Tag: salvini

Quando dura il governo Salvini Di Maio?

Come era prevedibile, sono iniziati gli attriti fra Lega e 5stelle e vanno via via aumentando man mano che i sondaggi danno il M5s in calo e la Lega in aumento sino al soprasso dalle seconda sul primo. E’ palese che fra Di Maio e Salvini c’è lo scontro fra una pagliuzza ed un trattore: non c’è partita. Ora (e già con molto ritardo) Il M5s sta cercando di fare la guerriglia su singoli punti (le vaccinazioni, i rom, ecc) e cerca di ottenere al più presto qualcosa sul reddito di cittadinanza forzando Tria che gli ha già detto picche: non proprio il pasto intero, magari un assaggino, in antipasto, un aperitivo, magai una sola soliva di reddito di cittadinanza, comunque qualcosa da sbandierare per resistere ai carri armati leghisti. Invano: fra pochissimo (diciamo a partire dai primi mesi prossimo anno) il paese precipiterà in una crisi finanziaria serissima e altro che reddito di cittadinanza ci attende! Nessuno ne parla, ma da gennaio finisce il Qe e per di più  non siamo affatto sicuri (anzi …) c he la Bce rinnoverà i 400 miliardi di bond italiani a breve scadenza, dopo di che si inizia a ballare sul serio, con la troika dietro la porta di casa, ma vedo che nessuno ne parla o ne è inquietato, tutti ballano felici  a bordo del Titanic. Che Dio ce la mandi buona.

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Mattarella e la linea d’ombra.

Nel pezzo precedente mi sono occupato del profilo istituzionale e penale della vicenda del governo Conte, oggi mi occupo del profilo politico che (la cosa non è affatto chiara per diversi frequentatori di questo blog) non sono affatto la stessa cosa e la messa in stato d’accusa del Presidente non è una azione politica (come sarebbe una mozione di sfiducia, peraltro non prevista dalla Costituzione) ma l’avvio di una procedura penale che, in quanto tale, deve rispettare i principi del garantismo penale.

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Di Maio: parole in libertà

Di Maio ha chiesto un decreto legge per consentire il voto a giugno. Non entro nel merito della fattibilità di un simile decreto che creerebbe problemi tecnici per il voto degli italiani all’estero, mi limito ad osservare l’assoluta inutilità del decreto invocato: la Costituzione prevede che il voto non possa avvenire prima del 45esimo giorno dallo scioglimento delle Camere, per cui, fatto il 24 giugno data ultima di quel mese, occorrerebbe sciogliere le Camere entro il 9 maggio, cioè oggi.

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L’inarrestabile decadenza del (ex) Cavaliere.

Brutto affare non sapersi ritirare in tempo dalle scene. Si possono avere i medici e le cure migliori del mondo, ma prima o poi, arriva il processo di decadimento fisico e psichico. A qualcuno questo accade in età molto tarda. A qualche altro già prima dei settanta, magari lo si può rallentare, ma una volta iniziato procede implacabile e gli ottanta anni, per molti, sono una soglia on cui questo è probabile che accada. Ed allora è importante capire quando arriva il momento di farsi da parte prima di dare uno spettacolo penoso.

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Governo: cosa rischia Salvini.

La sentenza di Palermo non è affatto la fine della seconda repubblica (che è già morta il 4 dicembre 2016 mentre non è ancora nata la terza), e non è nemmeno la “lapide” su Berlusconi che era già in decadenza irreversibile da tempo, come le votazioni del 4 marzo hanno certificato. Ma può sbloccare la crisi di governo spianando la strada ad un governo Lega-M5s? Ragioniamo ci su.

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Qualche previsione elettorale…

Ormai ci siamo e per fortuna. Questa orrenda campagna elettorale sta per finire, dunque, azzardo qualche previsione sui possibili risultati che, in buona parte, immagino diversi dai sondaggi. Quando a 15 giorni dal voto c’è ancora un 35% di indecisi può succedere di tutto e ogni previsione non può che essere assai aleatoria, per cui mi perdonerete se mi manterrò un po’ sul generico, con fasce di oscillazione relativamente ampie, giusto quel che basta a vedere le tendenze di massima e magari prevedere qualche possibile sorpresa caso per caso.

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Macerata, l’ora degli sciacalli.

Nel continuo, deleterio impoverimento del discorso pubblico italiano un ruolo importante è giocato dalla reiterata strumentalizzazione degli episodi di cronaca nera e di più recente attualità da parte degli esponenti politici più in vista. Tendenza sempre propria del discorso politico nostrano ma sempre più accentuata in un’era in cui la vocazione propositiva da parte dei partiti è stata completamente inghiottita da una voragine sempre più ampia.

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Dove si decideranno le elezioni? Nord, centro, sud e astensione.

Chiedo scusa per la prolungata assenza, ma sto chiudendo il mio prossimo libro. Si tratta di un lavoro particolarmente impegnativo: è una storia della strategia della tensione che conclude trenta anni di lavoro (i miei primi libri sul tema risalgono al 1989-90) di cui una dozzina (dal 1996 al 2007) negli archivi. Capirete che un po’ ci tengo e sono molto concentrato su questo oggetto di ricerca che troverete in libreria (spero) in Primavera. Vengo al tema di oggi: dove e cosa deciderà lo scontro del 4 marzo.

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