Tag: speculazione finanziaria

Crisi: è in arrivo la terza ondata.

Il periodo di relativa tregua della crisi finanziaria volge al termine dopo circa tre anni. E’ stato poco più lungo del precedente (durato dal tardo 2009 a metà 2011) e questo ha suggerito l’illusoria convinzione che si fosse avviata una uscita dalla crisi, pur se lenta e graduale. La speranza era che l’inondazione di liquidità delle banche centrali facesse da volano agli investimenti nell’economia reale, con conseguente aumento dell’occupazione e, quindi, dei consumi.

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Patria o Buitres: la prima volta e’ una tragedia, la seconda, forse, una farsa.

Non c’è dubbio che l’avvio della collaborazione con Dario Clemente dall’Argentina sia stata una coincidenza molto fortuita e positiva, alla luce delle notizie significative di questi giorni dal continente sud-americano. Dopo l’interessante pezzo della scorsa settimana sulla partecipazione di Russia e Cina al sesto meeting BRICS, Dario ci scrive oggi a proposito dello spauracchio del default argentino di questi giorni. Cosa c’è dietro? Buona lettura!

Patria o Buitres: la prima volta e’ una tragedia, la seconda, forse, una farsa.

Dall’Argentina, Dario Clemente.

Gli ultimi tre-quattro giorni a Buenos Aires si sono vissuti con il fiato sospeso: uno spettro cupo ha contribuito a guastare il cielo sopra la capitale. Ha la forma di un avvoltoio e si chiama “default selettivo”, ma nessun aggettivo puo’ attenuare la carica esplosiva del termine, che 13 anni fa ha significato l’inizio di una delle crisi finanziare ed economiche piu’ devastanti nella storia moderna. Il panico si e’ diffuso assieme ai quotidiani mercoledi’ 30 luglio, quando era chiaro che i colloqui diretti tra il ministro dell’economia argentino Axel Kicilof e il mediatore Daniel Pollack, rappresentante di alcuni hedge fund statunitensi, non erano andati a buon fine.

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Via l’Imu dalla prima casa, ma quadruplichiamola per gli stabili sfitti

Una campagna elettorale diversa.

L’Imu pare che non l’abbia voluta nessuno: Monti dice che era necessaria ma ora la abbasserebbe, Berlusconi non sapeva cosa fosse fino a quando il suo commercialista non gli ha fatto vedere il conto di quello che c’era da pagare per le sue ville sparse nel mondo; Bersani, poi, quando sente Imu ha reazioni allergopatiche. Va bene: vuol dire che ce la hanno portata i marziani, però, visto che siamo tutti d’accordo sulla sua indesiderabilità, non dovrebbe essere difficile trovare un’intesa e liberarcene. O no?! Però la cosa potrebbe creare qualche problema di cassa, visto che ormai è nel conto delle entrate e bisognerà pur sostituire in qualche modo quello che verrà meno. A guardarla bene, l’Imu non è altro che una mini-patrimoniale (e neanche tanto mini, se vogliamo) quindi può anche essere usata come elemento di riequilibrio del carico fiscale fra chi ha e chi non ha. E, dunque, è evidente che va immediatamente abolita -e senza discutere- sulla prima casa.

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Monti: che aspetta ad andarsene?

Rare volte, in politica, è stato possibile assistere ad un fallimento più pieno, palese e veloce di quello che sta accadendo al governo Monti.
Doveva essere il governo dei tecnici puri, insensibili alle ragioni politiche e si è dimostrato in tutto (non solo in economia, ma anche in materie come la giustizia o i diritti civili) un governo di destra. Doveva essere un governo dei “competenti”, la crema dell’intellighenzia manageriale, amministrativa, diplomatica e si sta dimostrando un governo di cialtroni incompetenti senza pari. Pensate alla figuraccia della Fornero sugli esodati che, per di più, anzicchè prendere il primo aereo per il Tibet, dove ritirarsi in solitaria  meditazione cercando di farsi dimenticare, si scaglia contro i dirigenti dell’Inps meditando di cacciarli perché hanno osato smentirla dati alla mano. Doveva essere il governo del risanamento dell’economia: lo spread è risalito poco sotto i 500 punti, la fracassata di tasse ha messo a terra famiglie e aziende inasprendo la recessione e, come beffa finale, l’aumento di 1 punto dell’Iva ha causato un introito complessivo di tasse inferiore di tre punti all’anno prossimo. Verrebbe da dire a Monti: ma dove hai studiato economia?

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Caro Presidente Napolitano, a proposito di speculatori ed evasori

Abbiamo letto con interesse la Sua ultima esternazione nella quale Ella ha sostenuto che speculatori ed evasori sono elementi antisociali che non meritano questo paese: perfetto! Ma vorremmo capire meglio il Suo pensiero. Partiamo da un problema: per definire qualcuno speculatore o evasore è necessario che compia reati o ci sono comportamenti che, pur legalmente ammessi, hanno in sè caratteristiche di antisocialità?  Pensiamo che il riferimento fosse al secondo caso. In effetti, dire che, chi compie un reato a fini di lucro, è un elemento antisociale è una ovvietà: come dire che l’acqua è bagnata. E con i criminali le invettive servono a poco: se l’immagina quale sarebbe la reazione di un mafioso se gli dicessimo: “sei un anti sociale e non ti meriti questo Paese”? Se ne farebbe un baffo. In questo caso la questione andrebbe posta, semmai, sul piano  di quali misure repressive assumere per stroncare il fenomeno.

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Il mio nuovo libro: “Uscire dalla crisi è possibile”

Cari amici,

il 5 aprile è uscito in libreria il mio nuovo libro, “Uscire dalla crisi è possibile” (Ed. Ponte alle Grazie), nel quale riprendo le cose dette in “”2012 la grande crisi”, le aggiorno e passo in rassegna una serie di proposte. Questo è un libro un po’ diverso dagli altri: diciamo che ha un taglio più direttamente politico. Spesso alcuni interventori di questo blog mi hanno chiesto: “Ma tu cosa faresti?”. Insomma mi si è implicitamente rimproverato di aver accentuato l’aspetto negativo delle critiche alle politiche seguite dai governi ed alle scelte della finanza, ma senza proporre nulla in positivo. Con questo libro accetto la sfida ed avanzo un ventaglio di proposte. Diverse non sono mie: le riprendo da altri autori come Gallino, Morin, Amato-Fantacci, Brancaccio ecc. Ci ho ragionato su, cercando di collegarle in un tessuto coerente, connettendo tutto all’aspetto più propriamente politico (o se preferite geopolitico) che questi autori non considerano ed aggiungendo alcune proposte mie. Offro queste riflessioni al dibattito, nella speranza che possano contribuire –pur se in piccola parte- a far uscire la sinistra dall’attuale situazione di forte incertezza e di debolezza analitica sulla crisi.

Qui potete leggere l’indice del volume.

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Rating, euro ed Usa: qualche puntualizzazione

Mettiamola così: gli americani non sono interessati ad abbattere l’Europa, anzi, sono interessati al contrario, i cinesi ed i russi lo sono meno che meno, i giapponesi hanno le loro grane, eppure all’improvviso i titoli europei hanno iniziato a ballare la tarantella e le agenzie di rating (che, come è noto, sono osservatori del tutto disinteressati) hanno dovuto –con grande dispiacere- declassare quei titoli per seguire le tendenze di milioni di piccoli investitori che, tutti insieme ed all’improvviso, si sono accorti delle fragilità del debito europeo e lo hanno fatto sistematicamente, come da manuale: prima Grecia, poi Portogallo, Spagna, Italia, Francia, Olanda, Austria, Finlandia. E’ il mercato bellezza!
O se preferite, è tutto un complotto dell’Isola di Man che vuole imporre la “Sterlina di Man” al resto d’Europa.
Va bene così? C’è qualcuno che è disposto a credere a queste spiegazioni?

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La marcia ad est della Germania

La mia ipotesi di una prossima uscita della Germania dall’Euro ha trovato increduli alcuni lettori di questo blog, che hanno creduto di leggervi un eccesso di immaginazione da parte mia. Per la verità, non ho immaginato niente e il graduale allontanamento della Germania dai suoi partner europei è un fatto osservato da tempo da diversi commentatori, così come l’ipotesi di sdoppiamento dell’Euro caldeggiata anche da economisti italiani come Luigi Zingales. Dunque, non ho il merito di aver “scoperto” questa tendenza. Il punto è quello di capire dove può portarci.

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