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Rifondazione Comunista e Sel: mi spiego meglio

Un mio precedente articolo, dedicato a Rivoluzione Civile ha provocato molti dissensi sulla conclusione, che consigliava ai militanti di Rifondazione di confluire in Sel. Cosa che ha fatto indignare molti per l’alleanza con il Pd che porta ad identificare Sel come “sinistra del liberismo”. Allora, mi pare il caso di chiarire meglio. Non mi pare di aver mai risparmiato critiche a Nichi Vendola (che non so quanto le abbia gradite) sia nel passato più lontano che in epoca più recente e credo di essere stato fra i primi, a luglio, a dirgli che la decisione di allearsi al Pd e correre per le primarie, era una idea sciagurata che lo avrebbe portato a fare la “spalla” di Bersani e che avrebbe indebolito elettoralmente Sel. Mi pare che le cose siano andate proprio così. Anzi, Nichi ha rimediato anche le umiliazioni di essere doppiato da Renzi alle primarie e di essere andato sotto quota 4% alle politiche.

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Dove ha sbagliato il Pd?

Per riprendere quello che scrive uno dei nostri interventori: cosa ha sbagliato il Pd? Tutto. Ha sbagliato nel considerare la campagna elettorale una sorta di  noiosa coda dal macellaio del supermercato, per cui si tratta solo di aspettare, tanto hai già preso il numeretto (quello dei sondaggi di Mannheimer) e poi è sicuro che ti siedi a Palazzo Chigi. E così Bersani non  ha detto niente per sei settimane. Ha sbagliato a sottovalutare il suo avversario dandolo per prematuramente morto (ma di questo cospargiamoci il capo di cenere tutti, anche chi scrive queste righe, che ha dovuto aspettare fine gennaio per accorgersi che il caimano era vivo; altri, poi, hanno proseguito sino all’ultimo). Ha sbagliato nel non capire gli umori del paese che erano esasperati contro l’austerità montiana che ha continuato a sostenere salvo imprecisati e vaghissimi impegni su equità e sviluppo (che è un po’ come dire che se non pioverà ci sarà il sole, che la vita è bella, che di mamma ce n’è una sola…). Ha sbagliato a non prendere sul serio Grillo che gli ha portato via una bella fetta di voti, precipitandolo ad un passo dal risultato di Berlusconi.

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Politica estera: l’eterna Cenerentola

Una campagna elettorale diversa.

Avevo criticato l’assenza della politica estera nel programma del M5s e, giustamente, mi si fece notare che esso non era l’unico a snobbare quel tema. E, infatti la politica estera è proprio sparita dal dibattito e non compare nei programmi dei vari partiti. Quelli, per così dire, tradizionali (Pdl, Pd, Monti) danno per scontate le attuali appartenenze dell’Italia a Nato e Ue (forse la sola Lega balbetta qualcosa contro la Ue) e non hanno altro da dire. Ma chi fa di peggio sono le cosiddette liste “alternative” (Sel, Rc, M5s) che semplicemente non si pongono il problema.

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La strategia comunicativa di Berlusconi

Berlusconi è un Grande! Detesto dirlo, mi brucia lo stomaco e mi fanno male le dita mentre batto sulla tastiera che preferirei ingoiare, piuttosto che ammettere una cosa del genere, ma sono costretto a dichiararmi sconfitto ed ammettere che l’orrendo Cavaliere è un genio della comunicazione e tutti gli altri (Bersani, Monti ecc.), messi uno in collo all’altro, non gli arrivano al ginocchio.  Semplicemente, nessuno ha capito la sua strategia comunicativa e tutti la assecondano. Partiamo chiedendoci cosa vuol fare Berlusconi: il sogno proibito sarebbe vincere alla Camera (dopo di che lo vedremmo con ogni probabilità al Quirinale, con Monti a Palazzo Chigi), ma, nonostante tutto, credo che anche lui non ritenga la cosa probabile. Più concretamente, punta a rendere ingovernabile il Senato, impedendo la maggioranza Pd-Sel e rendendo Monti non determinante.

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Cosa votare? Concludendo, per quel che mi riguarda, la prima parte del discorso

Diversi intervenuti mi sollecitano ad esplicitare la mia posizione sul voto (il particolare il mio amico Franco De Mario che mi sembra assai impaziente). Per quanto mi riguarda, posso iniziare a restringere il campo delle possibili opzioni, escludendo due delle quattro ipotesi iniziali: Pd-Sel da un lato e M5s dall’altro. Di Pd e Sel non c’è bisogno di aggiungere molto a quanto già detto, se non il fatto che vedo la coalizione sempre più “montiana” e spostata al centro. M5s: mi sembra poco generoso accusarmi di scarsa attenzione verso questo movimento al quale ho dedicato parecchi pezzi di analisi e verso il quale ho avuto un atteggiamento abbastanza aperto e, direi, tutt’altro che pregiudizialmente ostile.

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Cosa votare? La Camera

Chiedo scusa se non riesco a rispondere ai molti interventi che mi sollecitano su questo o quel problema, ma fra mail ed interventi sul blog  ho un certo arretrato e devo dare la precedenza agli studenti (siamo in periodo di chiusura tesi), per cui vi chiedo di aver pazienza se rispondo in ritardo e qualche volta non rispondo affatto. Molti (più per mail che nel blog) mi chiedono cosa votare e, soprattutto, cosa voterò. Sinceramente non ho ancora deciso e mi fa piacere discuterne con voi. In primo luogo, penso che la questione si ponga in termini diversi fra Camera e Senato (ed alla Regione per noi qui in Lombardia), per cui inizierò dalla Camera dicendo quello che NON mi convince in ciascuna delle opzioni possibili (ovviamente escludo a priori Monti o Berlusconi, su cui credo sia necessario spendere una parola) e dunque: Pd, Rivoluzione Civile, M5s, astensione, dispersione.

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Un consiglio disinteressato a Pd e Rivoluzione civile

La presentazione delle liste si avvicina, per cui mi sembra opportuno dare la precedenza ad una questione tecnica. Come tutti sappiamo, alla Camera non dovrebbe esserci partita, con un Pd che, nei sondaggi, stacca di 10-12 punti il blocco di destra; la battaglia vera sarà al Senato. Il Pd ha bisogno di vincere anche in quelle regioni a rischio (Lazio, Sicilia, Campania e soprattutto Lombardia) che potrebbero determinare la situazione di ingovernabilità che spalancherebbe le porte a Monti (il peggio che ci possa capitare). E’ da escludere un’ intesa anche solo tecnica con Grillo, che sta facendo una partita tutta sua di cui torneremo a parlare (come anche del pittoresco schieramento berlusconiano, dalla Lega a Grande Sud). L’unico apporto esterno al Senato può venire da “Rivoluzione Civile” che non ha la più lontana speranza di beccare un solo senatore (ditemi in quale regione potrebbe fare l’8%…) e se la vede brutta alla Camera, dove deve fare il quoziente per non restare fuori.  Gli arancioni giurano di avere sondaggi che li danno al 5% e qualcuno azzarda persino il 7%, ma gli unici sondaggi che si leggono sui giornali parlano di valori oscillanti fra il 2,8 ed il 3,7%.

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Verso le elezioni. Monti: il nemico da battere

Per quasi un ventennio, la sinistra ha avuto il suo nemico di elezione nel Cavalier Berlusconi, giungendo a forme di odio feroce ed irrazionale. Sicuramente, c’erano ottime ragioni per detestarlo: per la sua volgarità, il suo cinismo, la sua assenza del benché minimo scrupolo morale, per il suo malcelato odio per la cultura, per il suo debordante egocentrismo, per il suo autoritarismo e potremmo proseguire anche per tutta la pagina. Il punto è che l’odio è un pessimo consigliere, soprattutto in politica. Impedisce di valutare razionalmente le cose ed ha una serie di “effetti collaterali” del tutto indesiderabili.

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Elezioni: facciamo il punto

Ormai si avvicinano le scadenze in vista delle elezioni e, forzatamente, il quadro politico inizia a prender forma; pertanto, non è male fare il punto della situazione occupandoci per ora delle liste di sinistra.

RIVOLUZIONE CIVILE: le associazioni ed i movimenti riuniti in “Cambiare si può”, a cominciare da Alba,  si sono ritirate; dopo aver constatato che (come era prevedibilissimo dati anche i tempi stretti) le decisioni erano prese nel comitato ristretto composto da Ingroia e dai  leader di Rifondazione, Idv, Pdci. Contro quanto era stato fatto balenare, sia Di Pietro, sia Di Liberto, sia Ferrero saranno candidati; il simbolo è molto debole e gioca tutto sul nome di Ingroia che, dal canto suo, propone una serie di nomi rispettabilissimi, ma tutti espressione del movimento antimafia, il che sottolinea il carattere monotematico che la lista va assumendo.

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Sinistra radicale: non c’è più niente da fare (almeno per questo giro)

Diversi amici e compagni mi sollecitano un parere su cosa dovrebbe fare la sinistra radicale in vista delle elezioni. Risposta semplice: nulla e passare la mano. Infatti, almeno per questo giro, non c’è nulla da fare, la sinistra radicale si è suicidata: non si possono perdere 4 anni e 10 mesi e pretendere di risolvere tutto con un tentativo degli ultimi due mesi, siamo seri! Iniziamo da Vendola: la scelta di sottoscrivere l’alleanza con il Pd si è risolta nel disastro che era stato facile prevedere. Nichi, che due anni fa di questi tempi, sognava di arrivare primo in elezioni primarie della sinistra (e forse avrebbe potuto anche farcela)  non è arrivato neppure al secondo turno, surclassato da Renzi che ha preso il doppio dei suoi voti. Per cui, l’alternativa a Bersani non era alla sua sinistra ma alla sua destra ed a Nichi non resta che fare la ruota di scorta di un Pd esplicitamente orientato a mantenere la linea fallimentare del rigore montiano.

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