Tag: storia contemporanea

La Guerra economica: problemi e prospettive


Venerdì 9 maggio ho tenuto una lezione all’interno del laboratorio “Crisi e conflitti nel ’900” curato dall’Associazione Lapsus all’Università Statale dal titolo “La Guerra economica: problemi e prospettive”. Per chi fosse interessato è già disponibile il video della lezione (vi consiglio di visionare anche gli altri contenuti nella playlist) e segnalo anche un mio saggio di alcuni anni fa, ma ancora attuale, dedicato ad una analisi su “Ipercapitalismo Finanziario e intelligence”. Buona visione!

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Contro la legge sul negazionismo

La SISSCO è la Società italiana per lo studio della Storia Contemporanea. Penso sia urgente intervenire su questa ennesima legge orripilante sul negazionismo e devo dire che all’interno della Società si è subito sviluppato un dibattito di cui renderò conto ai lettori.
Aldo Giannuli

Di nuovo la legge sul negazionismo: una lettera aperta agli amici della SISSCO.

Cari amici,

senza che si sia data alcuna pubblicità ai lavori precedenti (e, tantomeno, senza consultare la nostra associazione che riunisce la quasi totalità dei contemporaneisti italiani), il Senato sta approvando la legge che istituisce il reato di negazionismo. Se ne parlò 6 anni fa (con il ddl Mastella) e la cosa dette luogo ad un vivacissimo dibattito, sul sito della Sissco, nel quale prevalsero nettamente i pareri negativi.

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Una idea della Storia dura a morire

C’è una idea dura a morire – e che riecheggia in molti interventi variamente modulata- per la quale la Storia è una specie di ancella della politica cui spetta essenzialmente un ruolo di fiancheggiamento propagandistico finalizzato a tenere serrate le fila e, possibilmente, a reclutare consensi nel campo altrui.
Naturalmente, non ci è ignoto che la storia ha un ruolo importante nel definire identità collettive, giustificare aspettative, fissare confini ecc., ma questo si colloca ad un livello più alto della propaganda e soprattutto della propaganda spicciola per cui facciamo l’elenco dei rispettivi crimini ed orrori. Per inciso: se la mettiamo sul piano di chi ha fatto più massacri ed affini, nessuno se la passa tanto bene: i nazisti hanno ottime probabilità di arrivare primi, ma cristiani, comunisti, liberali, legittimisti ecc. non è che si collochino tanto più in basso e neppure socialisti ed anarchici (che presumibilmente occuperebbero i gradini bassi della scala) andrebbero del tutto esenti da qualche ricordo sgradevole.

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Risposta a Goffredo sulla Storia

Goffredo Adinolfi, che fa lo storico come me, mi obbliga a dare una risposta alle sue osservazioni su storia, ideologia, avalutatività ecc.
Partiamo da una cosa: Bidussa non faceva alcun riferimento all’influenza del Pci sulla nascita della storia contemporanea (anche se il suo pezzo si inseriva oggettivamente nel dibattito aperto da Gilda Zazzara con il suo recente “La storia a sinistra”, ampiamente recensito da Paolo Mieli con i toni abituali), ma faceva un discorso più ampio.
D’altra parte è noto a tutti gli addetti al mestiere che il primo ordinario di storia contemporanea fu  il repubblicano Giovanni Spadolini, che il raggruppamento concorsuale fu costituito essenzialmente ad opera di Renso De Felice (che non era più comunista da un pezzo e che i concorsi per ordinario erano oggetto di una spartizione partitica alla quale partecipavano voluttuosamente anche repubblicani, socialisti e democristiani sia di destra che di sinistra.

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Dopo lo Choc della Globalizzazione serve una Storiografia Mondiale

David Bidussa (Corriere del 30 giugno) ha ricordato che la storia contemporanea italiana è nata dallo stretto rapporto fra storiografia e politica. Una stagione conclusa, che ha avuto il vizio ideologico d’origine, ma ha lasciato notevoli eredità culturali. Fin qui non si può che essere d’accordo. Ciò che non convince è la conclusione: consumato il divorzio fra storia e politica, agli storici non resterebbe che preparare gli insegnanti per i nostri figli. Quello che, pensiamo, stia finendo è il legame degli storici con le direzioni dei partiti  -e meno male!- ma il rapporto fra storia e politica è vivo e vegeto e passa per altri canali, come i mass media, i think thank, i centri sperimentali ecc.

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