Con sempre grande piacere ed interesse vi propongo un nuovo articolo di Steven Forti da Barcellona. Buona lettura! A.G.
Alla fine dell’estate del 2012, alla crisi economica e sociale che stava colpendo duramente la Spagna si è sommata la crisi territoriale: l’11 settembre, festa nazionale catalana, un milione di persone invasero pacificamente le strade di Barcellona chiedendo che la Catalogna diventasse “un nuovo Stato d’Europa”.
Torna a scriverci dalla Spagna l’amico e brillante studioso Steven Forti, di cui avevamo proposto alcuni mesi fa, la recensione del suo recente libro su Ada Colau a Barcellona. Seguitelo nelle sue molteplici esperienze culturali, buona lettura e grazie a Steven! A.G.
La situazione politica spagnola dell’inizio di questo 2017 è ben diversa da quella di solo un anno fa. A gennaio del 2016 Mariano Rajoy sembrava un cadavere politico. In pochi scommettevano sul leader del Partito Popolare (PP): una formazione, colpita da continui scandali di corruzione, che aveva perso più di 3,5 milioni di voti nelle elezioni di dicembre 2015. Un governo di coalizione a sinistra non sembrava solo un miraggio – con Podemos che aveva superato il 20% e aveva mancato di un soffio il sorpasso ai socialisti – e la possibilità di mandare all’opposizione il PP e di aprire una nuova tappa per la Spagna era condivisa da gran parte della popolazione.
Steven Forti, che molti di voi hanno imparato a conoscere recentemente sul nostro sito e su altri con i suoi ottimi servizi dalla Spagna, ha scritto per noi in seguito alle recenti elezioni spagnole. Lo ringrazio molto per l’articolo e la puntualità con cui segue l’attualità spagnola e vi ricordo il suo libro, “Ada Colau. La città in comune”, recentemente recensito anche sul nostro sito. Buona lettura! A.G.
1. Il bipartitismo non è morto.
Le elezioni spagnole del 26 giugno rafforzano i partiti dell’establishment. Il Partido Popular (PP) è il vero vincitore di questa tornata elettorale: guadagna quasi 700 mila voti rispetto ai comizi di dicembre e con il 33% porta al Congreso di Madrid ben 137 deputati. Il Partido Socialista Obrero Español (PSOE) regge il colpo e, con il 22,7% dei voti e 85 deputati, mantiene la seconda posizione, anche se perde 120 mila voti e 5 deputati rispetto a dicembre, ottenendo il peggior risultato di sempre. Per quanto in crisi, dunque, i partiti tradizionali hanno dimostrato di avere delle strutture solide che non si sono sfaldate ed il bipartitismo, dato per morto e sepolto più volte, non è andato in frantumi. Al contrario, si è rafforzato, passando dal 50,7% al 55,7%, un dato in controtendenza rispetto agli ultimi anni.
“Ada Colau. La città in comune” di Giacomo Russo Spena e Steven Forti è un libro efficace, utile ed entusiasta.
Efficace, perché la collaborazione tra i due autori, Giacomo Russo Spena e Steven Forti, funziona molto bene. Il libro, che ricostruisce la storia politica di Ada Colau, sindaca di Barcellona dal 13 giugno 2015, si legge con grande facilità senza per questo essere banale; è essenziale, ma per nulla superficiale.
Da Barcellona, Steven Forti. * Il testo qui proposto è una versione aggiornata di due precedenti articoli, “Spagna 1914-2014, Grande Guerra e non solo”e“Il Tricentenario catalano (1714-2014)”, pubblicati su E-Review, n. 2, 2014.
Per quanto molto diverse tra loro e con un taglio differente – celebrativo, memorialistico o storico – le iniziative legate al centenario della Grande Guerra stanno riempiendo l’Europa. Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, Austria… Perfino in Portogallo.
Da Barcellona, Steven Forti. In Spagna tira aria di Tangentopoli. Indagini, soffiate e arresti legati alla corruzione del sistema politico occupano le prime pagine di tutti i giornali. Non pochi libri sono stati pubblicati recentemente sull’argomento. Un paio di settimane fa sono usciti contemporaneamente “El fango. Cuarenta años de corrupción en España” dell’ex magistrato Baltasar Garzón e la traduzione de “La casta” di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo. È solo un caso?
Da Barcellona, Steven Forti. Questo 2015 è un anno chiave per il futuro della Spagna. Gli appuntamenti elettorali si susseguono l’uno all’altro. Non ci sarà mai sosta: il 22 marzo si vota in Andalusia, il 24 maggio si terranno le comunali e le regionali (in 13 regioni su 17), il 27 settembre si vota in Catalogna e, infine, a novembre presumibilmente (ma Rajoy potrebbe cercare di guadagnare qualche mese e convocare le elezioni a gennaio) ci saranno le politiche generali. Il panorama, molto incerto fino a poche settimane fa, sta poco a poco prendendo forma. Vediamo più nel dettaglio che cosa è successo negli ultimi mesi.
Il mese scorso Martino Iniziato ha tracciato su questo blog un bilancio preoccupante di quel che rimane della stampa di sinistra italiana. Tra testate che chiudono (“L’Unità”, “Europa”) o che sono in grave crisi e a rischio di chiusura (“Pagina99”, “Il manifesto”) la situazione è piuttosto deprimente.
Martedì 8 dicembre all’Universidade Nova de Lisboa si è tenuto un seminario sul linguaggio politico di Pablo Iglesias. Lo stesso giorno è uscito in Italia “Podemos, la sinistra spagnola oltre la sinistra”, un libro dei giornalisti Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena. Semplice casualità? Certo. Ma questi due fatti dimostrano una cosa: Podemos non è solo un fenomeno spagnolo, ma sta diventando un fenomeno di interesse internazionale.