Tag: sarkozy

Valls: ma si può essere più bestie di così?

Ci sono affermazioni che non meritano commento alcuno, ma che debbono essere censurate per sottolineare la profonda bestialità di chi le fa. E’ il caso di Valls, degno Primo Ministro di quel genio di Hollande, che ha dichiarato papale papale che, se vince il Fn c’è rischio di guerra civile. In meno di dieci parole è riuscito a condensare il manuale del perfetto cretino in politica. Perché? Ve lo spiego.

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La caduta degli Dei: D’Alema.

Sono consulente parlamentare dal 1994 (anche se con un intervallo dal 2006 al 2014), per cui mi capita  di circolare per i palazzi del Parlamento ed assistere a piccoli particolare molto istruttivi. Ad esempio, ho scoperto che lo stato di grazia di un politico è perfettamente misurabile, mentre attraversa il “corridoio dei passi perduti”, da tre dati:

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Il ceto politico italiano fa schifo, ma gli altri come stanno messi?

Qualche giorno fa,  Il Fatto ha pubblicato un godibilissimo servizio: erano i giorni in cui i politici italiani intonavano tutti “Tripoli, bel suol d’amore” ed il giornalista, nei dintorni di Montecitorio, chiedeva ai parlamentari dove fosse la Libia, con chi confina, quale è la capitale ecc. Risultato: un disastro. Nessuno ha dato risposte corrette, uno ignorava anche che la Libia era stata colonia italiana. E di inchieste simili ce ne sono state molte altre: ricordo una dalla quale si capiva che i nostri parlamentari non hanno la benchè minima idea di cosa è lo spread.

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India: con chi commerciare in Europa?

Summit G20, Australia. Tra una stretta di mano e l’altra, Narendra Modi ha trovato il tempo per una veloce chiacchiera con il presidente del Consiglio europeo Van Rompuy, ormai al tramonto del suo mandato. Il Primo Ministro belga, sfoggiando uno speranzoso sorriso, ha ricordato a Modi dell’esistenza del vecchio continente e di un discorso in sospeso in merito ad un possibile trattato di libero scambio commerciale.

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Da dove viene questo bel regalo a Napolitano?

Cappuccino, brioche e intelligence n°43

Un famoso giornalista americano, che scrive per il più prestigioso quotidiano finanziario inglese (“Il Financial Times”) scrive un libro nel quale, fra l’altro, rivela che il Presidente Giorgio Napolitano, sin dall’estate 2011, aveva avviato consultazioni informali per sostituire il governo Berlusconi ancora in carica. Un’anticipazione del libro viene fatta da “Financial Time” che gli riserva una pagina intera con richiamo in prima. Il periodo dei fatti è tre anni fa, quando Sarkozy e la Merkel si scambiavano sorrisini di commiserazione se, in una conferenza stampa, qualcuno faceva il nome di Berlusconi e quando la stessa Merkel scavalcava il Presidente del Consiglio e telefonava direttamente al Presidente della Repubblica.

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La dittatura del rating e i dilettanti allo sbaraglio

Ogni qual volta le agenzie di rating (e per esse intendiamo le tre sorelle newyorkesi, dato che tutto il resto del rating non conta nulla) declassano qualcuno, quel qualcuno inizia a strillare che non sono credibili, che non bisogna starle a sentire, perchè non contano più nulla ecc. Poi, però, tutti si adeguano agli editti imperiali di Moody’s o di S&P e gli interessi sui titoli salgono immediatamente.
E’ successo anche questa volta per i titoli dei bond europei. Anzi questa volta è successo in anticipo: le borse si sono adeguate già in base ai primi annunci, cosicchè, quando c’è stato il declassamento ufficiale non è successo nulla: era già successo tutto prima.
Per la verità, gli argomenti per dire che le valutazioni delle agenzie sono molto arbitrarie, non mancano: esse non rivelano mai le loro formule di calcolo, non dicono quali dati hanno considerato, sono molto evasive sulle fonti cui hanno attinto, per di più appartengono a società finanziarie su cui poi emettono giudizi non del tutto disinteressati. Insomma, l’arbitro è organicamente dipendente di alcune società iscritte al campionato.

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Immigrati a punti ovvero vestire i panni della destra

Molto volentieri pubblichiamo questo contributo di Annamaria Rivera.
Liberazione, 13 ottobre 2010, pp. 1-2

L’uso strumentale del tema-immigrazione è una costante della politica, italiana e non solo, da almeno un ventennio. Gli immigrati sono utili a gettare fumo negli occhi, a placare le ansie popolari indicando falsi bersagli, a mostrare i muscoli, solo verso i deboli, per dissimulare l’inettitudine colpevole di una politica che ignora i diritti e i bisogni dei cittadini non benestanti. Ma servono anche, sul versante dell’”opposizione”, a risolvere meschine questioni interne di egemonia e potere, e a coltivare l’illusione che indossare i panni logori degli avversari valga a conquistare l’elettorato. E’ il caso dell’ultima sortita della corrente veltroniana, un lungo testo allegato al documento finale sull’immigrazione, all’assemblea nazionale del PD. 

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