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La metamorfosi della magistratura e il tormentone delle toghe rosse. 2a puntata

Leggi la 1a puntata: Ma sono proprio le Toghe Rosse i nemici di Berlusconi?

Come si sa, la gens berlusconia indica nelle “toghe rosse” l’origine dei guai del Cavaliere. Il ragionamento è questo: negli anni settanta si affermò fra i magistrati una corrente di contestatori (Magistratura Democratica) che, in breve, divenne la longa manus del Pci nel potere giudiziario. Lentamente questa corrente ed i suoi amici nelle correnti confinanti, conquistarono le Procure della Repubblica e –complice il nuovo codice di procedura penale- sferrarono l’attacco che portò alla distruzione di Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli (i cinque partiti che assicurarono democrazia e benessere, ha detto di recente Berlusconi). Quella stessa corrente è poi passata all’attacco del Cavaliere nel momento in cui, con la sua “discesa in campo”, egli impedì la vittoria del Pds, che altri non era che il vecchio Pci travestito.

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Ma sono proprio le Toghe Rosse i nemici di Berlusconi? 1a puntata

Come ci aspettavamo tutti, Berlusconi ed i suoi hanno attribuito la conferma della condanna alla solita cricca di giudici sovversivi che lo odiano. L’argomento è logoro ed è facile smontarlo: i magistrati della Cassazione non erano affatto di sinistra ed, anzi, ce ne era qualcuno non distante dal suo ambiente. Insomma, è proprio sfortunato questo Cavaliere: c’è solo un piccolo gruppo di magistrati eversivi, ma li incontra tutti lui! In primo, secondo grado, Cassazione, sia per il processo Mills, che per quello Mediaset, o Ruby… Ma possibile che non gli capiti mai un magistrato normale? Ferrara parla di attentato alle libertà politiche (sempre da parte di una magistratura ideologizzata), Brunetta ripete ossessivamente “Ho paura…Ho paura!”: sembra Cocorito (Melopsittacus undulatus), la Santanchè  lancia lo slogan: “Siamo tutti pregiudicati!”. Non ancora signora, un po’ di pazienza…

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Bondi minaccia la guerra civile: ridiamoci su, ma, nel caso si facesse sul serio…

Non era difficile prevedere la mossa dei berluscones: grazia per il loro capo e “riforma” della giustizia tesa a bloccare i processi in corso. Quale è l’unica risposta decente da dargli? “Non se ne parla nemmeno”. Né per la grazia né per la “riforma” della giustizia.
Iniziamo dalla “riforma”: che il nostro ordinamento giudiziario non funzioni è cosa su cui non vale la pena di aggiungere parola, che occorra anche bastonare la corporazione giudiziaria sono anche d’accordo, ma non è cosa che si possa fare in compagnia di una ciurma al seguito di un delinquente. Prima il Pdl deve sparire e poi si può aprire questo discorso.

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Berlusconi, l’incompatibilità e le responsabilità dei suoi “oppositori”

Riflettevo in questi giorni sulla questione della ineleggibilità di Berlusconi e sulla proposta di “mediazione” fatta dal Pd (direi fuori tempo massimo: perché non ci hanno pensato in questi 20 anni?). Nel merito, posso ricordare un episodio di cui sono stato testimone. Nei primissimi del 1994, mentre si profilava lo scioglimento anticipato delle camere, ricordo di aver collaborato con l’allora deputato del Pds Nicola Colaianni a studiare l’ipotesi di sostenere l’incandidabilità di Berlusconi proprio in base alla legge del 1957 che regola le concessioni pubbliche. Dopo alcuni giorni, pur ritenendo che ci fossero margini per sostenere con successo la sua ineleggibilità, notammo che la legge non era univoca e si prestava ad un contenzioso, che non sarebbe stato possibile sostenere di fronte ad elezioni ormai incombenti, per cui Colaianni pensò di abbozzare una proposta di legge ad hoc e la sottopose all’allora segretario del partito Occhetto.

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Sentenza Ruby (seconda parte)

1. Non entro nel merito della sentenza, anche perché non ho il fascicolo processuale. So quello che ne hanno scritto i giornali, ma questo non basta. Il fatto è che, quando si tratta di processi politici che spaccano l’opinione pubblica, delle prove e degli indizi non importa un accidenti a nessuno. Gli avversari del processato sbraitano che di prove ce ne sono ad ufo e che l’uomo va impiccato per i piedi, mentre i suoi sostenitori si stracceranno le vesti dicendo che è “il funerale della giustizia”, perché si condanna uno innocente come Cristo senza  il briciolo di una prova. Ma se provate a chiedere agli uni e agli altri su cosa si basano le loro affermazione, state tranquilli che il 90% non ha la più pallida idea di cosa si sia detto in tribunale e che un altro 9% ha idee assolutamente confuse ed approssimative. Appunto perché nessuno si va a leggere le carte (peraltro poco accessibili) ed, al massimo, si è fatto una idea leggendo il giornale preferito.

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La strategia comunicativa di Berlusconi

Berlusconi è un Grande! Detesto dirlo, mi brucia lo stomaco e mi fanno male le dita mentre batto sulla tastiera che preferirei ingoiare, piuttosto che ammettere una cosa del genere, ma sono costretto a dichiararmi sconfitto ed ammettere che l’orrendo Cavaliere è un genio della comunicazione e tutti gli altri (Bersani, Monti ecc.), messi uno in collo all’altro, non gli arrivano al ginocchio.  Semplicemente, nessuno ha capito la sua strategia comunicativa e tutti la assecondano. Partiamo chiedendoci cosa vuol fare Berlusconi: il sogno proibito sarebbe vincere alla Camera (dopo di che lo vedremmo con ogni probabilità al Quirinale, con Monti a Palazzo Chigi), ma, nonostante tutto, credo che anche lui non ritenga la cosa probabile. Più concretamente, punta a rendere ingovernabile il Senato, impedendo la maggioranza Pd-Sel e rendendo Monti non determinante.

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La difficile partita del Quirinale

L’elezione del Presidente della Repubblica sarà il primo banco di prova su cui la (probabile, ma non sicura) maggioranza di sinistra si dovrà misurare. Come si sa, il collegio elettorale è composto da 630 deputati, 315 Senatori, più i 4 senatori a vita attuali, Napolitano (ma di solito il Presidente uscente non vota) e 58 delegati regionali, per un totale di 1008 elettori, la maggioranza richiesta nei primi tre turni è di 672 voti, dalla quarta in poi 505. Se la sinistra vincerà alla Camera (come ancora sembra…poi chissà), si aggiudicherà 340 seggi, cui dovrebbero sommarsi i 140-160 del Senato ed i circa 30 delle regioni (compresi Uv e Svp), ed un paio di  senatori a vita: per un totale di 513-533 “grandi elettori”: troppo pochi per i primi tre turni ma abbastanza per il quarto. Ma con un margine non gradissimo: al massimo di 25 voti, al minimo di 5. Probabilmente, intorno alla dozzina. E qui si aprono i problemi.

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Che farà Monti?

Come previsto, la ri-discesa in campo di Berlusconi ha immediatamente acceso le opposte tifoserie e fatto scattare il vecchio ritornello “Di qua o di là”. Ne riparleremo. Intanto dobbiamo ancora capire quali schieramenti si stanno formando e le dinamiche che ne deriveranno. Per ora ci limitiamo ad osservare che il tentativo di Berlusconi parte decisamente in salita: le reazioni internazionali sono ancora più negative del previsto ed, ancora, non si avverte una ripresa di simpatie per il Pdl: è probabile che i prossimi sondaggi segneranno un progresso del Pdl ma potrebbe trattarsi di segnali molto modesti, troppo limitati per invertire la tendenza alla dissoluzione. Questo ha una notevole importanza su quello che deciderà Monti, oggi pressato e strattonato fra l’ “Europa” (leggi Bce, mercati finanziari e governi europei), che gli chiede imperiosamente di buttarsi nella mischia, e Bersani che gli intima di restarne fuori, pena il veto del Pd per il Quirinale. E Monti deve decidere in 7-10 giorni massimo.

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Il caso Bisignani-P4

Sin dal giorno dell’arresto di Luigi Bisignani si è parlato di “caso P4”, con evidente riferimento alla P2 di Gelli cui, nel 2010, si dette un seguito (giornalistico) con la cd P3, una cricca di affaristi, faccendieri, politici e  magistrati dediti ad “aggiustare” sentenze e appalti. Per la verità, non si capisce perchè questa di oggi sia cosa diversa rispetto a quella precedente, visto che il giro della cd P3 è in larga parte coincidente con quello della attuale P4, ma questo è secondario. Il punto più importante è che questa formula giornalistica rischia di  confondere le idee più di quanto non le chiarisca.

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