Tag: riforme

Perché flat tax e reddito di cittadinanza non funzioneranno e peggioreranno tutto.

Iniziamo dalla flat tax: l’idea di base è questa: “abbassiamo fortemente le tasse dei super contribuenti, quelli da centinaia di milioni di euro in su, questo attirerà molti contribuenti stranieri il cui gettito colmerà e supererà la differenza fra il gettito attuale e quello che gli attuali contribuenti risparmieranno. Così la pressione fiscale pro capite diminuirà, riprenderanno i consumi e ci sarà la ripresa economica.

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Renzi dà il voltastomaco, ma la minoranza Pd è peggio.

Che Renzi sia un bulletto di provincia è cosa ormai lampante anche agli orbi. Che Renzi sia un Caudillo ed un “maleducato di talento”, come lo definisce con elegante levità De Bortoli, è cosa su cui non si può non concordare. Che sia un tanghero “più ignorante di un tacco di Frate”, come direbbe Bianciardi, abbiamo ogni giorno la riprova.

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L’alleanza Renzi-Berlusconi va molto oltre le riforme istituzionali: il patto ha valenza strategica.

Quando Renzi decise di “sdoganare” il Cavaliere, invitandolo al Nazareno per parlare di riforme istituzionali, si giustificò davanti alla Direzione del suo partito, sostenendo di doverlo fare per ragioni strettamente inerenti alle riforme istituzionali, che, senza una intesa con Forza Italia, non sarebbe stato possibile fare (“E con chi dovevo parlare, con Dudù?”). Dunque, nessun altro punto di contato che le riforme istituzionali, e il governo Letta, che aveva una sua maggioranza parlamentare grazie al Ncd, non aveva nulla da temere (#enricostaisereno… ricordate?).

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Renzi e Draghi: bella lotta!

Una decina di giorni fa, Draghi ha indirizzato un rabbuffo ai paesi “che non fanno le riforme” (senza citare nessuno un particolare) e che non capiscono che devono “cedere quote di sovranità”, cioè devono sdraiarsi a tappetino davanti ai diktat della Bce e del suo concerto con la Fed. Renzi prima gli ha risposto dichiarandosi d’accordo al 100% e, poco dopo, se ne è uscito dicendo che “le riforme le facciamo noi e non la Bce o la Ue”, aggiungendo che del pareggio di bilancio se ne parla fra un anno e che ora basta con il rigore. E la Merkel ha dato segni di nervosismo.

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Il “metodo Einaudi”, il “Diktat” del Nazareno e la turbo-democrazia di Renzi

Volentieri torno ad ospitare un pezzo di Umberto Baldocchi, di Economia Democratica.

La storia non si fa con i “se”- affermazione nota e arcinota.  Ma la storia non è neppur un aereo guidato da un pilota automatico, come a tanti piacerebbe. La storia è fatta da scelte umane entro una gamma di possibilità, che è essenziale saper vedere. In realtà la storia non si costruisce  senza i “se”.  Ora che il dibattito ( si fa per dire, ma  un dibattito politico vero e proprio non  c’è mai stato ) sulle riforme costituzionali, dopo esser stato risucchiato dal vortice della demagogia più spicciativa e più rozza ( tipo “ce lo chiede l’Europa”, ci “metto la faccia”, “siamo l’ultima spiaggia per la democrazia” ecc.), sembra farsi sempre più una pura prova di forza e di numeri – evidentemente questo il nuovo “allegro” volto della democrazia che si presenta oggi con filibustering, tagliole, ghigliottine e  canguri -, un problema si pone agli italiani più che ai partiti:  ma è davvero possibile costruire un sincero e duraturo compromesso costituzionale ed è sensato cercarlo? La chiave del problema mi sembra una sola: credo che si debba uscire dall’incubo del “patto del Nazareno” .

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L’ingresso a gamba tesa di Napolitano.

Questo è certamente il peggior Presidente della Repubblica che ci sia mai stato. Segni e Cossiga gli fanno un baffo! Già lo sapevamo, ma adesso sta andando oltre ogni limite. E’ in corso un tentativo di revisione costituzionale senza precedenti, che tocca la stessa forma di governo della Repubblica, non dico che nel merito questo sia un bene o un male, che si debba fare in un modo più che in un altro, dico soltanto che, per la sua importanza è il maggiore mai profilatosi in sessantasei anni dalla proclamazione della Carta costituzionale. Si immagina, pertanto, che la discussione debba essere al livello delle ambizioni di dare agli italiani un nuovo ordinamento costituzionale e che questo richieda il tempo e la profondità di discussione necessari, e questa dovrebbe essere materia riservata al Parlamento. Soprattutto, che la discussione avvenga nel modo più libero, senza condizionamenti di sorta del Parlamento.

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Lettera aperta al Ministro per le riforme Maria on. Elena Boschi.

Onorevole Ministro,

ho seguito lo scontro che Ella ha avuto in Parlamento con i senatori dei gruppi M5s e Sel, a proposito delle riforme istituzionali in corso d’opera. Ella ha comprensibilmente difeso il suo operato, negando che tali riforme costituiscano una svolta autoritaria caratterizzata da uno spirito illiberale. Al di fuori della polemica politica –in questo caso particolarmente accesa- vorrei sottoporLe pacatamente alcune considerazioni, a titolo puramente personale, come semplice cittadino e studioso della materia (come storico mi sono spesso occupato delle evoluzioni istituzionali del nostro paese, dal fascismo in poi). Naturalmente, non intendo attribuirLe alcun disegno autoritario e non metto in questione le intenzioni –sicuramente le migliori-, quanto piuttosto indicare alcune dinamiche oggettive che possano andare al di là delle intenzioni –sicuramente le migliori-.

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Berlusconi assolto: vince la linea Coppi-Nazareno, ma in una guerra che, per il Cavaliere, resta persa.

L’”intervento divino” c’è stato e l’uomo di Arcore è stato miracolato. Ma la corsa ad ostacoli continua e gli ostacoli sono ancora molti. Questa è con ogni evidenza una sentenza giuridico-politica, da mettere per metà sul conto di Coppi e per metà su quello del Nazareno. Leggeremo le motivazioni, ma sin d’ora si capisce che ad uscirne battuta è la “linea Ghedini” di difendersi “dal” processo, e vince la linea Coppi di difendersi “nel” processo. A questo proposito, credo che una ipotesi Coppi per la Corte Costituzionale, oggi acquista molti punti, mentre tramonta del tutto quella di Ghedini che, peraltro, si era detto indisponibile.

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Che prospettive ha l’accordo Renzi-Berlusconi?

Oggi dovrebbe venir fuori la sentenza d’appello per il processo Ruby che, peraltro, non dovrebbe dare troppe sorprese: per la condanna riguardante la concussione potrebbe esserci una riduzione dai sei anni inflitti in primo grado (in effetti un po’ troppi, considerato che, se lui ha concusso, l’altro, diciamo così, si è fatto concutere), mentre sembra meno probabile che possa sfuggire alla condanna per induzione di minore a prostituirsi. Ma una condanna, per quanto ridotta, è difficile che non ci sia, ed anche se fosse minima, farebbe scattare di nuovo i due anni condonati per la sentenza precedente, provocando comunque una condanna detentiva di alcuni anni.

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Il dialogo Pd-M5s sulle riforme è finito? Tutto dipende da che ha promesso Renzi a Berlusconi.

All’inizio della scorsa settimana il Pd sembrava propenso a continuare il dialogo iniziato con il M5s al punto che il suo segretario indirizzava una lettera (per la verità un po’ confusa e con qualche bestialità costituzionale) nella quale poneva 10 domande, senza accennare alla richiesta di una risposta scritta, al punto che si parlava di un incontro per giovedì. Poi, silenzio sino a tutto mercoledì. Giovedì la proposta di spostare l’incontro a lunedì senza alcuna richiesta di risposta scritta preliminare, al punto che viene fissata  la richiesta della sala per l’incontro. Poi sabato si inizia a parlare di risposta scritta, al punto che Di Maio concede una intervista al Corriere per dire che la risposta del M5s sono “8 si su 10” lasciando in parte impregiudicata la questione dell’entità del premio di maggioranza mentre si dice che è accettato anche il doppio turno. Una risposta chiara, direi, che dovrebbe sostituire ad abbundantiam la letterina richiesta, visto che eventuali chiarimenti sarebbero potuti venire nell’incontro. Invece si registra un improvviso irrigidimento del Pd, attraverso la bocca di uno dei vice segretari, che pone la richiesta della lettera come ultimativa: o richiesta scritta o niente incontro, che in effetti salta con particolari tragicomici di cui si dirà in altra occasione.

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