il suo partito Bce, dicendo che sarebbe una catastrofe. Letta annuncia di volerla abolire. I ministri Pd dicono una cosa, poi la smentiscono, poi forse si tratta solo di una sospensione: l’importante è che confermino nella testa della gente l’idea della sinistra come partito delle tasse. Altrimenti come si fa a perdere le elezioni? Interviene anche la Camusso, (una che ha la simpatia di un doberman e la cultura del Trota) e si schiera anche lei per il mantenimento dell’Imu, salvo che proprio per gli indigenti o quasi.
Va bene, entriamo nel merito.
Una campagna elettorale diversa
Molti, in questa campagna elettorale, lanciano la proposta di un’ imposta straordinaria patrimoniale, ma si guardano bene dal precisare cosa intendono per patrimoniale. Come se l’espressione avesse un significato univoco ed ovvio, non bisognoso di precisazioni. E invece, chiediamoci: la patrimoniale serve o no? Ed a cosa? Ma, soprattutto, che intendiamo per patrimoniale e patrimonio?
Mario il Grigio ha assicurato che, con le sue liberalizzazioni, ha sconfitto i “poteri forti”, libererà gli italiani dalle tasse occulte e (udite, udite!) il Pil italiano, nei “prossimi anni aumenterà del 10%. Queste non sono dichiarazioni; questi sono i fuochi d’artificio della notte di Capodanno! Vediamo.
a- così apprendiamo che i “poter forti” in questo paese sono taxisti, farmacisti, avvocati e via di questo passo. Noi credevamo che i “poteri forti” fossero le banche, le multinazionali, il Vaticano, la Nato e invece… d’ora in poi, quando prendete un taxi o entrate in farmacia fatelo con circospezione: avete a che fare con un uomo dei poteri forti!
Come sempre nei periodi di crisi, si è riaffacciato il tema della tassa sul patrimonio; Rifondazione Comunista, ad esempio, ha lanciato un appello (un vero catalogo di luoghi comuni da bar dello Sport) nel quale si legge:
<<Noi proponiamo una politica economica rovesciata, a partire da:
Tassa sui grandi patrimoni al di sopra del milione di euro.
Lotta all’evasione fiscale, facendo pagare per intero le tasse a chi ha usato lo scudo fiscale
…. Dimezzare gli stipendi delle caste e mettere un tetto agli stipendi dei manager>>
A parte la questione degli stipendi ai manager su cui torneremo, occupiamoci della patrimoniale proposta come simbolo di giustizia sociale che chiede di più a chi ha di più.
Ma è proprio vero che le cose stiano così?
Intendiamoci, il principio, in generale, è sacrosanto e tanto più in un’epoca come la nostra nella qualche c’è chi ha accumulato ricchezze spaventose che vanno colpite senza esitazione; il problema riguarda la fattibilità della cosa.