Tag: stragi

Ma chi e perché resiste all’apertura degli archivi?

Al di là del carattere più o meno elettorale della sortita renziana, conviene fare qualche considerazione più generale sull’apertura degli archivi dei servizi, delle forze di polizia e di “tutte le amministrazioni dello Stato” (Ministero degli Esteri? Del Commercio con l’Estero? Banca d’ Italia? Banche pubbliche ed enti a Ppss del tempo? Dove ci fermiamo?) e sugli interessi che si scontrano intorno a questo nodo. Quando si parla di archivi di polizia e servizi, subito la mente va alle stragi ed al terrorismo. Ma, a costo di dare una grave delusione a chi mi legge e spera nella “grande rivelazione”, questa è, probabilmente, la parte meno rilevante e quella che spiega meno le tenaci resistenze che si oppongono all’apertura degli archivi.

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Lo “spostato” non fa più notizia

Hyvinakaa, Finlandia, cecchino 18enne spara all’impazzata sulla folla ed uccide due persone (anche esse 18enni) e ne ferisce altre sette, poi si arrende.

Ovviamente, il gesto di un folle:

“La Repubblica” del 27 maggio 2012, pag  18 pezzo di taglio baso su 6 colonne su 78 righe

“Corriere della sera” p. 21, pezzo taglio basso, titolo 7 colonne, 108 righe

“Sole 24ore”  pag. 9, breve titolo su 1 colonna  21 righe.

Sui rispettivi siti la notizia è comparsa il 26 maggio ed ha resistito 24 ore.

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Caro Battista, io non dimentico Pasolini…

riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento di Francesco “Baro” Barilli

Caro Battista, io non dimentico Pasolini


Il 27 luglio, sul Corriere della Sera, Pierluigi Battista ha invitato i suoi lettori a dimenticare il Pasolini di “Io so”. Lo conforto: gli italiani non hanno bisogno di simili inviti, già da soli sono bravi a dimenticare i propri intellettuali. Al massimo ne salvano qualche citazione, buona per fare bella figura in un salotto, e tanto basta. L’invettiva di Pasolini di fronte alle stragi di quegli anni (ne sarebbero seguite altre dopo l’articolo del poeta e dopo la sua morte) costituirebbe secondo Battista “l’espressione del peggiore Pasolini, l’esaltazione meno sorvegliata dei vizi che hanno devastato la fibra etica del ceto intellettuale italiano”. Ma soprattutto, sempre secondo la stessa fonte, nelle parole di Pasolini “la ricerca empirica delle prove, e persino degli indizi, diventava esercizio ingombrante, fatica superflua”.

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