Tag: spagna

“Rivoluzioni colorate”: una riflessione

Riflettere sul complesso “arco di fenomeni” costituito dalle cosiddette “Rivoluzioni Colorate” (quelle succedutesi nei paesi dell’area ex-comunista e, quindi, le rivolte arabe, chiamate “colorate” perché associate ad un colore eletto simbolo delle proteste) è davvero difficile: già il solo costituirne un’unica categoria di eventi lontani tra loro nello spazio, nel tempo e nei contesti culturali potrebbe far gridare al “complottismo” mentre proprio la suggestione complottarda è ciò che dobbiamo scrollarci di dosso.

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Catalogna: le cause immediate oltre i luoghi comuni.

Come abbiamo detto, le aspirazioni indipendentiste sono di antica data ed in essa confluiscono l’anticastiglianismo di sempre, gli umori repubblicani, la memoria del franchismo, il disprezzo per i Borbone, la composizione sociale diversa dalle altre regioni spagnole e mille altre cose, ma esistono anche cause immediate che hanno fatto esplodere l’indipendentismo negli ultimi anni, in particolare fenomeni legati alla crisi iniziata circa 10 anni fa.

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Catalogna: cosa dice la Costituzione spagnola.

Su cosa si fonda giuridicamente il disconoscimento del referendum catalano da parte di Madrid? Conviene una lettura sistematica della Costituzione che, nel preambolo inizia con queste parole: “La nazione spagnola… proclama la sua volontà di:
….proteggere tutti gli spagnoli ed i popoli di Spagna nell’esercizio dei diritti umani nonché le loro culture, tradizioni, lingue ed istituzioni…”.

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Qualche riflessione sulle cause remote dei fatti di Catalogna.

Ringrazio tutti gli amici delle affettuose parole di bentornato rivoltemi e do seguito di una maggiore attenzione alla situazione internazionale.

La questione catalana sembra essersi impantanata, ma emergono i primi segni di cedimento del fronte indipendentista. Non sappiamo come andrà a finire, ma l’episodio ha comunque una sua gravità su cui conviene spendere qualche parola per capire come siamo arrivati a questa situazione e che lezioni trarne.

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Rajoy, rafforzato dalla crisi dei socialisti e dall’instabilità europea

Torna a scriverci dalla Spagna l’amico e brillante studioso Steven Forti, di cui avevamo proposto alcuni mesi fa, la recensione del suo recente libro su Ada Colau a Barcellona. Seguitelo nelle sue molteplici esperienze culturali, buona lettura e grazie a Steven! A.G.

La situazione politica spagnola dell’inizio di questo 2017 è ben diversa da quella di solo un anno fa. A gennaio del 2016 Mariano Rajoy sembrava un cadavere politico. In pochi scommettevano sul leader del Partito Popolare (PP): una formazione, colpita da continui scandali di corruzione, che aveva perso più di 3,5 milioni di voti nelle elezioni di dicembre 2015. Un governo di coalizione a sinistra non sembrava solo un miraggio – con Podemos che aveva superato il 20% e aveva mancato di un soffio il sorpasso ai socialisti – e la possibilità di mandare all’opposizione il PP e di aprire una nuova tappa per la Spagna era condivisa da gran parte della popolazione.

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Che previsioni possiamo fare sul futuro prossimo della Ue? Troppe bocce in movimento.

Mai come in questo momento è praticamente impossibile fare previsioni su quel che accadrà all’Europa nel giro di due anni. Si possono abbozzare dei ragionamenti su ogni singolo segmento della situazione, ma si tratterebbe di previsioni fragilissime, perché ogni singolo tratto interagisce con gli altri. Qui proviamo a puntare il riflettore su alcuni nodi che ci sono davanti.

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Una Tangentopoli spagnola?

Da Barcellona, Steven Forti. In Spagna tira aria di Tangentopoli. Indagini, soffiate e arresti legati alla corruzione del sistema politico occupano le prime pagine di tutti i giornali. Non pochi libri sono stati pubblicati recentemente sull’argomento. Un paio di settimane fa sono usciti contemporaneamente “El fango. Cuarenta años de corrupción en España” dell’ex magistrato Baltasar Garzón e la traduzione de “La casta” di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo. È solo un caso?

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