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Concludendo: la lista Tsipras si fa o no?

E veniamo alla questione della fattibilità della lista Tsipras, sulla quale a te Luciano, pare che io sia pessimista e contraddittorio. Pessimista perché non ci credo, contraddittorio perché dico che uno spazio per una forza di sinistra anticapitalista c’è. Confermo: solo che lo spazio c’è teoricamente. Perché diventi spazio attuale, occorre che ci sia qualcuno pronto ad occuparlo e questo qualcuno non c’è.

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Il golpe della Boldrini e Bankitalia

Chiedo scusa ai lettori tutti ed ai compagni di Sel per l’errore in cui sono incorso scrivendo che Sel aveva votato a favore dello sciagurato decreto. Sono stato tratto in inganno da una mia cattiva lettura dei giornali on line di questa mattina (che per la verità non eccellevano per chiarezza) e dall’appartenenza a Sel del Presidente della Camera Boldrini che rendeva verosimile quella interpretazione. La cosa mi aveva non poco indignato, ma sono contento ci costatare che le cose non stiano così per cui chiedo doverosamente scusa e rimetto il pezzo corretto.

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Rifondazione: che fare?

Diversi interventori mi hanno posto la domanda: e adesso cosa proponi di fare? Non basta criticare ecc. Risposta: “Dipende: stiamo parlando di Rifondazione o di altro?” Per Rifondazione la risposta è molto semplice: niente. Non c’è più niente da fare. Forse non avete letto l’ultimo rigo del mio articolo precedente che si autodefiniva “referto di una autopsia” e di fronte ad una autopsia voi cosa pensate che si possa fare?

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Ma il Pd è di sinistra? Su Civati ed altre storie

Il mio ultimo pezzo sulla probabile (ma conoscendo i dirigenti del Pd, direi sicura) sconfitta del Pd alle prossime elezioni, ha suscitato consensi unanimi ma anche vibrati dissensi. Mi spiego meglio: come potete verificare leggendo i commenti, nessuno o quasi mette in discussione che il Pd sia destinato a perdere. Anche fra le mail private non mi è riuscito di beccare uno che accettasse il mio invito a scommettere. E sin qui, tutto normale. Invece una levata di scudi unanime c’è stata a proposito del fatto che ho definito il Pd un partito di sinistra: “Ma sei impazzito?” è stato il commento più benevolo. E va bene: cerchiamo di capirci.

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Tanto tuonò che piovve: è la crisi di un governo che non doveva nascere

Ci siamo: la crisi è iniziata come era inevitabile che fosse date le caratteristiche di una maggioranza tenuta insieme con lo sputo e con un Cavaliere tristemente avviato al patibolo. Vediamo ora che può succedere.

Primo nodo da risolvere: Letta cade o no? Questo dipende da diversi fattori: il numero di dissidenti Pdl, cosa farà il M5s e se ci saranno altri dissidenti. Ma, anche se dovesse passare la fiducia al Senato, che prospettive avrebbe? Le dimissioni in massa dei parlamentari Pdl comporterebbero obbligatoriamente le nuove elezioni?

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Chiusa la partita delle amministrative, ora che si fa?

Poco da dire sui risultati del secondo turno delle amministrative: elettori in fuga, Pdl bastonato, M5s in caduta libera e Pd premiato perché, se il totale deve fare 100, qualcuno deve pur prendere le percentuali perse dagli altri. Il Pd sorride sicuro dopo aver preso tutti i 16 comuni capoluogo, ma se guardasse ai risultati in cifra assoluta riderebbe meno. Ripeto: nessuno faccia l’errore di pensare a queste astensioni come ad una perdita di interesse per le elezioni, per cui possiamo tranquillamente fare come se quegli elettori si fossero dissolti nel nulla. Quegli elettori ci sono e prima o poi li vedremo sbucare da qualche parte.

Molto meno allegro è il Pdl. Il risultato rimette seriamente in discussione la certezza di vittoria in caso di elezioni anticipate. I sondaggi perdono di credibilità, anche se dobbiamo tenere presente una cosa: il Pdl sul territorio esiste poco e nulla e sta perdendo quel poco di ceto politico-amministrativo che aveva, però le cose cambiano quando scende in pista il Cavaliere in prima persona. Quindi attenti a non rifare per la seconda volta l’errore di pensare liquidato il Pdl perché i suoi elettori alle amministrative stanno a casa: come si è visto a febbraio, una porzione di essi poi torna a votare Pdl se a chiederglielo è personalmente il Cavaliere. Questa volta, però, potrebbe esserci un problema in più: l’elettorato di destra sta mostrando di non gradire affatto le larghe intese con i nemici di sempre e, per di più, in un governo che, sostanzialmente, sta confermando la linea della massima pressione fiscale.

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Il caso Copasir: il veto dei servizi segreti sullo “scomodo” Claudio Fava

Vi segnalo questo articolo che ho scritto per Fanpage.it

Perché la commissione di vigilanza è stata affidata a Giacomo Stucchi (Lega) e non a Claudio Fava (Sel)? Per continuare nella tradizione di non disturbare i vertici dei servizi segreti. Fava sarebbe stato un personaggio molto scomodo.

Davvero strana questa faccenda delle commissioni di vigilanza: è costume consolidato che esse vengano affidate ad esponenti dell’opposizione, in omaggio ad un sano principio per cui la maggioranza governa e le opposizioni controllano. Pertanto, nell’immediatezza del risultato elettorale, sembrava che Copasir e Vigilanza Rai sarebbero andate a Pdl e M5s, ma qualcuno parlava anche di Scelta civica per fare le scarpe al M5s, togliendoselo dai piedi.

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Ancora sullo Ius Soli: è una battaglia che si può vincere

Volutamente non sono intervenuto (salvo una sola volta) nella discussione provocata dal pezzo precedente sullo Ius Soli, per non condizionarne lo svolgimento che è stato, a tratti, piuttosto vivace. E dunque non ho risposto neppure alle varie domande che qui e lì mi venivano rivolte, anche per non spezzettare troppo il discorso. Lo faccio ora con questo pezzo riassuntivo sulla questione dello ius soli, lasciando per una prossima occasione la risposta sui  temi generali dell’immigrazione sollevati da interventori come Santinumi, Paola o Mont.marc. Intanto, mi sembra il caso di distinguere due aspetti del problema: il merito dell’eventuale legge e la procedura da seguire.

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Qualche nota sul governo Napolitano-Berlusconi-Monti-Letta

E’ consuetudine chiamare il governo con il nome del Presidente del Consiglio, ma, nella prima Repubblica spesso si faceva seguire a quello il nome del principale alleato, per esprimere la formula di maggioranza. Ad esempio, il secondo governo Andreotti fu definito Andreotti-Malagodi-Tanassi (ma più spesso “Andreotti-Malagodi”) per dire che la formula era Dc-Pli-Psdi, oppure i primi governi di centro sinistra furono chiamati Moro-Nenni e poi Rumor-De Martino per dire che la formula base era l’alleanza Dc-Psi, cui concorrevano in posizione minore Psdi e Pri.

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Giochi, giochini, giochetti: ma qualcuno si ricorda dello stato di questo Paese?

La crisi prosegue in un delirio crescente, dove il primo problema è capire cosa vuole fare ciascun giocatore, al di là delle sue proclamazioni. La prima osservazione è che sono tutti furbi, ma nessuno è intelligente. Siamo di fronte ad una serie di trovate di piccolo cabotaggio, ma nessuno ha un vero disegno strategico. Facciamo una rassegna iniziando dal “giocatore capo”: Napolitano. La sua trovata dei saggi ha fatto infuriare sia Pd che Pdl, ha trovato freddo il M5s (che però converge sull’idea di lasciare Monti) e piace solo a Sc. Ma allora perché l’ha fatta? Il punto è che Napolitano ha segnato una svolta nella storia della Presidenza della Repubblica, che non è stata analizzata con l’attenzione sufficiente. Diciamocelo senza giri di parole: Napolitano è stato il Capo dello Stato costituzionalmente più scorretto e più “interventista” che ci sia mai stato. Roba da far impallidire i precedenti di Segni, Cossiga, Pertini che, quanto ad interventismo non scherzavano.

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