Tag: segreto di stato

Perché storici e Governi litigano sul segreto di Stato.

Quasi tutte le Costituzioni democratiche (ed anche qualcuna che fa finta di esserlo) partono dalla proclamazione che la sovranità appartiene al popolo, il che significa due cose: che le decisioni politiche debbano essere assunte dal popolo direttamente (referendum) o per il tramite dei suoi rappresentanti eletti (Parlamento). Lo stesso governo ricava la sua legittimità o da un voto di fiducia del Parlamento o dall’elezione popolare diretta  del sul Presidente.

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Come funziona il segreto di Stato e quali sono i problemi da risolvere per la pubblicità dei documenti

Prima parte (mercoledì 30 aprile la seconda!)

Sino a questo punto, la questione della pubblicità dei documenti custoditi negli archivi “scottanti” è stata trattata molto superficialmente dai mass media, che hanno alimentato l’idea che si tratta solo di spostare qualche migliaio di fascicoli, dagli archivi dei servizi a quelli accessibili al pubblico (Archivio Centrale di Stato in primo luogo): due firme ed è tutto risolto.

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Ma chi e perché resiste all’apertura degli archivi?

Al di là del carattere più o meno elettorale della sortita renziana, conviene fare qualche considerazione più generale sull’apertura degli archivi dei servizi, delle forze di polizia e di “tutte le amministrazioni dello Stato” (Ministero degli Esteri? Del Commercio con l’Estero? Banca d’ Italia? Banche pubbliche ed enti a Ppss del tempo? Dove ci fermiamo?) e sugli interessi che si scontrano intorno a questo nodo. Quando si parla di archivi di polizia e servizi, subito la mente va alle stragi ed al terrorismo. Ma, a costo di dare una grave delusione a chi mi legge e spera nella “grande rivelazione”, questa è, probabilmente, la parte meno rilevante e quella che spiega meno le tenaci resistenze che si oppongono all’apertura degli archivi.

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Segreto di Stato: Renzi, al solito, vende fumo. Vi spiego perché

Squilli di trombe, rulli di tamburo: Renzi cancella il segreto di Stato sulle stragi. Era ora! Solo che si tratta di chiacchiere perché:

a- già da una ventina di anni, il segreto di Stato non è opponibile alla magistratura che procede per reati di strage o eversione dell’ordine democratico;

b- di conseguenza, la magistratura, sia direttamente che tramite agenti di pg e periti, ha abbondantemente esaminato gli archivi dei servizi e dei corpi di polizia, acquisendo valanghe di documenti che sono finiti nei fascicoli processuali;

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Cappuccino, brioche e intelligence n°21. La libertà di espressione è sempre la stessa. Per tutti e senza eccezioni.

Francamente non sappiamo come sia andata la vicenda di cui è accusato Assange, se si sia trattato  realmente di una violenza sessuale o se le donne erano consenzienti e non vogliamo entrare nel merito, però l’odore di montatura c’è e forte. Sino a questo momento non avevamo visto un mandato d’arresto internazionale e l’Interpol mobilitata per un reato di quel tipo.
Non siamo nemmeno in grado di dire con esattezza chi sia Assange: se un libertario un po’ Don Chisciotte, se un esaltato che gioca un ruolo più  grande di lui o se un bucaniere al soldo di chissà chi; forse la verità è un misto delle tre cose e d’altro ancora, staremo a vedere.

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Un’altra medaglia per la nostra Magistratura.

Un’altra medaglia per la nostra Magistratura.

La mia scarsa considerazione per la corporazione giudiziaria di questo paese ha avuto una ulteriore conferma dalla sentenza per il caso Abu Omar: condannati tutti gli agenti della Cia  (peraltro latitanti, quindi di fatto imperseguibili), assolti i dirigenti del Sismi Nicolò Pollari e Marco Mancini e i loro sottoposti Giuseppe Corra, Raffaele Di Troia e Luciano Di Gregorio. Si badi che la responsabilità di questi ultimi nel rapimento non era in dubbio: le indagini di Armando Spataro e della polizia giudiziaria che lo assisteva non lasciavano dubbi in proposito. Ed anche la difesa di Marco Mancini e Nicolò Pollari  ha ammesso che i due erano perfettamente al corrente dell’azione che avevano approvato. Dunque, il punto non è se essi abbiano commesso il fatto loro ascritto, ma se esso costituisca reato.

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