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Spagna: è iniziato l’anno del cambiamento

Da Barcellona, Steven Forti. Questo 2015 è un anno chiave per il futuro della Spagna. Gli appuntamenti elettorali si susseguono l’uno all’altro. Non ci sarà mai sosta: il 22 marzo si vota in Andalusia, il 24 maggio si terranno le comunali e le regionali (in 13 regioni su 17), il 27 settembre si vota in Catalogna e, infine, a novembre presumibilmente (ma Rajoy potrebbe cercare di guadagnare qualche mese e convocare le elezioni a gennaio) ci saranno le politiche generali. Il panorama, molto incerto fino a poche settimane fa, sta poco a poco prendendo forma. Vediamo più nel dettaglio che cosa è successo negli ultimi mesi.

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Podemos: fenomeno internazionale?

Martedì 8 dicembre all’Universidade Nova de Lisboa si è tenuto un seminario sul linguaggio politico di Pablo Iglesias. Lo stesso giorno è uscito in Italia “Podemos, la sinistra spagnola oltre la sinistra”, un libro dei giornalisti Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena. Semplice casualità? Certo. Ma questi due fatti dimostrano una cosa: Podemos non è solo un fenomeno spagnolo, ma sta diventando un fenomeno di interesse internazionale.

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Catalogna verso l’indipendenza? La storia dell’ultimo biennio (2012-2014)

Leggi anche la prima puntata: La questione catalana e la crisi spagnola

Non è possibile comprendere ciò che sta succedendo in Catalogna estrapolando la questione catalana dalla situazione di crisi generale che sta vivendo la Spagna in questo ultimo lustro. Anche perché i dati macro e micro dimostrano che la Catalogna è stata colpita tanto quanto la Spagna dalla crisi economica e che le ricette applicate per “uscire dalla crisi” dal governo regionale catalano – guidato dal conservatore Artur Mas dal novembre del 2010 – sono state le stesse applicate poi da Rajoy e sono iniziate ancora prima.

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La questione catalana e la crisi spagnola

Con estremo piacere torno ad ospitare sul sito un contributo di Steven Forti, da Barcellona, che invito tutti a leggere perchè di assoluto valore ed interesse, in particolare in giorni decisivi per le questioni catalane e scozzesi. Grazie a Steven per la collaborazione e buona lettura! A.G.

Oggi la Catalogna torna a fare notizia. Anche sui giornali italiani. Come negli ultimi due anni, anche questo 11 settembre una grande manifestazione occuperà il centro di Barcellona. L’11 settembre è la Diada, la festa nazionale catalana. È una festa molto particolare perché non si celebra una vittoria, ma una sconfitta: la caduta di Barcellona che, in quello stesso giorno del lontano 1714, fu riconquistata, dopo quattordici mesi di assedio, dalle truppe spagnole del duca di Berwick. Atto che pose fine alla guerra di successione spagnola.

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Spagna, tra la crisi e la speranza

Con estremo piacere torno ad ospitare sul blog un articolo dell’amico Steven Forti, ormai trapiantato a Barcellona ed attento e acuto osservatore della realtà spagnola, che sta attraversando in questi mesi non poche interessantissime novità. Steven ha tra l’altro da poco pubblicato un nuovo libro, “El peso de la nación. Nicola Bombacci, Paul Marion y Óscar Pérez Solís en la Europa de entreguerras” per cui gli faccio i migliori auguri di un chiaro successo. Buona lettura!

di Steven Forti
(ricercatore presso l’Instituto de História Contemporanea dell’Università Nova di Lisbona e presso il CEFID dell’Università Autonoma di Barcellona)

È un momento particolare quello che sta vivendo la Spagna. Senza ombra di dubbio. All’inizio di giugno ha abdicato il re Juan Carlos I, che aveva giurato di rimanere in sella fino alla fine dei suoi giorni. Il governo catalano, guidato dal neoliberista Artur Mas, ha indetto un referendum per l’indipendenza della Catalogna, che si dovrebbe celebrare il prossimo 9 novembre, per quanto il governo di Madrid si sia arroccato su una posizione di intransigente difesa dell’unità della nazione spagnola. 

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Spagna: verso un’altra primavera calda (ma non abbastanza)

Con grande piacere ed interesse, ospito questo nuovo contributo di Steven Forti da Barcellona, che ci permette uno sguardo approfondito sulla Spagna, di cui davvero troppo poco si sa in Italia.

Qualche mese fa scrivendo sulla situazione spagnola mi domandavo se era corretto parlare di un nuovo autunno caldo. (1) Scioperi, manifestazioni e proteste erano effettivamente all’ordine del giorno, però sembrava mancare qualcosa che permettesse un “salto di qualità”, dopo quell’iniziale tsunami dell’occupazione delle piazze del maggio del 2011. (2) La situazione è di continuo attivismo – si pensi che nella sola Madrid vi sono state una media di dieci manifestazioni al giorno nel 2012, il 74% in più rispetto all’anno precedente –, ma anche di una certa impasse, per quanto le condizioni – si sarebbe detto un tempo – erano propizie a uno sbocco “rivoluzionario” o a qualcosa di simile, adatto al tempo storico in cui stiamo vivendo. L’autunno (caldo, ma non troppo) è terminato. E l’inverno quasi. A che punto siamo arrivati e cosa ci aspetta per i prossimi mesi?

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