Tag: romano prodi

Unità politica dell’Europa: ancora con questa storia?!

Ormai è un tormentone noioso quanto inutile: “dobbiamo farlo per l’Europa”, “ora andiamo avanti sulla via dell’Unità europea”, “E’ il momento di rilanciare l’unità d’Europa”…Ricorrentemente un gruppo di “europeisti di professione” (Giuliano Amato, Mario Monti, Romano Prodi, ecce cc.) si esercitano nel solito esercizio retorico sul tema dell’unità politica europea che giustifica tutti i sacrifici di una austerità priva di senso e di prospettive. E’ un mantra buono per tutte le stagioni ed ora ci si esercita Massimo D’Alema (Il Sole 24 ore 4 settembre p. 11). Ma questi piccoli azzeccagarbugli abusivamente assurti al ruolo di “statisti” (udite udite!) non fa i conti con una piccola verità: quello che vegliano amorevolmente non è un ammalato grave e neppure un corpo in coma irreversibile, ma un cadavere ormai in stato di decomposizione. Il disegno europeo è morto e non c’è più niente da fare.

Continua a leggere

Gradite uno yoghurt scaduto o un po’ di provolone ammuffito?

Fra parlamentari, giornalisti e funzionari conto ancora diversi amici a Montecitorio e Palazzo Madama, per cui ieri ho fatto una decina di telefonate per sondare gli umori, raccogliere indicazioni e previsioni: niente di più inutile. Valutazioni non ne mancano, ovviamente, ma quando vai sulle previsioni, nessuno si azzarda a farne e tutti descrivono la situazione come “Confusa”, “disperata ma non seria”, “desolante”, “incomprensibile”. Il migliore è stato un vecchio Dc (inossidabile parlamentare-salamandra passato attraverso il fuoco di crisi politiche e di sistema) che se n’è uscito con un serafico “Situazione aperta ad ogni esito e, dunque, ricca di opportunità”. Come dire che dopo Fukushima abbiamo la possibilità di scegliere il miglior arredo urbano per la nuova città.

Continua a leggere

La difficile partita del Quirinale

L’elezione del Presidente della Repubblica sarà il primo banco di prova su cui la (probabile, ma non sicura) maggioranza di sinistra si dovrà misurare. Come si sa, il collegio elettorale è composto da 630 deputati, 315 Senatori, più i 4 senatori a vita attuali, Napolitano (ma di solito il Presidente uscente non vota) e 58 delegati regionali, per un totale di 1008 elettori, la maggioranza richiesta nei primi tre turni è di 672 voti, dalla quarta in poi 505. Se la sinistra vincerà alla Camera (come ancora sembra…poi chissà), si aggiudicherà 340 seggi, cui dovrebbero sommarsi i 140-160 del Senato ed i circa 30 delle regioni (compresi Uv e Svp), ed un paio di  senatori a vita: per un totale di 513-533 “grandi elettori”: troppo pochi per i primi tre turni ma abbastanza per il quarto. Ma con un margine non gradissimo: al massimo di 25 voti, al minimo di 5. Probabilmente, intorno alla dozzina. E qui si aprono i problemi.

Continua a leggere

L’accordicchio sull’Euro

Fra gli addetti ai lavori, il 9 dicembre era una sorta di “giorno del giudizio universale” che ci avrebbe detto se l’Euro sopravviverà o no. I resoconti sull’esito possiamo sintetizzarli così: <<La riunione è terminata e l’accordo c’è, ma non completo; è parziale e non unanime, cioè quasi unanime (manca solo l’Inghilterra) però dobbiamo prevedere che la Grecia è destinata ad uscire. E l’accordo non è immediato, perchè poi lo definiamo a marzo. Più che altro è la premessa di un accordo che c’è, ma forse non c’è. Però può migliorare, se non peggiora. >>
Ci avete capito nulla?
Veniamo ai dati di fatto.

Continua a leggere