Nel 1988 pubblicai, per le Edizioni Associate, un libro, ormai introvabile, “Il sessantotto. La stagione dei movimenti”, ed, incoraggiato da Nico Perrone, lo mandai ad una dozzina di personaggi, quasi tutti di sinistra. Risposero solo in due: Mario Capanna e –con sommo mio stupore- Giulio Andreotti. Avevo accompagnato il volume con un biglietto: “Gentile onorevole, mi sembra doveroso mandare questo libro sul sessantotto a Lei che, in fondo, il sessantotto lo ha fatto come noi, anche se dall’altra parte della barricata.”. Nel suo biglietto autografo (e Perrone mi confermò che si trattava della sua grafia) Andreotti diceva: “Gentile signor Giannuli la ringrazio e, proprio perché lei pensa che io abbia idee diverse dalle sue, lo leggerò volentieri”.
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